Acpol notizie - Anno II - n. 3 - Gennaio 1970

sinistra". Riguardo all'attuale momento politico, "demistificanc:lo le scelte di blocco d'ordine o di blocco r:iformistico che si stanno tentando - ha detto Labor - al fine di reprimere la grande spinta al socialismo che la classe operaia ha oggi operato si pone il problema della rifondazione della sinistra attraverso un processo che certo dovrà coinvolgere le forze diverse e organizzate della sinistra ma nella misura in cui sapranno coagularsi intorno a un discorso nuovo rispondente alla spinta antagonista delle masse lavoratrici". Al dibattito hanno partecipato, con Labor e Pintor, Umberto Dragone del PSI, Piero Praderi presidente provinciale delle ACLI milanesi, Franco Indovina del PSIUP; moderatore Gino Rocchi, dell'Acpol. (17 dicembre 1969) Il giornale parigino "La Croix" del 26-27 Ottobre 1969, pubblica, nella rubrica Opinioni, un articolo di Livio Labor sul Rinnovamento della politica italiana. GLI AUSPICI DEL CORRIERE 11"Corriere del la Sera" di mercoledì 7 gennaio 1970 pub bi ica un editoriale di Alberto Sensini intitolato "Lotte sindacali e · lotta poi itica". • Sensini, commentando la lettera inviata al Capo dello Stato dal le tre Confederazioni sindacai i - CG IL, CISL e U IL - per richiamarne l'at~nzione sull'ondata di denunce e di repressioni che si sta abbattendo sui lavoratori e gli attivisti sindacali, afferma che l'appello "vuol dire attribuire ai magistrati una volontà persecutoria che non esiste e che - comunque - non potrebbe essere messa in atto a causa degli stessi meccanismi istituzionali su cui si regge il paese..... I sindacalisti - continua l'editorialista - sembrano chiedere al Presidente de-Ila Repubblica quel che il Presidente della Repubblica non potrebbe mai fare: esercitare un controllo di merito sugli atti. della magistratura inquirente oggi e fare opera di persuasione diretta n~i confronti della magistratura giudicante domani, violando in tal modo il principio fondamentale della divisione dei poteri che è la base ferma e irrinunciabile della costituzione italiana". Per Sensini i sindacalisti avrebbero fatto meglio a rivolgersi agli imprenditori "che dei sindacati sono gli interlocutori naturali". Quello che preoccupa l'articolista del Corriere della Sera è "la dilazione crescente del ruolo sindacale in campi che sono estranei alla dialettica delle rivendicazioni operaie. Sia attraverso teorizzazioni confuse, come la tesi della "conquista dei poteri" quale azione costante volta a modificare in profondità l'intero sistema politico-economico secondo un modello "ancora da inventare". Sia attraverso continue sovrapposizioni di fatto alle prerogative delle forze politiche tradizionali e perfino del potere legislativo." . .... "A questo punto è evidente che tanto più i sindacati italiani si 1oleca Gino Bianco inoltreranno sulla strada dell"'intervento politico diretto" tanto più grave diventerà la crisi già acuta dei partiti, tanto maggiori saranno le difficoltà del parlamento a svolgere la sua attuale funzione". Particolarmente edificante è la conclusione che il Sensini trae da questa sua anal ist. Egli auspica infatti la ricostituzione di un centro-sinistra organico "non tanto per contrapporre meccanicamente l'alleanza dei partiti affini all'unità di fatto delle centrali sindacali, quanto per restituire al sistema democratico-parlamentare la sua integrità e il corretto funzionamento dei suoi meccanismi. Il funzionamento che solo poi è in grado di servire la causa dell'elevazione del proletariato". FUORI DALLE TRINCEE POLITICHE RISCHIARE « IN CAMPO APERTO » Pubblichiamo l'intervista che Livio Labor ha rilasciato al "Manifesto"' e che viene riportata su I n. 8 ( Gennaio) della rivista. Labor - Nel mio libro, in sostanza, ho posto tre problemi al PCI. Prima di tutto di chiarire definitivamente le ambiguità della sua politica. Il PCI è realmente disponibile, come talune forze credono, per ciò che io definisco una repubblica "anticonciliare", cioè per una collaborazione con la DC, o come dice Pintor, per un gioi ittismo post-I itteram? 11PCI deve chiarire questo punto, anzittutto a se stesso, ma anche a tutto il resto della sinistra, al movimento politico delle forze del cambiamento: dico cambiamento e non rivoluzione, perchè la riv0luzione è una cosa seria, bisogna lavorarci molto e parlarne poco. In secondo luogo, il PCI non può solo continuare a parlare di pluralismo, deve anche dire che tipo di autonomie reali vuol mettere in moto .. Penso in questo momento all'autonomia del movimento sindacale. 11PCI ha la massima responsabilità nel mettere in moto il processo dell'autonomia sindacale, date le forze preponderanti di cui esso dispone all'interno della CGI L. Ora, in che modo e per quali vie esso intende far avanzare quel processo? In terzo Iuogo, qual i "proposte" la corrente comunista, largamente maggioritaria nella CGI L, intende elaborare al più presto per fare avanzare l'unità sindacale, tenendo conto, beninteso, che vi sono oggi almeno due livelli su cui quel processo si muove, uno di vertice, a livello confederale e di correnti, e un altro in corso di maturazione alla base, di cui · ·sono particolare espressione quelle riunioni di delegati di linea, di reparto, di membri di consigli di fabbrica e di comitati e di consigli di officina, ad una delle quali ho recentemente partecipato presso la camera del Lavoro di Torino. · Natoli - Aprendo questa nostra conversazione, hai indicato alcuni nodi fondamentali; si potrà anche allargare l'orizzonte, ma è giusto partire di qui. Tu poni la questione dell'ambiguità politica del PCI e l'esigenza che questa ambiguità sia sciolta. E' una delle questioni - forse la principale - da cui io ed altri compagni abbiamo iniziato il nostro cammino di dissenso all'interno del PCI, per approdare, nelle circostanze e nei modi che sai, al Manifesto. Da una critica interna al movimento, alla

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