Alfabeta - anno I - n. 5 - settembre 1979

.,.., . la censura èun'idra, tagliunatesta@,NcJrlescondoue 11 testo seguente riproduce, abbreviata, la comunicazione di Oskar Negt alla terza sessione del Tribunale Russell tenutasi in Germania 0cc. (Heidelberg) nell'autunno del 1978. [...] Non conosco nessun paese al mondo che sia al riparò da questa fondamentale incongruenza: dichiarare nella Costituzione la negazione della censura e utilizzare la censura nella realtàcostituzionale. Tale paese sarebbe con ciò certo di rinunciare ad uno dei meccanismi più importanti di ogni mantenimento del potere. [...] Il problema della censura non è da affrontare e trattare in generale sul piano giuridico, in connessione con i diritti e le loro violazioni; chi si impaccia con queste cose si impantana in una rassegna di casi singoli. Esso piuttosto rimanda a una situazione sociale complessiva, in cui la censura rappresenta una determinata forma dell'indebolimento sia dei tentativi di auto-organizzazione democratica della gente sia dell'articolazione collettiva dei suoi interessi e bisogni. Da questa situazione complessiva dipende il valore che rivestono i singoli interventi della censura nel processo di formazione di una opinione politica e nella dissoluzione dei diritti borghesi. [ ...] Ciò che potrei chiamare censura strutturale è quindi da intendere alla lettera; essa è allo stesso tempo causa ed effetto di una situazione in cui diventano certamente sempre più salde le tendenze alla «statalizzazione» della società. La censura in Germania Occidentale non è più, e presumibilmente non lo è mai stata, qualcosa di isolato che si possa prendere in considerazione e combattere come un mero dettaglio, separato dalla difesa di tutti gli altri diritti fondamentali. Essa ha l'aspetto di un'idra, questo mostrodalle-mille-teste. scaturito dalla fantasia della mitologia greca; non appena una testa viene tagliata. ne ricrescono infallibilmente altre due nuove. Le teste velenose del mostro-qui da noi-si insinuano da ogni parte e divorano, per lo piùcon la protezione istituzionale e giuridica, la sostanza democratica della società. In queste condizioni ogni istituzione è sul punto di modificarsi in una particolare specie di autorità censoria: il sindaco di una piccola città come il difensore della costituzione; i dirigenti di un teatro o di un'emittente radio come un direttore di biblioteche; un ordinamento municipale o la polizia. La censura più pericolosa, e, dove riesce. di gran lunga più efficace, consiste tuttavia nelle reazioni d'angoscia della gente, cui viene replicato con l'autocensura. la paura per le conseguenze delle proprie parole; specificatamente rischiosa, perché tramite «l'interiorizzazione» dell'istanza censoria va perduto lo stesso ambiguo vantaggio di potersi rapportare ad un oggetto esterno, opprimente. materia di possibili conflitti. Riproduzione e dislocazione della censuranella società tedesca Poiché la rivolta morale. che si accende incasi particolari e resta limitata a questi. non approda a nulla ed è anzi diretta ad aumentare l'impotenza di fronte a questi fenomeni. ne deriva la necessitàdi indicare con più precisione le condizioni specifiche del clima socialecomplessivoche rendono possibili la riproduzione e la dislocazione della censuranellasocietàtedesca. [...] Ciò che accade nella maniera più visibilenegli spostamenti del potere nell'attuale fase di repressione nella Repubblica Federale è. a dirla breve. una «statalizzazione» della società che penetra tutti i pori della vita.[ ...) Stato e Società si sono intrecciati tra loro in molteplici modi. Tuttavia le discussioni sulle leggi fondamentali hanno una inequivocabiledirezione contro l'assolutismo di stato del Terzo Reich. su cui il fascismo si sarebbe modellato: la stabilizzazione di una democrazia borghese in cui non dovevano più giocare un ruolo determinante l'aristocrazia e l'esercito e che si organizzava intorno alle categorie centrali del processo di formazione di una mentalità e di una volontà completamente sovrani, all'interno della sfera pubblica borghese: libertà di stampa, libertà di comunicazione tramite radio e film; libertà di opinioni diverse e della loro divulgazione in parole, scritti, immagini, ecc. Un tale significato del diritto, attribuito alle fondamentali norme dello stato, ha senso solo se queste in caso di conflitto hanno priorità assoluta sugli interessi dello stato. La grande importanza proprio di questi diritti, per lo stabilirsi di una democrazia liberalborghese in Germania, è sottolineata dal fatto che essi, a differenza del loro carattere di postulati nella costituzione di Weimar, in quanto diritti fondamentali, collegano il potere legislativo, il potere esecutivo e il potere giudiziario come diritto unico che vale immediatamente. Ora, è fuori di dubbio che uno dei mutamenti più ricchi di conseguenze nella realtà costituzionale della Repubblica Federale è che queste due linee di sviluppo, nella storia tedesca stato di diriuo e democrazia, entrambe determinanti, e in relazione perlopiù antitetica fra di loro, si intralciano apertamente l'una con l'altra e ciò significa, a lungo andare, che le tradizioni più stabili df'llo stato di diritto prussiano-autoritario, con il suo efficiente apparato burocratico, rischiano di prevalere nei confronti degli ele- • menti liberal-democratici e di corroderli. Difatti in Germania, il che costituisce un fatto storico curioso, la democrazia borghese essenzialmente non è il prodotto della lotta della borghesia, ma del movimento operaio. Di questa debolezza approfitta lo Stato; è lui che fonda l'identità sociale. I diritti politici interni alla sfera pubblica borghese passano per la mediazione - in continua crescita - dello Stato, nel processo di «regolamentazione giudiziaria» dei rapporti sociali e tramite la mediazione giuridica della politica assunta dal governo. [...] Che tali modificazioni nei rapporti fra Stato e Società non avvengano dall'oggi al domani e che abbiano condizioni socio-culturali che riguardano i rapporti di produzione e riproduzione di un'intera formazione sociale, l'abbiamo sotto gli occhi. La sussunzione crescente - che ho considerato - della Società tedesco-occidentale da parte dello Stato salta agli occhi di ogni osservatore straniero e va intesa certamente come risultato di una crisisociale che si è approfondita e generalizzata nel corso dei decenni passati anche nella Repubblica Federale, almeno sotto tre riguardi: attraverso la disoccupazione cronica, attraverso/' erosione dei legami sociali (cosa che dalla crisi di motivazione della gioventù, dalla miseria sociale, dagli strati di marginalità, dalla droga, arriva fino al terrorismo). Infine: attraverso la perdita dell'egemonia culturale dei partiti conservator-autoritari, sotto cui Helmut Schelsky, per esempio, comprende il fenomeno più pericoloso della società moderna: la rivendicazione del potere di una nuova classe rivoluzionaria, i produttori e i diffusori di sapere che si trovano nelle università, nelle scuole, nelle parrocchie, a contatto con i mass-media. Con un differimento temporale più o meno grande, con intensità diversa e ampiezza variabile, queste forme di espressione delle crisidi stabilità sociale penetrano in tutti i paesi tardo-capitalistici. La Germania Occidentale appartiene, in questo contesto, persino ai paesi più stabili. È perciò sorprendente che, all'interno del primato della politica interna, consapevolmente dichiarato in opposizione all'era di Adenauer, con cui la coalizione liberal-socialista ha assunto per dieci anni gli incarichiparlamentari, non siastato portato avanti coerentemente uno solo dei progetti di riforma, con un'unica eccezione, se la si può intendere una riforma: il perfezionamento gigantesco dell'apparato di sicurezza. Ma ciò ha delle cause sociologiche obiettivamente chiare e non ha niente a che fare con la buona volontà, il tradimento o la malvagità <lisingoli politici. Di conseguenza se la crisi è un fenomeno generale, le sue elaborazioni istituzionali, culturali e socio-psicologiche si diversificano profondamente da paese a paese. Nella Repubblica Federale la attuale crisi ha riportato in primo piano soprattutto due antichissime tradizioni: la sussunzione operata dallo Stato e il terrorpanico della rivoluzione, che, essenzialmente alimentato dalle profonde strutture dei pregiudizi anti-comunisti, confermato per sovrappeso dall'esperienza della prassi stalinista, esprime il potenziale socio-psicologicodi una paranoia collettiva. Nel campo di tensione di queste due tendenze stanno i diritti fondamentali. minacciati dal «Berufsverbot>, dall'indebolimento dei diritti di manifestazione e associazione, oppure dalla censura. Potrei perlomeno illustrare in che cosa mi sembra consistano in Germania le condizioni storiche della costituzionale debolezza della sfera pubblica borghese. Una risposta forse non pienamente soddisfacente, ma, nondimeno, empiricamente verificabile in molti casi particolari, suona cosi: non ci sono mai state sul suolo tedesco :e concrete esperienze di una rivoluzione vittoriosa che si sedimentassero positivamente, con simboli liberati dal terrore, nelle tradizioni popolari e nella cultura. Fin dalla grande guerra dei contadini vi sono state rivoluzioni fallite e riuscite contro-rivoluzioni, interamente condotte con tecniche di amministrazione e con tecniche militari, icui orrori sono profondamente radicati nelle ossa della società tedesca. Poiché la borghesia tedesca non si è mai affrancata, in un'azione rivoluzionaria cosciente, dalla tirannia feudale e dallo stato assolutistico, per costituirsi come autonoma classe politica, le sono sempre stati estranei i diritti delle libertà liberali; si tratta soltanto di diritti ottenuti su richiesta statale. Di fatto la borghesia tedesca non si è emancipata contro lo Stato ma con lo Stato. Sin da quando il movimento di Paulskirchen fu frantumato nelle sue pretese radical-democratiche e (sarebbe sufficiente un'occhiata alla Francia e all'Inghilterra) la classe operaia apparve all'orizzonte storico come nuovo potere, aveva già avuto luogo la riconciliazione,pilotata dallo Stato, fra Bourgeois e Citoyen; la sua espressione e il suo risultato fu la borghesia di Stato, una anomalia sia linguistica che oggettiva, come se si raccogliessero in una parola Citoyen e Bourgeois. Dato che la classe dominata (socialdemocrazia e gran parte del movimento operaio) è prima di tutto modellata dalla sussunzione allo Stato della classe dominante, non si poteva formare nessuna diffidenza nei confronti dello Stato, anzi al contrario: una fondamentale diffidenza nella attendibilità della popolazione che tutela i suoi diritti contro lo Stato e si o.rganizza al disotto del livellodello Stato. La parola «popolo» in Germania ha conservato lo strano sapore di plebe, una massa caotica facilmente corruttibile, le cui energie sarebbe meglio restassero legate a catene di ferro. La tutela estensiva di tali diritti, appena avviene in forme collettive di auto-organizzazione, suscita sistematicamente questa paura proiettiva del caos e si collega con la rappresentazione di un sovvertimento rivoluzionario. In Germania perciò si associa la rivoluzione molto più ai complotti e al tumulto inscenato da caporioni, che a quei processi oggettivi che sono distintivi di tutte le rivoluzioni storiche conosciute e contro i quali, poi, anche la polizia pii! equipaggiata, i servizi segreti e le leggi repressive non possono fare più nulla. Ci si immagina che venga cfatta> una rivoluzione non appena si costruisce un ponte, si fonda un circolooppure si organizza un putsch contro-rivoluzionario. Il pensiero e il comportamento antistatale sono l'unico e più sicuro criterio a questo riguardo; la violenza rivoluzionaria, il sovvertimento si manifesta perciò in attività e in espressioni di opinioni letterarie del tutto differenti e queste differenze spesso possono essere non abbaslall7.a piccole: tra la disobbedienza civile, l'insegnamento di un insegnante o di un professore universitario marxista, il portare alle lezioni scolastiche un distintivo anti-nucleare, una rappresentazione teatrale, azioni terroristiche oppure organizzazioni di base all'interno del movimento operaio, la lettura di un libro sulla violenza - tra tutte queste forme di critica e di protesta, in questo orizzonte di rappresentazioni plasmate da proiezioni contro-rivoluzionarie, non c'è per principio nessuna differenza. In altre parole: i motivi per interventi preventivi da parte della censura sono interscambiabili fra loro a piacere, anzi talvolta sono prodotti per primi. Tramite questa arbitraria indifferenza delle motivazioni, si forma una spirale aperta di misure di sicurezza preventiva. La censura è uno strumento di potere, che serve a indebolire lo spettro simbolico di un possibile pensiero e di un comportamento collettivo della gente, serve a frammentare la sua specifica capacità di esperienza e con ciò a estendere il controllo pratico e sociale sul suo modo di pensare. [ ...] La censura nelle condizioni socio-culturali della Repubblica Federale deve essere poi intesa nel suo complesso come censura preventiva; essa ha il suo centro motore nell'impedire che si producano rapporti sociali come in Francia e in Italia: il dispiegarsi dei conflitti di classe raggiunge un livello politico che comprende l'intera società. Essa perciò non si indirizza primariamente contro la sfera pubblica borghese, anzi ne cementa e integra i meccanismi. Al contrario, vengono colpite di regola tutte le forme di sfera-pubblica-di-base in cui cominciano a costituirsi forme di organizzazione collettiva come alternative al sistema esistente: forme di sfera pubblica quindi che esprimono immediati interessi vitali e bisogni della gente. Gli oggetti propri della censura, di conseguenza, sono «tendenze», e non «cose»; sono modi di pensare, non azioni. La depoliticizzazione (o privatizzazione) e rimozione dei conflitti sociali- che la censura deve realizzare - sono collegati alla sicurezza della lealtà verso il sistema della borghesia e ad un consenso sociale generalizzato che, tramite la crisi avanzante e crescente, è per ognuno avvertibile come irreale e che, per que- ~to, deve essere restaurato in modo repressivo. Dacché il potere, come constata Foucault, non funziona globalmente, ma solo nel particolare, ne deriva la necessità dello smembramento della censura nei suoi elementi per poterne studiare il suo specifico modo di funzionamento. Per semplificare potrei distinguere quattro meccanismi di censura: censura come mezzo di legittimazione supplementare; censura come interdizione alla realtà; censura come limitazione assoluta; censura

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