Alfabeta - anno I - n. 5 - settembre 1979

Seimesidisliiinpaitaliana: unbilancio G li editoriali di fine d'anno portano titoli sul «riflusso» e sulla «restaurazione». In gennaio le prime pagine dei quotidiani, sono dominate dalle stesse tematiche che ritroviamo in testa alla gerarchia dell'intero semestre gennaio-giugno: la crisi politica interna, il terrorismo, la rivoluzione iraniana e le sue conseguenze (reali o pretestuose) sulla situazione energetica mondiale, il conflitto «intersocialista» nella penisola indocinese. Lo scenario 1979 è già stato fissato nei suoi termini essenziali. Vediamo di ricostruire quale è stata la «mappa del mondo» presentata ai lettori italiani sulle prime pagine dei quotidiani e sulle copertine dei settimanali nella prima metà dell'anno. Ai dati dell'analisi quantitativa incroceremo elementi quantitativi portati alla luce nei numeri precedenti del Giornale dei Giornali e ulteriori elementi di valutazione. Per l'analisi quantitativa ci siamo basati sulle prime pagine delle cinque principali testate 'indipendenti' a diffusione nazionale ( Corrieredella Sera, Giornale, Giorno, Repubblica, Stampa) e sulle copertine dei tre grandi settimanali d'opinione (Espresso, Europeo, Panorama). Usando il parametro dei titoli di testa pubblicati dai quotidiani del campione nell'intero semestre, è possibile ripartire cosi le grandi «aree tematiche»: Politica interna Politica estera Terrorismo Crisi energetica Conflitti sindacali e problemi sociali Sport Altri Politica interna 43% 24% 15% 6% 5% 2% 5% L'area dei temi di politica interna ha accresciuto continuamente il suo rilievo da gennaio a maggio, con una lieve flessione in giugno dopo le elezioni, mantenendosi però a livellimolto elevati. La lunghissima crisi di governo e la successiva campagna eleuorale hanno costantemente dominato le prime pagine dei quotidiani. I due temi hanno assorbito da soli il 30% dei titoli di testa dell'intero semestre; inmolte settimane erano presenti nel 90 - 100% delle prime pagine e raramente sono scesi al di sotto dell'80%. Anche nei settimanali la politica interna prevale sugli altri temi; tuttavia nelle copertine dei settimanali 'd'opinione' l'incidenza sembra essere inferiore a quella nelle prime pagine dei quotidiani (meno di tre copertine su dieci). Politica interna e terrorismo costituiscono per i quotidiani italiani un binomio di ferro che forma la struttura portante dell'informazione: insieme coprono il 60% dei titoli di testa: la 'miscela' è due terzi di politica istituzionale e un terzo di terrorismo. Tutti gli altri avvenimenti, nazionali o internazionali. si muovono all'interno del 40% rimanente. È indubbio che. cosl facendo. la tampa italiana riflette una situazione data. Il problema sta nel come la riflette. secondo quale logica. Una pura e semplice specularità rispetto agli avvenimenti non può che esaltare le caratteristiche spettacolari della miscela Crisi politica & Terrorismo. favorendo - più o meno consapevolmente - strategie predeterminate. Il fatto che questo rischio non sia soltanto potenziale lo si è potuto constatare in occasione della campagna eleuorale. Per l'analisi dettagliata del comportamento dei maggiori quotidiani 'indipendenti' in quella circostanza - in particolare per quanto riguarda il comportamento verso i singoli partiti - rimandiamo al n. 3 di Alfabeto. Qui vogliamo sottolineare che in tutti i giornali il leit-motiv dei commenti era dato dal tema della A cura di lndex-Archivio Critico de/l'Informazione. «disaffezione,. degli elettori e del «nuovo qualunquismo», tema che confluiva nel grande filone del riflusso, già elaborato in modo martellante nei mesi precedenti. Il trattamento che le diverse testate hanno fatto di questo tema è stato diverso; ad esempio, nella Stampa si traduceva in una linea di «basso profilo», quasi di distaccata insofferenza, mentre nel Corriere della Sera precipitava in una esplicita pressione a favore di una modifica del sistema elettorale in senso maggioritario. È impossibile non vedere il legame fra la miscela Crisi politica & Terrorismo e il binomio Qualunquismo & RiflussoModerato. Sipuò certo affermare che la stampa si è limitata a registrare i movimenti in seno all'opinione pubblica. A noi sembra, però, che i media possano influire sulla direzione di questi movimenti. È cosl che un flusso può diventare un riflusso e acquistare un segno moderato o qualunquista. Vi è perlomeno un sintomo certo che la stampa abbia complessivamente operato in questa direzione: in tutto il semestre i grandi «scandali» di regime hanno ricevuto un'attenzione molto inferiore al passato. È evidente che in questo modo si previene uno slittamento di settori d'opinione verso posizioni diverse da quelle moderate. Su questo punto torneremo nella parte dedicata ai «temi nascosti». La tendenza ci sembra già osservabile a proposito di un tema che pure ha avuto un rilievo apparentemente ragguardevole, il Caso Banca d'Italia-Sir. È ,.erto che si tratta di uno dei conflitti di potere più clamorosi nella storia del dopoguerra, che coinvolge direttamente non solo il vertice della Banca d'Italia, la gestione del potere finanziario e la forsennata speculazione attorno all'industria chimica, ma anche una paresploso clamorosamente con l'incarcerazione del vice-direttore della Banca d'Italia Sarcinelli, hanno preferito evitare di mettere in evidenza questa terribile battaglia in seno al potere. Cosl il caso della Banca d'Italia è rimasto più vicino alle dimensioni raggiunte dallo sciopero delle hostess che a quelle dei «grandi scandali» che, in passato, la stampa aveva deciso di trattare come tali, come quello della Lockheed. Terrorismo Le forti oscillazioni nello spazio dato alle vicende legate al terrorismo sono conseguenti al succedersi degli attentati, delle 'svolte' nelle indagini e delle 'rivelazioni'. In generale si nota una forte sincronia con i tempi della crisi politica. Vi è certamente una sincronia per cosi dire «oggettiva», ma il comportamçnto della stampa presenta amplificazioni o riduzioni che a loro volta intervengono significativamente nel processo. I temi legati al terrorismo hanno toccato il loro massimo nel periodo aprile-maggio, con l'apertura dell'inchiesta su Autonomia e con l'assalto alla sede DC di Piazza Nicosia, mentre sono scesi sui minimi del semestre in giugno, cioè nella fase postelettorale. Quest'ultimo dato appare strano se si considera che proprio in giugno viene alla ribalta il «covo» romano di Morucci-Faranda ed esplode la clamorosa vicenda della convocazione a Palazzo di Giustizia dei più alti dirigenti del PSI e dello stesso Fanfani, in rapporto all'affare Piperno-Metropoli. Se considerato come un solo tema, il terrorismo supera in estensione tutti gli altri, totalizzando più del 15% dei titoli di testa; inoltre compare nel 62% delle prime pagine nell'arco dell'intero semestre, con punte del 90-100% in Temi dominanti nel 1° Semestre 1979 sulla prima pagina di S quotidiani (Corriere della Sera, Giornale, Giorno, Revubblica Sramva) mese di aprile in occasione della fase iniziale dell'inchiesta su Autonomia. Ci sembra inoppugnabile che la stampa ha fatto ben poco per 'filtrare' il flusso di voci o indiscrezioni, proveniente soprattutto-stando alla stampa - dagli stessi ambienti inquirenti. Da questo punto di vista è del tutto comprensibile che la difesa degli imputati abbia messo in atto una contromanovra, rivelando i verbali degli interrogatori. Appare paradossale che oggi i direttori di molti giornali italiani siano stati denunciati per avere pubblicato i /eaks della difesa, mentre nulla è stato fatto contro i leaks dell'accusa. Bisogna però ricordare che, se la maggior parte delle indiscrezioni era volta ad appensantire la posizione degli imputati agli occhi dell'opinione pubblica (sotto questo profilo le cose non ci sembrano migliorate di molto dopo aprile), tuttavia non tutte le indiscrezioni andavano in questa direzione. A quanto sembra, i giudici padovani hanno lamentato che alcune fughe di notizie servivano in realtà a screditare o a bruciare il corso delle indagini. Come abbiamo già fatto osservare, queste fughe provenivano talvolta proprio da organi ufficiali, come i servizi di sicurezza o l'agenzia ANSA. Nel rapporto sui servizi segreti che Andreotti ha trasmesso al Parlamento (vedi Panorama del 161uglio)non solo si dice che l'apporto dei servizi segreti è stato determinante nell'avvio delle indagini, ma si afferma anche che molti gruppi terroristici sono stati infiltrati da agenti o da terroristi assoldati. Tutto ciò non è bastato alla stampa per avviare un esame più approfondito del ruolo che servizi segreti, italiani o stranieri, possono svolgere o aver svolto nell'intricata vicenda del terrorismo. Piazza Fontana sembra non avere insegnato nulla. Q: P: Titoli di testa Presenze in O+P in n.ro colonne prima pagina I. Terrorismo ( •) I. 2. Crisi di governo (fino allo scioglimento delle Camere) 2. 3. Campagna elettorale e risultati elezioni politiche 4. Crisi energetica ( •) 3. 5. Indagini su Autonomia e Br (dopo il 7/4) Cfr. Terrorismo 4. 6. Avvenimenti in Iran 5. 7. Conflitto cino-vietnamita 8. Sport ( •) 6. 9. Elezioni europee 7. IO. Caso Banca d'Italia - Sir 8. 11. Crisi di governo (dopo elezioni) 9. 12. Piano Nicolazzi/conseguenze crisi del petrolio in Italia Cfr. Crisi energetica 10. 13. Negoziati Egitto-Israele 11. 14. Cambogia• Vietnam 12. 15. Sali Il/Vertice Breznev-Carter 13. 16 Sciopero assistenti di volo 14. 17. Assalto Br sede Dc di p. Nicosia e decisione impiego esercito cfr. Terrorismo 15. 18. Viaggi del papa in Messico e Polonia 16. 19. Contratti di lavoro industria 17. 20. Fuga Ventura da Catanzaro 18. 21. Vertenze del pubblico impiego 19. 22. Gran Bretagna/crisi di governo. elezioni 20. 23. Casa/Equo canone. sfratti. requisizioni 21. 24. Morte di Ugo La Malfa (•)Temi aggregati te cospicua del ceto politico. Il ruolo della Dc - o di sue frazioni importanti - nel lanciare l'attacco contro la Banca d'Italia attraverso un uso politico del potere giudiziario è stato apertamente denunciato dai giornali più vicini ai vertici bancari. Che i torti o le ragioni stiano più dalla parte di Baffi o dalla parte della DC (per inciso. gli esponenti DC hanno disertato in blocco l'assemblea annuale dell'Istituto di emissione. ma il fatto è stato riportato solo dalla Repubblica. dall'Unità. e dal Manifesto) è una questione che al momento non affrontiamo. Ciò che importa è rilevare che i giornali. eccettuato il periodo in cui il conflitto è diverse settimane. Il terrorismo si è oramai collocato stabilmente fra le grandi «aree tematiche» della stampa, accanto alla politica interna e estera. Anche l'esame dei settimanali conferma questo fatto: due copertine su dieci sono dedicate al terrorismo (questa incidenza sale ulteriormente nel1' Europeo. che ha dedicato più copertine al terrorismo che alla politica interna). Le polemiche sui rapporti fra stampa. terrorismo e indagini sono all'ordine del giorno. el n. 2 di Alfabera abbiamo documentato e analizzato la «strategia dell'indiscrezione» che ha alimentato i giornali durante tutto il 1082 493 1575 1016 326 1342 837 215 1052 397 220 617 372 198 570 351 210 561 271 90 361 141 124 265 186 50 236 122 98 220 136 73 209 114 95 209 130 77 207 116 78 194 134 51 185 80 83 163 107 49 156 68 82 150 67 80 147 94 30 124 59 54 113 54 54 108 62 40 102 84 17 101 Nell'insieme, sembra giustificata l'impressione che la stampa sia incline, in materia di terrorismo, più a raccogliere le fughe di notizie che a ricercare in proprio la verità. La sola preoccupazione deUa stampa a vocazione 'liberale' è quella di bilanciare le accuse dando uno spazio crescente a lettere, interviste e interventi degli accusati. Si profila viavia una certa polarizzazione fra «colpevolisti» e «innocentisti». più o meno dichiarati. secondo lo schema classico delle grandi vicende giudiziarie. Rimane da stabilire se siamo di fronte a una vicenda soltanto giudiziaria o se. viceversa. questo schema non sia fuorviante e mistificato. Politica esten La prima parte del 1979 è stata contrassegnata da una forte presenza dei temi di politica estera, in una misura che si può considerare eccezionale per la stampa italiana, soprattutto nei primi mesi, in coincidenza con il culmine della crisi iraniana e della crisi indocinese (intervento del Vietnam in Cambogia e intervento della Cina in Vietnam). Nel secondo trimestre i temi di politica estera perdono un po' di terreno, ma assumono sempre maggior rilievo quelli connessi alla politica energetica, che abbiamo considerato separatamente. In giugno la firma del tranato Salt Il in occasione del venice Caner-Breviev e le elezioni europee riportano in primo piano lo scenario internazionale; se a questi due avvenimenti si sommano anche i tre vertici «energetici» (vertice CEE, vertice dei paesi occidentali a Tokyo e riunione OPEC), si ottiene uno spazio pari a quasi un terzo dei titoli di testa del mese. Non è facile affiancare a questi dati quantitativi una sintesi qualitativa del comportamento della stampa. È senza dubbio positivo che, anche in presenza di una forte tens.ione interna, i quotidiani abbiano dato ampio rilievo allo scenario internazionale e alle complesse «linee di crisi> che vi si intrecciano. Si può notare, peraltro, che i settimanali appaiono più 'provinciali' nel loro modo di presentarsi al pubblico: solo 5 copertine su 71 sono dedicate a temi di politica estera (crisi indocinese e Iran). La situazione indocinese è stato uno dei grandi temi del periodo. La possibilità che il conflitto cino-vietnamita potesse fare da detonatore di una guerra fra le grandi potenze ha costituito una potente molla nell'interesse dei giornali. È anche comprensibile che essi abbiano calcato la mano sui pericoli di una deflagrazione mondiale. Meno comprensibile e giustificabile è invece il modo in cui è stata trasmessa l'informazione. Nel n. 1 di Alfabeta abbiamo analizzato il comportamento della stampa in occasione del conflitto cino-vietnamita e abbiamo documentato le numerose notizie false, smentite o mai confermate che i giornali hanno 'sparato' durante il conflitto. Alcuni inviati (Terzani della Repubblica, Pierini del Giorno, Sommaruga del Messaggero) hanno confermato che la situazione informativa del conflitto era oscura, preda delle manipolazioni più smaccate da parte dei paesi interessati, delle agenzie di stampa e dei servizi segreti. Tale situazione imponeva una grande cautela nel passare le informazioni, una rinuncia a puntare sulle notizie «militari> (praticamente incontrollabili) e una chiarificazione dei termini politico-diplomatici, a livello mondiale, che cos1ituivano la sostanza del conflitto. Nel complesso, la stampa ha fatto esattamente l'opposto, Non paghi della poco briilante performance sul piano propriamente informativo, i giornali hanno aggiunto una vasta serie di commenti di sapore propagandistico, più che interpretativo, sulla «guerra fra paesi socialisti». L'aspetto propagandistico è particolarmente evidente nel «dirottamento> degli avvenimenti indocinesi nel gran pentolone del 'riflusso'. Fra i tanti esempi. citiamo il famoso articolo di fondo di Giuliano Zincane. Omni, sul Corriere della Sera del 20 febbraio e la copertina dell'Espresso del 18 marzo, Dopo la caduta dei miti rivoluzionari: Noi orfani. Che l'atteggiamento della stampa verso gli avvenimenti indocinesi sia condizionato da una «campagna d'opinione» a livello mondiale ci sembra confermato dalla vicenda dei profughi vietnamiti, divenuta la bandiera degli «intellettuali del riflusso» (citiamo

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