Acpol notizie - Anno II - n. 8 - Giugno 1970

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STOVPIETNAM • E' stato ·pubblicato il volume "STOP VIETNAM" , contenente scritti di Lombardi, Svahnstrom, Xuan Thuy, · Ledda, Basso,_Enriques-Agn·oletti, Pauling, Labor ed altri,· a cura della Sezione Italiana presso la " Confere.-iza permanente di Stoccolma per il Vietnam ", .. - , . edito dai "QUADERNI DELL'ACPOL". Esso_r·accoglie i discorsi più signìfica~ivi pronunciati alla V Conferenza - . di Stoccolma sul Vietnam, tenutasi dal - 28 al 30 Marzo 1970, le risoluzioni e i docùrllenti delle tre Commissioni clella Conferenza~.una indicazione degli aiuti' più urgenti per la popolazione Vietnamita, vari documenti ·. ed alcuni est~tti delle dichiarazioni rese da ufficiali, . .. sottufficiali e soldati americani davanti alla Corte , Marziale della ~base di Tan Am, nel Vietnam del Sud Il volume CL. 800 - contrassegno) può essere richiesto all' ACPOL, Via di Torre Argentina, 21 - 00186 ROMA

Per evitare carenze nel serv1z10 di spedizione di ACPOL - _NOTIZIE, preghiamo tutti coloro che sottoscrivono l'abbonamento a mezzo conto corrente, di indicare chiaramente l'indirizzo. Esortiamo inoltre tutti gli abbonati a segnalarci, ripetendo gli indirizzi esatti, eventuali disguidi e ritardi, per consentirci di eliminarne le cause. ACPOL NOTIZIE - Periodico mensile dell'associazione di Cultura Politica - A.C.POL • Direzione - Redazione - Amministrazione 00186 Roma, Via di Torre Argentina, 21 - Tel. 652.225 - Direttore: Antonio Fontana - direttore responsabile:Sandro Sabbatini - Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 13Cl52 del 29-10-1969 • Stampatore Nov. IGI, 00158 Roma, Via della Stellaria, 14 - Spedizione in abbonamento postale gruppo 111- 70 %• Anno Il • Giugno 1970 - n° 8 Biblioteca Gino Bianco • • sommario ■ 7 Giugno: analisi di un voto di Luigi Covatta ■ Tesi per un dibattito di base ■ Gli incontri politici dell' ACPOL di Giorgio Pazzini ■ L'azione del Comitato antileva nella Valle del Belice ■ L'ultima lettera di Walter Reuther c;1 Nixon ■ La lezione della Luxemburg di Lelio Basso ■ Movimento operaio e regione ■ Notizie in breve Direttore Antonio Fontana Direttore Responsabile Sandro Sabbatini pag. 2 pag. 5 pag. 12 pag. 15 pag. 16 \ pag. 17 pag. 20 pag.23 1

7 GIUGNO: ANALDISIUINVOTO f C'è stato l'autunno, ma le elezioni si sono f~tte a primavera: e fra le due stagioni temperate è passato un lungo, freddo e drammatico inverno. Di questo si deve cominciare a tener conto, se si vuole dare un giudizio storicamente corretto delle elezioni del 7 giugno, e non si vuol finire a fare i Dulcamara che scoprono nel bussolotto risultati imprevisti e imprevedibili, e su quelli teorizzano, come se la lotta politica in Italia fosse cominciata tre settimane prima della scadenzaelettorale. Si è fatto politica, nell'autunno e nell'inverno: buona 04.cattiva, per ora non importa. Ma si è fatto politica: e in grande. Sicchè, per cominciare, non si possono fare confronti astratti fra i risultati dei singoli partiti ora e nel '68, come se questi fossero prodotti commerciali e le elezioni una ricerca di marketing. La quota di aspiranti al comunismo non è scesadello 0.1 %, nè le prospettive di vendita dell'edera lamalfiana sono computabili nella misura dell'1.1 % in più. Occorre vedere con· quale volto si presentarono i partiti nel '68, e con quale ora. E solo dopo si parlerà correttamente di premi e di sconfitte. Si dice: il centro-sinistra ha vinto e la sinistra ha perso. Ed è vero, in cifre. Ma andiamo a vedere quale centrosinistra, e quale sinistra, per favore. La sinistra che ha perso è quella che ha incignato l'autunno con l'espulsione dei compagni del "Manifesto", quasi a chiarire di voler mettere la testa a partito, ed ha teso poi costantemente alla diplomatizzazione dello scontro, utilizzando la debolezza del monocolore per impostare una parvenza di governo d'assemblea. E' quella che ha frustrato, quando non represso, ogni tentativo di creatività emergente dalle lotte. E' quella che ha negato ad essequalsiasi sbocco non diplomatico, volta a volta asserendodi non dover spaventare la borghesia o di non voler disperdere in

avventurismi il potenziale di lotta dei lavoratori. 11 risultato è che il potenziale di lotta dei lavoratori si è disperso in un fiume di scioperi post-autunnali di carattere "generale" con una non meglio definita funzione di agitazione dell'opinione pubblica, ai quali si sono aggiunti scioperi del pubblico impiego con-· dotti col massimo di intensità. La borghesia si è spaventata la sua parte, come era giusto e prevedibile: su una prospettiva politica si crea la lotta e la reazione avversaria, sugli scioperi di categoria solo il disagio e lo spa·vento isterico. Ed è ancora, questa sinistra, quella che ha accompagnato la "normalizzazione" interna con un silenzioso apprezzamento della normalizzazione in Cecoslovacchia. In fondo, grazie alla politica avara che ha condotto, lo sbilancio del P.C. I. è stato cont_enuto in termini accettabili, dal punto di vista ragionieristico. Sì da consentire addirittura un confronto con l'altra politica' di sinistra, quella generosa, che sarebbe stata quella del P.S.1.U.P.; per concludere .che, se la generosità paga così ma_le,ancora più taccagno aveva da essere, il P.C.I. Sul calo del P.S.1.U.P., i commentatori si sono sbizzarriti, nell'ansia di scaricare sul partito più sconfitto della sinistra ciascuno la propria idiosincrasia, ed assegnando pertanto a I partito di Vecchietti una tale serie di supplenze di stati d'animo, movimenti sociali, tendenze culturali e gruppi politici, che, se ne funzionasse la metà, ci troveremmo a lm~no di fronte al secondo partito italiano. Fra l'altro, fra le funzioni di supplenza assegnate al P.S.1.U.P. c'è anche, esposta su "Settegiorn i" da Piero Pratesi con pochissimi veli, quella che riguarda noi: anche noi, quindi, insieme col movimento studentesco, la sinist_ra sindacale, gli scioperi selvaggi, le canzoni di protesta, i Black Panthers, l'Isolotto, Al Fatah, Umberto Eco e quant'altro non è usuale per la cultura politica borghese, dobbiamo accontentarci di riconoscere la nostra sconfitta nel calo dell' 1.2 % del P.S.1.U.P. ·II simbolismo raggiunge vertici mai sperati. Facciamo presente, per quanto ci riguarda, e caso mai ce ne fosse dubbio, di non avere mai assegnato nessun ruolo di rappresentaAza elettorale a questo partito. Osserviamo solo che il P.s.1.u·.P. non è un partitosimbolo, ma fa le sue scelte e le paga. Ne ha fatte almeno due, fra il '68 ed oggi: quella sulla Cecoslovacchia,. e- quella, più recente, relativa alla strategia elettorale e parlamentare. C'è stato un dibattito, nel P.S.1.U.P.: ed ha vinto, amico Pratesi, chi ha rifiutato di fare il "contenitore", come tu lo definisci, della nuova sinistra. E adesso paga. C'è poi da dire che la dimensione del P.S.1.U.P. non è tale da poter invertire una tendenza determinata dal Bìblioteca Gino Bianco ·maggior partito della classe operaia: l'egemonia di fatto, aggiunta a quella soggettivamente subita, del P.C. I. giustifica largamente un analogo destino elettorale, più marcato a svantaggio della componente più debole. La sinistra ha perso, dunque, perchè ha pagato la sua avarizia di creatività. Ha perso questo inverno, quando i suoi apologisti ne hanno cantato la vittoria, dal momento che aveva ottenuto esattamente quello che aveva chiesto: un governo che faccia subito le elezioni regionali. Le elezioni regionali sono state fatte: e adesso? Paradossalmente, si potrebbe affermare che la sinistra ha vinto attraverso la vittoria del quadripartito, figlio legittimo della politica "costituente" e responsabile di questi ultimi mesi. Ma quale quadripartito ha vinto? Questo governo attaccato con la paura, provvisorio fino all'ossessione, incapace di trovare un momento solo di solidarietà davanti all'elettorato, carente di una linea politica unitaria? Questo governo di partiti costretti a governare? I Perchè si possa dire che l'elettorato ha confermato ed accresciuto la propria fiducia ~1 el centro-sinistra, bisognerebbe che ci fosse stato un qentro-sinistra nella fase pre-elettorale. Ma ci sono stati quattro partiti, in luogo di una coalizione: uno cavalcava la tigre · fascista, l'altro - il più premiato - giurava di essere lì per caso, il terzo conduceva una campagna elettorale tutta orientata a sinistra, marcata anche dall'assunzione alla vice-segreteria del compagno Codignola, che sembrava logica premessa a una ripresa di autonomia rispetto alla coalizione. Quanto alla O.C., che non era certo in grado di lavare in pubblico panni che attendono da venticinque anni acqua e sapone, essa è stata l'unica a fare da francobollo alla coalizione, intesa come simbolo astratto di garanzia democratica, più che come portatrice di una politica inesistente. Ed è l'unico dei quattro partiti che ha subito una flessione,· più rilevante di quella comunista, anche se pare che nessuno se ne sia accorto. Che farà ora il centro-sinistra, oltre a fare la somma di quattro risultati conseguiti su trincee diverse ed opposte? I voti, d'accordo, "non olent". Ma quale olfatto sarà così insensibile da non capire che non basta sommare voti per creare una prospettiva politica? La prospettiva ci sarebbe: il premio elettorale al P.S.I., il ridimensionamento del P.S.U.riaprirebbero le porte alla prospettiva bipartita aperta al P.C. I. Rimane tuttavia· da spiegare quale maggioranza O.C. sarà disposta a condurre un'operazione del genere dopo una campagna elettorale condotta sull'equidistanza fra P.S.I. e P.S.U. e dopo la crisi drammatica 3

dell'inverno. E rimane da spiegare come, a sua volta, il P.C.I. possa gestire un'operazione del genere dopo la sconfitta elettorale. Addirittura, la vicenda di quest'anno successivo alla scissione autorizza a dubitare della stessa ambizione del P.S. I. a tentare una carta del genere: anche se non mancano, all'interno del partito, i compagni che si rendono conto dell'insostenibilità della situazione. Resta da fare, per completare l'analisi, il discorso sul voto degli scontenti. A stare ai dati, non ce ne sono, o sono infima minoranza. D'accordo, c'è un tre per cento di schede bianche: ma non fanno storia. C'è l'un per cento perso dalla D.C.: ma è tutto qui, il dissenso cattolico e la fine del collateralismo? Che la D.C. abbia guadagnato a destra e perso più dell'l % a si.nistra, è assai probabile: ma non è questo che ci interessa. Il 'fatto è che nessuno è meno stupito di noi di questa relativa stabilità dell'elettorato. Sappiamo così bene che non basta enunciare astratti propositi, per produrre conseguenze, e che occorre proporre alternative concrete, prospettive di organizzazione, che lo abbiamo dichiarato come nostro unico proposito fin da quando siamo sorti. Rispetto al voto dei lavoratori cattolici, per esempio, siamo senJpre stati convinti che esso, pur liberato da vincoli di organizzazione, non si sarebbe orientato suI P.C. I. quale partito istituzionale della classe operaia, in assenza di profonde trasformazioni del P C. I. medesimo. Tant'è vero che abbiamo affermato l'esigenza di un momento autonomo di organizzazione politica della sinistra non comunista, all'interno della quale la spinta al rinnovamento dei lavoratori cattolici troverebbe più naturale sbocco. Agli amici di sinistra, che ci credono imbarazzati, quindi, rispondiamo molto serenamente che, se essi non vogliono ridurre la loro militanza politica a quella di elaboratori di dati elettorali, dovrebbero piuttosto preoccuparsi, che non compiacersi, delta relativa stabilità dell'elettorato.· Rispetto alla sinistra, esso dimostra semplicemente che il P.C.I. ha fatto il pieno, ha toccato nel '68 il suo tetto: e 1non lo ha superato nonostante l'assenza di alternative a sinistra e l'assenza di vincoli gerarchici, per quanto riguarda i lavoratori cattolici. A questo punto, o ci si dimostra che tutto ciò che è orientato al Bi 4 llotecaGino Bianco cambiamento, in questo paese., è rappresentato dalla quota elettorale del P.C. I., o si fa la cortesia di riconoscere che certi problemi - anche di reinvenzione di una prospettiva democratica e socialista - non erano il frutto di bizzarrie individuali. O, meglio ancora, si riconosce che ci va bene lo "status quo": almeno si è più chiari. Le domande imbarazzanti ce le siamo poste, crediamo, tutte. E a tutte ci sembra di aver risposto, tentando un discorso di analisi dei risultati elettorali che parlasse un pò di politica, piuttosto che rassicurare con le cifre lette con la piattezza del computer. Non c'è ragione, evidentemente, di esseretrionfalisti. La· battuta d'arresto della sinistra, anche se noi siamo fra quelli che "l'avevano detto", coinvolge anche quelle componenti della sinistra stessache non sono state impegnate nella competizione elettorale. C'è un riflusso, evidente. C'è come una stanchezza. Processi che si erano avviati nei due anni passati si sono a loro volta fermati a metà, come se autunno, inverno e primavera consigliassero una sorta di tregua. Occorre scuotersi, se non si vuole rimanere soffocati, magari aspettando i I '71 e il gioco dei potenti che attorno a quella scadenza si svolge. 11 bussolotto, per quanto lo si scuota, dà quello che può dare: non inventa prospettive. politiche. Quelle, dobbiamo costruirle. E le costruiamo, partendo dalla mozione approvata dal Comitato nazionale del 25 aprile, dai documenti pubblicati in questo numero di ACPOL-NOTIZIE, dal lavoro politico svolto finora al centro e in periferia. Ma lo costruiamo soprattutto sulla spinta dei lavo~ ratori: di quelli che hanno votato con rabbia, di quelli· che hanno votato con perplessità, di que.lli che, dove è stato possibile - come in Sardegna, ad Aosta, in Lombardia, nel Veneto, in Calabria - hanno già avuto l'occasione di votare diverso, infliggendo dovunque serie lezioni alla D.C. Lo costruiamo con serietà, senza avventurismi, e valutando come è giusto la tenuta e le prospettive delle forze esistenti. Ma con serietà, cioè con durezza, con determinazione, senza aspettare più nessuno: è troppo necessario, per non soffocare. Luigi Covatta

TESPI ERUNDIBATTITO DIBASE Biblioteca Gino Bianco L'AUTUNNO SINDACALE Le lotte sindacali d'autunno rappresentano ·iI fatto politico più saliente al quale fare riferimento per individuare le modalità e le prospettive della lotta politica nel nostro paese. Comprendere le modalità-e le caratteristiche dello scontro sociale dell'autunno e considerare le prospettive che esso ha aperto significa individuare le dimensioni strutturali dello scontro politico in corso e porsi nella condizione di indicare sbocchi adeguati alla crescita dell'azione politica della classe operaia e con essa di tutta la società italiana per un effettivo cambia.mento del sistema. Le lotte sono state "sindacali": esse infatti si sono sviluppate in occasione del rinnovo dei contratti collettivi di lavoro, secondo regole interne alla struttura del sistema. Tuttavia esse si sono ben presto nettamente differenziate da Ile precedenti lotte sindacali per una duplic•e caratteristica. La prima è stata la diffusa coscienza sindacale nella totalità degli operai partecipanti alla lotta {per la prima volta nelle lotte sindacali del dopoguerra è significativamente scomparso il fenomeno del crumiraggio). Si è così determinato un salto di qualità nella gestione delle lotte da parte del sindacato, il quale è stato capace di indirizzare con forza la pressione contrattuale verso l'acquisizione di obiettivi fino a ieri irrealizzabili. La classe operaia - prendendo coscienza del fatto che soltanto attraverso la lotta unitaria si possono acquisire dei nuovi diritti, si possono conquistare obiettivi più avanzati non solo in termini di maggiore salario, ma anche di libertà sindacali all'interno dell'azienda - ha indirizzato tutta la propria forza contro il potere padronale. Ma i lavoratori hanno esigito. al contempo una diffusa democratizzazione delle strutture sindacali e una più ampia partecipazione alle decisioni sindacali stesse, sia sugli strumenti di lotta, sia sulla conduzione delle trattative, riservandosi di dare il proprio assenso finale agli accordi che hanno concluso tutto l'iter delle lotte. Questa· nuova coscienza sin5

• dacale e la risposta che ad essa sono riuscite a dare le organizzazioni sindacali, hanno posto le premesse per quella unità sindacale nuova, cioè veramente parte- .cipata perchè nascente dal basso, che è divenuta l'asse portante di tutto il corretto sviluppo della forza del movimento sindacale. IL PROBLEMA DELLO SBOCCO POLITICO La seconda caratteristica di queste lotte è che la classe lavoratrice ha partecipato alle lotte sindacali con una volontà politica da tutti riconosciuta come nuova. La classe operaia ha portato avanti queste lotte partendo non semplicemente dalla intollerabilità della condizione materiale in rapporto al grande sviluppo delle forze produttive e della ricchezza sociale, ma dalla percezione dello sfruttamento, del modo in cui cioè viene organizzato i I lavoro, dell'uso che il padrone fa della forza lavoro. Ci si è trovati, quindi, di fronte ad una presa di coscienza di classe che, trascendendo obiettivi riformistici, tende al superamento del sistema, una coscienza di classe che si è ridestata nel proletariato più attivo e che ha messo con tutta evidenza suI tappeto dello scontro contrattuale il problema del potere. Ciò ha provocato una sfasatura tra possibilità dell'azione sindacale ed esigenze politiche della classe.Com4nque bisogna fare una precisazione:. la coscienza politica delle lotte autunnali, che ha messo in discussione il problema del potere, si è manifestata con piena consapevolezza soltanto in alcune frange del movimento operaio, frange che molto spessosono riuscite a promuovere il costituirsi di nuovi strumenti di democrazia operaia, autogestiti, alcuni di chiara natura politica. La maggior parte della classeoperaia, al contrario, pur avendo acquisito una piena coscienza sindacale, è rimasta fuori da questa consapevolezza pur esprimendolp tutta in maniera potenziale. : Ed è questa situazione che ci spinge, al di fuori di un qualsiasi facile trionfalismo rivoluzionario, a tentare di recuperare ad una nuova prassi politica tutta la classe operaia, cioè a promuovere la generale diffusione della coscienza politica di classe. 11recupero di questa prassi politica ad una generale strategia del cambiamento deve significare, innanzi tutto, "recupero del politico a·1 proprio ambito sociale" cioè superamento della dicotomia esistente tra la lotta sociale (o sindacale) e lotta politica, pur rendendoci conto che questo è un obiettivo finale. Bisogna recuperare l'uomo, come persona responsabile in maniera totale - nel proprio ambito sociale - Bi li e.Ef g r~i e ti ce,h~o i ·e, morale ed economico. 6 Questa ci sembra la vera "prospettiva rivoluzionaria". Recupero dell'uomo che passa, in questa fase storica, attraverso la solidarietà del la classe operaia, ma che è tutto volto allo sforzo di accorciare i tempi per· recuperare una solidarietà tra gli uomini che trascende la stessasolidarieta di classe. In questa luce l'autunno ha rappresentato una manifestazione del la nuova e più articolata composizione della classe lavoratrice, della sua maturità attraverso le nuove esperienze conflittuali che sono state condotte, della sua forza: in questo senso il suo valore politico sta soprattutto nella demistificazione dei vari tipi di interclassismo, che hanno caratterizzato la cultura italiana negli ultimi anni sessanta, e nell'aver messo con chiarezza i problemi nuovi del paeseall'ordine del giorno delle classi dirigenti. Ed è perciò che la potenzialità di questa lotta, costretta nei ·1imiti sindacali, rischia di essere tutta frustrata. E' evidente che il sindacato ha scelto di fare una lotta sindacale così come gli era permesso dalla sua funzione istituzionale e che, attraverso questa lotta, ha legittimato se stesso ed il proprio ruolo. Nello stesso processo di maturazione di una consapevolezza nuova, determinata dai lavoratori, va inquadrata anche la vicenda che, a seguito della lettera del Presidente della CE I, ha investito il movimento aclista. La risposta delle ACLI al cardinale Poma esprime nella sua dignitiva coerenza, una testimo,nianza concreta di questa crescita. Lo scontro sociale verificatosi in autunno quindi,· ha costituito, per il movimento operaio, e per le forze di sinistra, piuttosto una premessa che una operazione politica definitiva. Pertanto, la controparte padronale, i cui processi di riorganizzazione sono sempre più rapidi, ha potuto fruire di un periodo di vuoto della pressione popolare, in parte fisiologico, in . parte dipendente dalle carenze del blocco di sinistra, in parte ancora da essastessacostruito. . Questo periodo, determinante per comprendere\ il riassetto della destra nel nostro paese, è quello che va da dicembre del 1969 al gennaio del 1970: più · precisamente dall'attentato di Piazza Fontana alla crisi del 11Governo Rumor. E' i I periodo in cui, con la firma dei contratti, le vertenze sindacali trovano la loro conclusione fisiologica. Si ha una interruzione dell'iniziativa sindacale, che le stesse organizzazioni considerano tuttavia uno sbocco insoddisfacente alla tensione politica dell'autunno, tanto da lanciare immediatamente la parola d'ordine delle riforme sociali. L'AREA DEL QUADRIPARTITO La carenza di continuità nella strategia offensiva del

movimento operaio, connessa al carattere rivendicativo e quindi parziale delle finalità dei conflitti, non è d'altra parte imputabile al movimento sindacale, ma alle carenze di interlocutori capaci di trasferire l'offensiva sul piano dei nuovi equilibri politici. I partiti della sinistra, infatti, nel momento più inci~ivo dell'autunno rifluivano su una linea difensiva, che assorbiva e consumava le tensioni conflittuali. Si sacrificava cioè ogni prospettiva di reale ristruttu- . razione degli assetti di potere ad un :puro consolidamento delle organizzazioni stessedella sinistra. Questa scelta comportava anche il prevalere della · "ragione di partito" sulle logiche di movimento. · La prospettiva di una nuova linea di tendenza negli equi libri partitici e nelle conseguenti formule di governo è stata la nota dominante di una complessa schermaglia politica, sia nelle forze moderate che nell'area di opposizione ed ha caratterizzato anche la dialettica interna alle singole forze, già prima dell'autunno. Per la sua realizzabilità essapresupponeva infatti un mutamento nel la composizione della maggioranza o del gruppo guida delle forze interessate, il conseguimento a livello di governo di nuovi equilibri (bipartito O.C. - P.S.I. con allargamento all'apporto dell'opposi zio ne). · In questo quadro è possibile dare interpretazione coerente a comportamenti e scelte politiche che hanno alimentato il dibattito dall'estate del 1969 a . 0991. NeHa O.C., il tentativo di Moro di ribaltare gli equilibri interni del partito, con l'appoggio delle correnti di sinistra, sconfitto in sede congressuale, viene ripreso allorchè la scissione socialdemocratica ripropone a livello del Governo un problema di scelta di linea. 11 secondo monocolore Rumor chiude temporane~mente questo confronto, che diviene però nuovamente attuale con lo scioglimento della·corrente dorotea e la caduta della segreteria Piccoli. La prospettiva di Moro, due volte sconfitta in questo breve periodo, sembra riaprirsi in seguito al trasformistico rimescolamento delle carte interno al partito (che vede spostarsi a "sinistra" Andreotti e Colombo), e con la crisi al buio provocata dalle dimissioni • "-# del secondo monocolore Rumor. Ma la più lunga crisi di governo della storia della repubblica italiana, caratterizzata dalla ricattatoria alternatiyq~tra governo o elezioni politiche anticipate (dopo aver offerto a Moro l'ultima carta con un incarico di sondaggio, che il leader democristiano non ritenne di gestire positivamente, subendo così una ulteriore sconfitta della sua linea) viene risolta con la riesumazione di una formula politica, quella del quadripartito, che rappresenta una risposta non credi.bile, se· non la si vuol definire di destra, alle attese Biblioteca G·no Bianco . . del Paese e alle tensioni che hanno agitato la società italiana. Vedevamo giusto quando il 21 Gennaio '70 dicevamo in una dichiarazione comune: "In queste condizioni la ripresa della collaborazione quadripartita non può in nessun modo essere presentata come proseguimento di una politica di centro-sinistra, per la quale, dopo la scissione socialdemocratica, non esistono più le condizioni, ma assume chiaramente il significato di una svolta a destra e si salda politicamente con la volontà di rivincita del padronato. E' evidente, quindi, la decisa opposizione a questa operazione di chi, come noi, vuole il cambiamento di questa società per· rompere l'alleanza storica fra padronato e potere politico, per mettere in crisi il blocco storico moderato che oggi si crea uno strumento con il quadripartito". Infine la recente proposta formul-ata da Taviani di organizzare la gestione interna del partito, mediante un sistema di elezione delle cariche non più propor- . zionale ma maggioritario, costituisce in questo momento il tentativo delle componenti dorotee del partito di stabilizzare la loro leadership e di emarginare il dissenso, ponendo in condizione subalterna ogni componente capace di suscitare una alternativa o an.che una incisiva dia letti ca interna. 11 nuovo governo appare così ancora una volta fondato su uno "statò di necessità" che ricatta, obiettivamente a tu,_ vantaggio delle forze più conservatrici, ogni pur moderata istanza innovativa, la rende steri le e comunque integrabile. La repressione in atto, se ve ne fosse bisogno, sta a dimostrarlo. L'AREA DELL'OPPOSIZIONE Parallelamente, nel P.C.I. si sono progressivamente attenuate le spinte e le aperture che l'esito del Congresso di Bologna lasciava intravedere. Sul piano internazionale, il dissenso espresso nei confronti del P.C.U.S. dopo l'invasione in Cecoslovacchia si affievoliva e non trovava più modo di esprimersi nonostante gJi sviluppi del la drammatica "normalizzazione" cecoslovacca, paragonabile ai periodi più oscuri dell'epoca staliniana. E, mentre la linea Breznev sembrava liberarsi di ogni ostacolo nell'Unione Sovietica, il P.C.. 1. subiva l'irrigidimento politico del campo comunista, chiudendo esso stesso gli spazi di dialettica interna. Tali spazi da un lato costituivano la garahzia di credibilità per un rapporto non egemonico del P.C.I. con. le altre forze della sinistra, per una nuova prospettiva di ristrutturazione della rappresentanza politica della classe operaia, dall'altro consentivano di ipotizzare la disponibilità del P.C. I. ad una linea di movimento, volta a potenziare gli sbocchi e ad assicurare continuità 7

all'offensiva dell'autunno. La radiazione dal partito del gruppo del Manifesto esprime, invece, una scelta antitetica a quelle ipotizzate, fondata su un'analisi negativa delle capacità di attacco del movimento operaio, orientata quindi su un pragmatismo tutto difensivo, di potenziamento del momento burocratico della organizzazione. Una linea perciò coerente con gli spunti estivi di Amendola sulla vocazione .di governo del P.C. I., con l'insistenza su una soluzione di governo dapprima nella formula del bipartito _O.C. - · P.S. I., arretrando poi, nella recente crisi, su un quadripartito presieduto da Moro. Ripiegando infine su un governo che facesse le regioni. In ogni caso si tratta di una linea che subisce il ricatto moderato degli "stati di necessità" pur di evitare, con le elezioni anticipate, quello scontro frontale che avrebbe forse àllargato, •in termini di pura consumazione delle tensioni e dei conflitti socia li, i I suffragio eletto raie del partito, ma avrebbe definitivamente rinviato le possibilità di inserimento interno od esterno del P.C.I. nell'area di governo. Tali possibilità rimarrebbero comunque aperte solo in un incontro con le com- . ponenti maggioritarie e non certo più avanzate della O.C.; ammettendo, per ipotesi, che il capitalismo italiano sia disposto a pagare il prezzo della maggiore stabilità che deriverebbe all'area di governo dall'apporto comunista. In questa logica, i I P.C. I. ha dovuto nel breve periodo rispolverare con il P.S.1.U.P., per le elezioni amministrative una politica delle alleanze che riproduce vecchi schemi, mentre guarda solo in termini strumentali e perciò respinge quelle forze in movimento che, nel loro impegno anticapitalista, rifiutano ogni eger:nonia e sono disponibili, nell'ambito della sinistra solo per processi di trasformazione e non di federazione o giustapposizione delle forze. FALLIMENTO DELL'AREA SOCIALISTA Mentre 11ella D.C. la dialettica si svolge tra una linea più -conservatrice, attestata su posizioni di chiusura nei confronti di ogni istanza innovativa, e la linea, sconfitta, della cosiddetta nuova maggioranza, strategicamente proiettata a creare le condizioni per allargare al P.C.I. l'area di governo; mentre nel P.C.I. la dialettica oscilla tra una linea di consolidamento nel breve periodo della propria egemonia nello spazio di opposizione, per realizzare a medio o lungo termine la prospettiva auspicata da Amendola, e una linea più aperta, che consenta margini di rapporto con altre forze anticapitaliste; nell'area socialista la dialettica si esprime tra una ipotesi di ricomposizione di una credibile rappresentanza politica e le spinte divergenti esercitate, tra P.S.I. e P.S.I.U.P., dall'attrazione delle forze egemoni dell'area di governo e B . I .dell'opposi ione. s· 1~1oteca 1no 1anco La sc1ss1onesocialdemocratica è stata probabilmente l'ultima occasione che il P.S.I. ha sciupato. per sottrarsi alla "costante e addirittura monotona ·prevalenza dei condizionamenti moderati che, dal punto. di svolta del Luglio '64 in poi, ha costituito il leit-motiv della politica cosiddetta di centro sinistra, ormai scaduta al livello di un compromesso neocentrista privo di mordente e di credibilità". Ma il P.S.I. non ha saputo o voluto cogliere questa occasione piegandosi ad un ricatto che ha potenzialità permanenti, perchè le forze di destra, e in primo luogo lo P.S.U., potranno riproporlo con i I vantaggio di scegliere per lo scontro i tempi e i modi a loro più congeniali. Lo P.S.1.U.P. ha tentato di assumere un ruolo positivo e di compiere una scelta di linea, proponendo alla direzione del P.S.I. la ricomposizione della rappresentanza politica dell'area socialista. Questa proposta è stata disattesa e, in carenza di ogni elaborazione alternativa, lo P.S.1.U.P. ha fornito solo una indicazione di breve periodo, scegliendo il patto elettorale unitario con i I P.C. I. In questo quadro appare ogni sconfitta la linea che attraverso una nuova maggioranza della O.C., puntava a equilibri, sia pur solo parlamentari, non chiusi a ogni sollecitazione innovatrice; e in conseg_uenzauna linea parallela del P.C.I. che avrebbe dovuto condurre a _possibili inserimenti. E appare assai probabile la pre_visione di un progressivo allineamento di tutte le 'forze intermedie, con i I risultato di un confronto necessario fra le forze egemoni del blocco moderato e di opposizione. Ma appare anche frustrata in ogni ipotesi di ricomposizione - funzionale ad un più ampio processo di ristrutturazione di una rappresentanza politica di classe- della rappresentanza politica dell'area socia- . lista almeno nel senso in cui poteva essere iriterpretata al Convegno dell' ACPOL a Grottaferrata. Anche questa prospettiva di fondo, considerata la indisponibilità attuale delle forze interessate (nuovamente chiuse in una sterile dialettica di schieramento e di esigenze egemoniche, sottratte ad ogni confronto con le tensioni del movimento di classe) non appare nemmeno realizzabile in tempi adeguati alle esigenze pressanti; imposte alle forze politiche dal processo di unità sindacale. LE IPOTESI DI GROTTAFERRATA Nel documento costitutivo dell' ACPO L (8 Marzo 1969) scrivevamo che "la divisione del mondo in blocchi contrapposti, trasferita nella lotta politica italiana, ha awiato, con la fine dell'alleanza antifascista, una contraddittoria ricostruzione materia le

dello Stato, determinando una ferita profonda nel tessuto civile ed un impoverimento oggettivo della società politica" con l'esclusione di gran parte della classe operaia dal potere ed anche la divisione del movimento sindacale, a tutto vantaggio delle forze della conservazione. In questa situazione, praticamente di stallo, "le istanze moderate - scrivevamo - sono progressivamente riuscite a prevalere suIla strategia del le riforme e ad avere partita vinta attraverso una serie di asseriti "stati di necessità", determinando l'involuzione in senso "stabilizzatore" di un patrimonio ideale, che nella strategia delle riforme e nell'incontro tra forze politiche di ispirazione cattoli_ca e socialista aveva cercato la spinta e trovato la motivazione d'origine". Questo è tanto più vero oggi, dopo la ricostruzione del governo quadripartito, dopo le "bombe di Milano", la "repressione", la minaccia dello scioglimento delle Camere. Di qui la necessità di ricercare una nuova prospettiva politica che doveva e deve fondarsi innanzitutto su "un coerente impegno auto-critico, nel riconoscimento che una effettiva alternativa può essere promossa solo superando le posizioni tradizionali, nessuna delle quali è oggi in grado di ricostituire il polo di attrazione privilegiato". A questo proposito avevamo indicato (Convegno di Grottaferrata: Agosto 1969) tre ipotesi circa le possibilità dell' ACPO L di divenire strumento adeguato, al fine di avviare un processo profondo di rimescolamento delle carte, tale da porre le premesse per unij valida risposta alla crisi politica in atto. L' ACPOL - si diceva - potrebbe restare, in prima ipotesi, "una mera associazione di cultura, compiere una azione fabiana, preoccuparsi solo di descrivere didatticamente un nuovo modo di far politica". Ma già allora rilevevamo come questa fosse una concezione che (qualora si fosse fermata a quel livello) avrebbe potùto finire rimorchiata, avrebbe potuto apparire rinunciataria, anche se l'obiettivo di stabilire un confronto aperto all'interno della sinistra italiana, atlo scopo di verificare attraverso il dibattito le reali possibilità. di convergenza e chiarire i motivi di dissenso, era e resta uno degll obiettivi della nostra azione politica. In seconda ipotesi, l'ACPOL avrebbe potuto diventare "una cerajera per allargare l'area della sinistra democratica e socialista". Esistono le condizioni politiche. - ci chiedevamo - per fare questo? Perchè I'ACPOL elabori un progetto che esplicitamente cerchi di coinvolgere il P.S.I. e lo P.S.1.U.P.? Oggi, a meno di un anno di distanza riteniamo di dover rispondere in modo negativo 1) perchè il P.S.I., Biblioteca Gino Bianco nonostante la sc1ss1one,ha preferito tornare aI governo ricostituendo a quel livello, nei fatti, l'unificazione con la politica socialdemocratica e con gravi conseguenze tra l'altro per gli equilibri politici al suo interno; 2) perchè neIlo P.S.1.U.P. è prevalsa la linea di chi ritiene oggi "elemento discriminante dello sviluppo futuro "del suo partito - come ha affermato Vecchietti, concludendo la sessione del C.C. riunitasi al termine dell'ultima crisi politica e parlamentare - "la questione dei rapporti unitari con i comunisti", così accettando del P.C.I. strategia, tattica e totale egemonia. AL DI LA' DELL'"ASSOCIAZIONE DI PARCHEGGIO" Rimane la terza ipotesi di Grottaferrata "ed è quella di camminare, saltando ogni impegno diretto nelle elezioni del '70, compiendo il nostro lavoro politico nella prospettiva di un movimento politico, popolare, autonomo". L'ACPOL non può più oggi limitarsi ad essere una associazione di parcheggio. Dobbiamo riconoscere come lo stesso confronto culturale ha valore nella misura in cui si è portatori non solo di idee, ma di consensi effettivi intorno ad esse, da impegnare poi iticamente. La stessa mediazione politica si è mostrata debole, perchè le componenti organizzate, che hanno ritenuto di dover fare riferimento all' ACPO L, fino ad oggi hanno mostrato di privilegiare - senza per altro ottenere risultati politici - il momento tattico interno ai rispettivi partiti, col risultato di rendere assai difficile la definizione non solo teorica, ma anche pratica della collocazione strategica dell' ACPOL e su questa base, di conseguenza, l'organizzazione in un movimento aperto, ma capace di vita democratica al suo interno e di scelte collettive, maturate dal bassoe quindi frutto delle più larghe verifiche possibili. La fase post-elettorale dovrà dunque .vederci impegnati subito e a tutti i livelli nella organizzazione di questo movimento dei lavoratori, capace di aggregare militanti singoli, gruppi, forze disponibili in una fase costituente, al livello operativo e di base, di incontro al livello di quadri, attraverso comuni sperimerJtazioni di. lotta, attraverso continue verifiche sul .piano politico e ideologico tale da precostituire le condizioni di un più largo e profondo coagulo di forze, che intendono collocarsi in una prospettiva democratica e socialista. Urge realizzare, rendere reale nella lotta politica della sinistra italiana una strada coerente con i valori in cui molti lavoratori credono: i valori dell'uomo, _della dignità dell'uomo, della classe come supporto della 9

lotta della maggioranza degli uomini Una strada coerente con molti ideali politici che abbiamo in comune; una strada coerente con gli interessi globali con cui ci identifichiamo e che sono comuni: la condizione òperaia, la condizione contadina, la condizione urbana, in generale la condizione di sfruttamento dei lavoratori. Occorre una strada coerente, una strada credibile da milioni di lavoratori (anche lavoratori cattolici, la cui irruzione nella lotta politica per il superamento del sistema avrà imponderabili conseguenze), una strada politicamente efficace per una "strategia del cambiamento". UN PRIMO PASSOPER l.!'UNIT A' POLITICA DEI LAVORATORI . . Tale movfmento non potrà rappresentare che un primo passo nel quadro più ampio di una ricomposizione politica della sinistra nel nostro Paese. Ma è necessario fin d'ora trovare uno sbocco coerente, a livello politico, per molti che hanno sempre combattuto al livello culturale, sociale e sindacale per il cambiamento dell'attuale sistema. E' necessario offrire un momento nuovo di coagulo per quelle forze laiche, di matrice cattolica e socialista, che come dicevamo nel documento costitutivo dell' ACPOL, si differenziano da quelle "componenti che basano la loro iniziativa ideale e politica su una integraizion~ nell'attuale sistema economico - sociale" e sì "identificano neIla critica aIl' organizzazione capitalista della società". Come opportunamente veniva detto nel settembre 1969 aI Convegno di Milano "esistono dentro e fuori dei partiti, di tutti i partiti, le forze morali, intellettuali, politiche interessate alla prospettiva di una società socialista ove la democrazia abbia la sola reale garanzia che è il pluralismo politico". Sotto questo profilo "è - quindi - indispensabile che una sinistra non comunista sia sufficientemente forte perchè fil confronto - pur nella auspicata· azione unitaria - e la capacità di influenzare i comportamenti del P.C.I. non divengano illusori". Collocandosi nella sinistra come momento indispensabile per una riaggregazione della sinistra nel suo complesso e come forza che si definisce di sinistra per aver fatto una chiara e pregiudiziale scelta di classe, questa organizzazione dovrà dunque aprire in positivo un più generale processo di cr~scita politica del movimento operaio, attraverso un confronto aperto, dialettico còn le altrè forze su obiettivi contenuti e metodi di una strategia alternativa. _Ciònella previsione che una unità organica della sinistra è, oggi, un obiettivo di lungo periodo, risultato comunque e non premessa di tale processo, e che la ricerca dell'unità, Bi oioteca Gino Bianco per essere veramente incisiva, deve avvenire nella piena autonomia ·di tutti e attraverso un processo di superamento di ogni egemonia precostituita. PER UNA NUOVA SOCIETA' DEL LAVORO Una strategia unitaria e alternativa delle sinistre deve passare attraverso un ampio confronto - che sia il portato di forze reali e di una corretta collocazione di. classe - rispetto ai grandi temi dell'internazionalismo -e della autonomia politica del movimento operaio italiano da ogni centro esterno decisionale rispetto ad ogni modello precostituito di società, tanto più se maturato in tempi e condizioni storiche del tutto differenti dalle nostre; rispetto ai prohlemi di fondo di una nuova società del lavoro che tenda al superamento delle attuali strutture di potere, le quali consentono ad una ristretta "élite" economica, fi-. nanziaria e politica, in grado di manipolare il consenso, di~ decidere del destino di tutti; rispetto ai problemi attuali, di fronte a cui da anni si trova la nostra società, senza che le attuali forze politiche e di governo si siano mostrate in grado di prospettare ed avviare valide soluzioni e di fronte a cui tutto il movimento operaio, al livello sindacale, sociale e politico, si trova impegnato in un duro confronto. Data la situazione economica del nostro Paese, ci troviamo di fronte ad uno sviluppo della società che risponde alle sollecitazioni determinanti ed anche contraddittorie dei diversi settori ed interessi capi- 'lalisti, rispetto a cui le forze politiche di governo giocano un ruolo politico subalterno. Ne consegue la impossibilità di fatto di ogni processo che abbia la pretesa di "razionalizzare" il sistema e la impossibilità per l'azione pubblica di attuare qualsiasi programmazione nazionale, con il risultato· di un sacrificio sistematico dei bisogni pubblici e degli interessi generali a favore del massimo profitto privato. Inoltre tale sviluppo favorisce anche la creazione e lo sfruttamento di posizioni di .rendita: la rendita fondiaria nella agricoltura e ancor più la rendita urbana trasformano infatti la scarsità di aree utilizzabili in strumento per trasferire reddito dai lavoratori ai proprietari, dalle comunità locali ai patrimoni privati. Ne derivano - tra le altre - evidenti e gravi contraddizioni che riguardano l'occupazione (insufficiente creazione di nuovi posti di lavoro e continuità dell'emigrazione), la d i,tribuzione del reddito e della ricchezza (aggravante dalla regressività di fatto del sistema tributario e daIla inadeguatezza della sicurezza sociale), la struttura dei consumi (carenza dei servizi sociali a disposiz•ione di tutti), la dipendelilza dall'estero (crescente integrazione della nostra economia nel contesto internazionale, crescente dipen-

denza tecnologica, mpncanza di autonomia finanziar1a aggravata da un prolungato esodo di capitali, che le nostre autorità non h~nno voluto fronteggiare). Oggi, una politica eh.eabbia a criterio centrale una affermazione nei fatti della priorità degli interessi dei lavoratori e si basi sul principio che le risorse economiche devono anzi tutto esseremessea disposizione della collettività, deve aggredire queste contraddizioni,· attuando una politica economica che punti alla piena ·utilizzazione di tutte le risorse esistenti e privilegi i consumi pubblici: casa,trasporti urbani, sanità, servizi scolastici e sociali. Tale politica implica un rinnovamento profondo del potere politico, una modificazione radicale insomma degli attuali rapporti di potere. A tale scopo è necessario suscitare un ampio confronto su quella che intendiamo debba essere una nuova società del lavoro, alternativa alla così detta società dei consumi in forza di una radicalemodifica delle strutture societarie e proprietarie, in sostanza/ dei rapporti di potere politico, e attraverso l'espansione della libertà con la costruzione di quelle autonomie fondamentali senza cui l'uomo, il contadino, l'operaio, l'intellettuale non sono liberi e che coincidono con la conquista di quei poteri che stanno alla basedi una reale strategia del cambiamento. Ci rendiamo ben conto che anche queste indicazioni rappresentano un modo inco-mpleto di affrontare la problematica aperta ad un mo vimento di lavoratori che risponda ai requisiti e persegua gli obiettivi indicati, anche se le linee di tendenza - da approfondire in precise proposte programmatiche, di contenuti e di metodo - sono chiaramente caratterizzati. VERSO UNA NUOV Un movimento siffatto non può che fondare la sua strategia politica per il cambiamento sulle lotte sociali e sindacali, saldando la lotta politica di base ad una strategia politica generale. Dovrà a tal fine organizzarsi, su base di massa, con propri aderenti, per BibliotecaGino Bianco una presenzaattiva nella società e nelle lotte, a partire dalla periferia, dai quartieri ai piccoli centri, alle aree agricole, dalle fabbriche alle scuole, dalle provincie alle regioni, per arrivare infine ad una .direzione democratica al centro, dotata di tutti quegli strumenti, dallo studio a!l'informazione, che via via saranno ritenuti necessari per la guida, il coordinamento, l'approfondimento della nostra azione politica. Sarà questa una fase ancora aperta, ·ma fortemente impegnativa per tutti, necessaria per portare avanti con l'indispensabile chiarezza e incisività una nuova proposta di aggregazionepolitica a tutte quelle forze che' oggi, operando s'ul piano sociale e sindacale, sentono di doversi impegnare in comune anche a questo livello e a quelle forze che, pur militando tuttora a!l'interno dei partiti tradizionali - per le crisi irreversibili che investono, secondo l'accennata analisi, le organizzazioni partitiche e la loro strategia - trovano lo sbocco attuale inadeguato al proprio impegno politico. Solo dopo aver verificato fino in fondo tutte le disponibilità effettive per il coagulo più largopossibile di una forza omogenea, sarà opportuno porre all'ordine del giorno tappe ulteriori di sviluppo che rappresentino il risultato di questa prima fase, sintesi di quel processo dal basso che, avviato con I'ACPOL, dovrà coinvolgere operai, contadini, impiegati, tecnici, studenti, intellettuali di matrice cattolica e socialista nel lavoro di costruzione comune, di una risposta politica alternativa agli attuali equilibri moderati. Questo processo graduale, per tappe, ci consentirà tra l'altro di sperimentare strutture organizzative che vadano immuni dai difetti di centralismo e di burocratismo degli attua li partiti; che nel la sua fase di avvio, al di là di ogni schema prefissato, sia il frutto di tutte quelle sperimentazioni che, sulla base delle specifiche realtà di lotta, sapremo impostare e quindi sia esso stesso il risultato del più largo dibattito interno possibile, di cui questo documento vuole essereuno strumento. 11

GLIINCONTRI POLITDIEClIl'ACPOl ., Bi iotecaGino Bianco Fra le varie motivazioni che-fornirono ai promotori la· giustificazione per costituire .I' ACPOL, non mancava la c·onvinzione che occorresse trovare, sia pure nella varietà delle vicende politiche e culturali, "un canale di comunicazione e di dialogo per la elaborazione d'un discorso e di una strategia comuni", obiettivo che si poteva conseguire, tra l'altro con un serio "lavoro cultura le" che affrontasse i nodi fondamentali del sistema. .JI concetto veniva ripreso recentemente nelr'incontro del 25-26 Aprile, nel cui documento finale, unitamente ad altre proposte operative, era .sottolineata la. indispensabilità di un "intenso lavoro di formazione politica" capace di coinvolgere e rafforzare in una comune strategia anticapitalistica, tutte le forze sociali e culturali e tutti i militanti disponibili. E siamo così giunti, attraverso varie "tappe di awicinamento", ad una delle scadenze che più e meglio possono qualificare l'Associazione, · il cui "modo nuovo di fare politica" non può. essere consumato in una parentesi effimera, ma deve continuamente trovare e creare occasioni per compiutamente esprimersi. · Una di queste occasioni - come s'è detto - viene fornita dalle attività di formazione: una fòrmazione però che deve differenziarsi, per caratteristiche pecu-. liari ed essenziali, da una attività di indottrinamento o di propaganda, dall'educazione degli adulti tradizionalmente intesa o da accademiche digressioni culturali. Altrimenti si rimane nel campo della cultura (intesa come "conoscenza del reale") e non si passain quella della politica (intesa come "modifica del reale"), che è una dimensione obbligata perchè una attività formativa assurga a livello di presa di coscienza e a volontà innovatrice.

Non si tratta allora di fare una formazione qualsiasi, ma -. se è passabile il termine - una "controformazione" che aiuti quanto più possibile l'uomo d'oggi a restaurare in se stesso l'equilibrio (oggi frantumato) tra la violenza livellante che proviene dall'esterno, dalle istituzioni e dai mezzi di comunicazione di massa - che delle istituzioni sono emanazione - e d'altro canto le capacità critiche, reattive, creative interne all'individuo. E' infatti una continua, dialettica tensione che occorre tenere nei confronti della società, nella quale implacabilmente vengono frustrati e soppressi tutti i tentativi di ribellione,· quando non sono ottimamente riassorbiti, manipolati e riproposti come prodotti di consumo. Dallo sfruttamento degli "hippies" a quello delle · proposizioni- marcusiane, dagli happening, a manifesti del maggio francese, (soltanto per citare a1cuni esempi nel campo che più ora ci interessa) è tutta u·na precisa strategia svirilizzante che viene messa in atto daIla classe dominante per affossare suI nascere ogni linea contestatrice e alternativa che •seriamente si affermi con una costante e rigorosacontroinformazione e un concreto agire politico. Non c'è d'altra parte di che stupirsi: è questa infatti la "meccanka" della -società capitalistica, la cui logica può essere sovvertita soltanto contrapponendo metodicamente e violentemente una logica diversa, una proposta politica innovatrice. Così ad esempio, la logica diversa non più e non solo dovrà manifestarsi nella contestazione d'isolati strumenti di comunicazione (giornale - RAI-TV - cinema ecc.) ma nella elaborazione di una risposta globale ad una tradizionale e mistificante _concezione ~ della cultura che poi si ripercuote in una settaria e strumentalizzata attività di formazione, organizzata a confort9 degli interessi del capitale. Gli "incontri politici del I'ACPO l" vogliono essereun tentativo nella direzione indicata. Essi non presumono di risolvere in modo taumaturgico i malanni della sodetà attuale, nè di proporre soluzioni definitive alle molteplici ipotesi sociali e culturali; pur tuttavia intendono offrire il loro contributo stimolante come occasione per un ripensamento critico del nostro ruolo nella realtà attuale, aiutando i militanti, a compiere ·un'esperienza sulla strada del rinnovamento culturale, sociale e politico. I ,,t> PART EC I PA·NT I Gli Incontri saranno "aperti"; e ad essi verranno invitati tutti coloro che schiettamente e liberamente possono ritrovarsi sulle· posizioni culturali e politiche de!l'ACPOL. Saranno naturalmente anche i promotori centrali e regionali dell' ACPO L ad individuare ed Biblioteca Gino Bianco invitare gli elementi potenzialmente disponibili e capaci per un impegno responsabile. Prevalentemente ci si orienterà, nell'accettazione, di giovani d'ambo i sessi, con età oscillante da un minimo di 20 anni ad un massimo di 35, aventi possibilmente all'attivo una ricca esperienza di base. Ogni incontro dovrà ospitare circa 30 partecipanti, numero "ideale" se rapportato alla durata e alla metodo logia da adottare. DURATA La durata degli Incontri sarà di 4 giorni pieni ed in ciascuno di questi· giorni verrà affrontato un temapilota, da approfondire nel corso del dibattito. TEMI ORIENTATIVI Verranno proposti alcuni temi che, per la loro attualità ed urgenza, appaiono quasi come una traccia obbligata durante lo svolgimento dell'incontro: la diagnosi politica della situazione attuale, nel quadro delle lotte condotte dalle forze del cambiamento sia in Italia che in una prospettiva europea ( 1° giorno). L'ACPOL si innesta in tale prospettiva con l'indicazione di una propria linea politica, con ,una sua precisa e profonda motivazione di tipo culturale, sociale e politico (11° giorno). 113° giorno potrebbe esserededicato alla ricerca degli strumenti di organizzazione della lotta politica da ricreare e valorizzare per essere presenti in modo originale e innovativo - al di là del burocratismo e del centralismo - nei punti-chiave nei quali si forma ed emerge la nuova spinta politica: il quartiere. - la fab- .brica - la scuola - l'università - gli enti locali - ecc. Per meglio va·lutare l'efficacia di un certo tipo di lotta e per rettificare - se occorre - lo "stile" della nostra presenza,·dovrà poi essere effettuato ( IV0 giorno) un ampio esame suIle esperienze· da ciascuno attuate a livello di politica di base, valutando criticamente e confrontando motivi ispiratori, metodologie,_ risultati. -SEDI Saranno individuate e concordate con i promotori regionali, tenendo inoltre conto del le capacità recettive durante il periodo prescelto. I mesi di luglio e settembre appaiono i più indicati. Negli aItri mesi simili incontri potranno venire promossi a livello provinciale o locale. . GUIDE DEGLI INCONTRI Agli incontri sarà costantemente presente un respon13

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