tt L'affarEeni~liGbSia udita P er le sue implicazioni internazionali e interne, politiche ed economiche, l'affaire Eni-Arabia Saudita costituisce uno degli spaccati più affascinanti della crudezza raggiunta dalla lotta di fazione in seno al sistema capitalistico. In secondo luogo, il caso documenta come l'arma-informazione costituisca una delle risorse strategiche in questa lotta e quali siano i meccanismi attraverso cui l'informazione agisce (ed è agita). In terzo luogo, l'affare presenta alcune anomalie che lo rendono gustoso anche per i palati ormai assuefatti ai forti sapori del «romanzo italiano> e delle sue lunghe storie senza conclusione. Non capita tutti i giorni di vedere il governo attaccato dalla grande stampa, tutta impegnata a difendere un ente di stato e un accordo economico certamente poco gradito alle multinazionali americane; e, allo stesso tempo, questo ente posto sotto processo da un settimanale di Mondadori, sotto l'occhio benevolo del quotidiano dei socialisti (craxiani) e di quello della Confindustria. A tanti motivi di scandalo offerti dall'affare Eni noi vorremmo aggiun.- gerne alcuni minori. Ad esempio il fatto che i giornali trattino ancora i !ettori come educande incapaci di comprendere che dietro ogni affare di regime - a prescindere dal merito «morale» -vi sono in genere due gruppi di interesse in conflitto: uno attacca alimentando lo scandalo, l'altro si difende cercando di coprirlo. Chiarire innanzitutto quali siano le forze in campo e la po~ta in gioco potrebbe essere un passo avanti. Inoltre, in simili circostanze, ci si accorge che la stampa illumina certi aspetti del mondo contemporaneo solo quando scoppia un «caso»: che cosa significano gli accordi diretti fra paesi produttori e paesi consumatori di petrolio? Quali forze politiche ed economiche vi si oppongono? Quanti sono gli accordi di questo tipo già esistenti? Quanto è dif-. fusa la prassi delle tangenti nelle operazioni economiche internazionali su vasta scala? Sono la norma o l'eccezione? Troppo spesso una opinione lasciata nell'ignoranza per anni viene improvvisamente chiamata a fare da giudice secondo le informazioni unilaterali e le iprocrisie suscitate da un avvenimento che rimane il più delle volte esso stesso oscuro. Le fonti Il 22 novembre La Repubblica esce con un articolo del dirett:ire, Eugenio Scalfari, dal titolo Le tangenti Eni in Parlamento. Due giorni prima il governo aveva risposto alle interpellanze di numerosi deputati sulle «tangenti» Eni. Scalfari scrive: «Poiché cerco di fare il mio mestiere di giornalista in modo scrupoloso, ho chiesto ai predetti deputati su quali prove o indizi di prova appoggiassero le loro interrogazioni. La risposta è stata: sulle recenti pubblicazioni della stampa. Ho chiesto ancora: a quali giornali vi riferite? Mi è stato risposto: principalmente agli articoli di Panorama. A questo punto il problema si sposta: bisogna cioè sapere su quali fonti Panorama abbia svolto la sua inchiesta ... Noi, nonostante l'impegno che abbiamo messo nelle nostre ricerche per capire se al vertice dell'Eni ci siano dei malfattori (e per la verità non sarebbe la prima volta) non abbiamo trovato in tutto e per tutto che il seguente documento, che voglio qui trascrivere integralmente, errori di grammatica compresi». Il documento, tra l'altro, parla di somme «trasferite in Italia e precisamente incassate dai beneficiari della corrente di Andreotti della Dc e da un beneficiario della corrente Signorile Psi. Il presidente dell'Eni è al corrente pienamente che nel 7 per cento vi sono stati beneficiari politici oltre che arabi e mediatori italiani». Scalfari commenta: «Questo documento è del masA cura di lndex-Archivio Critico dell'Informazione. Robert Rauschenberg (Foto di Renate Ponsold) nali i documenti anonimi o attirarono multipla). Il polemico botta-e-risposta l'attenzione su di essi>. fra i due direttori termina il 25 novemL'articolo suscita una polemica. Il bre con una lettera di Rognoni alla giorno successivo La Repubblica ospi- Repubblica e un breve corsivo di Scalta la replica di Carlo Rognoni, diretto- fari. È orrnai evidente che si tratta di re di Panorama e di Luigi Spaventa, un dialogo fra sordi. eletto come indipendente nelle liste Questa insolita discussione pubblica Pci, uno degli «interpellanti> parla- fra giornalisti sul problema delle fonti mentari sul caso Eni. Rognoni ammet- che stanno all'origine dell'ennesimo te la circolazione di documenti anoni- «affare• italiano mette a nudo i più mi, ma sostiene che Panorama non si è delicati meccanismi della «tecnica delbasato su di essi o su vociferazioni, ma lo scandalo•. Schematicamente si può su «notizie inoppugnabi~». Rognoni dire che, nella maggior parte dei casi, respinge la richiesta di rivelare le fonti, aprire uno scandalo di regime significa precisando che non Panorama ma gettare luce su un mistero aprendo un proprio La Repubblica del 20 novem- altro mistero. bre aveva fatto i nomi di uomini politi- Le fonti che alimentano il flusso inci italiani che sarebbew beneficiari formativo sono quasi sempre attivate delle tangenti. Rognoni chiude la re- Jasper Johns (Foto di Renate Ponsold) da gruppi di potere avversi al bersaglio plica dicendo: «Qualche mese fa hai dello scandalo: solo essi, infatti, posscritto un articolo nel quale si svergo- sono procurarsi le Informazioni necessimo interesse. Peccato sia anonimo. Il gnava quella malattia nazionale che tu venia e Rognoni; a quest'ultimo rin- sarie. Proprio per la sua natura, lo che non significa che contenga neces- stesso hai chiamato 'dietrismo'. Il die- nova l'invito a rivelare le fonti di Pa- scandalo politico implica che la fonte sariamente delle calunnie. Significa trismo consiste nel chiedersi non se norama: cl colleghi di Panorama àf- primaria delle informazioni sia proteisoltanto che, essendo anonimo, un una notizia è vera bensl 'a chi giovi' ferrnano, invece, di aver 'accertato la ta. In caso contrario, emergerebbe giornale che abbia una certa serietà ovvero 'chi ci sia dietro'. Questa filoso- fondatezza delle notizie'. Quindi non immediatamente la lotta fra gruppi di non può utilizzarlo e membri del Par- fia giornalistica non è mai appartenuta hanno in mano un semplice anonimo, potere che sta dietro al «caso• e verlamento che abbiano altrettanta serie- a Panorama e, finora almeno, non hanno di più. Che cosa? Non sarebbe rebbe meno gran parte del dete"ente tà non possono farne oggetto d'inter- sembrava neanche propria di Repub- ora, caro Rognoni, di andare alle fon- morale dello scandalo presso l'opiniorogazione. L'inchiesta di Panorama è blica. Noi non ci chiediamo a chi possa ti? A quel punto infatti si saprebbe se il ne pubblica. Questa deve credere che basata su questo documento? Non lo giovare o nuocere una notizia. Ci limi- vero scandalo è quello della tangente sia un organo di stampa cindipendenso. Se fosse solo questo, è certamente tiamo ad accertarne la fondatezza. E 'peculata' o quello della calunnia mon- te• a colpire con le sue rivelazioni il •poco». Scalfari conclude chiedendo «i poi la pubblichiamo». tata ad arte>. (La Repubblica del 24 gruppo di potere che è posto sotto acnomi di coloro che portarono ai gior- L'indomani Scalfari risponde a Spa- novembre, Uno scandalo a testata cusa. Tutto ciò implica che le fonti -----------------~-----~---------------------- .. •rimangono anonime per il pubbliéo. S, ·1sp·1sr·a1sp·1ra an~he~r"::~~g:: d~:r~~a:~ che si fa vettore delle notizie; infatti, • questo può anche identificare la sua Folco Portinari fonte immediata, ma non chi l'ha a sua volta alimentata. Tra fonte primaria e «consumatore» vi può essere anche una intera carenadi fonti che il giornalista stesso non può risalire. S'ispira si spira difficile decifrazione per una macchia (la defunzione del poeta?) Gli ambasciatori si sono dimenticati di dire che il mondo è finito distratti dai fuochi artificiali ora bisognerà darne notizia con tutte le precauzioni del caso per non svegliare chi dorme e non spaventare i defunti li Sovrano ha creato Dio a sua immagine e somiglianza con tutti i suoi difetti affettuosamente antropomorficamente composti in una corbeille da offrire al divino marchese De Sade li sole nasce sempre da oriente la luna no (avvisare Chopin) li becchino è stato eletto primo cittadino presidente del supremo ente nazionale dal momento che prospera la cittadinanza sul cadavere d'una prospera civiltà nè sa evadere dai suoi cadaverici prodotti (si stanno prendendo le opportune misure poesia anoressia eutanasia dispepsia Nell'Eden ricomposto al/'UPIM mele uva pesche ananassi fruits of the loom permettendo) in India pare non ci siano castagne d'India ancora un inganno Si badi che tutto ciò è valido indipendentemente dalla veridicità qelle notizie. Ma l'asimmetria che sta alla base della «tecnica dello scandalo> agisce in modo tale che, ad esempio, un gruppo di potere possa colpirne un altro per responsabilità molto meno gravi di quelle di cui è esso stesso responsabile. Se il gruppo colpito non dispone di risorse informative adeguate a una ritorsione efficace, appariranno solo le sue mentre resteranno sconosciute quelle dell'avversario. Oppure, le accuse possono essere vere, ma solo parzialmente, e possono venire amplificate all'interno di un contesto opportuno che viene suggerito al consumatore. Per queste ragioni, ci sembra ormai tempo di chiedersi se lo scandalo sia ancora una tecnica giornalistica accettabile ovvero se non occorra ridefinire i requisiti informativi e politici. Verrebbe da chiedere a Rognoni se il «cui prodest> di una notizia non faccia parte sempre e comunque della notizia stessa e se, come tale, debba essere taciuta ai lettori, oltre che a se stessi. Il problema non sta nel censurare o tacere le informazioni, ma nell'aggiungere o no altre informazioni necessarie a comprendere anche le prime. Le posizioni dei giornali L'affare Eni-Arabia Saudita ha dato luogo a lacerazioni e contrasti all'interno della stampa, fra la stampa e alcune forze politiche che hanno raggiunto una intensità e una violenza con scarsi precedenti. La stessa «geografia editoriale» ne è uscita sconvolta. È stato un giornale del gruppo Rizzoli a innescare lo scandalo, ma il Corriere dellaSera, sarà poi in prima filanell'attaccare gli accusatori di Mazzanti, in particolare il ministro Lombardini. Panorama, com'è noto, appartiene al gruppo Mondadori, il quale controlla il 50 per cento della Repubblica; eppure una delle polemiche più emblematiche di questo caso è stata quella fra il direttore della Repubblica.e il direttore di Panorama. E una dimostrazione della indipendenza di direttori e testate? Affermarlo è perlomeno azzarda-
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