Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

DI REPRESSIONE. 135 pura , sono state schiantate con un'avventatezza da fanciulli e con un fur01·e da paterini. A queste negazioni aggiungete {Ili stimoli positivi delle arringhe popolari, della stampa periodica, infaticabile a recare in dubbio i veri men contrastati, a falsare Je idee più semplici, ad irritare le passioni più ardenti, e poi sappiatemi dire , se vi pos3a essere pretensione più ridicola di questa, che cioè la squisita civiltà moderna ha resi condannevoli e dichiarati inumani i mezzi di repressione. Ma i nostri fatti , comandati dalle circostanze, parlan più chiaro e sono più sinceri delle orgogliose nostre parole; e i posteri, crediamo, vo1·ranno piullosto a quelli attenersi che a queste. Se il futu1·o sarà come il passato) per og·ni casa gesuitica o liguorina che avete chiusa, per ogni convento di Suore della Carità o di Damo del sacro Cuore che avete distrutto , affretatevi ad apparecchiare q,uallro o cinque stabilimenti di forza. Una caserma forti(icata, qualche nuova pl'igione o due o tre depositi eli menclidtà ). nè sarà inutile aggiungere qualche sala allo spedale e una dozzina di nutrici pe1· gli esposti. Quanto a cangiare i conventi in caserme si è cominciato. È singolarmente notevole, che noi mentt·e nechiamo il bisogno della repressione o lo diciamo scemato, g•·az ie ai proaressi civili , nel fatto poi lo confermiamo, mulliplicandone st ..ettamente i mezzi. Che se venutone il tempo, questi non si usano, le convulsioni sociali iu che precipitiamo , sono nuovo a ..a omento di quel b isoguo medesimo.

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