Alfabeta - anno I - n. 5 - settembre 1979

sconoche cosa siaarte nel caso concreto. Essi. nella loro stragrande maggioranza: sono di principi statalistici e conservatori. la loro formazione estetica raramente va aldilà di categorie di gusto artistico-classicisticoo. come ha mostrato Dieter Richter nei suoi esempi del caso. aldilà dell'orizzonte rappresentativo che si appaga della rima. Essi prediligono. di regola. il componimento armonico. che provoca meno intoppi possibili, mentre la poesiadi conflitto. come l'opera poetica di Peter Paul Zahl o il montaggio politico dei cartelloni di Klaus Staeck. cade dentro le maglie di questa definizione di pre-giudizio sull'arte. [...] Heinrich Boell ha posto una volta questa domanda in una trasmissione televisiva:se. in generale. non facessero più impressione le esibizioni di violenza piena. di valore artistico. quelle cosl ridotte dalla distruzione di ogni prospettiva vivibile e dalle angosce quotidiane. nei rapporti familiari devastati e soffocanti e nelle scuole desolate; se. quindi. non facessero più impressione queste che le sfilacciate parole di violenza in un qualsiasi foglio stampato? I limiti cominciano a farsi incerti. di fatto. L'eliminazione de / Giusti di Camus dal cartellone di un teatro e moltissimi altri esempi proseguono la disgraziata tradizione in base alla quale. ogniqualvolta, nel secolo XIX. si producevano crisi politiche. venivano di nuovo colpiti / Masnadieri di Schiller. Censura come interdizione alla realtà [...] Questa tendenza appare ancor più perspicua nel secondo meccanismo censorio, che ho indicato come interdizione alla realtà. Essa si mostra operante soprattutto nelle scuole. nei teatri. nelle biblioteche pubbliche. nelle istituzioni, insomma. in cui si raccoglie il sapere oggettivato o ha luogo la formazione della coscienza. Il presidente dei ministri della CDU della bassa Sassonia, in un bilancio del suo periodo di reggenza, ha con orgoglio richiamato l'attenzione sul fatto che il suo ministro della cultura. nel giro di soli dodici mesi, ha respinto ventidue testi per le scuole. t vero che il sistema scolastico tedesco è sempre stato un sistema di vigilanza nella scuola, ma in nessun periodo nella storia della Repubblica Federale, c'è stata una tale estensione di meccanismi censori del potere statale contro i materiali di insegnamento, con il preciso intento di assorbire totalmente l'autonomia pedagogica dell'insegnante. Con questi meccanismi, ci si riferisce sempre. per principio, e sulla base di una competenza amministrativa tutta legale. alla stessa cosa: alla introduzione cosciente, come oggetti degni di considerazione nel processo di apprendimento pedagogico della scuola, della realtà sociale, dei problemi del mondo del lavoro. e con ciò, dei contrasti tra lavoro salariato e capitale, dei conflitti nella famiglia e nelle esperienze quotidiane dell'ambiente di apprendimento del bambino, delle discussioni sulle conseguenze del fascismo, delle tradizioni rivoluzionarie rimosse nella storia tedesca, ecc. In questi testi la scuola è intesa come un se11ore della realtà all'interno della quale non si tratta di problemi e di persone diverse, per principio, da quelle che si possono ritrovare fuori dall'ambito scolastico. Se le particolari burocrazie culturali vanno ora a dichiarar guerra alla pedagogia del conflitto, questo allora rientra nell'intento di impedire, mediante la perdita del legame con la realtà, la possibilità di fare esperienza e la democratica, autonoma organizzazione di scolari ed insegnanti, qualora i soggetti in questione si costruissero, sul posto di lavoro, una sfera pubblica pedagogica concretamente orientata. Ciò che le censure (psichiche) non riescono ad effettuare da sole, nella riduzione dello sviluppo della personalità del bambino verso comportamenti di concorrenza che spingono all'integrazione e producono angoscia, deve essere esteso e cementato tramite la censura. la quale lega assieme le condizioni istituzionali alla capacità di esperienza libera da pregiudizi. [...] Ciò che si intende propriamente con il meccanismo censorio dell'interdizione alla realtà. che mira a ripristinare l'egemonia culturale del partito conservatore. l'ha espresso inequivocabilmente Helmut Schelsky: riordinare. in base al criterio tradizionale della affilata separazione «pubblicoprivato» il cosmo. sfasciato dalla politicizzazione degli interessi. dei compartimenti stagni governati dalla divi-_ sione del lavoro. i quali si sostengono l'un contro l'altro appoggiandosi a ruoli professionali nitidamente composti. Un prete deve predicare e non prendere parte, in qualità di prete. ad una manifestazione anti-nucleare;_uno studente ha il diritto passivo di venire istruito. ma non la responsabilità per ciò che d'altro passa nella scuola o per come hanno luogo le decisioni che riguardano i suoi interessi e i suoi bisogni; il politico di professione. invece. ha il compito di far della politica ciò che può darsi come sua legittimazione. Questo incapsulamento dei nessi di vita reali della gente nella sfera del privato. che è lo scopo di una strisciante «riprivatizzazione della sfera pubblica». può essere condotto a termine. come programma sociale complessivo. solo se il meccanismo della pubblicizzazione dei conflitti sociali e delle contraddizioni sperimentabili privatamente viene fin dall'inizio messo da parte mediante angosce. rischio della vita e. nei casi migliori. danni e ritorsioni sul posto di lavoro. Le aspettative di stabilità. che sono connesse all'interdizione della realtà, sono, nondimeno. illusorie; mentre i conflitti reali vengono differiti e repressi. si ingrossa sempre più il potenziale che spinge verso una espressione esplosiva, separata dai motivi iniziali. e. quindi, sentita come profondamente 'irrazionale'. La strada della storia tedesca è lastricata di queste catastrofiche soluzioni dei conflitti. Censura come limitmone assoluta La censura in funzione di limitazione assoluta è, allo stesso tempo, il meno appariscente, ma il più diffuso dei meccanismi di censura; esso perciò determina praticamente il modo di funzionare della sfera pubblica borghese. Da ciò che vale come pubblicamente rilevante e, perciò, degno di diffusione tramite i mass-media, sono stati eliminati due ambiti oggettivi fondamentali per ilprocesso vitale della società: la socializzazione (famiglia e scuola) e la produzione (fabbrica). Essi perdono il loro carattere essenzialmente privato, che racchiude in sé la riduzione degli elementari diritti democratici della gente, di regola, solo quando la realtà quotidiana dei processi lavorativi, che vi fluttuano in mezzo, viene spezzata da incidenti, catastrofi, crimini, scioperi, ecc., e le informazioni assumono cosl un valore di merce utilizzabile. Tuttavia, ciò che ho indicato come debolezza costituzionale della sfera pubblica borghese, in Germania, non concerne, in prima istanza, queste limitazioni fondamentali, che sono assai simili in tutti i paesi occidentali, quanto piuttosto la funzione, che si allarga e si approfondisce, della bancarotta liberal-democratica dell'organizzazione dell'intera società, per l'ampiezza degli effetti della presçnza del nemico nello stato. per l'allucinazione di massa e per la mobilitazione prodotta dai pregiudizi. Alle limitazioni pubbliche soggiacciono tutti i gruppi sociali, le minoranze di diverso tipo che sono definite secondo il medesimo criterio: attività «improduttiva" e comporta- • menti devianti. Per limitarci ad un esempio: negli USA ci sono. in ogni edificio pubblico. agevolazioni discriminanti e ben riconoscibili per questi gruppi: senza-tetto (in Germania ve ne sono quasi un milione); omosessuali; masse di giovani e molti altri. La censura come limitazione assoluta si insinua. soprattutto. laddove si formano. in tali gruppi. iniziative articolate politicamente. che sono immediatamente sottratte al controllo dello Stato. L'esempio che potrei brevemente illustrare riguarda l'amministrazione di una città. Quando un gruppo di emancipazione omosessuale, che voleva pubblicizzare materiale illustrativo sui problemi psichici. gli interessi e le discriminazioni di una minoranza. richiese. nel 1973. nelll!città di Aquisgrana. uno stand di informazione nel centro cittadino. si vide presentare dall'amministrazione di quella città una risposta di rifiuto. in cui si leggeva, tra l'altro: «In base all'articolo I dell'OBG (legge sull'ordine pubblico) le autorità prepo~te all'ordine hanno il compito di evitare i rischi tramite cui si possa mettere a repentaglio la sicurezza o l'ordine pubblico [...]. Pertiene all'ordine pubblico, in modo particolare. la tutela dei buoni costumi e della moralità pubblica. Uno stand di informazioni sessuali, portato sulle strade e sulle pubbliche piazze e che attira a sé, immancabilmente, anche l'attenzione di bambini e di giovani, viene sentito dalla grande maggioranza della popolazione come una grave violazione dei costumi e della moralità. t pertanto insignificanteinteressarsi di quali forme di manifestazione siano l'oggetto di queste dimostrazioni>. [ ...] Certo, i pregiudizi di discriminazione. che si danno la consacrazione apparentemente democratica dei buoni costumi, della moralità pubblica e dell'ordine asettico, non possono essere sempre espressi in modo cosl manifesto e schietto come in questo caso; la difesa dell'intimità diviene pretesto per la ghettizzazione di una minoranza discriminata, assicurata già dall'uso linguistico («diversità»); ma forse si fa torto a questi esperti del diritto se si immagina che essi scrivano contro quella minoranza in mala fede. tanche probabile che essi siano effettivamente del parere che il concepimento, la vita nascente e la nascita debbano esser riguardati come esterni all'intimità e non abbiano nulla a che fare con la sessualità. Censura come interdizione aJ linguaggio e aJ simbolo Tutti i provvedimenti preventivi presi dalle istituzioni, che si raccolgono sotto il concetto di misure preventive, hanno l'unico, determinato fine di rendersi superflui tramite l'autocensura, tramite l'obbedienza che terrorizza in anticipo, come l'ha definita Peter Brueckner. Se una interiorizzazione simile della censura funziona senza intoppi, non dipende solamente dal numero e dall'intensità degli interventi esterni della censura e dal clima complessivo di intimidazione sociale. ma. soprattutto. anche. dalla struttura di questi processi di interiorizzazione negli individui stessi. [...] Le angosce prodotte dalla censura colgono. certo. la gente immediatamente. la tengono lontana dal campo di azione politico. di nuovo tornato ad essere pericoloso. generano apatia di fronte all'accadere pubblico; ma quest'angoscia resta. in certo senso. esterna. Essa può rivoltarsi in ogni momento in protesta spontanea e in ribellione. t cosl che questo labile sostrato socio-psicologico delle angosce rende necessarie le ampie misure preventive per sottrarre al potenziale di protesta represso e differito, che si accumula nella rabbia tenuta dentro, nelle delusioni. nelle umiliazioni. nella perdita di riconoscimento sociale. la possibilità di anicolazione in uno spettro di espressioni orientato politicamente. In questo punto. che indica la cedevolezza di ogni possibile auto-censura. si situa il meccanismo censorio dell'interdizione linguistica e simbolica. [...] La interdizione linguistica e simbolica avviene su due piani: quello della repressione, diretta come nel caso degli scioperi di Amburgo o come quando si portano i distintivi anti-nucleari durante le lezioni scolastiche o come nel caso di Thomas SchmitzBender, e quello della neutralizzazione tramite l'omertà offerta e le molteplici forme del decreto riguardante il pluralismo. Dietro a questa tendenza sorge una fondamentale espropriazione dei "mezzi di produzione" propri a ciascuno come essere sociale: la capacità di orientamento e di esperienza tramite il linguaggio e il simbolismo. Il caso di Tbomas Sehmitz-Bender risale a otto anni fa. In una manifestazione contro la giunta greca, SchmitzBender nel palazzo del consolato greco, che si trovava casualmente sotto la giurisdizione del parlamento di Stoccarda, aveva colorato il numero 114, l'articolo della opposizione nell'allora vigente costituzione greca. Ebbe otto mesi di prigione senza condizionale per parecchie colpe: incitamento colposo a dimostrazione vietata, infrazione della giurisdizione parlamentare, rottura della pace nel paese e danneggiamento alle cose. La revisione portò ad una pena non scagionabile con la condizionale. Nella difesa, che ho scritto per questo processo, ho spiegato: «Una forma di coscienza motivata all'azione presuppone che il singolo sia in grado di valutare le informazioni, che mutano con rapidità e sono offerte frantumate nei mass-media, e di impiegarle per un orientamento[ ...] Si ha bisogno perciò di un simbolo, di un segnale che cade al di fuori della diffusa offerta di informazione, per scandire puntualmente anzi sopravvalutare l'importanza di un oggetto o di una determinata connessione e raggiungere un effetto duplice: servire agli individui come essenziale punto di orientamento per la ristrutturazione della loro coscienza, ma allo stesso tempo ottenere come notizia un valore di merce ingrandito per la rete di comunicazione ufficiale•. Ci sono innumerevoli esempi di questo tipo. Essi concernono nel complesso la questione di come. tramite la tutela dei diritti di libertà liberali garantiti nella legge fondamentale. siano possibili le modificazioni della coscienza e dello stato d'animo della gente. In uno stadio di sviluppo sociale in cui questi diritti vengono messi in pericolo. ma una lotta per la loro realizzazione promette ancora. in conformità allo stato di cose. il successo (sempre che per loro possa essere guadagnata una più ampia sfera pubblica). si ha bisogno di un elemento di provocazione per forzare la coltre delle opinioni reificate. Quello che non colpisce fallisce. ha detto Karl Kraus. Un effetto immediatamente politico l'hanno. i diritti giuridici liberali. solamente in una società che li ha aboliti. Dove l'interdizione sociale del linguaggio e dei simboli non riesce, si neutralizzano le discussioni e le espressioni di opinioni. Ad ogni opinione viene affiancata un'opinione contrapposta, per cui lo spettatore o l'ascoltatore, guardandosi tutto attorno per giudicare, come l'asino di Buridano tra due mucchi di fieno, muore di fame e lascia ogni cosa cosi com'era prima. Dove linguaggioe simboli non trovano più nessuna sfera pubblica, se concetti come classe e lotta di classe, sfruttamento, «Berufsverbot>, violenza, ma anche segni di identificazione collettiva come bandiera rossa, parole di provocazione che vengono messe in mostra nelle manifestazioni, se anche le immagini dell'estetica della merce determinano l'ambiente circostante, allora si è giunti alla situazione in cui una società ha perduto l'ultimo residuo della sua cultura politica. Non è lontano il momento di mettere sotto censura il concetto stesso di censura. Ma questo per il momento non è ancora venuto e non verrà. La censura ha molti nomi. Nella Roma repubblicana, da cui derivano le parole censore e censura, la carica onorifica di censore aveva un'ampia e stimata funzione, la sorveglianza dei costumi, e la assegnazione delle stirpi individualmente e nel complesso per determinare la classe dei contribuenti, ma i romani erano abbastanza saggi da mettere in conto l'abuso di questa carica. Nel periodo aureo della Repubblica romana uno dei due censori era sempre un plebeo. La lotta contro i censori è cosi varia e svariata come la censura stessa; che la classedei censori scompaia per sempre è un vecchissimo sogno della gente. Più di uno l'ha inteso letteralmente. Nel periodo del «Vonnaerz> si era formata nel Baden una associazione di donne cdi sentimenti tedeschi•, il cui statuto impegnava le sue partecipanti a non sposare nessun censore e a non ballare con nessuno di essi. I rapporti sono diventati troppo complicati per potersi fidare di lasciar scomparire in questo modo la genia dei censori. Il fatto che qui noi possiamo parlare di censura, in una forma pubblica che decidiamo noi, indica, al di là di ogni repressione contro il Tribunale Russell, lapossibililà della lotta contro la censura, ma anche la sua necessità. Questa lotta contro la censura, per conservare le funzioni restanti della sfera pubblica borghese nella difesa dei diritti fondamentali contro i crescenti interventi dello Stato, contro la «statalizzazione della società>, deve allo stesso tempo tuttavia avere un'altra direzione: la produzione di una sfera pubblica di sinistra che non abbia più bisogno di ripetere a sua volta e, contrapposta a quell'altra. i meccanismi di censura pilotati dallo Stato di cui ho parlato. (Traduzione di Antonio Ferraro.)

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