Antonio de Viti de Marco - Problemi del dopo guerra

- 29-- Nel penultimo anno di guerra la produzione del grano fu assai deficiente : nondimeno essa consentiva un consumo medio di circa 250 grammi a testa, quanti appunto ne distribuiva il Governo. La quantità era affatto insufficiente per reint~grare le energie fisiche del lavoratore, che in tempi normali ·non consuma meno degli 800 ai 900 grammi giornalieri. Per provvedere alla deficienza, nulla potevano le autorità locali. Nulla poteva il Sindaco, nulla il Prefetto, nulla il Deputato. Bisognava, anzitutto, agire presso il Governo inglese e presso l'opinione pubblica inglese, che diffidava della verità delle statistiche italiane. Ed io ho potuto, anche nella qualità di Presidente della Lega Italo-Britannica, intervenire presso l'Ambasciatore inglese ; ed ho potuto incoraggiare una vigorosa campagna fatta in Inghilterra dal <[ ime.,· a mezzo del suo corrispondente romano, con dati da me controllati e forniti. Il mio punto di vista era questo:. che dal rifornimento di grano dipendeva soprattutto nel Mezzogiorno, la resistenza morale del paese alla guerra ; ciò che rappresentava un interesse di prim'ordine per l' Inghilterra e per gli alleati. L'opera di persuasione, a cui partecipai, ottenne il suo effetto. Abbiamo avutoilgrano dall'estero ..Ma quando abbiamo avuto il grano, la razione giornaliera non è cresciuta ! Il maggior consumo militare no'n 'basta a spiegare il f~tto. Il cancro era nella insipienza colposa della burocrazia romana. D'onde la violenta campagna giornalistica - di cui l'eco è arrivato a voi - fatta dall'Unita contro il Commissariato dei consumi, che ammassava grano nei magazzini e ve lo lasciava marcire, ovvero distribuiva la stessa razione ai mezzadri dell'Italia settentrionale e media, che avev;rno tutti la loro provvista clandestina e tollerata, e ai contadini braccianti delle Puglie, che non avevano grano di riserva ; Bib iote:::aG 110 Bia'1co

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