Alfabeta - anno II - n. 11 - marzo 1980

Alla luce della «criticafreudiana», il zione come termini negativi, ma neces- «ritornoa Freud»si rivelacome i"epa- sariper laproduzione di unaproblemarabilmente minalO dall'irrazionalismo, tica e fallibile positività, significa che poiché trasforma i ragionevoli dubbi essa non può prescindere dall'esame del freudismo in un fideismo trascen- del soggetto empirico stesso e del suo dente e destituito di fondamento. E la linguaggio sempre plurale_ Benché critica di Rella a Locan, evidenziando avversi, e proprio perché tali, questo J'infondatezzacostitutivadel lacanismo fondamento e questa legittimazione -e/re prescinde dal soggetto e dalle sue sono tuttaviaindispensabili. E lacritica contraddizio,:ii ~";.Pir«?Z!! :--e if.e'!un- procede alloraper astrazione e generaciandone quindi l ill.egtttuniJàs,1duno- lizzazione di ciò che, negativo nell'emstraperfettamente conforme ai criteridi piria, diviene positivo agli occhi del una razionalitàintemporale: di una ra- sapere giudicante: /a pluralità dei lintioche, pur strutturandosi diversamen- guaggi si riflettepuntualmente nel plute a seconda delle eventualità storiche, ralismo critico che li classifica, ritronon cessadi porsi il problema dell'arti- vando un fondamento e una legittimacolarsi del discorso con il fondamento zione. (un anicolarsi che garantisce in secon- Un fondamento, perché ciò che nel da istanza la legittimità del discorso e soggetto era inconsapevole e notturna della ragione che lo informa). Agli pluralità diviene, nella critica, consaocchi di una simile razionalità, l'opera- pevole e diurna tassonomia delle re di Lacan non può che risultareill.egit- «grammatiche esistenziali»che govertimo. nano la condotta praticadel soggetto; e Infatti, egli assume la «volontà di una legittimazione, perché la critica si sapere» propria del soggetto, e costan- rivela in tal modo come perfettamente temente frustrata dalle incertezze della immanente al proprio oggetto, senza critica, come il principio di una vanifi- biffures ermeneutiche, senza impennacazione del soggetto stesso - definito te ideologiche,senza ricorsiallesospetcome pura concrezione del linguaggio te trascendenze lacaniane. dell'Altro - e del sapere - sconfessato Ma è allora necessario definire una dalla trascendenza auratica di questo simile operazione «criticafreudiana», linguaggioche, non basandosi che su se quando Kant non aveva fatto altro che stesso, si rivela incurante di ogni legit- questo? Ed èparimenti opportuno fare timazione: il lacanismo, nel suo lin- appello ad una razionalitàpostclassica, guaggio assertorio, non sarebbe dun- quando la posizione di un soggetto que che una teologia negativa. E la mi- puro e di un linguaggio adeguato alle stica del['alterità incautamente evocata sue possibilità percellive era già stata da Lacan spiana la viaper /'irrazionali- conseguita dalla razionalità classica? smo di Deleuze, di Guattari,di Lyotard Certamente, i modi storici in cui la ra- (e, con qualche cautelamelOdologicain zionalitàpostclassicaopera sono diffepiù, di Foucault): una volta che il fin- renti da quelli dellarazionalitàclassica: guaggio perde ogni legame con il fon- né il soggetto né i[ linguaggiosono più damento e ogni necessità di legittima- unitari; e però i principi per cui questa zione, si può scatenare la furia della critica si effettua sono gli stessi della «produzione desiderante», del «rizo- razionalitàclassica.Ciò costituiscecerma», della parola incontrollata che tamente una garanzia contro l'ir,:aziosmarrisce ogni referenza cedendo al- nalismo; ma lasciaaperto il dubbio che l'i"azionalità; e cosl pure, una volta mutamenti cosi modesti (cioè la plurache si siano assunte le manchevolezze lizzazionedelsogge11oedellinguaggio) del soggetto non più come il principio non siano che le riforme storiche di una di un suo dover-esserecontraddittorioe razionalità che, per volersi sempre mancato, ma come un bruto dato di eguale, si vota ad una crisi incessante. fatto, si dispiegalamiticadell'altro, del- Una razionalità, inoltre, che non desul'emarginato, dello schizofrenico, del me i propriparadigmi dalleforme della drogato e dell'irresponsabil,. razionalitàin generale(né si vede come Questa deplorevole genealogia del- potrebbe farlo, data la difficoltà di dire l'i"azionale costituisce un severo mo- sovrastoricamente che cosa sia la ranito per coloro che, abbandonando i gione), ma li ricava invece da spostaproblematici epluralistici sentieri della menti, dispersioni e condensazioni di critica,cedono al«fascino auratico del- una razionalità determinata, e cioè di l'alterità, del rizoma, della dispersione quella classica, kantiana. e dell'e"ore» (Corsi della ragione, P· /I soggetto della «critica freudiana» 172); tanto più che questo cedimento, non è allorache la semplice pluralizzalungi dal costituire un progresso, sep- zione del soggetto della critica kantiapure erroneo, nei confronti della ragio- na, cosl come [a pluralità neoclassica ne classica,non ne è che «un rovescio dei linguaggi non è che la moltiplicaspeculare. L'incantamento della /ore- zione quantitativadel linguaggio unico sta in cui tutto è celatoallo sguardo è il della ragione classica. Una simile concorrelato essenziale del fascino della sta/azione risulta dal permanere ingiutrasparenza:di una ragione chiaranel-_ dicato nella ragione postclassica della la sua verità» nd, p. 173). L'incanta- «criticafreudiana» di quanto già la ramento dell'altro non è che il risvolto zionalità classicanon criticava, e cioè il negativo della razionalità classica di- soggetto come principio empirico di spiegata;e occo"e dunque evitareogni conoscenza e il linguaggiocome veicoforma di discorso totalizzante perma- /o conoscitivo costitutivamenteseparanendo invece nell'arduo e poco grati/i- to dai propri oggetti. caneete"eno della criticae dellaplura- Tornando alla disputa tra la «critica lità dei linguaggi.I sojisti sono cacciati, freudiana» e il lacanismo, si vedebene e il loro illusoriosuperamento della cri- come la trascendenza/acanianadel /inticadeve cedereilposto ai travaglidella - guaggio dell'Altro sia revocata in dubragione neoclassica, consapevole del bio in quanto illegittima e infondata. negativo da cui sorge, e dell'impossibi- Ma si vede anche come questa revoca lità di edificare un nuovo discorso tota- sia condotta a beneficio esclusivo di un lizzante; in questanegativitàe in questa soggetto empirico, trascurato da Laimpossibilità la ragione troverà un'e- can; e di una cautelascientifica, quella strema, precariae costitutivamente fai- di un linguaggioche tacciasu ciò di cui libi/e, cenezza. non si può parlare, che Lacan parimenMa risulta a questo punto legittimo ti oblitera. interrogarsisui fondamenti della crfti- Unasimile operazione è però legittica, e, radicalizzandola, domandarsi se ma solo fintantoché «ciò di cui si deve realmentetutto vi sia vagliato,o se vice- tacere» non sia ciò di cui il soggetto versaqualcosa (ad esempio, ilsoggetto, nella sua finitezza non può parlare; o il differire critico del linguaggio dal- diversamente, si torna ali' escamotage l'oggetto) passi inavvertitamente ingiu- kantiano, alproblema contro il quale la dicato. E da un punto di vista di stretta razionalità classica si era arenata calegittimazione pare che effettivamente dendo in crisi, e per cui il soggetto emalcuni dati non siano, nella critica, og- h pirico e le sue finalità pratic e, esp_unte getto di critica. . . . dalla Ragion Pura, tornavano ptu poIn primo luogo, la «crlllca freudw- tenti di prima nella Ragion Pratica, rena», proprio in quanto trae origine dal staurando la fede nell'immortalità de/- riconoscimento di unapluralità di livel- l'anima e nella trascendenza divina. li e di linguaggiall'interno del soggetto, non può certo trovare in esso una legit- In altritermmi, o s1assume che con la timazione e un fondamento diretto: al razionalità classica è crollato storicacontrario, essa riceve dal soggetto inte- mente tutto il suo armamentario, ivi so come empiria negativa soltanto un compresa la fiducia nel soggetto e nel fondamento avverso; e, d'altra parte, il linguaggio come veicolo astrattivoper fine della criticanon può né vuole esse- il conseguimento della verità; oppure re il conseguimento di una veriJàaccer- non si fa che ripercorreresenza posa il tata e stabile,taleda legittimaredi per se sentierosu cui la razionalitàclassicaha stessala critica_Questo sarebbe ancora trovato la propria crisi. ilprocedimentodiunaragioneclassica, E questa seconda opzione appunto a cui la criticaoppone una costante de- sembra quella perseguita dalla «critica legiJtimazione delle pretese euristiche freudiana»: il soggetto, sconfessato Egli chiede che non si obliterino le sue contraddizioni, il suo operare pratico, il suo linguaggio;condanna quellepratiche che, con un abusivo colpo di mano, sopprimono il ricorso alla soggettività, per quanto negativa essa sia, orientandosi verso l'analisi antiumanisticae non soggeuivadel funzionamento di potere e desiderio; e, continuando ad identificarese stesso e il proprio linguaggio con la razionalità, di cui egli sarebbe il principio empirico passibile tuttavia di generalizzazione, il soggello scorge in quelle pratiche che presci,:rdonò dallasua empiria e dallapluraluà dei suoi linguaggi insieme la negazione di ogni linguaggioe di ogni razionalità: un esproprio drammatico praticamente, e teoreticamenterovinoso. In realtà,l'estromissione del soggello come fondamento avverso del sape~e, così come l'obliterazione del suo lmguaggio, non costituiscono affatto un'operazione che conduce all'irrazionalismo; sono anzi una pratica che verifica un evento di fallo già avvenuto e che lo legillima ponendo termine alle tragedie del soggetto che percepisce la propria negativitàe l'inadeguatezza del proprio linguaggio. Rileggendo il passaggio da Freud a Lacan a Deleuze, Foucault, Lyotard, non più ne~'ottica di una pluralità di linguaggi interni al sogge110,bensì invece in quella di una pluralizzazione delle differenze tale per cui il differire unico del linguaggio dal suo ogge110 non è più un dato certo, ed il soggetto è una differenza fra le tante, sembra meno sicuro l'esito irrazionalisticodellefughe dallapluralità empirica dei linguaggi. li lacanismo, pur continuando a presentarsicome una teologia negativa, non divienenecessariamentela contropartita di una ragione assente e la corriva vanificazione degli sforzi delle razionalità neoclassiche per rifondare un sapere ragionevole. In/alti, il linguaggio dell'Altro perde i connotati cliniciper cui, approji11ando dello smarrimento del soggetto e del sapere, si porrebbe come Veritàassoluta: Lacan non cessa di ricordare come la sua dottrina valgasolo a raddrizzare, smentendole, le convinzioni immaginarie del soggetto, e non criticacerto il sapere che al di là del soggetto può costituirsi;e se un dubbio permane nella sua dottrina - quel dubbio che la infirma come teologia negativa -è che nonostante tuho egli continui a far ricorso allemodalità conoscitive del soggetto e del suo immaginario per desumerne astrattivamentele legginon soggettive del simbolico. Ma questa défaillance vienecorrei/a, in una direzione non certo irrazionalistica, da Deleuze, quando afferma, in Logica del senso, che le parole non differisconoper naturadalle cose, e che il linguaggio deve trovare la propria legittimità non nell'adeguazione al fondamento (poiché questo fondamento non esiste), né nella propria contestualizzazione (poiché il linguaggio non costilllisce un contesto discreto, immediatamente separato dalle cose), bensì invece nelle proprie articolazioni differenziali, cioè nel proprio operare di fallo. Cadeallora la possibilità di ricalcare il simbolico sull'immaginario, come ancora avviene in Lacan. E si apre invece la viaper analisi che, come quelle di Foucault, non esaminano il potere e il sapere in base al voler-diredei poteri che lo detengono, o al potere causale dell'ideologia, ma che esaminano l'articolarsi di parole, cose, disposizioni regolamentari e decisioni rivoluzionarie in un campo strategicoche si rivela allora irto di differenze, non solo linguistiche o soggettive. La pluralità delle differenze si presenta allora come un'alternativa non necessariamente irrazionalistica alla pluralità dei linguaggi; e, da questo punto di vista, la ragione non è affallo in crisi, anzi, vive un periodo molto fecondo dopo aver superato l'affanno del crepuscolo del soggetto e del suo linguaggio. Se, come disse Nietzsche, il mondo vero e quello apparente hanno cessato di opporsi, ciò significa che è caduta una grande differenza; ma anche che molte nuove differenze possono esserefalle. \~~- ,::.:f.•-- . ~(. ~-.;t ' • • \'.' \ 1 del soggetto e dellacriticastessa,nel che come fondamento di una ragioneteore- ., essaritrovauna estremalegittimazione, tica, vive con rassegnazione il proprio ~ nuovamente negativa. dissolvimento mai definitivo, e reclama _,,, /1 fatto però che la criticaconcepisca tuttavia, in quanto fondamento avverso <l:!, ~il:fi~o~ndame~=~nt'.!!!;o~s~o~g~g~ett~1~·v~o~e:_::la~l:e:!:g~itt~ima=::-~_;e:_::n:e~g:at:,:i:;vo::;,:.,d:1:.· :,:n,: o ,:n_:e:s::s:er~e:.,:d: ,im:.:,:en, 1: ,ic:, a:,:1. ,0_. __ _____________ _, L_______________________________ _. <i

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