Alexander Calder (Foto di Renate Ponsold) Ellsworth Kelly (Foto di Renate Ponsold) to. È più utile risalire alle forze e agli interessi che si muovono dietro all'affare, alle fonti che alimentavano i flussi informativi. Come si è detto, Il Mondo ha innescato lo scandalo; ma una volta lanciato il sasso, si è limitato a intervistare il deputato comunista Peggio, uno degli interpellanti parlamentari sul caso, e, più tardi, all'indomani della sospensione di Mazzanti, il ministro Lombardini di cui negli stessi giorni il Corriere della Sera chiedeva le dimissioni. In sostanza, dopo aver fatto partire il siluro; Il Mondo ha assunto una linea di quasi-neutralità che non fosse troppo eccentrica rispetto a quella del quotidiano-leader del gruppo Rizzoli. Resta l'interrogativo sulle «fonti autorevolissime,. che hanno ispirato il primo articolo. Del ruolo di Panorama si è già detto ampiamente; si tratta di un ruolo di primo piano. Anche quando il grosso della stampa continuava a non enfatizzare o ignorare le prime rivelazioni, Panorama ha continuato per la sua strada, trovando sempre le fonti adatte ad alimentare nuove rivelazioni. È vero, come sostiene il direttore Rognoni, che Panorama non ha mai affermato che le «tangenti,. andassero a uomini politici italiani. Ma, sia pure in forma interrogativa e dubitativa, questo è il leit-motiv che corre-fango tutta l'inchiesta condotta da Nazareno Pagani, cui si sono poi aggiunti altri redattori. È altrettanto vero che Panorama non ha mai coltivato dubbi sui possibili interessi cbe si potevano celare dietro le fonti delle rivelµioni. Anche gli interventi ospitati dal _giornaledurante la fase più calda della vicenda risultavano tutti in linea con la direzione dell'inchiesta: da Spaventa a Giogio La Malfa, a Cesare Merzagora, i commenti erano tutti volti a suscitare gravi dubbi o censure sull'operato dell'Eni. Ness1,1I1d0ei grandi quotidiani si è attestato su posizioni simili a quelle di Panorama; è vero inoltre che per un certo periodo la stampa quotidiana nazionale ha ignorato o messo in sordina le rivelazioni del settimanale. In questo quadro assume rilievo la posizione tenuta dal quotidiano del Psi A vanti!, in particolare nella fase cruciale della vicenda, fra il 5 e il 9 dicembre. Il 5 dicembre un editoriale intitolato Un tentativo canagliesco destinato a fallire, attacca duramente L' Espresso che aveva indicato nei dirigenti socialisti i responsabili (interessati) delle voci che avevano alimentato la campagna di stampa contro l'Eni. Il 6 il direttore Ugo latini torna ad attaccare la stampa, accusata di «schierarsi, armi al piede, accanto a gruppi di potere impegnati nella polemica,.. Il 7 nuovo commento di Intini, dal titolo Terrorismo economico e attacchi pretestuosi, accusa i giornali di aver strumentalizzato la notizia della sospensione della fornitura saudita per la polemica sulla vicenda Eni; sul banco degli accusati La Stampa e La Repubblica. Intini giunge a scrivere: «No, davvero qualcosa non quadra nella campagna di una parte della stampa. Ci riflettano gli editori ... È possibile, senza correggere questo intrico di interessi, indicare la difesa della libertà e della obbiettività della stampa come elementi di legittimazione dei finanziamenti pubblici in suo favore?». L'indomani Massimo Riva sulla Repubblica chiede all'Avanti! se ciò preluda a condizionare il voto socialista sulla legge per l'editoria «a un esame di maturità ovvero di fedeltà socialista dei giornalisti italiani,.. latini replica il 9 dicembre (Una stampa che invita a tacere e aggredisce chi chiede spiegazioni). Sul fronte opposto, L'Espresso, fin dal numero datato 4 dicembre (La Tangente) «intercettava» le rivelazioni di Panorama con proprie controri-. velazioni. Tra l'altro viene pubblicata una lettera del ministro Stammati del 18 luglio in cui si autorizzava l'Eni a pagare la provvigione alla Sophilau. In secondo luogo, L'Espresso rivelava che nell'affare saudita avevano tentato di inserirsi intermediari italiani, vicini a Craxi e in contatto con il ministro dell'energia saudita Yamani. In questa linea si collocava anche un editoriale economico nel numero del 25 novembre. «Sarà la storia a dire se l'affare Eni sia stato il 'caso Ippolito' della fine degli anni settanta oppure un'altra cosa», scrive Alberto Statera (16 dicembre). In un articolo di Salvatore Gatti si tenta una delle poche ricostruzioni degli schieramenti che stanno dietro all'affare saudita: «Sono gli ultimi mesi del governo Andreotti. Sono mesi ambiziosi: Andreotti e Mazzanti vogliono saltare il blocco delle sette sorelle, trattare direttamente con gli arabi, dare un ruolo maggiore allo stato in una questione delicata e strategica com'è sempre più la politica energetica. I petrolieri privati italiani, i MonGli avvenimenti 29 aprile. Il presidente dell'Eni, Giorgio Mazzanti incontra Taher, direttore della Petromin, ente saudita per il petrolio, proponendo un contratto di fornitura a lungo termine. Il 2 maggio incontra anche il primo ministro Fahd. 16 maggio. Fahd è in visita in Italia; incontra il presidente del Consiglio Andreotti. I sauditi manifestano la loro disponibilità ad un accordo. Il 28 maggio il Comitato supremo per il petrolio dell'Arabia Saudita delibera la fornitura di greggio all'Eni. 12 giugno. L'amministratore delegato dell'Agip, Baldassarri, firma il contratto con la Petromin. Una clausola prevede però che l'accordo diventerà es~cutivo solo quando l'Arabia Saudita darà luogo ad un aumento di produzione del greggio. Il 17 l'ambasciatore italiano a Ryad riceve il contratto con la firma anche di Taher. 1 luglio. Il governo saudita decide di aumentare la pr'oduzione di greggio. L'8 entra in vigore il contratto con l'Eni. 9 luglio. L'Agip si impegna a pagare alla società Sophilau una provvigione del 7% sulla fornitura saudita. 12 luglio. Su richiesta di Craxi, incaricato di formare il nuovo governo, il Ministro delle Partecipazioni Statali Bisaglia scrive a Mazzanti chiedendo chiarimenti sulla provvigione. Una settimana più tardi Mazzanti risponde con una lettera in cui si dice che «dovrebbe essere escluso che vi siano coinvolti italiani». 13·luglio. Il responsabile finanziario dell'Eni, Leonardo Di Donna, scrive una lettera a Mazzanti incui esprime la propria opposizione alla decisione di offrire alla Sophilau una «garanzia» attraverso la consociata dell'Eni Tradinvest. Le motivazioni e la meccanica di questa «garanzia» costituiranno uno degli episodi più aggrovigliati dell'affare. 18 luglio. li Ministro per il Commercio Estero Stammati autorizza il pagamento della provvigione Sophilau. Il giorno seguente la Tradinvest Bank di Nassau (Eni) concede una garanzia sull'intero ammontare della provvigione alla Sophilau, società panamense che agisce per conto degli «intermediari». Solo il 24 Mazzanti autorizza però la Tradinvest a effettuare la Josef A/bes (Foto di Renate Ponsold) ti, i Garrone e le filiazioni nostrane delle sette sorelle non sono entusiasti e non lo è neppure il loro mentore, Bisaglia. È uno scontro violento di gruppi di potere. Le linee sono chiare: da un lato prezzi petroliferi controllati, un ruolo crescente dell'Eni; dall'altro liberalizzazione dei prezzi, greggio comprato a qualunque prezzo, grande spazio per le sette sorelle e per i privati italiani. E sono chiari anche gli schieramenti politici: Andreotti, i comunisti, la sinistra socialista da un lato; Bisaglia, Craxi, Donat Cattin dall'altro». L'Espresso appartiene al gruppo Caracciolo, il quale controlla anche il 50 per cento della Repubblica. li quotidiano di Scalfari seguirà in questa vicenda una linea non diversa da quella del settimanale. fl 20 novembre, cioè lo stesso giorno in cui il governo risponde alla Camera sull'Affare Eni, la Repubblica esce in prima pagina con «un'accurata indagine sull'argomento». Si tratta di una difesa dell'operato di Mazzanti in cui si confutano le rivelazioni degli accusatori «bruciando» anche i nomi dei quattro politici che secondo le voci sarebbero i beneficiari delle tangenti: Andreotti, Bisaglia, garanzia. La cifra «garantita» assomma a 120 milioni di dollari. Risulterebbe che Mazzanti lasciò all'oscuro circa l'esistenza della garanzia sia Bisaglia, sia il suo successore alle Partecipazioni Statali Lombardini. 31 luglio. Andreotti e Bisaglia incontrano Mazzanti per chiarire la questione della provvigione. Ma già 1'8agosto la questione si riapre: Lombardini chiede all'Eni una documentazione completa sul contratto. 5 settembre. Attraverso un'altra consociata Eni, la società panamense Ieoc vengono versati 3,5 milioni di dollari alla Sophilau. È la prima quota della provvigione. 3 ottobre. Viene chiesta all'Ufficio Italiano Cambi l'autorizzazione al trasferimento valutario relativo alla seconda quota della provvigione Sophilau. 17 ottobre. Le agenzie diffondono le notizie contenute in un articolo del setHarold Rosenberg (Foto di Renate Ponsold) timanale/l Mondo che rivela l'esistenza della «tangente» e avanza l'ipotesi che essa sia destinata a uomini politici. Il governo dirama una nota che «conferma la regolarità delle operazioni svolte». Il 20 Panorama anticipa a giornali e agenzie il contenuto del primo servizio sull'affare Eni: è l'inizio di più interrogazioni parlamentari. Poco dopo anche L'Espresso entrerà in campo con proprie rivelazioni. Verranno via via alla luce i nomi della Sophilau, della Tradinvest, dei possibili percettori arabi della tangente (i nomi fatti con più insistenza saranno quelli di Taher e di un personaggio di Claes O/denburg (Foto di Renate Ponsold) Cari Andre (Foto di Renate Ponsold) Stammati, Signorile. Eccezionalmente, l'articolo non è firmato. Successivamente lo stesso Scalfari, come si è visto, si impegnerà in una polemica sul ruolo che la stampa ha ricoperto nella vicenda. L'8 dicembre il quotidiano esce titolando la prima pagina Mazzanti sospeso dall'Eni/È stato Craxi ad accusarlo. li titolo del commento di Massimo Riva è ugualmente significativo: Al paese non basta un capro espiatorio. In seconda pagina, in un articolo di Giuseppe Turani, Le multinazionali sono vicine, si afferma che, dopo la decisione saudita di sospendere la fornitura, non resta che «aprire trattative con le compagnie multinazionali del petrolio (e con gli Stati Uniti nella cui area politica queste società gravitano) perché ci aiutino a colmare il nostro disavanzo petrolifero. È appena il caso di osservare che, questa essendo la sola e seria prospettiva, una volta che l'attività dell'azienda di stato sia stata bloccata, la nostra dipendenza dalle compagnie multinazionali è destinata ad aumentare enormemente con le conseguenze non solo economiche ma anche politiche che ne derivano». nazionalità iraniana, Mina). 15 novembre. La procura della Repubblica apre una inchiesta, affidata al sostituto Orazio Savia. 20 novembre. Il Ministro Sarti risponde alle numerose interpellanze parlamentari sull'affare Eni-Arabia Saudita. Nessuno degli interroganti si dichiara soddisfatto. 29 novembre. li Ministro Lombardini dichiara di fronte alla Commissione Bilancio della Camera: «Non posso .fornire la prova che le tangenti non rientrano in Italia». Nel corso della seduta-fiume sono interrogati anche Mazzanti e Di Donna. 4 dicembre. Cossiga chiede a L-0mbardini di aprire una indagine amministrativa sull'operato dell'Eni. Lombardini, che ha un colloquio con Mazzanti, risponde a Cossiga: «Lascio a te di considerare l'opportunità e la possibilità che si proceda alla sospensione temporanea del presidente dell'Eni». L'amministratore del Psi Rino Formica chiede la nomina di un commissario per l'Eni. 5 dicembre. Giunge la notizia che l'Arabia Saudita ha deciso di sospendere la fornitura di petrolio all'Eni. 6 dicembre. In una intervista alla Repubblica Mazzanti manifesta la sua intenzione di non dimettersi. La Corte dei·Conti apre una indagine contabile su eventuali irregolarità amministrati- _ve nell'affare. li giorno seguente Lombardini nomina una commissione di indagine amministrativa. 7 dicembre. Cossiga annuncia la decisione di sospendere Mazzanti dalla presidenza dell'Eni; ufficialmente, la sospensione ha carattere temporaneo in attesa dei risultati delle indagini in corso. Viene nominato commissario straordinario dell'Eni Egidio Egidi. 11 dicembre. Undici deputati della sinistra Psi si pronunciano in Parlamento per le dimissioni del ministro Lombardini. Il Pci deposita alla Camera una mozione di «censura» contro il governo per l'atteggiamento tenuto sul caso Eni. 17 dicembre. Inizia l'indagine conoscitiva della Commissione Bilancio e Partecipazione della Camera, su proposta del Pci. 19 dicembre. La Commlssione ascolta Aildreotti ,e Craxi. Da tutto ciò risulta evidente che anche La Repubblica si•è nettamente schierata a difesa di Mazzanti; già il 6 dicembre in un editoriale intitolato Un ministro irresponsabile ·aveva duramente attaccato il ministro Lombardini per la sua colpevole e negligente irresolutezza. Contestualmente lo stesso Scalfari aveva intervistato Mazzanti dando largo spazio alle sue argomentazioni. Il Corriere della Sera non è stato da meno di Repubblica: il 7 dicembre un'editoriale non firmato di prima pagina era seccamente intitolato Le dimissioni unica via d'uscita per il ministro delle partecipazioni. Era uno di una serie di editoriali iniziata 1'8 novembre. Tutti sono sostanzialmente tesi a stigmatizzare il comportamento del governo, mettendo contemporaneamente in rilievo l'importanza dell'accordo stipulato con l'Arabia Saudita. Questi editoriali costituiscono una notevole eccezione della attuale direzione del giornale, estremamente parca di interventi di questo tipo. Se queste sono dunque le testate che si sono, per molti versi, schierate su opposte posizioni, non meno interessante è l'esame dei giornali che hanno assunto una posizione per cosi dire intermedia. Il giornale della Confindustria, il Sole 24 Ore, ha mantenuto un discreto riserbo; tuttavia nella fase terminale è uscito allo scoperto con un fondo in cui si auspica il riempimento del «buco» saudita attraverso l'incremento dei prezzi per gli operatori petroliferi (6 dicembre). L'8 dicembre un editoriale siglato dal direttore, Fabio Luca Cavazza, si schierava nettamente a difesa del ministro Lombardini, respingendo la richiesta di dimissioni avanzata dal Corriere. Una linea ancora più «riservata» è stata quella tenuta dal giornale della Fiat La Stampa che ha alternato alcuni commenti di Giorgio La Malfa, critico verso l'operato dell'Eni con un corrosivo.fondo all'indomani della decisione saudita di blocco della fornitura; l'articolo, siglato v.g. (Vittorio Gorresio), mette sotto accusa tutta la classe politica italiana che «non ha uso di mondo» e che risulta viziata da un «maledetto italocentrismo partitico». Questo fondo susciterà le ire dell'Avanti! Mentre è assai facile· descrivere il comportamento tenuto dal giornale della Democrazia Cristiana, il Popolo e da quello dell'Eni, il Giorno, i quali hanno fatto di tutto per astenersi dall'affare e soprattutto dai commenti, più complessa è la casistica dei quotidiani comunisti. PaeseSera e l'Unità sono infatti passati progressivamente da un sia pur cauto appoggio a quanti volevano porre sotto accusa Mazzanti a una posizione più articolata. Un punto di svolta nella posizione dell'Unità, che inizialmente aveva polemizzato duramente con Scalfari è costituito dall'editoriale del 1 dicembre La verità, non lo scandalismo. ln sostanza, sia PaeseSera sia l'Unità propugneranno la linea dei «due scandali»: o Mazzanti è colpevole di aver distribuito tangenti a politici italiani, o la campagna di stampa contro di lui è ispirata da forze politiche ed economiche tagliate fuori dall'accordo con l'Arabia Saudita. Si tratta di una linea non molto dissimile da quella dello stesso Scalfari, anche se non vengono escluse irregolarità amministrative che di_per sé i comunisti giudicano gravi. li punto di approdo della posizione comunista è riassunto nell'editoriale dell'Unità del 6 dicembre (E l'Italia paga) in cui il principale bersaglio diventa il governo che «ha lasciato incarognire la situazione fino a renderla intollerabile per la controparte» saudita.
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