Niccolò Tommaseo - La pace e la confederazione italiana

'J - ( 38 ) - · praggiuntisi poi, come possono le cose rimaner·e così; quando nè principi n è popoli, nè italiani nè esteri, n è francesi devoti all'impero nè avversi, ne sono .rassicurati o paghi, non che lieti e superbi? Vero è che le cose grandi e giuste non possono appagare ·pienamente partito nessuno; 1na nel presente · (, . caso trattasi egli di soli part~ti? Riguardiamo alla storia: potrà ella, nel suo tranquillo giudizio , affermare che i fatti qui corrisposero alle parole, . gli effétti alle ,intenzioni, il fine conseguito aj mezzi adoprati? Non è egli pericoloso a un governo il pro1nettere, più pericoloso talvolta del ffiinacciare? Non è egli pericoloso il laseiare j che ·una felice eoncòrdia tra principe e nazione riesca da ultirno a de- ' L .. plorabile differenza? . · Se non s'interpreta in modo più fausto l'incerto trattato', può ella 't a I?rancia ispi'rare e nutrire fiducia di sè? Non le giova egli af- . M frettarsi a cogliere il frutto dell'oro e del sangue versato, acciocchè non lo colgano amici che possono domani diventare nemici? Se non si determinano precisamente le nuove rel:tzioni . \

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