Colpi d'a~mida fuoco S i è o non si è sparato? Dei colpi d'arma da fuoco restano dei colpi d'arma da fuoco. Nessuna ambiguiJàpossibile a prima vista. PeFtanto già Biichner s'interrogava sul «motivo», sull'intenzione. Non converrebbe oggi inte"ogarsi sui processi che generano la società attuale, e gli individui? Sulle loro possibilità di azione e di evoluzione, sulle cause che provocano inevitabilmente determinati atti precisi? Che l'assenza di evoluzione democraticanella vita quotidiana delle istituzioni favorisca l'attività di ex-nazisti come il presidente di tribunale Brandt, mentre destina allo scaccopolitico l'esistenza della famiglia e della tipografia Zahl- Wienen, ecco una crudeleevidenza. Essere un tipografo, uno scrittore, proprietario insieme allamoglie di una tipografia: è possibile una provocazione maggiore agli occhi dei signori Brandt della polizia e della magistratura? Pistole e armi, la famiglia di tipografi Zahl-Wienen ne ha viste sempre più frequentemente dal 1970 in poi a Berlino, e sempre nellemani dellamacchina di controllo e di provocazione dei giudici e della polizia. Un suo funzionario disse un giorno a Peter-Paul Zahl ancora libero: «State tranquilli che ce la faremo a chiuderla la vostra tipografia!». Dapprima l'accanimento del potere raggiunge il suo obiettivo con Urte Wienen, internata in clinica a più riprese per gravi depressioni. I controlli e le persecuzioni, mascherati dal velo ingannevole della legalità, cominciano poi a intaccare Zahl, e dopo un certo tempo appaiono i primi segni, dall'altra parte tanto sperati. Segni interiori che lo accecano davanti alla nuova trappola che gli viene tesa. Entra cosi in una «semi-illegalità», che il potere tanto auspicava: si procura un passaporto falso e una pistola, si taglia fuori da un ampio movimento sociale. E lo sbocco finale sarà il ricorso alla violenza individuale, quando ancora una volta la polizia, ormai prossima al suo obiettivo, si presenta a lui. «Chi spara per primo campa più a lungo». Zahl è sempre stato estraneo alla logica fascista di questa massima, a/Jrimenti avrebbe sparato con la presenza di spirito e il sangue freddo dell'assassino. Egli tenta di sollrarsi al controllo dei poliziotti colpendoli col calcio della sua arma, e lo scambio di colpi che ne segue si effettua a distanza. Comunque, un poliziollo rimane ferito (Peter-Paul Zahl dirà, sul luogo stesso dei fatti, che non aveva avuto l'intenzione di colpirlo). Dato che la propria vita e quella degli altri avevano per lui un valore, ebbe laforza di gettarelasua arma alla polizia, invece di tirare fino all'ultima pallottola. «Non ero stato ancora cosi distrutto, così reso vittima da vuotare la mia arma sui corpi dei poliziotti». Davanti al tribunale, nel '74, egli esprime senza ambiguità la basedel suo atteggiamento nei confronti della violenza. « La violenza per la violenza significa il fascismo. Che non ha bisogno del calore e della sensibilità degli esseri umani, ma di macchine che eseguono degli ordini senza pensare. Ma poiché io sono socialistae anti-autoritario non ho avuto, il 14.12.72, l'intenzione di uccidere, non mi sono assunto coscientemente il rischio di dare la morte». Il verdetto del 25.5.74 commina una pena di quattro anni. Che non sono sufficienti al pubblico ministero, il quale torna all'a/lacco appellandosi contro la sentenza. In quegli anni, ogni traccia di «nuova sinistra» e del movimento verso il socialismo degli anni '60 è scomparsa, mentre il nuovo movimento socio-ecologico non si interessa ancora alle carceri. E così Peter-Paul viene condannato a quindici (15) anni di reclusione. Quando gli ho fallo visita nellaprigione di Werl (l'autorizzazione richiede mesi di a/lesa), aveva già scontato sei anni, in differenti carceri della Rft. Ora, se io ho adesso l'audacia di stabilire un parallelo tra lo scontro di Zahl con la polizia, e il mio con Joseph Bachmann l'll.4.68 (e quello di Bachmann con lapolizia lo stessogiorno), vediamo apparire delle differenze fondamentali. Quell' 11.4.68 dunque, io mi trovavo a circacinquanta metri di distanza dalla sede della Sds sulla Kurjùrstendamm a Berlino, e a una ventina di metri dalla Sds si trovava la farmacia dove dovevo acquistare delle medicine per nostro figlio che allora aveva appena tre mesi. La farmacia non aveva ancora riaperto, avevo circa dieci minuti da aspeaare. Giudicai più prudente tenermi a una certa distanza dalla Sds, non avendo abbastanza tempo per tornarci. Seduto sulla mia biciclelta, le gambe accavallate, facendo al/enzione a destra e a sinistra (i tempi della caccia allo studente non erano dimenticati, né del tutto passati) cercavo dunque di far passare il tempo. Dopo qualche minuto vidi una macchina parcheggiaresulla corsiacentrale della Kurjùrstendamm, quasi di fronte alla Sds, e uscirne un uomo che, invece di attraversare la strada, s'incammina nella mia direzione. Senza sospeaare di nulla, lo vedo avvicinarsi, e presto non è che a sei o seae metri. Bachmann lasciapassare il flusso di macchine tra lui e me, aaraversa la strada, e quasi sfiorandomi sale sul marciapiede. In quel preciso istante si gira direuamente verso di me e a due metri di distanza mi chiede: «È lei Rudi Dutschke?». Senz;a esitareio rispondo «sì», e in quella frazione di secondo egli estrae la pistola dalla tasca della giacca e spara. Nessun'altra domanda, nessuna riflessione, non l'ombra di un'esitazione in quel salariato, il pittore edile Bachmann. Nello scambio di colpi con la polizia cheseguì, non smise di tirarefinché non gli mancarono le pallouole. Soltanto l'assassinio - fascista - era il suo movente e il suo scopo. Le leuere che io gli scrissi in seguito, il tentativo di Horst Mahler di presentarlo innanzitutto come una villima della società, non modificano in nulla il suo aao: un tentativo di assassinio premeditato. Bachmann fu condannato a sei (6) anni di detenzione e morì in prigione, pare suicida. Nella rispota a una mia lecterache mi scrisse il 15.10.69 esprimendo pentimento, dice di se stesso: «In questo momento sto un po' meglio che nei primi mesi, quando cercavo in tulli i modi di togliermi la vita. Spero di riuscire a sopportare, e che per me il sole torni a brillaredi nuovo, altrimenti avrò tulio il tempo per sparire da questo mondo di merda». Se non altro si era accorto di essersi sbagliato d'avversario; per sopravvivere nel carcere gli mancavano però la forza interiore, la politicizzazione e la coscienza di classe dell'altro salariato, il poeta e tipografo Peter-Paul Zahl, socialista anti-autoritario. Ma dimentichiamo qui il diballitosul modo esistenziale di pensare e di vivere di un socialista, sulla sua coscienza di classe. Qui il discorso riguardasoltanto quindici (15) anni di detenzione. Si vuole forse fare di questo socialista anti-autoritario un esempio? La sparatoria tra Zahl e la polizia non interessava per nulla a quei signori lassù nel '76, a loro importava in primo luogo fare abbassarela testaali'oppositore radicale, non integrabile, sempre capace d'imparare. Una poesja di Zahl, datata '76, mi dispensa da tanti racconti e esegesi: ·In nome del popolo. La sua prigionia dura da più di seae anni. Noi che siamo fuori, non ne siamo un po' responsabili? Devo ripetere qui un'altra cosa: ci si commuove volentieri, nelle s[eredirigenti, per l'asservimento dell'uomo nell'Europa orientale,ma si soprassiede rapidamente sulle non-libertà del proprio paese. Persino la Corte suprema di Kar/sruhe fu costrettaa constatare che non si poteva tacciare Zahl di «terrorismo». Non è bruciante per la Rft vedere la Rdt liberare con un'amnistia ufficiale, dopo pochi anni, un Bahro condannato a 0110 anni, un Nico Hiibner condannato a cinque? La Rft ha pagato per questo? Poco imporra qui. L'importante è di sapere perché la Rft esita tanto a emanare un'amnistia politica, pur avendone già faaa una una decina di anni fa. Nessun seguito fu dato dal presidente Scheel a ciò che Heinemann aveva iniziato. Dovremo aspettarcil'amnistia da Carstens? (Queste note manoscritte furono trovate dopo la sua morte tra le carte di Rudi Dutschke, e possono considerarsi il suo ultimo scritto. Ricordiamo che la recente scomparsa di Dutschke è l'effetto ritardato della pallottola dell'll aprile 1968). Peter-PaulZahl In nome del popolo il 24 maggio 1974 il popolo - tre giudici e sei giurati - mi ha condannato a quattro anni di privazione della libertà il 12 marzo 1976 il popolo - dopo la riforma solo tre giudici e due giurati - mi ha condannato per la stessa cosa a quindici anni di privazione della libertà ritengo che i popoli si debbano mellere d'accordo e farmi uscire di qui PauJM all'est mi dice Paul M non c'è libertà basta raccontare una barzelletta su Ulbricht e -zacsi finisce dentro e qui? chiedo io qui si può raccontare una barzelletta su Brandt senza finire dentro risponde Paul M dunque la libertà è non rischiare -zacdi finire dentro certo dice Paul M L'avvocato del terrore 1 servendosi del piede di porco si introduce nella mia casa i"ompe nella mia stanza da letto mi minaccia tra le lenzuola e dice: vengo da parte di Baader eccetera di chi? borbotto addormentato ah si Baader in piedi! in piedi! dice l'avvocato terrorista e fino ali'alba cospiriamo poi seguendo gli ordini comincio a terrorizzare a destra e a manca qui rapino una banca là faccio secco qualche poliziotto e costruisco delle bombe grandi come obelischi succede quello che deve succedere dal momento che non ho imparato il mestiere di terrorista (non sono né capitalista né burocrate) vengo arrestato e ho ancora appena il tempo tatà tatà di stendere tre frullivendoli finisco dentro n è fantastico prima colazione: pollo arrosto a mezzogiorno: bistecche e la sera concludiamo con prosciutto e asparagi senza dimenticare: il sigaro avana attraverso la corrispondenza col mio avvocato mi faccio indottrinare: leggo il manuale dei ranger il codice di procedura penale e i «briganti>di Schiller ma giorno e notte prigionieri infuriati ruggiscono: «basta con il Baader-Meinhof il maledetto assassino senz'anima!» chiedo perciò una cella più tranquilla mi viene concessa tutto solo nella sezione sorvegliati speciali mi godo il silenzio dispongo di 560 libri di argomenti terroristi di un mitra (oh scusate: volevo dire «macchina da scrivere») della TV a colori trattato con grandissimo tallo e con rispello penso invece solo a mentire a ingannare a uccidere invento cosi storie di rappresaglie e di segregazioni eccitato dal mio avvocato e da lui rifornito di pervitin anfetamine alcool e preludin eseguo il suo ordine di diventare martire e di suicidarmi - inizio perciò lo sciopero della fame visitato ogni giorno da avvocati terroristi le cartelle straripanti di bombe a mano pizze e torte rosse respingo ostinatamente - vengo nutrito in segreto! - medici e specialisti rifiuto anche di farmi esaminare dagli psichiatri di stato instancabile scrivo leaere che minacciano la sicurezza e l'ordine della prigione (e che «passano agli alti») invento squadre di punizione e mi succhio la repressione da tutte le dita il posto più sicuro dove continuare a dipanare la rete del terrore è la cella di sicurezza qui al fresco i miei avvocati trascinano fuori sacchi pieni di messaggi clandestini per i mei complici io ordino loro di demolire interi quartieri della ci/là di avvelenare fiumi e canali di aumentare le imposte e gli oneri sociali di diminuire i salari ho la simpatia e il sostegno della stampa infiltrata dagli estremisti ogni giorno le radio rosse diffondono i miei comunicati come il ragno al centro della tela io dirigo la fittq rete del terrore mentre il mio avvocato terrorista seduce ragazzi e ragazze di questo paese e li arruola per liberarmi io do precise istruzioni alla commissione di sorveglianza oh scusate volevo dire: al gruppo alla banda partendo dai covi del terrore paranoici e fedeli a Pechino psicopatici eccitati scavano tunnel profondi fin sotto al cari;_ere fi.no alla mia cella io faccio saltare le sbarre con la dinamite introdoua segretamente dal mio avvocqto balzo verso la libertà mi cambio gli abiti e me la filo in un baleno mentre il mio avvocato terrorista e i suoi lacchè ghignando aprono il fuoco su dei deliziosi guardiani che non sospeltano di nulla (e che risultano sempre padri di bambini!) con un _passamontagna calato sul viso e stivali da cospiratore impudente perfido depravato nemico di ogni disciplina & regolamento straripante di energia criminale mano nella mano braccio sottobraccio dormendo a fianco con l'avvocato terrorista io proseguo le mie infami macchinazioni il cui seguito potrete leggere nella stampa semiufficiale della repubblica federale BILD Welt e Bayernkurier2 ' ffij ~ g ...., .....
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==