Antonio de Viti de Marco - Problemi del dopo guerra

-6di mezzo alcuni ostacoli; lascia la· via più libera ; e il proletariato ne profitta. Se non che una circostanza va subito qui rilevata : i combattenti, specialmente in Italia, appartengono soprattutto al proletariato agricolo non organizzato, e non al proletariato industriale _osganiaato, che h~ vissu~o nelle fabbriche e nelle retrovie lavorando nelle mdustne della guerra. Dunque le pensioni e le provvidenze sociali. dovrebbero toccare anzitutto ai contadini. L'antico concetto del socialismo ufficiale, che domanda le leggi sociali specialmente per i lavoratori industriali,' elettoralmente organizzati, dovrebbe essere capovolto. E la democrazia italiana dovrebbe difendere gl' interessi del proletariato agricolo nella ripartizione di questa forma speciale di benefici, che ha tutto il carattere di un accidentale 'bottino di guerra. Ma fatta questa riserva di difesa preventiva contro i politicanti del socialismo ufficiale - legato ai gruppi ind'ustriali del settentrione -, il concetto generale a cui dovrebbe ispirarsi la democrazia italiana, se vuol tener conto delle reali condizioni di sviluppo, ossia di arretrato sviluppo del paese, è quello di dar la preferenza alle riforme di massa, e non di gruppo; alle riforme che tendono sopratutto a modificare l'ambiente e a creare per tutti la probabilità di fare un passo avanti, contro le riforme speciali, che rendono facile solamente a pochi gruppi organizzati e privilegiati di fare parecchi passi avanti, lasciandosi dietro nello statu quo il resto della classe proletaria disorganizzata. Quindi pensioni di vecchiaia, sia pure modeste, ma a tutti 1 . la~~r~tori, a~ricoli . e indust:iali, perfezionamento della v1ab1hta pubblica, dei trasporti, dei mezzi delle comunicazioni, siste_mazione dei porti grandi e piccoli, bonifiche e acquedotti per scopi anzitutto igienici edifici scolastici e via dicendo. ' Bib 1otc.:-.G:i '10 Bia'1co

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