Antonio de Viti de Marco - Problemi del dopo guerra

« Noi vogliamo che nel nuovo trattato di pace tutti << gli Stati d' Europa civili si obblighino a ridurre graduai- « mente le barriere doganali. « Noi vogliamo che nel nuovo trattato di pace sia adot- « tato il principio della porta aperta in tutte le colonie ap- « partenenti a Stati ·europei. « Questi sono i problemi della pace futura » (1). Ho ricordato quanto allora dissi, perchè il corpo elettorale non dimentichi, ciò che per esso dovrebbe essere titolo di sano compiacimento, di avere cioè approvato preventivamente il programma della guerra antigermanica e il programma della pace democratica. Ora la vittoria italiana, che è stata la più grande vittoria della più grande guerra, ha consacrato la bontà della politica interventista. Burocrazia e protezionismo doganale. Avrei creduto perciò - lasciatemi fare questa confessione! - che la vittoria avrebbe suggellato la più intima unione tra voi e me. Forse ho errato. Il collegio di Gallipoli, dopo la vittoria, minaccia di sconfessare la politica dell'intervento (2). Me ne rendo ragione. Il cumulo delle (1) L'Unità, 19 marzo 1915, riprodotto nel volume La guerra europea. (2) QuPSto senso di stanchezza è stato generale in Italia, dopo la vittoria. Il Govf:lrno, invece di reagire contro di esso, dando al paese la. impressione del trionfo, non solo delle armi, ma anche del programma italiano, ha diretta tutta la propria azione ad esasperare le ambizioni territoriali e gli attriti con gli a,lleati, in modo da preparare il paese a una dura delusione, qualunque fosse stato il resultato della Conferenza di Parigi ! (Nota del raccoglitore). Bib iotE:.:-.GJ '10 Bia'1co

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