Alfabeta - anno II - n. 14 - giugno 1980

M. Castellani - E. Durante «Del portar della lingua negli instrumenti di fiato». Per una corretta interpretazione delle sillabe articolatorie nella trattatistica dei secc. XVI-XVIII. Firenze. S.P.E.S., 1979 lire 12.000 V. Ruffo Capricci in musica a tre 'l'Oci Firenze,S.P.E.S., 1979(Milano 1564) lire 15.000 D. Gabrielli Cantate a 'l'Ocesola Firenze, S.P.E.S., 1979 (Bologna 1691) M. de la Barre Pièces pour la Flute tra'l'ersièrea'!'ecla Basse continue ... 12uvre quatrième Firenze, S.P.E.S., 1979 (Paris 1703) F ino ad alcuni anni fa era possibile, tormentando qualche bancarella dell'usato o scardinando qualche antica bottega di libri, trovare lo spartito per canto e pianoforte di una Saffo o di un Don Sebastiano, melodrammi romantici rispettivamente di Pacini e Donizetti, nelle «Nuovissime edizioni Ricordi>, ovvero, visto che Ricordi non usa datare le sue pubblicazioni, di almeno cinquant'anni or sono. Negli ultimi tempi invece o si sono completamente smaliziati gli acquirenti, che fulminano le ambite reliquie, o, forse con maggiore probabilità, si sono esaurite, non diremo le scorte, ma i fondi di magazzino: non è più dato di incontrare qualche bella rarità musicale; restano i libretti d'opera, che però, proprio perché «restanti», sono soggetti ad «aggravi> personali dei rivenditori che possono arrivare ad aggiungere un innocuo zero, come insegna una sparuta Africana di Meyerbeer che a Parma costa lire 500 e a Bologna 150. ln poche parole, la Ricordi non si degna nemmeno di ripubblicare tanti interessantissimi testi di cui possiede i diritti, e che svolgerebbero un'importante azione culturale in senso assolu- . to: nel soccorso agli studiosi, per esempio ed agli interpreti. Ai fatti: come può un interessato venire in possesso di questi testi? Nel caso di Donizetti, tanto per restare in tema, esiste in Inghilterra la «Donizetti Society>, che ha in catalogo numerose riedizioni; però nella maggioranza dei casi i deus ex machina, i factotum sono la fotocopia ed il microfilm, dispersiva ed effimera l'una, di ardua ed improbabile consultazione l'altro. Dall'Ottocento di Donizetti passiamo ai secoli precedenti, quei secoli XVI, XVII e XVIII che assistettero da un lato a una impressionante fioritura di musica italiana e a una sua conseguente diffusione in tutto il mondo colto. dall'altro a un'attività editoriale tanto giovane quanto acuta nelle scelte. e gagliarda nelle realizzazioni. Alla comune. normale dimenticanza delle cose umane, che investe anche la cultura, si aggiunse, nei secoli suddetti, l'inesistenza del repertorio: si esigevano sempre nuovi prodotti dotando cosl la musica di una copiosità da capogiro, e man mano si lasciavano cadere i vecchi nella noncuranza. Nati - e datati - col Romanticismo e il concetto di storia e la pratica del repertorio, un oblio pressoché assoluto avvolse la musica precedente, manoscritti e stampe, partiture e libretti, testi per liuto e per clavicembalo, «musiche• e trattati. E noi, eredi del Romanticismo, stiamo ancora subendo la situazione: o il nulla editoriale, o l'ineffabile macchina delle fotocopie. Una terza alternativa esiste, nondimeno, e non soltanto sul piano delle possibilità, bensl anche su quello della realtà. È quella della ristampa in facsimile, inaugurata provvidenzialmente dalla Forni di Bologna già da tempo, e ripresa, con un piano disciplinato e un rigoroso corredo critico-informativo, dalla S.P.E.S. di Firenze. Ma prima di Musicianfac-simile iniziare un discorso particolareggiato, sarà bene chiarire i motivi dell'urgenza del fac-simile in musica, al posto della più comprensibile e usuale nuova stampa. I motivi che rendono necessario il fac-simile sono essenzialmente due. Primo: nella filologia classica i testi originali sono perduti, per ovvie ragioni di tempo, e, a parte casi particolari, la cosiddetta tradizione indiretta, fondata su citazioni o edizioni posteriori. non può dare la certezza testuale, tanto più che spesso i vari codici sono in disaccordo; ecco allora che raccogliere queste testimonianze, accostarle, vagliarle, scegliere quella che si può presumere la lezione più sicura e costruire un apparato delle altre, è quella che si dice un'edizione critica; ma la Piero Mio/i di tutta la fiducia. 11 catalogo di Arnaldo Forni Editore ha dedicato alla musica una importante collana, divisa in varie sezioni, la «Bibliotheca Musica Bononiensis», che negli ultimi decenni ha svolto un'attività insostituibile nella cultura internazionale, ripubblicando anastaticamente importanti testi fra i quali citiamo almeno, nel quadro del '79, la Raccolta di canlate per voci e B. C. di vari autori anonimi (1650-1730), da un manoscritto conservato nella Biblioteca Comunale di Macerata e l'Indice delle opere di musica degli editori bolognesi (M. Cazzati, G. Monti, M. Silvani, O.A. Silvani, eredi di G. A. Silvani; 1663-1748). La S.P.E.S. (Studio Per Edizioni Camera op. XXII di Biagio Marini, edito a Venezia nel 1655 e sopravvissuto in tre esemplari conservati a Bologna Oxford e Wroclav: se già il titolo chiarisce una distinzione in atto fra i ·due generi, cameristico e chiesastico, è da notare, per quanto concerne il loro sviluppo, che compaiono proprio nel Marini varie interferenze reciproche, per cui, ad esempio•. una sonata da chiesa può annoverare brani in tempo di Corrente, danza, per l'appunto, e profana. Ancora a Venezia, nel 1620, vide la luce Il terzo libro delle Divine Lodi musicali ... di Giovanni Battista Riccio, anche se l'unica copia sopravvissuta si conserva presso la Stadtund Universitatsbibliothek di Francoforte; in questo autore poco noto, biograficamente quasi del tutto avvolto nell'oFotografia di criminali pazzi conservata nel Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso a Torino. Provenienza Manicomio di Alessandria. Marzo I 904. musica rinascimentale e barocca ci hànno lasciato i testi originali, esattamente come furono voluti dagli autori: ecco che scompare l'urgenza di un'edizione critica, e si fa largo quella dell"edizione anastatica o io fac-simile. Secondo: la cosiddetta prassi esecutiva dei secoli in questione si permetteva nei confronti dell'originale notevoli licenze, parecchie delle quali ricostruibili- con cautela - mediante dediche o annotazioni degli autori o cronache e trattati coevi; una delle quali, l'improvvisazione, è, come si capisce facilmente, assolutamente sfuggente, perché in dipendenza, di volta in volta, dall'estro dell'esecutore; per cui ogni ristampa normale di queste antiche musiche si pone sempre il problema dell'interpretazione e, volendo chiarire mediante l'intervento di uno studioso una modalità di esecuzione, finisce inevitabilmente per suggerire e imporre una soluzione interpretativa e negligere le altre, autorizzando quasi il lettorea considerarequest'u11caome l'ottima. l'unica. La ristampa in fac-simile, invece. non abbisogna di edizione critica, perché riproduce l'intendimento stesso dell'autore; e non suggerisce principi esecutivi particolari (né sacrileghe facilitazioni o riduzioni, delle quali pure abbondano i cataloghi di varie case editrici), ma lascia libç:ro l'interprete, il quale potrà procedere con la sua preparazione e la sua sensibilità a piacere, ma certo di lavorare su testi degni Scelte) di Firenze sul finire deH-978 ha dato il via a una collana intitolata allo «Strumentalismo Italiano nel Rinascimento e nel Barocco». presentando un catalogo di circa cento numeri, dei quali. nel giro di appena un anno, ha puntualmente pubblicato ben 28. Clavicembalo. violino o cornetto, liuto e chitarra sono i protagonisti di questa ampia e articolata panoramica storica, la quale. se non è intervenuta ad alterare il testo, ha tuttavia voluto corredare i volumi con introduzioni critiche, intese a delineare rapidamente la vita dell'autore in oggetto, a elencarne le opere. a sintetizzarne l'interesse in campo storico e stilistico. Dall'Intavolatura de /euto del Matelart (Roma 1559) alle Sonate op. V a violino e violone o cimbalo di Corelli (Roma 1700), dai Capricci in musica a tre voci del Rtiffo (Milano 1564) alle Sonate per cembalo del Della Ciaja (Roma 1727). dai Capricci armonici del Granata (Bologna 1646) al Libro primo,secondo,terzoe quartodi villanelle del Kapsberger (Roma 16101623) si è librata l'òriginale iniziativa, spaziando, come si vede, da genere a genere, da autore ad autore, da città a città. Nella serenissima Venezia furono pubblicate tre fra le opere più recentemente ristampate, alle quali, a mo' d'esempio, intendiamo dedicare· qualche riga. Molto significativo è, nell'ambito della musica strumentale italiana, il terzo libro di Sonate da Chiesa e da scurità, sono da rilevare analogie stilistiche con vari maestri contemporanei: col Grandi, per quanto riguarda i motetti concertati con strumenti, col citato Marini per l'uso del tremolo allargato a strumenti a fiato come il flautino e il fagotto, col Picchi per la presenza dei ritornelli in tempo ternario e per l'artifizio dell'eco. Appunto le Canzoni da sonar con ogni sorte d'lstromenti, a due, tre, quattro, sei & otto voci di Giovanni Picchi ono fra le ultime ristampate dalla S.P.E.S: edite a Venezia nel 1625. esse rappresentano il punto di raccordo fra le Canzoni e Sonate di Giovanni Gabrieli del 1615 e le Sonate concenate di Dario Castello del 1629. perché. se sono concepite ancora come contrapposizione di masse sonore, peraltro recano già precise indicazioni strumentali e quindi timbriche. come testimonia Ia sedicesima sonata. destinata a due cori costituiti l'uno da due flauti e trombone, l'altro da due violini e fagotto. L a scelta dei testi da ripubblica_re è stata operata, se non con cnten rigidi, certamente con obiettivi precisi, che da un lato colmassero certe lacune, molto avvertite nell'ambito della ristampa moderna - anastatica o no-, dall'altro permettessero a taluni nomi, celebrati ai loro tempi, di riaffacciarsi con dignità ai nostri: così i testi liutistici hanno cercato di insistere sul Seicento., generalmente trascurato (per questo strumento, s'intende); quelli cembalistici hanno privilegiato le scuole meridionali, quasi ammonendo come da Roma e non dalla nativa Ferrara Frescobaldi diffondesse la toccata (il «napoletano» Alessandro Scarlatti è in cantiere); quelli chitarristici, gli autori maggiormente impegnati nella evoluzione dello stile «punteado», creando un idioma strumentale svincolato da quello liutistico; quelli flautistici e melodici in genere hanno individuato nel primo Seicento settentrionale un periodo e una zona di singolare fecondità, senza però trascurare l'ambiente culturale informato da Corelli, nella persona, per esempio, del Bellinzani. Eppure recentemente la Rivista Italiana di Musicologia ha indirizzato i suoi strali contro iniziative del genere, addirittura specificando il nome della Forni: il materiale italiano deve restare in Italia, si dice, la ristampa in facsimile è tout-court il testo originale, i Conservatori italiani dovrebbero ricevere automaticamente queste pubblicazioni. è auspicabile che il Ministero intervenga prontamente. Tralasciando l'eroicomico auspicio di un anatema ministeriale, rivediamo le accuse punto per punto. La cultura musicale italiana dal Rinascimento si è affermata esattamente come quella artistica, letteraria, umanistica in genere: si è aperta al continente, lo ha fecondato, e ha dato luogo a tanti sig!os de oro di carattere nazionale; i suoi· connotati non sono andati perduti, il suo merito d'origine è indiscusso, ma i suoi obiettivi, le sue finalità non possono essere costretti entro il territorio nazionale; e poi, non è noto a tutti gli interessati che chiunque, da qualunque parte del mondo, può ordinare qualsivoglia microfilm di musica italiana, presso qualunque sede? E allora, tanto vale che una serie di studiosi italiani, col soccorso, magari. di una casa editrice nazionale, se ne occupi. e con quella scientificità di criteri che è impossibile negare alla S.P.E.S. Secondo: che un fac-simile sia l'originale stesso, è un errore di valutazione filologica imperdonabile, la cui disarmante evidenza si commenta da.sé, tanto più se concepito da una società di musicologia, ovvero di filologia musicale. Terzo: tra le fitte richieste di materiali e le ordinazioni per quelli in corso di stampa la S.P.E.S. non registra nessuno dei Conservatori italiani, i quali, naturalmente, si beano di eseguire al pianoforte il clavicembalo di Domenico Scarlatti. mentre per la letteratura liutistica si «attardano» - parola clemente - su trascrizioni per chitarra. La realtà è ben diversa, purtroppo, da quella che si desidererebbe avallare: il fatto è che le trascrizioni o revisioni tradizionali, se in sede critica sono spesso- per l'appunto- criticabilissime. in sede pratica sono copiose fonti di diritti d'autore; il fatto è che certo stanco mondo culturale italiano non vede di buon occhio la diffusione dei materiali indigeni perché teme di sentirsi sottrarre una vera e propria «merce» di indagine (che nessuno peraltro gli ha mai impedito o gli impedisce ora di raccogliere e studiare); il fatto è, soprattutto, che operazioni così strettamente filologiche sarebbe normale attenderle proprio da una Società di Musicologia, la quale invece, nel nostro paese, risulta nettamen- "' te inoperante, in questo senso. -~ Mamettiamoda parte le polemiche, ~ che se non altro attestano l'interesse e e:, il sentore d\iriginalità sorti attorno al-· ~ l'iniziativa: a noi, e a tutta la musicologia, resta il retaggio di una tradizione culturale irripetibile, tanto a lungo ingiustamente misconosciuta, ora acutamente risuscitata dalla S.P.E.S; che infine - buon sangue non mente - si pregia di annunciare la nascita di due nuove collane, dedicate l'una alla francese jlute traversière e l'altra alla Cantata barocca.

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