Niccolò Tommaseo - La pace e la confederazione italiana

. ' ( 42 ) - tanti e invocanti , non posso non veder con dolore e con vergogna certe subite disperazioni insultatri~i e provocatrici. Se il troppo credere e adorare in sul pritno era semplicità, il rinnegare c il bestemmiare sarebbe adesso sen1plicità .. più mal cauta e pericolosa. Chiunque accetta (c molto piLl se Jo ehiatna c richiama) l'aiuto altrui , fosse aiuto di fratello , di figlio , di madre , dev~ tosto o tardi scontarlo ; non · perché così sempre richieda l'un1ana cupidigia o vanità, ma perchè così vuole la provvida . necessità delle cose, per insegnarci a eserei- ·, r ' tare le forze proprie e la non vile pazienza. I deboli, segnatamente se voluti illudersi a forza e taluni illudere, nort hanno diritto di gridarsi delusi : i deboli devono saper contenere l'indegnazione e le lagrime. ~fa se non prudente imputare la nostra . sventura al più forte di noi, è egli poi giusto imputarla a lui solo? lJn uo1no solo, o un . . governo, è egli tanto forte da fare una na- . ii one; e f]Uesta frase del fare la nazione non è ella un impossibile politico, simile all'altro, del creare il Papa, sia Gregorio o Pio, Calisto / . - l

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