Le confessioni di Patrizio Peci resteranno fra le date da ricordare nella storia del terrorismo in Italia pt!r diversi motivi. In primo luogo per- ·ché hanno dato il via, probabilmente, allo smantellamento della organizzazione terroristica, anche se non sappiamo ancora quanto completo e definitivo. In secondo luogo, perché la pubblicazione dei verbali relativi ha reso parossistico il problema del rapporto fra stampa e fonti di informazione in questo campo. Io terzo luogo, perché per la prima volta è venuta drammaticamente alla ribalta una «deviazione» nei servizi segreti nei confronti del terrorismo «rosso», dopo le ben documentate «deviazioni» in materia di terrorismo «nero». La nostra analisi si occuperà non tanto del contenuto dei verbali Peci, quanto delle vicende e dei meccanismi connessi alla loro pubblicazione. È opportuno provvedere ad una breve cronistoria degli avvenimenti, così come sono stati presentati dalla stampa. Il 4, il 5 e il 6 maggio li Messaggero pubblica a puntate le confessioni di Peci. Gli articoli sono firmati Fabio lsman. Non si tratta propriamente dei «verbali», perché il testo è ampiamente tagliato e «redazionato». Si tratta in ogni caso di uno scoop, di un colpo giornalistico, perché è assai ristretta la cerchia di coloro che dispongono dei verbali. Si apre subito la caccia alla «gola profonda» che ha fornito al Messaggero la documentazione riservata; molti sospetti si concentrano sul Palazzo di Giustizia da cui sono venute in passato tante indiscrezioni sulle istruttorie in corso. Ma questa volta la magistratura passa subito al contrattacco. Già il 5 maggio la Procura generale di Roma apre un'inchiesta per identificare chi ha fatto pervenire i documenti al giornale; la polizia sequestra nella sede del Messaggero le copie dei verbali. Il giudice istruttore Gallucci dichiara perentoriamente: «Gli autori della violazione non sono da ricercarsi né tra i magistrati dei vari uffici giudiziari italiani in possesso dei relativi verbali di interrogatorio, né fra gli appartenenti alla polizia giudiziaria». li 6 maggio alcuni giornali hanno indicazioni precise: la Stampa, ad esempio, scrive che i giudici inquirenti avevano «segnato» le diverse copie distribuite e che quelle sequestrate al Messaggero sarebbero uscite dal Ministero degli Interni. Lo stesso giono il Ministro degli Interni Rognoni apre un'inchiesta al Viminale sulla fuga dei documenti. IL 7 maggio si susseguono i colpi di scena. Loua Continua pubblica «integralmente» i verbali degli interrogatori di Peci, con il titolo Br, lo spettacolo è finito e con questa specifica: «Abbiamo ricevuto i verbali che pubblichiamo; al giornale. Non sono completi, mancano diverse pagine. Altri verbali sono in circolazione. Altri giornali è presumibile li abbiano perché ogni giorno pubblicano primizie o tardizie a seconda di ciò che merita il momento. Noi abbiamo deciso di pubblicare subito tutto quanto ci è arrivato». Il pomeriggio dello stesso giorno Paese Sera esce con una notizia che sarebbe contenuta proprio nelle «pagine mancanti»: il figlio di Donat-Cattin. Marco. apparterrebbe a Prima Linea. Donat-Cattin si limita a dichiarare che non vede il figlio da due anni; quindi mette a disposizione la sua carica di vice segretario della Dc. Piccoli respinge le dimissioni. Nel frattempo, il giornalista del Messaggero Fabio Isman viene arrestato per «concorso in rivelazioni di segreti d'ufficio». L'8 maggio la vicenda è ormai sulle pagine di tutti i giornali. Proteste per l'arresto di Isman pervengono da ogni parte. Caso Isman e caso Donat-Cattin si intrecciano inevitabilmente e accendono la polemica politica, particolarmente violenta fra Dc e Pci; quest'ultimo essendo accusato di aver lanGiornale dei Giornali I verbalPi eci A cura di lndex-Archivio Critico dell'Informazione. ciato un «siluro elettorale» attraverso le rivelazioni di Paese Sera. Alcuni senatori radicali parlano di «orchestrata e dosata rivelazione del segreto istruttorio decisa all'interno degli organi dello Stato». li giorno 9, Loua Continua fa nuove rivelazioni. Donat-Cattin avrebbe riferito al giornalista Lino Jannuzzi alcuni dettagli che lasciano supporre che l'esponente Dc conoscesse i verbali Peci prima della loro pubblicazione. La mischia sul caso di Marco DonatCattin è sempre più serrata, con i radicali particolarmente attivi. Il 1Oe I'11 i giornali raccolgono voci secondo cui ci sarebbe contro il figlio di Donat-Cattin un mandato di cattura saggero); Ben scavato vecchia talpa! (Loua Continua). Russomanno viene sospeso dall'incarico. ma nega di aver consegnato i documenti. Sui giornali si infittiscono le polemiche e le interpretazioni politiche. Ecco alcuni titoli sulle prime pagine del 15 maggio: Rognoni dice: «Il responsab!le deve pagare» (Corriere della Sera); Russomanno in cella nega tutto. Hgoverno chiamato in causa (L'Unità); Ombre sui servizi segreti dopo il «caso Russomanno» ( li Giorno); «Non sono la talpa del Viminale». Forse ha ragione, ce ne sono tante ( li Manifesto); Si cercano i protettori politici del vice-capo del Sisde ( li Giornale); Si cerca il perché dei verbali ceduti l'Interno e con la direzione di polizia, può diventare lo strumento di manovre politiche. Ad un certo punto l'ala della Dc che ha perso il congresso e che medita propositi di vendetta poliiica, decide di far scoppiare la bomba Donat-Cattin. Negli ambienti della polizia e dei carabinieri, si sa da tempo che il giovane Marco Donat-Cattin è un terrorista, ma si tratta di una verità non ufficiale. Ebbene, la si renda ufficiale. la si diffonda cioè tra la pubblica opinione. Russomanno è lì pronto allo scopo. Avendo tra le mani. per ragioni di servizio, una copia dell'interrogatorio Peci, lo passa al giornalista Isman. In quel verbale mancano alcune pagine. Si farà in modo di far sapere in giro La visita medica in una Sezione di tranquilli a Torino. per l'omicidio Alessandrini. Il 12 c'è la notizia di una interrogazione parlamentare del radicale Melega; secondo l'interrogazione, il generale Dalla Chiesa avvertì Donat-Cattin che Peci aveva fatto il nome del figlio tra quelli di possibili terroristi. Il gruppo radicale fa sapere che Melega parla a titolo personale. Mentre la polemica sul caso DonatCattin si aggroviglia e s'inasprisce, il 13 maggio c'è un nuovo colpo di scena: i giudici romani arrestano il questore Silvano Russomanno. vice capo del Sisde, il servizio segreto alle dipendenze del Ministero degli Interni. Russomanno avrebbe consegnato a Isman la copia dei verbali Peci, violando il segreto d'ufficio. Cossiga convoca in serata il CIS (Comitato Interministeriale per i servizi di sicurezza, di cui fanno pane i ministri degli Esteri, degli Interni. della Difesa e delle Finanze). Viene convocato anche il Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza; «La riunione, in un clima teso e imbarazzato, va avanti tutta la notte» (Corriere della Sera). Ecco alcuni titoli sulle prime pagine del giorno dopo: La talpa del viminale (La Repubblica); È un anello dell'operazione Donat-Cattin? (li Manifesto);· Servizi senza segreti ( La Stampa); Arrestata la talpa dei «verbali Peci»: è dei servizi segreti (Il Tempo); Una protesta che rimane intatta ( li Mes- • L'agente segreto che servi il Reich (Paese Sera). Il 16 si apre il processo per ùiretti~- sima contro Russomanno e lsman, ma la seduta è rinviata al 21. I giornali parlano di istruttoria in corso contro Russomanno anche per il reato di «favoreggiamento» verso i terroristi, che si sarebbero giovati della pubblicazione dei verbali Peci per sfuggire alle indagini; una parziale smentita degli inquirenti non chiarisce il problema. Il procuratore De Matteo. recentemente messo sotto accusa dalla stessa magistratura per i suoi comportamenti si oppone a questa indagine supplementare. Il 17 maggio la Procura di Roma incrimina anche Loua Continua. cui viene sequestrata in redazione la copia dei verbali Peci. Il 21 - mentre terminiamo questa nota - c'è l'inizio effettivo del processo Russomanno-lsman. Una parte del processo si svolgerà a porte chiuse per proteggere il segreto di Stato. Quali sono state le ipotesi avanzate dalla stampa per spiegare l'intricata vicenda dei verbali Peci? Quali schieramenti si sono determinati fra i giornali su queste ipotesi? Scrive Paolo Guzzanti sulla Repubblica del 15 maggio (La guerra delle «barbefmte» dietro l'affare Russomanno): «La- più corrente di queste ipotesi è la seguente: il Sisde, per la sua colleganza organica col Ministero delche le pagine mancanti riguardano il giovane Donat-Cattin, gli altri giornali si metteranno all'erta, qualcuno sparerà la notizia e il gioco sarà fatto». Qual è lo schieramento che sostiene questa ipotesi? Secondo Guzzanti. «essa trova l'appoggio anche 01 alcun.- forze politiche: per esempio, dei radicali; per esempio degli stessi socialisti. che sull'Avanti! vi fanno da alcuni giorni chiara allusione. Per esempio da tutta la parte 'preambolista' della Dc». Su •questa ipotesi si schiera soprattutto il Giornale. li 15 maggio. in un articolo di prima pagina dal titolo Si cercano i protettori politici del vice capo del Sisde si legge: «È diffusa negli ambienti politici la sensazione che i verbali di Peci siano usciti dal ministero dell'Interno non per capriccio o per erro_!'eo per corruzione, ma per calcolo: allo scopo, in particolare. di indebolire o allontanare dalla guida della Dc Carlo Donat-Cattin». L'articolo ricorda che Russomanno fu nominato vice-capo del Sisde nel 1977. quando Andreotti presiedeva un governo Dc che godeva dell'astensione comunista. Il nome di Andreotti ritorna anche in un fondo di Indro Montanelli, Più in basso di così, pubblicato il 16 maggio. L'ipotesi di una manovra contro Donat-Cattin è apparsa, con toni diversi, su vari giornali. Nel Manifesto, in particolare, ha trovato qualche credito, anche attraverso una intervista a Mancini, pubblicata con grande rilievo il 16 maggio, in cui si indica in Cossiga il cpadrino» politico di Russomanno (Cossiga era Ministro degli Interni all'epoca della nomina di Russomanno al Sisde) e nel Ministro Rognoni il responsabile «istituzionale» della fuga dei documenti. È importante osservare che questa prima ipotesi si regge su una lettura piuttosto sofisticata dei meccanismi informativi. II Sisde o Russomanno o chi per loro avrebbero diffuso i verbali Peci .con alcune pagine mancanti proprio per attirare poi l'attenzione sul contenuto di quelle pagine, cioè le rivelazioni sul figlio di Donat-Cattin. Finché non sarà risolto il giallo delle «pagine mancanti», l'obiettivo reale della fuga dei documenti è destinato a rimanere oscuro. La seconda ipotesi che emerge dalla stampa è (relativamente) indipendente dal caso Donat-Cattin e mette in gioco la rivalità fra il servizio segreto civile. il Sisde. e il servizio segreto militare. il Sismi. Ovviamente con i relativi «padrini». In un articolo di prima pagina sull'Unità del 16 maggio, firmato Sergio Criscuoli. si legge: «Da più parti sono state avanzate svariate ipotesi (o tesi). in base alle quali il gesto del vice capo del Sisde potrebbe essere inserito in una lotta di potere. da collocarsi all'interno della Dc oppure (o anche) degli stessi servizi segreti. È stato ricordato. ad esempio, che tra i vertici del Sisde e del Sismi non corre buon sangue. essendo in atto il tentativo di affossare la riforma dei servizi di sicurezza puntando ad una riunificazione dei poteri in un unico organismo, come ai 'bei tempi' del Sid». Già il giorno prima con un articolo di Sergio Pardera (D «caso Russomanno• mentre il Sisde stenta a decollare)/' Unità indicava nello stesso Sisde la possibile «vittima designata» della vicenda. «Non si può non rilevare-scrive/'Unità - che la 'fuga' di un documento così delicato è avvenuta nel momento in cui il terrorismo sta subendo dei colpi. mentre la riforma dei servizi di sicurezza. una riforma che dà fastidio a molta gente, comincia a dare i suoi frutti. In proposito c'è chi ricorda che il primo attacco al Sisde ... venne da un agente della Cia, che il nostro governo fu costretto, due anni fa, ad espellere dall'Italia». Il linguaggio allusivo e un po' oscuro dell'Unirà si fa più chiaro in Repubblica. particolarmente nell'articolo già citato di Paolo Guzzanti e in un altro successivo. Come è nata la guerra delle spie. pubblicato il 16 maggio. Secondo Guzzanti, che scrive di aver raccolto notizie dalla «viva voce di uomini che lavorano sia nel Sismi sia nel Sisde», Cossiga «aveva deciso di sopprimere nel Sismi ogni competenza sul territorio nazionale e di passare quella mate- ,;~ interamente al Sisde. In poche pari:ilel'mtc:,0 1......,,-adel controspionaggio sarebbe stata trasloca"', -·~•ni,. attrezzature, sotto le bandiere del Viminale. Di qui l'inizio di una guerra dapprima sorda e poi aperta». Russomanno sarebbe stato la vittima di questa lotta intestina: «Certo è - scrive Guzzanti - che il vicepaco del Sisde apparteneva ad una struttura del Viminale che molti democristiani della frazione che ha vinto il congresso (i preambolisti) considerano irrimediabilmente persa alle posizioni anticomuniste e insidiata dagli effetti del sindacato di polizia». Secondo un anonimo personaggio citato da Guzzanti, «c'è sempre stato anche al ministero degli Interni. anche all'Ufficio Affari Riservati all'epoca di D'Amato, un partito dei falchi e uno delle colombe. Silvano (Russomanno) è sempre stato una colomba». Questa immagine «da sinistrra» non è però condivisa né dall'Unità né da Paese Sera, i quali tendono a separare nettamente il ruolo del Sisde dalle responsabilità di Russomanno, la cui figura è anzi giudicata incompatibile
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