Italia, Francia e Russia - 1859

-42delle forze e l'unità del comando, invece di combattere simultaneamente in più luoghi, con diversità d'intenti, di disegni, d'impero, si sarebbe trasportato tutto il nervo delle nos tre schi~re successiramente in ciascuno di essi, facendo una guerra cor ta e grossa secondo l'esempio di tutti i grandi capitani da Alessandro a Giulio Cesa re e da Giulio Césare a Napoleone Bonaparte. Abbiamo bisogno di dichiarare che la Società Nazionale Italiana, interprete della pubbli ca opinione, intende che la ditt(!tura debba essere transi toria c debba cessare appena cessi l'evidente necessità? Abbiamo bisogno di dichiarare che noi siamo partigiani quanti altri ma i d'ogni guisa di liber tà, e che anzi crediamo impossibile in Italia il principato se non si mariti cogli ordini rappresentativi, se non assuma il compito della istruzione ed emancipazione delle plebi, se non compia l'indipendenza del laicato, se non renda una vrrità la liber tà di coscienza, se non. si poggia sulle larghe fondame nta della democrazia? E come potrebbe il nuovo stato italian o prosperare e fiorire senza la stima, l'amore e la riconoscenza del popolo? Che se qualcuno ci dicesse che la introduzione della dittatura potrebbe far ~correre qua lche pericolo alla libert<1 , noi risronderemmo che, nelle condizioni miserissime in cui siamo, è partito savio essere più solleciti della forza, dell'unione e della indipendenza della patria , che delle sue interne franchigie, perchè al postutto meglio un po' meno di libertà, ma soda, effettiva, guarentita da un esercito italiano, che la divisione, la fiacchezza, la dominazione dei forestieri e dei principi servi dei forestieri. E chi ha 110 po' di senno ben vede, che sottratta l'Italia al giogo austriaco, unificate le sue sparse membra , fatta padrona dei suoi destini, ella si avrà agevolmente quel grado di libertà, cl1e si attaglia a' suoi bisogni, allo svi luppo della sua vita politica ed alla sua civiltà. Ecco che l'Tnghilterra riforma continuamente i suoi ordini e le sue leggi, sì che sotto i medesimi nomi di monarchia e di parlamento si ha oggi un reggimento difformissimo dell'antico ; ecco che la Francia fa e disfà i principati, le repubbli che e gl'imperi, muta ordini e leggi, trapassa in tre giorni dai più stretti ai più larghi , e dai più larghi a' più stretti modi di reggimento; e l'una e l'altra fanno rispettare la loro volontà, e fino le loro follie, da tutti i popoli della terra; mentre l'Italia, divisa e debole, deve far tutto col beneplacito dei suoi potenti vicini, c rendere conto ad essi, non solamente d'ogni rivoluzione o riforma di sta to, ma anche (vergognoso a dirsi !) d'ogni mutamento di ministero. Qual buono italiano non sente rossore e generoso disdegno di que-

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