' eun Omiar? CoUoquio aU'Unesco di Parigi, 23/24 giugno 1979 «Prospettive della psianalisi» n. I. Venezia. Marsilio ed .. 1978 «Psicoanalisi, dinia, insegnamento» n.2. Venezia. Marsilio ed .. 1978 «Lembi di reale» n.3. Venezia. Marsilio ed .. 1979 «Bulletin périodique du Champ freudien» Nn 12/I8. édité par lysediffusé avec Ics éditions du Seuil. Paris. 1979 1123 e 24 di questo giugno la sede dell'Unesco di Parigi ha ospitato il primo «Colloque» organizzato da Ornicar?. la rivista del campo freudiano diretta da J. Alain Millere legata al dipartimento di psicoanalisi della università di Vincennes. Fame un resoconto. sia pure parziale. pu~ servire a guidare alla lettura degli atti di prossima pubblicazione e a uno sguardo retrospettivo ai diciotto numeri già editi della rivista rispetto ai quali il convegno ha rappresentato un momento di riflessione e riarticolazione di nodi problematici; è uno spunto. infine. per tentare di cogliere i punti di coagulo di una ricerca che. se centra la clinica lacaniana. irradia costantemente zone di sapere di discipline diverse. Coll'incoraggiare la collaborazione di studiosi e ricercatori non analisti si è prodotto un confronto che rimette costantemente in causa lo statuto epistemologico di una psicoanalisi sempre programmaticamente in bilico tra arte e scienza. formulazione teorica e suo disfacimento. costruzione e rifondazione. ma ferma comunque nell'assoluta particolarità del suo oggetto: il soggetto decentrato dell'inconscio freudiano. In quest'occasione interlocutrici privilegiate sono state. non a caso e ne vedremo il perché. le matematiche. È da diversi numeri che la rivista ospita articoli di matematici e l'ultimo numero degli «Analitica». volumi-supplemento della rivista. uscito contemporaneamente al convegno. contiene due testi inediti di Dedekind. matematico tedesco del secolo scorso. presentati da Jean Desanti (R. Dedekind. considerato insieme con G. Cantor padre dei matematici 'moderni'. proponendo dei concetti come Insieme infinito. Corpi. Ide!11ih. a dato un enorme contributo alla costituzione dei concetti o procedure specifiche della Teoria degli Insiemi ma anche all'Algebra ed alla Topologia generale). Le relazioni dei matematici hanno occupato la parte centrale del convegno e. per la curiosità e l'interesse che hanno risvegliato. si è deciso di organizzare per il futuro una giornata specificamente dedicata al confronto psicoanalisi-matematica. Conseguenza naturale e necessaria. dettata dall'uso lacaniano della topologia. di figure come quelle del materna e dell'algoritmo che. se attingono al campo matematico. si sottraggono all'ideologia scientifica che le sottende. vale a dire alla pretesa La psicoanalisi risvegliQ,c; .~.ontronatura immaginaria dell'armoniosa divinità del numero. al sogno della sua perfezione; trasferite sul terreno incerto e accidentato della psicoanalisi le formule matematiche sono costrette a rinunziare all'universalità. all'esaustività come al miraggio di una loro decifrazione che ne esaurisca il senso. Se qualcosa in psicoanalisi sfugge costantemente alla cattura definitoria. se qualcosa dell'ordine dell'impossibile mette in scacco un sapere totalizzante. unitario. conclusivo. se insomma la posizione dell'analista è quella di rinunzia alla completezza della teoria. questo è da ascriversi a ciò che Lacan indica come registro del Reale. Da questo punto di vista la progressiva «matematizzazione» lacaniana è il modo di accostare. in questa fase della ricerca. questo «reale» e di trasmetterne qualcosa. Assumere però questa linea di tendenza come dato. senza metterla in discussione. come invece si va facendo. sarebbe solo un «lacanismo». con tutto ciò che di deteriore questo termine comporta; oltre a costituire un radicale fraintendimento della logica dell'insegnamento di Lacan. Non c'è quindi «materna» della psicoanalisi che non è né può essere scienza esatta; Lacan. però. ha costruito i suoi materni. Che uso fame. se è possibile fame un uso? Che usi o che altri usi è possibile fare delle matematiche? A partire dalle origini. quale logica ne ha guidato le prime formulazioni? Domande che la rivista e i suoi collaboratori si pongono. Il numero 16 di Ornicar? indaga ad esempio sull'aritmetica indiana e A. Markov vi definisce il concetto di algoritmo. quello successivo (17-18) ritorna sui matematici greci e pubblica il manoscritto inedito con cui A.F.Mobius presentò alla comunità scientifica le note d'introduzione al suo famoso «nastro» (la superificie detta «nastro di Mobius» fa parte ormai della teoria lacaniana). Il convegno. per la presenza contemporanea di analisti. topologi. informatici. linguisti. ha rilanciato e moltiplicato le questioni. a volte con scambi inaspettati di posizioni: coll)e nel caso del matematico Desanti che. parlando del soggetto in matematica. dell'io matematizzante che annunzia una dimostrazione. ne ha proposto il decentramento; ha sostenuto che l'«io pensante» della matematica che si pretende autonomo. autoregolato. non lo è affatto; che preso al contrario in regole già determinate non fa che «mimare» discorsi già dati che può solo riattivare; che si tratta di un io che procede passo a passo su un cammino né sicuro né luminoso. rischiando ogni volta delle scelte nelle invenzioni o reinvenzioni della teoria. Il fatto è che è proprio in questo movimento verso qualcosa designato come sintesi - e mai raggiunta-che persiste l'enigma e fa insistere la ricerca. Un soggetto catturato quindi. preso dall'ordine del discorso. del numero. della lettera. Posizione affatto speciale per un matematico. o almeno così si crede generalmente. quella di denunziare l'impossibilità del proprio campo teorico e la impotenza di chi vi indaga. anche se Desanti ha assicurato che non si tratta affatto di questioni trascurate dagli esperti del settore. Per quanto riguarda l'uso della topologia (ma occorrerebbe domandarsi qual è il suo statuto attuale dato che la topologia generale da 15-20 anni non interessa più. almeno tendenzialmente. i matematici) in psicoanalisi. si è invece sottolineato il rischio che l'applicarla nasconda la pretesa di simbolizzare l'impossibile. proprio quel residuo cioè non esauribile che va ascritto al campo del reale. La topologia. però. ha ribadito qualcuno. avrebbe solo la funzione di tradurne qualcosa. non di simbolizzarlo. È proprio al reale che Lacan ha tendenzialmente assimilato il nodo borromeo. ha detto J .A. Miller. Questo reale non simbolizzabile richiama alla impossibilità di una teoria comprensibile. che possa trasmettersi «tutta». che possa essere. una volta per tutte. formulata. Posizione dello psicanalista e trasmissione del reale Il concetto (ma definirlo tale è. a rigore. improprio) di reale. l'uso delle matematiche. la trasmissione della teoria psicoanalitica si legano insieme in un intreccio problematico che caratterizza questa positiva fase di impasse della ricerca di scuola lacaniana. Ferma restando l'irrinunziabilità di una posizione. quelia dello psicoanalista o piuttosto della specificità del discorso cui deve restare fedele: essere causato da e non essere causa del discorso; essere e sapersi effetto di una catena significante per cui gli sfugge - perché inattingibile - irrimediabilmente. la causa e la «cosa» ultima. Una causa. peraltro. in-esistente dato che Lacan la definisce ex-sistente. che persiste cioè fuori simbolizzazione. È il reale che. in ultima analisi. sostiene e marca l'etica del discorso psicoanalitico. Risultano così particolarmente congrui almeno tre dei temi generali affrontati nelle relazioni del convegno e raggruppati nei titoli 1) Posizione dello psicoanalista; 2) Deconcettualizzare la psicoanalisi; 3) L'uso dei nodi. Il Reale. insomma. ha fatto la parte del leone. Su questo concetto J.A. Miller ha costruito la sua relazione con una proposta di lettura di quella che ha definito la terza fase dell'insegnamento lacaniano formulando. in una logica serrata. il punto più vivo della ricerca di Lacan e dei suoi allievi. Nota di sapore - ma non poi tanto - giornalistico: poggiata sul tavolo. davanti ai relatori di turno. una piccola sveglia suonava implacabilmente ogni quarto d'ora. il tempo fissato per ogni comunicazione. Ed è proprio sulla funzione di svegliao risveglio prodotta dall"incontro col reale che Miller ha cominciato col proporre la sua lettura delle tappe dell"insegnamento di Lacan. Distinguendo tre fasi successive dei «Seminari» (identificazione dell'immaginario. sistematizzazione del simbolico. incontro del reale) ha introdotto. con una lettura in parallelo del testo di Freud e di quello di Lacan. un confronto tra il concetto di reale e la funzione di «risveglio». Ha ripreso l'analisi lacaniana di un sogno del capitolo VII della Interpretazione dei sogni (il sogno di uri padre che si addormenta esausto vegliando il suo bambino morto e sogna quest'ultimo che gli dice: «Padre. non vedi che brucio?». Intanto nella realtà davvero. nella camera ardente Il accanto. un cero rovesciato aveva prodotto un inizio di incendio) in cui si dimostra - laddove Freud si limita a dire che è per continuare a dormire che si sogna - che il vero risveglio consiste nella continuazione del sogno. cioè nella possibilità che esso offre al soggetto di approssimarsi a ciò di cui non vuol sapere nulla; a toccare un punto di quel «risveglio» al reale. impossibile a sopportare. assolutamente contrario e discordante con il risveglio propriamente detto. cioè col passaggio dal sogno alla realtà; passaggio «naturale» alla realtà quanto contro natura e masochista è l'accostarsi al reale. punto di fuga indicibile di cui però la psicoanalisi deve testimoniare giacché la clinica ne rivela la persistenza. La presenza dell'analista. in questo senso. alleata a ciò che il reale mette ingioco. deve rendere possibile questo 'incontro.' cioè risvegliare al reale. La funzione delle famose sedute brevi di Lacan. tanto chiacchierate e cui può appena darsi il nome di sedute- ha proposto Miller-non è per caso quella di provocare una qualche «impazienza» in quel paziente che è l'analizzante. Non servono forse a ispirare il duro desiderio del «risveglio». a impedire che il soggetto si soddisfi. che provi piacere? Offendere il piacere sarebbe il modo. paradossale. di Lacan di soddisfare il principio di piacere. di dare appoggio alla ripetizione. di opporsi al benessere. alle ingannevoli illusioni di felicità proposte dalla filosofia ma anche da una certa psicoanalisi suggestiva. saggia. che sostiene identificazioni rassicuranti con un analista installato in una cieca posizione di soggetto supposto sapere. Si potrebbe allora leggere la storia del movimento psicoanalitico come lotta tra due vie: la psicoanalisi che «addormenta» e quella del «risveglio». quella che si abbandona alla saggezza-e promuove l'identificazione all'analista - e quella che dà appoggio alla ripetizione e soddisfa un paradossale bisogno di scacco. l'incontro col Reale sempre mancato. È a partire dal seminario Xl che il termine di «reveil» insiste nel testo lacaniano. Un «bambino impossibile»: metapsicologia e phantasieren freudiano Tentare una definizione dello statuto e della funzione del reale lacaniano ha significato sottolineare che il farlo agire costituisce il cuore. l'essenza della clinica e insieme contribuisce a definire retica - il costume. il modo. la qualità dell'intervento - dello psicoanalista. Ma come parlarne-concettualizzarlo. trasmetterne - se è «impossibile». «indicibile». fuori simbolizzazione. senza rischiare di farne un'essenza metafisica e una verità ultima? Che vuol dire deconcettualizzare la psicoanalisi rimettendone costantemente in causa la teoria? Perché ricorrere alle formalizzazioni matematiche? Paul Laurent Assoun ha tentato una risposta argomentando sul senso del termine «metapsicologia» in Freud e proponendo di leggerlo come la teoria di Freud ma non come la teoria tout-court; come sembra suggerire Freud stesso che la definisce «il suo bambino impossibile» la cui gravidanza è risultata interminabile. Se una teoria complessiva è impossibile. ma esiste un corpus teorico della psicoanalisi. ciò che si teorizza è legato alla attività di «fantasmatizzazione» con quanto questo termine comporta di soggettivo. personale. legato alla singolarità della propria pratica ed ad un particolare desiderio. La teoria psicoanalitica è legata a questa «fantasmatizzazione» - d'altro canto indispensabile alla speculazione - del suo fondatore. Analogamente la topologia lacaniana sarebbe erede del desiderio e del progetto che investe la metapsicologia freudiana. nel senso che la realizzerebbe superandola. Se la proposta di Assoun è stata quella di indagare sulla «fantasmatizzazione» freudiana che impregna la sua costruzione metapsicologica. analogamente si potrebbe investigare sul «fantasmizzare» di Lacan che impre- • gna la sua topologia; si potrebbe indagare insomma sul desiderio di Lacan come su quello di Freud. Non si può dire che questa direzione non sia stata presa: le scissioni interne alla scuola lacaniana cosi come le opere in odore di eresia (quelle ad esempio che le edizioni SeuiInon pubblicano. come i libri di Luce Irigaray tanto per citarne i più conosciuti) contengono delle tesi che vanno in questo senso; è naturalmente inevitabile che vi si mescoli qualcosa dell'immaginario di chi scrive fondamentalmente riferibile al transfert con il caposcuola. cioè Lacan. La proposta del relatore si è arrestata comunque all'indicazione di indagare sulla «fantasmatizzazione» freudiana. Ma forse di quest'arresto si può sospettare qualche ragione più sottile: la difficoltà di un'indagine sul desiderio che informa l'elaborazione lacaniana che non è situabile in parallelo ed in analogia con quella freudiana. Se infatti all'epoca del famoso «Discorso di Roma» del 1953 si poneva con urgenza la necessità di una riconcettualizzazione della psicoanalisi. di una rivificazione di un testo freudiano ormai sclerotizzato e appannato dall'insufficienza dei suoi successori (l'impresa enorme perseguita nella prima fasedei «Seminari» in maniera più serrata). la terza fase - scrittura topologica del Reale come legame tra simbolico e immaginario- impone necessariamente lo scacco del sogno teorico di Freud. In questo senso la topologia lacaniana realizzerebbe paradossalmente. proprio col negarne la possibilità. la speranza freudiana. Non c'è teoria nel
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