Università Cattedre «Quest'annfoaccio... » Francesco Alberoni, Ovidio Capitani, Franco Fornari, Gianfra co La Grassa, Benedetto Marzullo, Giorgio Prodi, Mario Vegetti Ecco le domande di Alfabeta ai docenti: I) Di quali discipline s;ete titolare e dove. 2) Quale corso farete quest'anno. 3) Eventuali souocorsi, seminari e altre iniziative didattiche. 4) Quali gruppi di ricerca saranno eventualmente in funzione, sia legati ai corsi che indipendenti. 5) Quanti collaboratori avete e che tipo di servizio didattico complessivo viene offerto agli studenti. 6) Cosa verrà richiesto agli studenti (esami, esercitazioni ecc.). 7) Quali libri base dovranno conoscere (eventualmente: il prezzo, la reperibilità). 8) Per quali ragioni (pedagogiche, scientifiche, ecc.) avete scelto i temi del corso. 9) Perché ritenete che tali temi siano da trattare oggi all'università. I O) Previsioni sul numero degli studenti e sulle loro risposte. Michelangelo Pistole/lo (Foto di Giorgio Colombo) Francesco Alberoni Sociologia (Milano) li mio è un programma di sociologia generale alla Facoltà di Scienze Politiche di Milano. Poiché l'insegnamento è diviso fra tre cattedre, una parte del corso sarà di tipo storico-istituzionale in comune con le altre due cattedre. Di questa non parlerò, per concentrarmi sulla seconda parte- quella specialistica o monografica - in cui espongo ciò che interessa veramente a me, il risultato delle mie ricerche, in cui trasmetto il mio modo di pensare e lo verifico criticamente. Il corso è un approfondimento ed uno sviluppo di ciò che, nel 1977, ho raccolto in Movimento e Istituzione. L'argomento è noto. Le strutture sociali in cui la solidarietà è, in qualche modo, articolata attorno a valori (le istituzioni) sono il prodotto di movimenti e i movimenti hanno un atto di nascita, lo stato nascente. Nell'incessante processo di trasformazione sociale può allora essere rintracciato un percorso di questo tipo: oltre una certa soglia il «disordine» delle istituzioni non può più essere controllato con mezzi ordinari. Allora avviene un «mutamento di stato> cioè entra in azione un nuovo sistema categoriale che produce un tipo particolare di esperienza e rigenera la solidarietà: è lo stato nascente. li movimento è il processo storico che va dallo stato nascente alla ricostituzione dell'istituzione qualunque essa sia. In quanto l'istituzione è stata costruita sulla base dello stesso sistema categoriale (che poi è andato perso nel processo di istituzionalizzazione e soprattutto, di quotidianizzazione) lo stato nascente rompe ma, nello stesso tempo, collega. li movimento è sempre riscrittura della storia, quindi è sempre collegamento di una origine mitica con un fine mitico della storia. A partire dal 1977 ho molto lavorato sul modo in cui i movimenti si costituiscono entro una tradizione. Nel corso perciò esporrò il processo con cui le «civilizzazioni culturali> più significative dell'occidente, cioè il cristianesimo, l'islam, il giudaismo e il marxismo (il buddismo ne è una alternativa) si sviluppano, mutano e si conservano attraverso i loro movimenti. Con una formula sintetica posso dire che una civilizzazione culturale è il prodotto dei suoi movimenti e delle reazioni ad essi. Esse perciò sono un repertorio di linguaggi appropriati ai diversi movimenti, prevedono «figure riconosciute di movimento> e «figure di trasgressione», meccanismi di controllo, ecc. Lo scorso anno avevo raccolto questo tipo di analisi sotto forma di dispense. Forse quest'anno uscirà una nuova edizione del libro Movimento e Istituzione che contiene anche questa parte, più una serie di precisazioni che mancavano nella prima edizione. Se uscirà, questo libro dovrebbe chiamarsi Movimento e istituzione secondo e passare da otto a dieci capitoli: 1) I due stati del sociale; 2) Teoria dello stato nascente: le precondizioni strutturali; 3) teoria dello SN: l'esperienza fon- <lamentale; 4) Teoria dello SN: la dinamica; 5) La formazione del gruppo (qui c'è un arricchimento del problema del capo carismatico); 6) L'istituzionalizzazione (con un arricchimento sul tema della democrazia); 7) Il progetto; 8) Il movimento (con esempi tratti dalla storia italiana e con un paragrafo sul controllo dei movimenti); 9) Le civilizzazioni culturali (con un capitolo sulle rivoluzioni e sul capitalismo); 10) La tradizione culturale dell'occidente. Se il libro sarà pronto Io darò da leggere e, in classe, verranno discussi solo alcuni punti cruciali o più controversi. In questo periodo sto occupandomi in modo particolare di due problemi solo accennati nelle mie opere precedenti. Il primo è quello della natura dell'istituzione. Sebbene ogni istituzione (pensiamo ad una setta) permanga solo se, di quando in quando, è rianimata da movimenti, la sua permanenza (per esempio per secoli) dipende anche dal modo in cui è costruita. Una istituzione capace di durare richiede un «lavoro sociale• che produce, anche attraverso atti apparentemente banali, una esperienza di tipo straordinario. Ogni istituzione è infatti custode della speranza e della promessa dello stato nascente e del movimento, ma in essa avviene uno scambio fra promessa e norma per cui, ubbidendo alla norma, si sperimenta la realizzazione della promessa e la si porta ad attuazione. D'altra parte l'istituzione non è solo una «degradazione• del movimento; essa è costruita, è prodotto di volontà. Lo straordinario-detto in altre parole - può manifestarsi (epifania) oppure può essere «raccolto• e «concentrato• in simboli, santuari. Una istituzione che dura per secoli deve mostrare all'opera questi meccanismi. Durante il corso vorrei parlare di queste cose usando materiale storico. In particolare penso di trattare il tema del «segreto» e dei rituali orgiastici. Questo mi serve per spiegare alcuni prodotti della cultura contemporanea da Marcuse a Deleuze a Guattari, a Vattimo. II desiderio senza oggetti stabili nel mio quadro teorico, può infatti comparire solo o come variante del buddismo o come festa (dionisiaca). · u n altro tema che vorrei accennare è quello della innovazione culturale. Finora non me ne sono occupato perché mi interessava descrivere la dinamica dei movimenti. Qual è però il rapporto fra innovazione culturale e movimenti? Che cos'è un movimento culturale? La mia impressione è che l'innovatore culturale sia - rispetto al capo carismatico - più eccentrico, più fuori dalle idee correnti del suo tempo. Egli trova davanti a sé qualcosa di incomprensibile (pensiamo a Galileo rispetto alla teoria scolastica, a Freud rispetto alla psichiatria, ad Einstein rispetto al caos della Termodinamica, ecc.) Egli però è anche l'erede di un mondo che muore. L'innovazione culturale è in qualche modo un «rifare il mondo• e in modo tale che gli ~omini ci possano abitare dentro. Qui prenderò i riferimenti di Mario Vegetti sull'origine della filologia greca, la creazione della Kabbalah di Luria e qualcosa di più recente (Il concetto di inconscio di Freud?). Come si vede, nel complesso esporrò lo sviluppo del mio pensiero, affrontando problemi lasciati da parte e nuovi «enigmi»che la teoriastessa fa sorgere. Non credo di fare esercitazioni perché sono da poco a Milano e non c'è nessuno che possa aiutarmi in questo compito: nessuno infatti conosce gli argomenti che tratto. Ci vorranno diversi anni prima che possa contare su qualche laureato in condizione di farlo. Ovidio Capitani Storia medioevale (Bologna) Premessa: il questionario è concepito in maniera da presupporre una contestualità accademica «normale•. Intendo «normale• quanto a sospensioni improvvise dell'attività didattica, dovute alle cause più svariate (occupazioni di aule, agitazioni del personale o degli studenti, consigli di facoltà bi-etrisettimanali, tributo all'esamificio universitario, che ha scadenze mensili ecc. ecc.). Questa premessa è necessaria per stabilire il grado di «reponsabilizzazione• personale del docente in relazione ai suoi compiti istituzionali. Non sembra - oltre tutto- «coerente• inquadrare l'attività del docente in una cornice definita e teoricamente accolta come istituzionale e negare, poi, l'istituzione: come da molte parti si pretende. S ono titolare della I cattedra di storia medioevale presso la facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Bologna dal 1968. Il mio corso si articola - da sempre - in tre parti: una istituzionale (storia generale, trattata, in aula per almeno venti lezioni, per grandi temi: fine del mondo antico; regni romano/barbarici; impero carolingio e feudalesimo; ecc. ecc.); una monografica (quella di quest'anno sarà dedicata agli aspetti della storia d'Europa tra VIII e IX secolo); una riguardante opere storiograficamente significative a scelta dello studente (in genere due opere, da scegliere tra una ventina). La scelta del corso monografico per !'a.a. 1979/80 risponde a due esigenze: la prima di stabilire le linee essenziali del processo di formazione di quella «prima unità europea- che è stato l'impero carolingio, al di fuori di mitografie storiografiche passate e recenti e secondo una prospettiva che sia realmente europea e tenga conto, quindi, della situazione politica, economica, sociale e, in specie, culturale (il mio corso è dedicato agli studenti di filosofia) nelle varie regioni dell'Europa occidentale e dell'impero bizantino, al di fuori di ogni esclusivismo «italico• circa le ragioni intime e le componenti di quella «unità europeait. La seconda - di carattere se si vuole immediato-di avere l'occasione per distinguere tra nascita dell'Europa e definizione occidentale di un certo quadro europeo franco/germanico. In tal modo credo di avere risposto anche alla terz'ultima e penultima domanda del questionario. Le lezioni di storia generale si terranno - quest'anno, attesa la circostanza del ritardo dell'inizio delle lezioni per concorde adesione alla sospensione dell'attività didattica per la questione dei precari - in ore diverse da quelle dedicate istituzionalmente al corso monografico: in tutto ci saranno 3 + 3 ore = 6 ore settimanali di lezione impartite direttamente da me; sono previsti tre seminari dedicati al commento di opere tra quelle proposte agli studenti. L'avvio di gruppi di ricerca - guidati .congiuntamente da me e da docenti più giovani (assistenti, contrattisti, borsisti)- è riservato agli studenti che abbiano «biennalizzato• il corso di storia medioevale per interesse personale o per ragioni di tesi di laurea. In questi gruppi di ricerca si affrontano temi specifici di esegesi delle fonti della storia medioevale, con ·traduzione (se fonti in latino, come per Io più avviene) e commento dei testi esaminati. Detti testi possono essere in relazione con l'argomento generale trattato: ma essendo rivo!ti a biennalisti, non si configurano necessariamente come «supporti• al corso monografico. In nessun caso il gruppo di ricerca svolge un lavoro che possa essere considerato sostitutivo del corso monografico previsto per gli studenti del I anno. Un contrattista e due assegnisti;
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