te e semplicemente negata per ragioni ideologiche e politiche. Come se. nella genesi del comportamento umano e nelle sue perturbazioni. questi due fattori dovessero escludersi mutuamente. In una serie di dibattiti. sulla scuola. sulla psichiatria. sulla condizione dei sessi. si vedono contrapposte in questo modo due posizioni estreme. due atteggiamenti opposti. l'una formata dai partigiani della «cera vergine». l'altra da quella dei partigiani della «fatalità genetica». Per i fautori della cera vergine. le attitudini mentali dell'essere umano non hanno assolutamente nulla a che fare con la biologia e l'ereditarietà. È tutta una questione di cultura. di società. di apprendimento. di condizionamenti e di modi di produzione. Scompare così ogni diversità. ogni differenza di ordine ereditario nelle abitudini e nei talenti degli individui. Contano solo le differenze sociali e le differenze d'educazione. La biologia e le sue costrizioni si fermano di fronte al cervello umano! In questa forma estrema. questa tesi è semplicemente insostenibile. L'apprendimento altro non è che la messa in opera di un programma per l'acquisizione di certe forme di conoscenza. Non si può costruire una macchina per imparare senza scrivere nel suo programma le condizioni e le modalità di tale apprendimento. Una pietra non impara e animali differenti imparano cose differenti. I dati della neurobiologia mostrano come i circuiti del nostro sistema nervoso che sottendono le nostre capacità e attitudini siano. almeno in parte. biologicamente determinati dalla nascita. I sostenitori della cera vergine si comportano un po' come i vitalisti del XIX secolo. Per questi ultimi. gli esseri viventi non dipendevano dalle leggi della fisica e della chimica. che si applicavano solo ai corpi inerti. ma da una misteriosa forza vitale. Oggi. la forza vitale è scomparsa. Come i corpi inerti. gli esseri viventi ~bbediscono alle leggi della chimica. Semplicemente. obbediscono anche ad altre leggi: devono soddisfare altre necessità di nutrizione. di riproduzione. di variazione. ecc .. che non hanno alcun senso nel mondo inanimato. Nell'essere umano. ai fattori biolog~cisi sovrappongono fattori psichici. linguistici. culturali. sociali. economici. ecc. Non si può render conto di un insieme tanto complessivo mediante un solo. o anche mediante una serie. di saperi frammentari. a ciascuno dei quali sarebbe assegnato un coefficiente particolare: se lo studio dell'uomo non può ridursi alla biologia. esso non può neppure prescinderne. non più di quanto la biologia possa prescindere dalla fisica. Si può misurare l'intelligenza? La posizione opposta. quella della fatalità genetica. che attribuendo all'ereditarietà la quasi totalità delle nostre attitudini mentali nega in pratica qualsiasi influenza dell'ambiente. ogni seria possibilità di miglioramento mediante l'allenamento e l'apprendimento. appare dunque altrettanto insostenibile. Nella sua versione moderna. questa tendenza si fonda soprattutto sulla misurazione di ciò che viene chiamato quoziente intellettuale o 01. e della sua ereditarietà. Il significato del 01. ciò che esso misura. la possibilità stessa di concepire prove libere da ogni costrizione culturale. tutto ciò ha costituito e costituisce ancora l'oggetto di appassionati dibattiti. Senza voler entrare in queste discussioni. vorrei semplicemente segnalare lo stupore del biologo di frone al principio stesso del QJ. Come si può sperare di quantificare ciò che è designato dall'intelligenza globale - che non riusciamo neppure a definire chiaramente e che comprende elementi del tutto eterogenei. come la rappresentazione che ci si fa del mondo e delle forze che lo presiedono. la capacità di reagire a varie congiunture. la larghezza di vedute. la rapidità nel cogliere tutti gli elementi di una situazione e di prendere unadecisione.lacapacitàdimisurare le conseguenze di una decisione. il potere di svelare analogie più o meno nascoste. di paragonare ciò che a prima vista non è comparabile e molte altre qualità - come si può sperare di quantificare un simile insieme di proprietà tanto complesse con un valore semplice che varia regolarmente lungo una scala che va da 50 a 150? Alcuni paiono credere che. per avere un procedimento scientifico. basti misurare qualsiasi cosa. poi infornare i dati così ottenuti m un computer. Come se. nel dialogo fra teoria ed esperienza. la parola spettasse anzitutto ai fatti. Come se incolonnando dati. e sottomettendoli a qualche trattamento statistico. si avesse una qualche possibilità di ottenere dei principi generali. di trovare qualche legge di natura. Una simile tendenza. che spesso si osserva in quelle che potremmo definire scienze non naturali. è completamente erronea. Nel procedimento scientifico. è sempre la teoria a dire la prima parola. I dati sperimentali possono essere acquisiti e assumono significato solo in funzione di questa teoria. Di fatto. sul comportamento dell'essere umano. sulle sue attitudini mentali e sull'interazione fra ereditarietà e ambiente la biologia non ha oggi nulla da dire; e questo per la seguente ragione: il metodo della genetica consiste nel dedurre. a partire da ciò che si vede. i caratteri osservabili. ossia il fenotipo. ciò che; è nascosto. lo stato dei geni. ossia il genotipo. Tutta la conoscenza che abbiamo dell'ereditarietà. tutte le acquisizioni della genetica classica e della biologia molecolare. si basano su questo principio. Questo metodo funziona benissimo quando il fenotipo riflette più o meno direttamente il genotipo. È il caso. per esempio. dei gruppi sanguigni o di certe malformazioni ereditarie che si possono se_guiredi generazione in generazione. E anche il caso di certe malattie che paiono legate alla costituzione genetica dell'individuo. E il più delle volte questo legame ha un carattere non di fatalità. ma di probabilità statistica: se le condizioni di vita sono le stesse. un particolare cancro o una particolare poliartrite insorgeranno più spesso fra i portatori di certi genotipi piuttosto che fra altri. Il gioco del biologo e del culturale In compenso. i metodi della genetica non si applicano bene allo studio del cervello umano e delle sue prestazioni. Da una parte. la logica dello sviluppo embrionale. il modo in cui è posto in esecuzione il programma genetico inscritto nei cromosomi dell'uovo. resta sempre in un mistero pressoché totale. Non si sa ancora come i geni presiedano alla formazione di un piede: che dire allora del cervello! Dall'altra. le prestazioni intellettuali che si possono osservare in un individuo non riflettono direttamente lo stato dei geni. Esse riflettono lo stato delle molteplici strutture che intervengono fra il genotipo e il fenotipo. strutture nascoste nel più profondo del cervello che funzionano a diversi livelli di integrazioSotto il nome dellascienza Mauric Ouverger N e/ dibattito sulla «nuova destra» sono stati dimenticati due elementi essenziali. Secondo i costumi propri alla Repubblica delle Lettere si sono privilegiatiper primo gli ideologi, trascurando i tecnici. In realtà, ci sono due nuove destre. Per il momento, i nuovi economisti sono più importanti dei nuovi teorici de/l'intelligenza ereditaria e del ritorno alla gerarchia degli ariani. Attorno a Jean-jacques Rosa, Florin Alta/ion, Pascal Sa/in, Emi/e Claessen, tutta una équipe di professori de/l'Istituto di studi politici di Parigi, della Scuola superiore delle scienze economiche e sociali, de~'Università di Dauphine, di Aix-en-Provence, di Orléans, ha introdotto in Francia, previo un maggiore o minore adattamento, le idee di Chicago. Essi sono raggruppati in una «Associazione per l'economia delle istituzioni» che organizza convegni, pubblica libri e anima ogni anno un 'università estiva nella città del re René. Discepoli di Mi/ton Friedmann, ne condivino le concezioni monetariste, formulate vent'anni fa. Ma il loro pensiero va largamente al di là di questo punto centrale. Essi inclinano a ciò che si potrebbe chiamare un «paneconomismo». Uno di essi, Henri Lepage, riconosce che la nuova economia «è incontestabilmente imperialista», e la definisce «uno strumento scientifico a vocazione più universale[ ...] che permette non soltanto di esplorare i fenomeni monetari e produttivi. ma anche l'insieme dei comportamenti umani in società. siano essi individuali o collettivi. di mercato o no. e ciò a partire da una ipotesi semplice e empiricamente verificabile del comportamento individuale. quella dell'homo economicus». Niente è gratuito. Ogni comportamento, ogni decisione, ogni attività ha necessariamente un «costo di opportunità», definito dal montante delle soddisfazioni che avrebbe apportato, nello stesso tempo, un altro comportamento, un'altra decisione, un'altra attività. Si possono così analizzare le relazioni dei partiti politici sul «mercato elettorale», la divisione del lavoro tra l'uomo e la donna nella vita familiare e - perché no? -la sceltafra la fedeltà coniugale e le scappatelle, tra il mare e la montagna, tra la partecipazione a un rito religioso o la visita a un museo: il problema essendo quello - nawralmente - di valli/are i diversi tipi di soddisfazione. I nuovi economisti volgono per lo più i loro metodi alla valli/azione degli interventi dello Stato, che considerano con la più grande diffidenza. Queste teorie esercitano sul potere una influenza maggiore della nuova ideologia del G. R.E. C.E edei suoi portavoce: verso lametà degli anni settanta la maggioranza di governo ha operato una svolta capitale. Si è con venila al neo-liberalismo, abbandonando il modello keynesiano che aveva dominato la visione economica da Paul Renaud sino a George Pompidou. A partire dal 1945, quel modello aveva formato molte generazioni di baroni universitari, dato un fondamento ideologico allemaggioranze centriste della V Repubblica epermesso ai gollisti di fare la politica co/bertistache esso sollecitava. li ritorno all'homo economicus corrisponde all'orientamento fondamentale del giscardismo. Per quanto distanti tra di loro, i nuovi economisti e i nuovi ideologi hanno tuttavia un elemento in comune, che condividono con il marxismo: l'illusione della scienza. I primi si proclamano adepti di un «liberalismo scientifico». / secondi si basano sul «messaggio rivoluzionario di trecento tra i più grandi scienziati inglesi e americani: i sociobiologi». Gli altri pretendono di esprimere un «socialismo scientifico». In effetti, la riflessione di costoro si svolge in campi in cui la scienza è ancora poco sviluppata, in cui non sono molte le cose di cui può dirsi certa e dove le sue ipotesi e i suoi modelli sono più approssimativi e fragili che altrove. Quando Engels affermava che «il socialismo è divenuto una scienza che si tratta adesso di elaborare nei suoi particolari», condivideva le speranze di un'epoca positivista. Gli amici di JeanJacques Rosa e quelli di Alain de Benoist non hanno questa scusa. I primi non possono dimenticare che i migliori economisti non hanno mai contestato la debolezza della loro disciplina. La più avanzata delle scienze sociali dopo la demografia resta molto indietro alle scienze della natura. li rilevamento di tulle le contraddizioni nell'analisi della grande depressione degli anni '30 rendesceuici sulla sua capacità di risolvere la crisi a/tua/e. I progressi compillli nel/'.ultimo mezzo secolo sono considerevoli. Tuuavia non permel/ono ancora di raggiungere un controllo soddisfacente dei meccanismi della produzione, dello scambio e della distribuzione. Estendendo il campo della disciplina, il paneconomismo non la rende affatto più precisa. I neo-liberisti non sono né più né meno sicuri della loro scienza dei keynesiani, e non hanno ouenlllo risultati migliori. La pretesa della nuova destra attuale è ancora meno scusabile. li suo maggiore rappresentante manifesta una grande ammirazione per Popper, il quale nega alle discipline sociali e wnane il caratieredi scienze, essendo le ne. Ignoriamo completamente la relazione di tali strutture con i geni. e non vi ahhiamo ancora alcun a~cesso. È evidente che l"ereditarietà svolge un ruolo nell'elahorazione di queste strutture: sono noti i danni che possono comportare certe mutazioni e anomalie cromosomiche. È del pari evidente che queste strutture si sviluppano sotto l'effetto dell'amhiente: si conoscono bene anche i danni che comporta la mancanza di attenzione e di affetto nel bambino. Sono necessari tutti i quarantasei cromosomi umani per ·imparare una qualsiasi lingua e non la si può imparare sufficientemente bene né troppo presto né troppo tardi nella vita. Non è concepibile che questi cromosomi determinino semplicemente la produzione di una massa di neuroni la cui quantità finirebbe per generarne la qualità. È necessario che esista già un certo livello di organizzazione. un minimo di circuiti già pronti. per consentire al bambino di cogliere i fonemi e capire le parole. di riutilizzarle combinandole in modo nuovo e di modulare così il suo sviluppo intellettuale in risposta alle influenze esterne. Ciò che sembra più verosimile è che. per tutta una serie di attitudini mentali. il programma genetico impianti quelle che si potrebbero definire «strutture di raccolta» che permettono loro asserzioni non «falsificabili», cioè susceuibili di essere confutate da/l'esperienza. Questo logico implacabile ritiene che esse possono solo avanzare dei «punti di vistaseleuivi». Per lui non sono che delle «socio-tecniche oppor11miste»chepermettono al massimo dei bricolages di de/taglio e niente più. Per sfuggire a questa critica, i nuovi ideologi hanno spostato la questione sul terreno delle scienze fisiche o, più esauamente, su quello di uno strano accoppiamento tra queste e le scienze umane. La politica dovrebbe essere fondata sulla «sociobiologia, la scienza del/'011imalitàdel successo riproduuivo e dei rapporti di parentela al servizio dell'evoluzione», basata sulla teoria secondo cui tutti gli esseri viventi tendono a «ollimalizzare» i loro benefici, dei quali il più prezioso è quello di pervenire a trasmettere i geni, cioè quelle particelle che determinano l'eredità. Eccoci di nuovo agli economisti e al loro costo di opportunità. Alcuni americani non si sono sbagliati a giustificare il loro neo-liberalismo «scientifico» con la sociobiologia. Strumenti di analisi a carattere metaforico Nella misura in cui questi schemi conceuuali permettono di spiegare l'evoluzione delle specie dall'ameba all'Homo sapiens, possono essereaccolti, a condizione di prenderli per quello che sono: strumenti di analisi a carattere metaforico che aiwano a capire i fatti, ma non li descrivono. Dire che l'organismo non vive per se stesso, che la sua funzione primaria non è di generare altri organismi ma di riprodurre dei geni e di servire loro da veicoli temporanei, è andare oltre il linguaggio figurato per suggerire una finalità che risiede solamente nello spirito di colui che l'invoca. Pretendere che la disposizione all'altruismo sia tanto più grande quanto più grande è l'investimento che si possiede nei geni del benificiario - il padre che si sacrificaper il figlio piuttosto che per uno sconoscilllo - è semplicemente un gioco di parole. La sociobiologia è una fumisteria quando cessa di essere un modello di analisi de/l'evoluzione delle specie per giustificare il dominio delle élitesgenetiche. T1111q0uesto risuscital'avventura di Vacherde Lapouge che dissotterrava freneticamente i cadaveri e ne misurava i loro crani al fine di legittimare i privilegi di una aristocrazia che Gobineau faceva discendere dai conquistatori germani, quegli ariani dolicocefali che avevano apportato lacivilizzazione agli occupanti primitivi, i brachicefali inabissati nella loro barbarie. Ogni epoca si fabbrica i sociobiologi che le servono. La scienza può illuminare le scelte politiche ed economiche, ma non può sostituirsi ad esse. Non esiste un liberalismo scientifico, un socialismo scientifico, una nuova destra e una nuova sinistra scientifiche. li liberalismo, il socialismo, la destra, la sinistra hanno a che fare soprattutto con l'etica. L 'illusione della scienza serve a dare alle dottrine che la invocano un 'aworità che non meritano, mascherandole di una oggeuività fasulla che fa sorridere gli scienziati. (Traduzione di Vincenzo Bonazza) ai hamhino di reagire al proprio amhiente. di riscontrare delle regolarità. di memorizzarle. poi di combinare gli elementi in nuovi assemblaggi. Con rapprendimento si affinano e \1 elahorano poco a poco queste strutture nervose. È allora per una costante interazione fra biologico e culturale durante lo sviluppo deÌ hambino che possono maturare e organizzarsi le strutture nervose sottese :,ne prestazioni mentali. In uno schema simile. è chiaro che attribuire una frazione delle strutture finali alrereditarietà e il testo alrambiente non ha senso. Non più del domandarsi se l'attrazione di Romeo per Giulietta fosse di origine genetica o culturale. - - Il mio dissimile, mio fratello La vecchia disputa sulrinnato e l'acquisito si riaccende dunque per ragioni non scientifiche. ma ideologiche e passionali. La biologia serve solo come cauzione. Da una parte è attaccata da coloro che criticano l'ordine sociale con maggior veemenza. e vogliono che essa ponga freno alla ricerca pura per venire in soccorso dei deboli e degli sfruttati. Dall'altra è utilizzata da coloro che difendono accanitamente questo stesso ordine sociale. e che per giustificarlo invocano un preteso ordine biologico strutturato in modo da classificare gli individui. selezionarli. valutarli in rapporto a ciò che essi considerano come norma. cioè se stessi. È allora raro che si consideri la diversità genetica per quel che è: uno dei principali motori dell'evoluzione. un fenomeno naturale senza il quale non saremmo di questo mondo. li più delle volte. questa diversità è considerata sia come oggetto di scandalo. sia come mezzo d'oppressione. Per un singolare equivoco. si tende a confondere due nozioni distinte: l'identità e l'uguaglianza. L'una si riferisce alle qualità. fisiche o mentali. degli individui; l'altra ai loro diritti. sociali o giuridici. La prima dipende dalla biologia e dall'edùcazione; la seconda. dalla morale e dalla politica. li nocciolo della questione sta sicuramente in questo secondo aspetto. sia che si voglia fondare l'uguaglianza sull'identità. sia che. preferendo l'ineguaglianza. la si voglia giustificare mediante la diversità. Come se l'uguaglianza non fosse stata in•.'entata proprio perché gli esseri umani non sono identici. È un po' come per la bellezza delle donne: se tutte le donne fossero ugualmente belle. non ci sarebbero belle donne. Così. se tutti gli uomini fossero simili come gemelli monozigoti. la nozione di uguaglianza non avrebbe nessun interesse. Ciò che le conferisce valore e importanza è la diversità degli individui. le loro differenze nei campi più vari. Sul nostro mondo pesa la minaccia della monotonia e dell'uniformità. La straordinaria varietà che gli uomini hanno conferito alle proprie credenze. ai propri costumi. alle proprie istituzioni diminuisce ogni giorno. Sia che i popoli si estinguano fisicamente. sia che si trasformino sotto l'influenza del modello imposto dalla civiltà industriale. molte culture sono in via di estinzione. Per fortuna. sino ad ora la diversità genetica ha avuto la meglio sulle manipolazioni umane. Malgrado alcuni tentativi rimasti nella storia come mostruosità. l'eugenetica non è che una parola. Per grandissima fortuna. non c'è nessuna possibilità che gli ingegneri genetici riescano in breve tempo a rimodellare i nostri cromosomi in base a una legge necessariamente arbitraria. li «migliore dei mondi» non è troppo vicino. Fino a prova contraria. l'uso del sesso resta il mezzo più sicuro per fare bambini. Così. ancora per molto tempo i geni che costituiscono il patrimonio della specie continueranno ad unirsi e a separarsi per produrre quelle combinazioni sempre effimere e differenti che sono gli individui. Questa diversità. questa combinatoria infinita che rende unicoognunodi noi è ine• stimabile. Essa costituisce la ricchezza della specie. le conferisce le sue potenzialità e rappresenta il sale della vita. «Ti amo perché differisci da me». dice Gide a Nathanael; «Amo in te solo ciò che è diverso da me». (Traduzione di Maurizio Ferraris)
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