Alfabeta - anno II - n. 17 - settembre 1980

Ledue metà delcervello Paul Watzlawick O linguaggio del cambiamento. Elementi di comunicazione terapeutica trad. it. di L. Cornalba. Milano. Feltrinelli. 1980 pp. 168, lire 7.000 Il Sui gemelli. specialmente se ''monozigotici.vi è spesso nelle famiglie un mito: uno è l'assennato, l'altro ha un temperamento artistico. on è invece affatto un mito che noi abbiamo un simile paio di gemelli in testa; più precisamente. le due metà del nostro cervello (emisferi) che non costituiscono affatto un apparentemente inutile doppione. ma sono - come oggi sappiamo - due veri e propri cervelli con funzioni differenti> (p. 27): questo è l'assunto-base del recente lavoro di P. Watzlawick. autore già noto in Italia per la Pragmaiica della comunicazione umana (Roma. 1971). La realtà della realtà (Roma. 1976) e Change (Roma. 1978). Come oggi sappiamo - che le cose non stiano del tutto così lo spiega lo stesso W.: «La letteratura sulle ricerche e gli esperimenti ... sulle proprietà degli emisferi destro e sinistro. è già oggi immensa. ma sembra per il momento limitata prevalentemente allo spazio linguistico anglo-americano> (p. 35). Il suo lavoro si rifà (dandone ampia sintesi- quasi libro nel libro) particolarmente alle ricerche iniziate (almeno dal 1961) da Roger Sperry del California lnstitute of Technology e proseguite da Michael Gazzaniga. Joseph E. Bogen e altri. Tali ricerche. focalizzate sulla commissurotomia - intervento neurochirurgico mediante cui si taglia nel mezzo la più vasta zona di collegamento delle due metà dell'encefalo. cioè il corpo calloso - e sugli effetti che essa ha sulla psicologia e sul comportamento del paziente operato (a un intervento del genere si ricorre nei casi gravi di epilessia per evitare che i disturbi si estendano dall'una all'altra metà del cervello). dimostrano che noi (come del resto altri primati) possediamo due cervelli che possono funzionare indipendentemente l'uno dall'altro; che non solo le due metà non reagiscono allo stesso modo ai medesimi stimoli del mondo circostante. ma che piuttosto ciascuno dei due emisferi risponde solo a quegli stimoli che cadono nel suo ambito; e inoltre che ogni tentativo di influenzare uno dei due emisferi si deve servire della sua «lingua» specifica affinché il segnale o la comunicazione penetrino fino ad esso (pp. 38-9). Dal patologico. il passo verso il normale funzionamento dei due emisferi è stato breve: attraverso osservazioni. tests e altri studi. è stato possibile risalire alle funzioni individuali delle due metà del cervello e costruire una vera e propria teoria che sembra promettere essere «lo strumento per una comprensione dei processi psichici fondamentali molto più globale di quanto non lo consentissero le teorie elaborate fino ad oggi> (p. 43). L'emisfero sinistro - quello dominante nel tipico individuo destrimane - cè specializzato nella traduzione della percezione del mondo circostante in rappresentazioni logiche. semantiche e fonetiche. e nella comunicazione con la realtà sulla base di questa interpretazione del mondo in chiave logicoanalitica. Delle sue funzioni fa parte dunque tutto ciò che è in relazione. su questa base. con la lingua (dunque grammatica. sintassi. semantica) e con il pensiero- e dunque anche il leggere. lo scrivere. il contare. il fare i calcoli. e in generale la comunicazione digitale». L'emisfero destro. invece. è altamente sviluppato per cogliere nella loro totalità contesti. tipi. configurazioni e strutture complesse: esso funziona secondo «il principio della pars pro toto». cioè è capace di riconoscerericostruire cuna totalità a partire da un dettaglio essenziale» (pp. 28-30). E. ancora (cosa di grande rilevanza). «la traduzione della realtàpercepita - sottolinea W. -in una Gestalt, questo raccogliere l'esperienza del mondo in un'immagine, è indubbiamente la funzione dell'emisfero destro» (p. 50). In conclusione. dell'emisfero destro è propria la lingua analogica; dell'emisferosinistro è propria la lingua digitale. D i quale importanza siano queste acquisizioni credo non sfugge a nessuno. E anche se in parte si può dire che tutto ciò è cosa saputa e risaputa. vecchia quanto il mondo (tuttavia all'interno della tradizione occidentale sempre rimossa). ora la constatazione sperimentale delle diverse funzioni dei due emisferi cerebrali illuma di tutt'altra luce nodi e problemi del passato come del presente e schiude linee di ricerca di incalcolabile portata. a tutti i livelli. W. lo intuisce - cii fatto dell'esistenza di queste due 'lingue' fa supporre che ad esse debbano corrispondere due immagini del mondo fondamentalmente differenti. giacché è noto che. un linguaggio non rispecchia la realtà. ma piuttosto crea una realtà. E attraverso i millenni della storia dello spirito. nella filosofia. nella psicologia. nelle arti figurative. nella religione ed Trasporto di cibo alla sala delle conferenze. anche nelle scienze naturali. sedicenti obiettive. possiamo seguire il presentarsi di questa bipartizione - molto più spesso scisma che concordanza armonica» (p. 24)-ma al di là di questo non va. Resta bloccato dai (suoi e dei ricercatori) pregiudizi evoluzionistici: «È parimenti importante per il mio argomento la constatazione che il linguaggio dell'emisfero destro è arcaico e non sviluppato. (Per questo motivo nella letteratura scientifica viene a volte designato come la metà muta o non dominante del cervello)» (p. 31). E finisce per fame un uso riduttivo - esclusivamente terapeutico (cfr. qui oltre)- e fondamentalmente funzionale all'emisfero dominante. A questo punto. infatti. dato che esistono funzioni diverse per i due emisferi e che. anzi. queste danno luogo a due «lingue»-immagini del mondo. il problema decisivo diventa un altro: perché si (è) dà(to) il prevalere dell'uno sull'altro e quali ne sono (state) le conseguenze. E non più fisiologico. ma storico-sociale. politico. Anche questo W. intravede- «nelle scimmie la dominanza emisferica ... può essere influenzata tramite rinforzi. L'emisfero che ha maggiore successo nell'ottenere un rinforzo positivo diviene. come riferisce Gazzaniga. Federico La Sala sempre più dominante. Poiché anche nell'uomo nella prima infanzia le due metà del cervello sono ancora ampiamente indifferenziate. si può supporre che simili rinforzi. in grado di portare alla dominanza finale. siano possibili anche nell'interazione fra genitori e bambino. E vorrei aggiungere che in questo modo. sotto forma di una profezia che si autorealizza. nel caso dei gemelli potrebbe avvenire veramente che l'uno diventi l'assennato e l'altro l'artista» (p. 40) - ma da ciò non trae conseguenze. bloccato com'è dalla «scelta» a favore dell'emisfero dominante e da una visione tendenzialmente dualistica delle due lingue (digitaleanalogica). Chi invece tale problema se lo è posto è stato Roman Jakobson; e non a caso. Anch'egli si è interessato del rapporto linguaggio-cervello (in particolare per gli studi sull'afasia): sulla base di ricerche di A.R. Luria e altri giunge a «ritenere che la dicotomia successione-simultaneità» - che nel linguaggio svolge un ruolo fondamentale (nel caso di afasia si ha la concentrazione su uno di questi poli ad esclusione dell'altro) - «corrisponda alla differenza strutturale fra le aree mediobasale e dorsolaterale ùel cervello» e a credere che tale corrispondenza possa aprire «nuove prospettive all'intricato problema dell'interrelazione fra le nostre percezioni sequenziali e simultanee. in particolare fra fenomeni temporali. precipuamente sequenziali. come il discorso e la musica. e fenomeni tipicamente spaziali. precipuamente simultanei. come la percezione delle arti visive» (R. Jakobson. // farsi e il disfarsi del linguaggio. Linguaggio infantile e afasia, Torino. 197 I. p. 186). Solo che Jakobson non resta preso nei lacci dell'ideologia esistente e imposta meglio il rapporto tra la «lingua» analogica e la «lingua» digitale che. nel processo del significare. egli chiama rispettivamente direurice metonimica e direurice metaforica: « el comportamento verbale normale ambedue operano senza discontinuità. ma un'attenta osservazione rivelerà che. sotto l'influsso di un modello culturale. della personalità e dello stile. viene preferito ora l'uno ora l'altro processo» (R. Jakobson. Saggi di linguisticagenerale, Milano. 1972. p. 40). Giustamente riprende e mette in rilievo L. Muraro. nel saggio Maglia o uncineuo? Merafora e metonimia nella produzione simbolica (Aut Aw. I75176. I980): «In altre parole. il modo della produzione simbolica si determina storicamente per una tensione tra due principi difformi che l'analisi teorica dichiara. quanto a sé. indecidibile. La tensione ha diverse possibili soluzioni che lo studioso rileva storicamente. Di questo spessore storico non c'è traccia negli sviluppi avuti dalla teoria di Jakobson. E questo ha voluto dire che di fatto si è ristabilito il tradizionale primato della metafora». E. infine. interrogandosi sugli effetti di questo primato. mostra quale sia la portata di questo problema: «... la produzione simbolica di tipo metonimico. almeno nella cultura moderna. è subordinata ad una sintesi che ne cancella la logica propria. per cui appunto sembra che le sue regole siano indicibili. La subordinazione si realizza attraverso una subordinazione nei rapporti sociali (essenzialmente: dei bambini dipendenti dai genitori. delle donne rispetto agli uomini. di quelli che lavorano col corpo a quelli che lavorano con la mente). Questo rapporto impari è il veicolo di una sistematica devastazione. che non colpisce tanto dei 'saperi' già costituiti quanto il modo stesso della loro produzione. Il segno di questa contraddizione. di una produzione simbolica che se fosse autonoma sarebbe alternativa ma che autonoma di fatto non è. lo troviamo nella psicologia infantile come nel sentimento femminile o nella cultura popolare». I problemi posti o lasciati intravedere da W. portano lontano. o meglio. allo stesso orizzonte in cui viviamo e aiutano - in concomitanza e sotto la spinta di altri posti principalmente dalle trasformazioni storico-sociali in corso - a delineare un nuovo paradigma culturale di cui già si scorgono e agiscono alcuni tratti. sfaldamento e ristrutturazione del vecchio (cfr. «L'ombra del neo-razionalismo. Note a 'Crisi della ragione'» di G. Vattimo. inAwAw.175-176. 1980)eattenzione maggiore a paradigmi diversi (interni e esterni al vecchio) sui quali finora si era fatto pesare un giudizio e una pratica «imperialistica». In tutti i modi- al di là dei limiti- il lavoro di W.. anche sul piano specifico della comunicazione terapewica, è estremamente interessante e innovativo. Del resto è su tale piano che più gli preme - per poter sviluppare. riorganizzare e fondare meglio le sue stesse ricerche sulla pragmatica della comunicazione - spingere avanti il discorso. Le implicazioni più gravide di conseguenze sono quelle a carico della teoria freudiana a cui. bene o male. quasi tutte le pratiche psicoterapeutiche si rifanno. Infatti visto che noi possediamo due coscienze le quali «nella situazione ideale. integrandosi armonicamente a seconda dei casi. sono complementari l'una all'altra e collaborano per raggiungere la comprensione e un adeguato dominio della realtà. mentre invece in una situazione di conflitto. per mancanza di un linguaggio comune. non possono comunicare tra di loro» (p. 44). sorge la necessità di rivedere la separazione concettuale di processi consci e inconsci. come anche tutte le conseguenze che da questa distinzione fondamentale derivano per la patologia e la terapia (Per W.. in particolare. la separazione «verticale» delle due metà del telencefalo conferma la teoria della dissociazione di P. Janct e invalida quellaorizzomale di Freud). W. muovendosi in questa direzione -e riutilizzando altri preziosi contributi quali quelli di G. Bateson e di Milton H. Erickson. in specie - imposta in modo del tutto nuovo e originale il problema della comunicazione terapeutica. L'asse intorno a cui ruota la svolta- resa possibile dalla diversità di funzioni e «lingue» dei due emisferi-è la possibilità di utilizzare in direzione inversa (da/l'esterno a/l'interno) il linguaggio del sogno. del lapsus. del motto di spirito. del mito. ecc. La sua intuizione è semplice: per produrre il cambiamento nell'inconscio occorre parlare all'inconscio nella sua lingua - la lingua dell'emisfero destro. È sorprendente - nota W. - il fatto che Freud veda. ad es .. il motto di spirito solo come viaa senso unico. che porta cioè dall'inconscio al conscio. e non ne tragga la conseguenza più a portata di mano. «vale a dire quella di impiegare inversamente» il linguaggio del motto di spirito ai fini della comunicazione con l'inconscio. «A quanto pare - prosegue W. - egli è rimasto troppo legato alla sua massima secondo cui dove era l'Es. deve esservi l'Io» (p. 60). Se la lingua dell'inconscio è. dunque. la lingua dell'emisfero destro - in essa si esprime l'immagine del mondo ed essa è perciò anche la chiave dell'essere-nel-mondo e del soffrire-delmondo di un uomo - risulta evidentescrive W. «l'inadeguatezza di un procedimemo che sostanzialmente consiste nel tradurre questa lingua analogica nella lingua digitale della spiegazione, della giustificazione, de/l'analisi, dell'interpretazione, del confronto eccetera, e che auraverso questa traduzione ripete l'errore a causa del quale il paziente ha dovwo souoporsi alla terapia - invece, al contrario, di apprendere il linguaggio, tipico de/l'emisfero destro, del paziente, e di utilizzar/o come via maestra che conduce al cambiamento terapeutico». Di qui. sul piano operativo-tecnico ne discendono tre possibilità «che·possono comparire nella prassi in diversi gradi di commistione: I) l'impiego di forme linguistiche proprie dell'emisfero destro; 2) il blocco dell'emisfero sinistro; 3) prescrizioni di comportamento specifiche» (pp. 51-2)-e W. ne illustra i modi d'impiego e l'efficacia. Q uesta breve ricognizione del lavoro di W. mostra (spero bene) quanto rilevanti siano i problemi posti (riguardo alle ultime cose. si pensi alla «logica» e al potere della pubblicità e dei mass-media. ad es.). e. ancora. quanto più sia opportuno che il suo lavoro esca dai limiti ristretti di un dibattito esclusivamente ad usum delphini (il volume è stato pubblicato nella collana della «Biblioteca di psichiatria e di psicologia clinica» delle edizioni Feltrinelli ed è presentato dall'autore come una guida per lo psicoterapeuta) e venga discusso nel modo più ampio possibile.

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