Alla gioventù italiana

-51~ meno, in questa sentenza ; ebe nissun. popolo può reputélrsi felice, fino a che dagli stranieri ~ gli è imposta la legge, e cl1e da questi, qualunque mezzo al suo benessere favorevole, contrastato gli viene. Nel fatto però, se tutte le classi non erano a questo pensare inchinevoli, la maggior parte degl'italiani certamente e indubitatamente v i propendeva. Coloro in cui una tale opinione aveva messo radice, volgevano i pensieri alla cacciala degli stranieri, avveratasi la quale, ridondata ne sarebbe l'interna ed esterna potenza dell'Italia: non si poteva, avvisavano, questa, (in quanto risguarda un perfetto ordiuamento interno), altrimenti conseguire, che dall'essere l'Italia a unità di governo ridotta, o da un aggregamento stretta con vincolo federale, o da altro politico temperamento, che al medesimo scopo menasse. Simili andari, i quali grandemente soìleticavano l' ambizione di Mura t, si venivano da questi con ogni più efficace rimostranza confortando e lusingando. Non ostante cb' egli avesse in suo vantaggio questa ineli n·azione degli animi, non seppe profittare .convenientcnJente, e quando ne assunse il dominio e la direzione, gli tornò dannosa e pregiudigievole. Intendevano gl'Italiani alla indipendenza, egli invece si travagliava, secondandoli, per consolidare il suo potere, e nella. sua pochezza ambiva d'estendere il dotninio suo sovra tutta l'Italia, o sopra una gran porzione - almeno della medesirna. Altro scopo non aveva. Le puerili vaghezze, e le speranze, sopra instabili fondamenta poggiate, ebbero corta vita. Non potevano, ' a que' tempi di timori e di speranze, di rivoluzioni e di , oppressioni , ed in cui la prepotenza della Santa Alleanza di ogni cosa disponeva, allignare. · Oltre a ciò Giovacchino sempre dubbio, si aderiva ora. a questa ed ora a quella parte , per lo eh è perduta la

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