formazione e i suoi statuti (Eco). il secondo si riferisce alla possibilità di fornire attraverso i media un'immagine pertinente e dotata di senso della realtà sociale e a quali condizioni ciò sia realizzabile (Rositi). Partendo allora in primo luogo dal saggio di Eco possiamo riformulare la questione dal punto di vista della oggettività: si tratta di contrapporre due tipi di informazioni (come si erano contrapposti due tipi di «pubblicità») oppure è possibile produrre una oggettività informativa? Dal punto di vista teorico è senz'altro giusto ammettere che l'obiettività assoluta è un'illusione. ma dal punto di vista empirico è altrettanto vero che si può essere più obiettivi. In altri termini. ciò significa che. in una data società, in determinati rapporti sociali e politici, in una data fase di sviluppo dei movimenti collettivi e delle dinamiche culturali, è possibile raggiungere (e definire) un livello storico di obiettività. per il quale ci si deve battere e che può essere progressista: perché essere obiettivi deve voler dire ricostruire i nessi e i contesti in cui si verificano gli eventi e permettere la decodifica ai destinatari (Livolsi). e perché comporta una nuova concezione della notizia come storiografia del- /'istallle non più basata sulla mitologia dell'evento «eccezionale» (Eco). Naturalmente quando si afferma ciò non si deve pensare a un'ingenua identità tra fatti e notizie (cioè tra realtà oggettiva e sua rappresentazione); e ciò non solo perchè. come ha spiegato Eco. aumenta sempre più la «produzione di notizie a mezzo di notizie». ma perchè anche ilmodo di rappresentare gli eventi e di trasmettere le notizie è una costruzione sociale (schemi mentali, stereotipi espressivi, routine professionali. ecc.) a cui contribuiscono i produttori e i destinatari, e il cui senso è influenzato dalla posizione dei soggetti e dalle loro interrelazioni. Ma non si deve neppure, per altro verso, cadere in una sorta di relativismo, in cui tutto sia opinabile: la pressione di massa. la concorrenza dell'informazione alternativa, la presa di coscienza dei giornalisti, come sostiene Eco, hanno di fatto alzato il livello di obiettività dell'informazione in Italia in questo ultimo decennio, e quindi hanno dimostrato che l'affermarsi di un dato punto di vista è un dato storicamente reale ed empiricamente misurabile. Produrre oggettività significaquindi in primo luogo rendere esplicito - diversamente a quanto sostiene la nozione anglosassone dei «fatti separati dalle opinioni> - che appunto i fatti in sé non esistono se non come interpretazione dei fatti stessi, e che di conseguenza tali interpretazioni vanno esplicitamente esibite, per cosi dire rivendicate e rese riconoscibili ai destinatari. Perciò, non contrapposizioni di verità, non «doppie versioni• dei fatti. ma ricerca di quella interpretazione su cui più ampia sarà la convergenza perchè maggiore è l'effetto di realtiì da essa prodotto. Siamo così giunti agli antipodi del concetto di manipolazione perché qui stiamo negando l'esistenza di una realtà assoluta da mistificare, da occultare e da consegnare distorta alla passività dei destinatari; anzi «uno dei modi per riformulare lo stesso concetto di obbiettività passa attraverso una rieducazione del pubblico al concetto di notizia> (Eco, p. 29), perché è solo a livello di ricezione. di opinione pubblica e quindi in sede di confronto/dibattito delle varie interpretazioni che l'obiettività può essere verificata e quindi condivisa. Non si può tuttavia negare che tale prospettiva di ridefinizione empirica dell'oggettività informativa, ancorché necessaria. presenti delle difficoltà: non solo perché. come osserva Eco, l'informazione è attualmente legata ad una sorta di idealismo oggettivo (cioè proprio a quella falsa nozione di oggettività che abbiamo cercato di invalidare). ma soprattutto perché è strutturata. nella scelta degli eventi. inmodo da privilegiare l'eccezione sulla normalità. la rottura sulla continuità. Ciò significa. in altri termini. che è più facile fare opinione attraverso l'imprevisto. l'inatteso. il sensazionale (come del resto la «teoria dell'informazione» aveva già dimostrato) che non mediante il prevedibile, il quotidiano, il già noto. e ciò indipendentemente dall'effetto di realtà e dalla rilevanza informativa degli eventi interpretati. Tutti ricordano ad esempio il boom che il tema del riflusso ha avuto nello scorso inverno. Anche se resta assai arduo dimostrare se esso sia stato il riflessoomeno di un fenomeno reale e se. di conseguenza. il riflusso elettorale recente sia un effetto del riflusso «parlato» dai mass-media. un fatto è certo: da quando alcuni organi di stampa (con motivazioni politiche e culturali magari diverse) hanno enfatizzato questo tema esso è diventato il tema dominante. anche per coloro che lo criticavano e vi si opponevano. Un buon esempio di oggettività negativa usata in senso conservatore. attraverso l'utilizzazione dell'inatteso. dell'imprevisto come strategia informativa. Se la sinistra avesse saputo tempestivamente «produrre opinione pubblica» su questo tema (magari anticipandolo). avrebbe facilmente realizzato una oggettività positiva che poteva svolgere una funzione socio-culturale ben differente. M a vi è un secondo elemento che rende difficile l'obiettivo che ci si è posti: l'accresciuta capacità strutturante dei media si accompagna a un processo di complessificazione della struttura sociale che provoca anche nel campo dell'informazione delle tendenze alla dispersione culturale. alla frammentazione delle immaconflittualità e di concorrenza nel mercato economico e politico dell'informazione; continua accumulazione casuale e ripetitiva di messaggi-mosaico (Livolsi); frammentazione dell'immagine della società attraverso la sequenza delle notizie (Rositi); intreccio e sovrapposizione tra gestione (e interessi) pubblici e privati dei mezzi di comunicazione. e così via. Nasce quindi spontanea la domanda: in una situazione evidente di «crisi regolata della razionalità» del sistema capitalistico - senza ricorrere alla nozione un po' apocalittica di Baudrillard sulla implosione del senso - i media come possono produrre opinione pubblica. fornire coerenti immagini collettive in senso progressista se sono in gran parte coinvolti in questi processi? La risposta. crediamo. sta tutta nel termine «regolata» e in ciò che esso significa.Come Rositi dimostra infatti. il dato più curioso che emerge da questo panorama contraddittorio è costituito dall'individuazione di una zona. di un settore privilegiato della società che mantiene una posizione centrale (e rassicurante) all'interno di queste tensioni: esso è costituito dal sistema politico e dal primato che questo esercita nell'ambito dei mass-media. Vediamo in breve, sintetizzando le posizioni di Rositi. in che cosa consiste e come si caratterizza questo primato: - è molto aumentata la quota di presenza di temi politici in tutti i-media. anche fuori dalle rubriche specifiche; - si è andata attenuando la tradizionale separazione tra cultura politica e cultura della vita privata; - sempre più certi aspetti della vita politica sembrano costituirsi in funzione della loro rappresentazione sui mass-media; - vi è la tendenza dei mass-media a confondere vita pubblica con vita politica e ad assumere il sistema politico come fonte principale degli avvenimenti; - crescente funzione del sistema politico come elemento di rassicurazione e di ricomposizione della società. Se questa ipotesi interpretativa è valida. ne derivano immediatamente alcune conseguenze, di cui la principale è che il sistema politico (quindi tutti i partiti, anche di sinistra) tende ad usare il sistema di informazione sostanzialmente per controllare-influire sulla sfera pubblica, perché da un lato è cresciuta maggiormente la distanza (o si è consumata la differenza) tra il sociale e il politico, che viene oggia sostituire la vecchia dicotomia tra pubblico e privato; e dall'altro in quanto tale mediazione informativa è necessaria per regolare, «adattare» i processi sociali, per attuare quella integrazione negativa (di cui parlano oggi alcuni sociologi) e che consiste non nell'annullare le differenze e le tensioni ma nel farle coesistere attraverso l'amministrazione e la gestione dei conflitti. E qui. mi pare, si salda bene il discorso con Negt e Kluge e con quanto Rovatti. nella prefazione al loro libro. scrive in proposito: «La principale indicazione è quella concernente il livello fondamentale: il luogo del sociale, torganiUJJZionedella dimensione "pub- ::E....~.....:i• hlica". Essa è il problema politico nell'epoca della crisi della politica: politico perché investe la soggettività con la sua densità di bisogni, desideri, immagini. simboli. e perché non la tocca soltanto descrittivamente, ma dal lato delle organizzazioni delle esperienze autonome» (p. 16). gm1 collettive. alla decrescente rappresentabilità della totalità sociale da parte della cultura politica (Rositi). Ci si trova cioè di fronte a fenomeni che sembrano ostacolare la costruzione di una oggettività informativa. La fenomenologia su questo terreno è amplissima e non può essere qui richiamata; basti osservare che tutte le recenti teorizzazioni sul ruolo dello stato nel capitalismo maturo, sul governo dell'economia, sulla «crisi» come crisis management, sulla divaricazione tra sociale e politico. ecc.. portano ad individuare altrettante tendenze centrifughe nella struttura sociale che sembrano rendere impraticabile ogni tentativo - politico ma anche culturale - di unificazione e di organizzazione degli interessi e dei bisogni verso obiettivi di trasformazione collettiva. Scrive al proposito Rositi: «il grado di complessità di una società è dato dal grado di difficoltà di rappresentarla complessivamente. sia a livello conoscitivo (difficoltà di una scienza della totalità sociale). sia a livello simbolico-intuitivo. sia infine a, livello della sua riproducibilità nel microcosmo di un sistema politico rappresentativo» (p. 18). Di conseguenza. anche nel settore dei mass-media. si possono registrare: moltiplicazione selvaggia delle emittenti e dei canali; accresciuti livelli di Questa interpretazione del primato del sistema politico come eccedenza e/o invadenza non credo debba condurre automaticamente alle due varianti del rifiuto dellapolitica o dell'autonomia del politico ( entrambe effetti, conseguenze di un dato processo sociale più che terapia di questo). ma sémplicemente al riconoscimento. per quello che qui ci interessa, del nuovo ruolo (e più complesso) che l'informazione deve compiere per riacquistare una propria funzione non subalterna: non più strumento di mediazione tra sistema politico e sfera pubblica. ma mezzo di conoscenza della struttura sociale. all'interno della stessa sfera pubblica di cui è al tempo stesso componente e manifestazione. i GrandiLibri Garzanti La primaversione integraleitaliana di imminente pubblicazione: SCOTT - IVANHOE FORSTER- CAMERA CON VISTA TWAIN - WILSON LO SVITATO Biblioteca della Fenice CIIRrTU:.N 01 lRO\'I S l'ERC'VI AL CHR1-:·1u;'.\ L)t-.I N:o\·•:s: ~rcrval L'eroe di PercemJ è rude e selvaggio;ma s'avviaa divenire qualcqsa di molto simile all'ideale d'uomo dei contemporanei di Chrétien: saprà quindi trattare con le dame, potrà vincere in duello con eleganza. La cavalleria.quindi. ma anche l'amore e la religione come perfezionamento interiore. u: flGUI OtL t1JOCO Gt:RARD DI-:Nl.'.:RVAL:le faglie del (uMo le figlie del fuoco t uno dei più alti e inquietanti monumenti del romanticismo Europeo. La sua proliferan,e «attualità» non cessa di sorprendere e affascinare. Questi testi. come disse Nerval. «perderebbero il loro fascino ad essere spiegati, te la cosa fosse possibile» GUANDA
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