Alla gioventù italiana

ALLA . ' ·GIOlENTlJ ITALIANA Oh! sì, gente superba, infamatevi pure coi fatti, che la storia v'infamerà cogli scritti. (BoTTA, Storia d' ]tn,lia, in continuazione a quella del GuiCCIARDINI ). I T A I-A l A 1 s 4 7.

) \ l~ !~Z 0700 00187 MAZ 3628 p H

A l" L ' A ili I (j O N.. .. Mio CARISSIMo AMico, Non è guarì tempo, da che io scriss1: ad alcuni amici, perchè mi dessero tutti gli schiarirnenti che lor fosse possibile, intorno ai fratelli Bandiera, allo sbarco di questi nelle Calabrie, ai compagni rhe li seguitarono , e intorno alle insidie che i governi di Napoli e di Vienna ordirono a ruina loro. Le notizie ch' io voleva attingere da questi miei amici, servire mi dovevano a pubblicare una breve storia su di questo tentativo, la quale, di biografia speciale dei Bandiera, avrebbe pure fatto ufficio. Ad onta di ciò, non potei questo mio intendimento asse.guire. Le molt1'plici e t arie opinioni che oggi vanno per la mente degl'Italiani ravvolgenclosi sui destini della patria nostra, il vedere come pur troppo, coloro, i quali si studiano di redirmela e gli andamenti dello spirito nazionale dirigere e governare, male e con poco discernimento, intorno a questa bisogna affaccendando si vadano, mi hanno condotto nel pensiero di dare in luce uno scritto , cui non è molto io posi mano, e che può nel medesimo tempo servire di proemio alla storia, la quale spero potere scrivere in appresso, della impresa tentata nel 1844j dai fuorusciti italiani.

-4;_ A te 1.0 l' offro, mio ottimo amico ; a te che mi fost i com,pagno di pr·igione; a te in cui conobbi amo're, fermezza ed energia italiana. Noi p1·igioni, noi divisi, giammai ci dimenticammo: posponemmo l'un l'altro la. propria salute e ci aggra- ., ammo, per salvarci a vicenda, per torre alla morte, che da un infame processante, Attilio Fontana, veniva minacciata, l'esistenza dell' amico, di quegli che volse pietoso uno sguardo alla sua serva patria. Fino a che mente e sangue italiano noi avremo, non ·mai colle azioni nostre smentiremo . i p-rincipii che professamrno : qualunque e' siano per essere le vicende politic/w e dell' Italia e dell' Europa con franco ardire le nostre opinioni esporremo. Ambi fratelli, ambi amici in eterno saremo, presti a volare in soccorso della patria nostra.. ove bisogno ne scada. . Il discorso ehe ti presento è la manifestazione dei miei pensamenti intorno alle cose itab:ane : sono questi esposti con chiarezza e con quell' ardore che meco recai dal nascimento. Altro non pretendere: la mia travagliata giovinezza, la perdita della libertà, ch' io soffersi, toccando appena il qu·into lustro, non mi lasciarono campo di fare esatti e profondi studii. Abbi dunque riguardo al buon volere, e al vantag- !Jio, spero, che potrà, al progresso della italiana causa apportare. Non vi appongo però ·il mio nome, e la ragione n' è questa. I n 'tutto che io mi {o a discorrere, uso franchezza e ~ibertà! nè l' odio ~ le vendette di un partito, nè le mlnacce e le persecuzioni dei governi, qualunque si siano, valgono a ·rattenermi. Ora tu vedi che per q-uanto alcuni principi italiani siànsi fatti miti, non sarei tuttavolta e per la schiettezza tnùt tla un l alo , e pe1' laJtimiclità loro da un altro, ba- "'

-5- . t cvolmente guarentito. B, se anche il volessero nol potrebbero: zJerchè nel fatto forte tempra non hanno. Eglino dipendenti sono e di nissuno ardimento: e non mi son certo come ai comanda'menti e alle minacce _clell' Austria, a {a1·mi da' loro stati rimuavere e cacciare dirette, fermi si sta?·ebbero e saldi. Converrebbe allora ch'espatriando quà e là vagassi per incerte sedi, e mi sarebbe in tal modo tolto o,qni agio di proseguire quegli studii, C1li sonomi non molto dopo ricuperata la libertà , dedicato , onde potere se non coi fatti, cogli scritti almeno un dì giovare la patria mia. Ricevi adunque con lieto a;nimo lo scritto che io ti presento ed amami , comandami ed abbimi pel tuo , ec. Bologna, il dì 1° Luglio 1847. • l

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l fratelli Bancliera. - n perdono di Pio IX. - la, nazionalità italiana progredisce. - Unità degl' ltalùni considerati morul1nente. - Che questa non si potè md togliere dalla influenza straniera. - Gl'Italiani no), vi pensarono mai e non seppero profìttarne. - Nei mmimenti italiani, caduto l' ltnpero Romano, non si ravrisa unità di concetti e di forze. - Travasi ciò derivare dal non avere eglino incontrato un Signore assoluto che tttti al suo imperio gli abbia assoggettati. - l Romant lasciarono sempre sussistere il germe dei diversi munùipii in cui l'Italia fu divisa. - Che la nazionalità d, Francia e di Spagna si sviluppò nei secoli XIV e XV.- Q'Uesto fatto dover5i realizzare anche per gli ltaliari. - Essere perciò mestieri promuove~re tutti quei mezzi ihe vi conducono. - Doversi questo discorso considerare iccome proemio alla storia dell' impresa tentata nel 184~ dai fitorusciti italiani sttlle coste di L"'alabria. - - I dootn~enti, i quali disvelano le trame dell' Austrin e di N a }Oli a danno de,qli esuli italiani , giacersi involti

-8fra le tenebre e fra i mister.i dei Gabinetti. - Prolesta dell' autore di seguire nel decorso di questo scritto , la verità in tutto ; e di non paventare o l' odio dei partiti, o le persecuzioni dei governi qualunque e' siano. - Che favellando dei tedeschi non·può un italiano rimessamente trattarne. - L' indifferentismo denotare viltà e servilitù. - Le opinioni di oggigiorno correre propizie alla rigenerazione italiana. - Dovere gl'Italiani starsi costanti, saldi e consentanei ai principj che professano. - Che t negli scritti, i quali dal 1843 a questa parte si vanno sulle cose patrie pubblicando, riscontrasi poco accordo. - Mali effetti che ne derivano.- Le discussioni nazionali richiedere schiettezza, ardimento, generosità e dignitoso contegno. - Molti scrivono stimolati e prezzolati dall' Austria. - Che questi spargono il ridicolo su Giobert~ Balbo, e Massimo d' A:leglio. -Necessità di essere veridici nella esposizione dei fatti.- Della cronaca d(l De Boni. - Della educa%ione del popolo.- Dalla n(fn curanza di lui doversi ripetere la presente servitù dela Italia. - Della condotta dei Bolognesi usata verso il popolo dopo l' instituzione della guardia urbana. __. l Dottrinarii minacciano di assumere la direzione dJlle cose italiane. - Dei partiti. - Uno solo essere il giwto, quello che è inteso a riscattare la propria patria tblla soggez-ione straniera.- L~ Austria tentare di far soyere le fazioni e le intestine discordie nell' Italia. - l _'JPtentati Europei avere a norma delle loro azioni, l' eg~smo. -Massacri della Gallizia.- Infrazione del tratttto di Vienna. - Ridicola protesta della Francia e dJll' Inghilterra. - Quiete dell' Italia nella seconda m1rtà del secolo XVIII. - Spirito che dominava l' Eu'KJpa in questa epoca_. - Influenza che esercitò sul Cdl.tinente europeo la ·guerra dell' indipendenza americana. - Lo spirito riformatore tenne il primo luogo in Frqncia. - Differenza tra i filosofi Francesi, ltalia1ti e Getmani eli

-9 - quell' epoca. - Diversa condizione morale del popolo in Francia , in Italia, nella Spagna e nelle potenze del Nord. -ll popolo francese era il più svegliato.- Origine della civiltà.- Secolo di Augusto Cesare. -Invasione dei Barbari. -Il sentimento della forza personale ·eia questi recato, s'infuse nei degeneri figli dell'Impero Romano.- Gregorio VII.-Corrotti costumi degli ecclesiastici al tempo di questo pontefice e dopo. - Spi-rito di riforma nel secolo XII. -Libertà dei Comuni.- Del risorgimento delle lettere. - Secolo XV. -l mrnenso sviluppo intellettuale di questo secolo e del precedente.- Della Riforma Religiosa avvenuta nel secolo XVI.- Stabilimento del Protestantismo. - l.,rionfo del principio di tolleranza religiosa, e progresso del libero pensiero. -ll secolo di Luigi XIV. - Indole speciale del secolo XVlll.- Tendenza degli animi dell'attuale ·secolo ai governi rappresentativi. - Ernancipazione della Spagna dal dominio dei {'l'ati e della superstizione. - La Francia, la Spagna, il Belgio, una parte della Grecia , la P ·russia si costituiscono in governi rappresentativi. - Propensione notabile degl' Italiani all' unità dell' Italia. - Della Germania. - Setta dei Dotti contrarii al governo di Vienna.- Si dà loro una lode.- Feudalismo in Italia prima della rivoluzione ('r-ancese. - .Soppressione gesuitica.- Miglioramenti nelle leggi e nei giudizii. - Stato civile dell'Italia. - Che l'idea della nazionalità italiana era soltanto nella classe de'i letterati. - Che gl' Italiani risentivansi troppo della influenza straniera.- Pensieri dei popoli e dei sovrani all'epoca della rivoluzione francese. - Non sapevano gl' Italiani in ,genere che fosse patria e Italia. - Vittorio Amedeo nella lotta coi Francesi Repubblicani, ebbe in animo di sostenere la Casa sua anzichè l'indipendenza italiana.- Cagioni prossime della rivoluzione francese.-Egois1~o dei potentati Europei nel muovere guerra alla Francta. 1*

- 10 - -Napoleone. - S' impadronisce degli animi e rlel potere. -· Acciecamento di lui. - l sovrani dell' Europa fomentarono il maltalento dei popoli contro di lui: sti· molarono le società segrete: coi nomi di libertà e indipendenza li fecero sorgere a guerra : riacquistati i loro scettri , li tradirono e .li perseguitarono. - Progresso dello spirito d'indipendenza degl'Italiani dopo la caduta di Napoleone. - l governi italiani influenzati e diretti dall'Austria. - Caduto Napoleone i popoli volevano ~ pace, ma non i sovrani. -L' Impero di Napoleone non poteva reggere. - Governo tirannico di Napoleone nell' ultimo periodo del Consolato e nel primp dell'Impero. - Acquisti considerevoli dell' Austria, caduto N apoleone.- Preponderanza politica della Russia, della Prussia, e dell' Austria. - Condizione degl' Italiani all'epoca della instaurazione.- Fra i tanti mali dai quali furono colpiti, quello vi fu del ristabilimento dei gesuiti. - Carattere e principii della Società di Gesù. - Vittorio Alfieri e Ugo Foscolo. - Amore patrio di questi due letterati , e influenza che esercitarono sui loro connazionali. - 'Che la maggior parte degl'Italiani avevano volti i pensieri alla indipendenza, e a 'ridurre l'Italia a unità di reggimento, quando Giovacchino N(urat,, al:ò il grido dell'indipendenza italiana.- L'Austria s'impadronisce della Lombardia e della Repubblica di Venezia. - Rivoluzione del regno di Napoli avvenuta nel 1820.- Rivoluziane del Piemonte nel 1821. - Sollevazioni di Modena, di Parma e della Romagna. - Persecuzioni e crudeltà dei governi dopo averle represse.- Che bisognava profittare delle rivoluzioni del 1831 , mentre la Francia e la Polonia tenevano in rispetto l'Austria. - Nei nostri movimenti si è sempre insinuata la discordia. -I generali Carascosa, Santa-Rosa e Armandi, uomini d?' null~. -:- l partigiani della Legalità resero ir~utili le r~volruztont del1820, del 1821, e del 1831.-Che que-

-11sta r,estifera setta minaccia anche oggicH le cose italiane. - Che le Romagne mantennero vivo lo spirito nazionale.- Natura dei Romagnoli.- Gli Anconetani.- Cagioni degli omicidii che si vanno giornalmente commettendo nelle Romagne contro i Centurioni.- Pio IX e il c~rdi~~l. Gizzi. - Necessità di formare un buon corpo th rn~l~z~a nello Stato Pontificio.- Uffiziali italiani al soldo dì Pio lX. - Condotta che debbono seguire i Rorrwgnoli per l' avvenire. '-- Stato politico dell' Italia e dell'Europa dopo le rivoluzioni del 1831. - Ritratto di Gre9orio XVI. - Ritratto di Luigi Filippo. - Indole speciale del secolo attuale. - Politica dei mezzi tempi.- .Politica odierna. - Politica infame delf Austria. - Si fa da questa tumultuare la plebe in ltlilano. - Si ordisce a bella posta una congiura , e si dà poscia mano alle prigioni e agli esilii. ..-I volontari pontifici o centurioni instituiti nelle Romagne acl instigazione di Vi enna. - Atroci fatti che commettono. -Procedere dei tedeschi a questi tempi. - Generosità intempestiva usata da Pio lX verso i pertttrbatori dell' ordine, e che appartengono alla setta gesuitico-tedesca. - P artenza dei te- , deschi dalle province Romagnole. - Alcune nobili donne ne piangono. -l reggimenti esteri. - Governo di Gregmio XVI. - ~~ommozioni in Romagna nel 1843. - T entativo di rivoluzione a C osenza, caduto fallito. - I fratelli Bandiera. - M arte di loro e cle·i compagni clte li seguirono.- Infamie dei governi di Vienna e di Na1Joli.-Che alla prima comparsa di un tedesco di quà dal P o, debbono gl' italiani tutti levarsi in arme. - Si chiede agli amici della pace, quali so'IW i beneficii che da sedici ann·i ella partorisce. - Nullità degl' Italiani. - Della necessità di acqu·istare novella gloria, se vogliono es.~i essere stùnati.- Che si debbono oggimai lasciare le mill(tnterie , e volgersi a dei {atti a~rdùnentosi e italiani. - Dei pregiudizii , on(le la mente degl'Italiani è tuttora

-- 12ingombra. - Degli lsraeliti. - Del popolo. - Dei soldati. - Dei governi .italiani.- Dello spirito di municipio. -Delle speranze concette dagl'Italiani su Pio IX e su Carlo Alberto.- Stato dei partiti nell'Italia e·più specialmente nelle Romagne prima e dopo l' esaltazione di Pio IX al soglio pontificale. --Quiete precaria della Europa. - Allocuzione alla yioventù italiana. -

' \ lo mi stava in una segreta quando seppi il crudo e lagrimevole destino cui soggiacquero sulle rive di Cosenza i fratelli Bandiera, e gli altri che nella nobile impresa (~otnpagni gli furono. Qual dolore nell'animo mio a sì triste e atroce caso s' ingenerasse, voi stessi vel pensate, se pur vi muove, al par di me, carità, patria, e amore della umanità. Un duplice pensiero ebbi da questo istante concetto e forte, mi portai in seno : di vendicare quando che fosse i fratelli nostri che sotto la scure del Napolitano e Alemanno dispotismo, per la indipendenza italiana spirarono; di mettere in chiaro, affinchè ad esempio ve li proponeste e il coraggio, e l'amor patrio, e la virtù e 1' odio profondo al tiranno straniero, onde que' generosi e benevoli spiriti informati erano. Il perdono di Pio IX fecemi ]a perduta libertà riacquistare; dopo di che ben presto mi accorsi, come non pure nel dominio ecclesiastico ma in tutta Italia, avesse questo politico fatto, un totale rivolgimento nelle opinioni arrecato. Da che conobbi, altro giovamento non vi poter poriere, Italiani, che quello dell' esempio, n è più nè meno di quanto i miei concaptivi s'abbiano fatto, col serbare fermezza e costanza ne' palimenti che incontrai, per avere, la causa della libertà patria seguita e promossa. ·

- J4 l,enuc tributo io però mi penso che qnesto sia. Non oltrepassa egli i termini dci. dov~ri che ad o~ni cittadin~ incon1bono, e che sono sacri; c la dove questi soltanto SI hanno a misura è elle nostre azioni, bene io vi riscontro della probità e della onestà, ma non già qu~lla virtù, quel fervido e generoso amore vi ritrovo, di libertà apportatori, che infiammar debbono i cuori di chi toglie a rigenerare il paese natìo. Il desiderio ch' io nudriva di portare vendetta dei comuni fratelli fu, dopo il perdono di Pio IX, ed 6 al presente, colpa nQslra, difficile potersi conseguire. Un perdono ai prevenuti politici dello stato romano ebbe quietati e raffreddati gli animi di tutti gl'Italiani. Io e i miei consorti di sciagura liberi fumrno e non più prigioni. l\1a la nostra patria non meno avvilita, non meno serva, non meno dipendente, non meno immersa nel fango e nella scempiaggine. Non potendo coi fatti operare, un solo partito restavami; quello di scrivere su cose patrie, e a questo siccome ad ancora, ardentemente mi appiglio. Perduta la indipendenza, rimanemmo altresì privi di nazionalità; pare ora rinasca, benchè lentamente, e prenda novello vigore; e Dio il voglia e noi pure con tutte le forze nostre diamovi opera, chè se ci fia dato giugnervi' reputo io' sara questo, ikllo avere formato la nazionalità italiana, un fatto assai nuovo, e che, almeno dopo la caduta dell'Impero Romano, ritrovare non posso nelle nostre istorie. ' .Politicamente fummo sempre div,isi, moralmente no: conc1ossiachè una religione, un'idioma, una stessa origine, i medesimi cos turni, tranne alcune poche variazioni, chiaro mostrino, la schiatta italiana una essere, nella sua particolare fisonomia, il marchio della unità essere profondamente scolpito. Fu essa fino da' piit remoti tempi della nostra comparsa al Mondo ferma e sta·bile , o con-

- 15 - siderare si vogliano gl'Italiani ai tempi degli Etruschi , o poscia, o sotto il dominio dei romani : n è Barbari, n è Galli, n è Gern1ani, nè Ispani colla signoria loro in diverse parti della penisola, questa indelebile impronta italiana cancellare poterono e finnichilire. Noi però non ne avernmo idea ; giammai la concepimmo e vi pensammo , e di qual momento si fosse considerammo. E se in alcune epoche della nostra vita, sembra avervi noi per un istante rivolto il pensiero, una fugace meteora, un languido raggio infra le tenebre in cui avviluppati giacevamo, ritenere si debbe, piuttostochè un giusto concetto, una forte sensazione , una ferma volontà nel conoscerla, nel volerla ; nel saperne profittare per la unione e indipendenza nostra. N è al tempo della lega Lombarda, nè a quello in che fiorirono le nostre libertà e franchigie e repubbliche, ebbero gl' Italiani quell'amore tra connazionali, quell'odio a ogni straniera dipendenza , quella unità di concetti, di forze e di mire, quello spirito_morale che tutti riunisce i figli di uno stesso cielo, e, dalla cui unione e accordo , siccome da tanti rivi , ne scaturisce e si forma la nazionalità , lo spirito nazionale o amor naz·ionale di un popolo. Molti furono Guelfì e Ghibellini, e non mai o Guelfi del tutto, e italiani e nazionali. E ciò vuolsi da questo ripetere. Cessata la romana signorìa , nè i Barbari poterono di tutta la penisola con freno assoluto e dispotico impadronirsi; n è incontrammo, come avvenne di altre nazioni, un Signore, il quale con ferreo braccio ;1lla sua irresistibile volontà tutti ne avesse piegati e domi, accomunandone gl' interessi e i pericoli , togliendo tutto che rimaneva qua ·e là di particol~rità municipali e locali, nuove istituzioni statuendo, nuove leggi fondando. Cose tutte le quali gli avrebbero fornito agio di rafforzare il suo governo e la sua stirpe sul trono d'Italia, in quella gui sa e per quel tempo che bastati fossero a svellere lo spirito di località e qnanto era estr.a-

- 16 - neo aHa unità c nazionalità italiana. A un despota., and rcn1mo noi ora debitori della libertà e indipendenza nostra. I romani benchè tutti ci assoggettassero al comando loro non isradicarono nonostante quelle istituzioni che ritraevano del municipalismo dei rispettivi popoli, in cui ~ fu divisa politicamente l'Italia prima della dominazione loro. Quando l'Impero fu lacero e cadde in dissoluzione, esisteva ancor~ un principio dei diversi municipii tra di noi, ed anche tra le altre province dell' impero, cui, o ve prima se ne fosse offerta l' occasione, ove prima avesse potuto ripullulare e prender vita, sarebbe novellamente risorto, seco portando le divisioni politiche che poi ebbero luogo in Italia, e con esse perpetuando lo spirito di comunità, di municipio, di gelosia, di odio, di divisione. Quanto a noi ne nacque questo cattivo effetto; quanto alle altre province dell' Impero, che italiane non erano , ne derivò. che furono divise e ristrette fra i limiti, dalla natura assegna ti. Non appena ci scuotemmo dalla barbarie, e dallo spavento che ci ebbero le orde del Settentrione cagion~to, non appena -gl' imperadori alemanni , per la loro lontananza, ci lasciarono respirare e sopra di noi non ebbero che una larva .di governo; non appena il sentimento della forza individuale, pel contatto co' Germani, si fu nelle nostre corrotte persone infuso, ci costituimmo in tante città, o comunità divise e separate, ciascuna delle quali con proprie leggi reggevasi, e formammo tanti piccoli e deboli stati. J yln F~ancia tra i secoli XIV e XV; in lspagna nel XV, st venne formando la nazionalità e sfiluppossi a_Ppi~no : i paesi e 'le province onde sono queste due na- ~•ont pr~sentemente constituite, tutte inspirate furono ed Jmpressionate di un medesirno amore e fratellanza, di uno stesso spirito nazionale, di un forlè odio contro lo

- 17straniero; tutti gli ordini della società universalmente e ~on mirabile accordo a questa santa causa parteciparono. La lotta coll' lnghil terra e coi Mori , una generosa lotta si fu, piena di eroismo e di magnanimi fatti. Da queste guerre trassero origine, e si consolidarono le nazionalità Francese e Spagnola , cui, di quali frutti produci triei elle siano, il vedemmo ai dì nostri, quando i figli di Francia la lega Europea combattevano; quando gli abitatori dell'Ebro difendevano e contendevano palmo a palmo la patria terra agli invitti guerrieri di Buonaparte. Questi medesimi beneficj si videro nella guerra della indi pendenza p eesso gli Americani, e in quella de' Greci contro i Turchi. Delle nostre rivoluzioni io mi taccio: spiri t o nazionale, già il dissi, non ne avemmo giammai; disparati tentativi, non veri e concordi movimenti si debbono appellarea Ma il tempo non è l ungi -in cui questo fatto anche per noi verificare si debbe, e sembra, che, per un complesso di circostanze che in seguito verrò accennando di volo, e' sia presto per accadere. Di già gl' Italiani .. come tali veramente ciascuno · reputandosi, i nomi di Fiorentini, Napolitani, Piernontesi, Romagnoli , Lombardi, Romani, fanno con loro somma lode, discomparire e di-- menticare. A grandi passi in questo spirito procedendo, ci avvieremo ben presto alla desiderata indipendenza, e a torci di dosso l' odiato giogo Viennese. È perciò necessario procacciare e promuovere con sommo studio, tutti quei mezzi che più acconci sono al suo svilupp_o e incremento. Meco medesimo queste ragioni nella mente raggirando, venni in pensiero di tessere una breve istoria della impresa tentata in Calabria nel 1844 dalla mano di fu o- ~ rusciti Italiani, duci della quale erano i fratelli Bandiera. lo pensava, e tuttora penso, che una tale storia, alla me-

- 1B1noria nostra questi n1artiri della libertà Italiana richiamando, c la scellerata politica dci gov~rni di Napoli e di \T icnna in piena luce mettendo, accesi ci avrebbe di una forte ansietà di vendetta, e sempre più concitati .a volere di là dall'Alpi, lo stolido e brutale tedesco cacciato. Nonostante le mie ricerche, non ebbi campo, siccome daHa lettera <1he procede questo mio scritto bene si comprende, di fornirmi di tutti gli schiarimenti necessari, aJiìnchè una storia esatta c precisa vi avessi potuto offcrire e presentare. Non però sono io destituito di speranla ~ di poterla fra qualche tempo mettere assieme, di que' doeumenti corredandola, che le persone alle quali, a tal uopo io scrissi, si piaceranno mandarmi. Vi presento intanto, Italiani, con que5to lavoro nn discorso che può aversi in luogo di proemio : nel quale alcune cose io tocco pure dei fratelli Bandiera, tratte tutte dall'opuscolo su tale obbietto pubblicato da Mazzin i. , V errò 'anche descrivendo e ai vostri occhi rappresentando le cupe arti da Napoli e dall'Austria praticate, acciocchè i Bandiera sui napolitani lidi, piuttostochè in altri più agevoli e propensi .alla sollevazione, approdassero. Infamie ch' io vorrei manifeste, che insapute non si giacessero, o spente o tolte dalla memoria de' miei connazionali, e di tutti coloro, ne' cui petti albergano germi di giustizia, di religione, di amor santo di patria. Ma in ciò fare altra penna, il confesso, più valevole fora stata della mia : un novello 'facito potrìa solo ;lcconciamente ritrarre. al vivo la insidiosa politica del degno discendente di Ferdinando IV, e del Gabinetto' tedesco, ai posteri tramandando · la immora'li Là, non mai abbastanza detestabile, di questi governi. Se non che que' fatti pei quali una indubitata e chiarissima manifestazione dei loro intrighi, apparirebbe, si stanno sepolti negli arcani dei Gabinetti, e pubblicare non ci fia dato sino a che o noi , per la imbecillità nostra

-19- ' c stupidezza, più pensiero alcuno loro non porgendo, por remo negli archi vii rovis~are e copiare tai docu1nepti a utentici o sino a che per la costanza, pel coraggio, per le virtù nostre, questa cara patria non avremo col sangue redenta e a libertà restituita. Nel decorso di questo scritto accadrà ch'io mi soffermi alquanto sulla present.e condizione della penisola, e sulle opinioni che nelle menti nostre vanno ogni dì più insinuandosi. Sarammi guida la verità, dàlla quale non sono giammai per dilungarmi. N è i partiti, nè le fazioni, nè i governi mi danno spavento. Lei sola esporrò con franchezza, certo risentitame~te però; quale appunto conviensi a chi mentre di patrie cose diseute, me~ tre de' mezzi che libera farebbono la patria terra discorre, la mira ognora d'indipendenza spoglia e di energia, lacera e serva per la vigliaccheria e nullità di alcuni, vacillante e dubbiosa per la leggerezza e incostanza di tutti i suoi figli ; oppressa nella maggior parte da pno straniero, cui nulla è sacro , e da sovrani ligi o nò all' alemanno imperio, timidi sempre e codardi. L' indiflerentismo, il più cattivo influsso che soglia penetrare nell' animo dei popoli, non può in me: n è io mi sò, se .di moderazione o di viltà, se di generosità o di grettezza, se di patrii o servili sensi, accagionare si debba, chi, dell' Austria, della nostra tiranna, favellando, ne usa. Di un insolito ardore ferve tutta Italia dal Faro all' Alpi, dopo la esaltazione al Soglio Pontificale di )?ìo IX; potrebbesi ad ogni istante, l'insegna della rigenerazionc ltal"ica vedere dispiegata, risorta. Ma da che nella via della redenzione ci mettiall\o, una forte necessità, ci stringe, Italiani. È duopo ricordare e al nostro intelletto rap-\ presentare gli antichi progenitori; sianci essi di esempio. I~a loro indole, vale a dire l' Italiana, di due elementi si componeva : tcnacità di volere e aud~cia a una somma e '

- 20r<tra prudenza congiunte. Da questo eonnubio fu generata la o· loria d' Italia, pyr questi elementi assieme eon1binati, Ji ~l' r a ndi c maravigliose gesta, furono eglino autori: ltal ia1~i furono e da Italiani operarono. Or tocca a uoi di farci degni, imitandoli, di portare queSto diletto nome, se pur ci cale che la vergogna e infamia nostra non durino eterne. Ad ogni spirare di vento, siccome fanciulli, non ci cambiamo adunque, non c'illudiamo, nè distruggiamo que' pochi benefizi che dopo lunghi anni di ambascie e di ~ sagrifici si erano negl'Italiani intelletti sparsi e diffusi. Siamo costanti, concordi, coerenti ai principi che vantiamo professare; que' mezzi che alla nostra nazionalità e indipendenza conducenti sono. non tralasciamo di favorire, e la mala riuscita. o qualche tardanza del trionfo della santa causa non ci ~gomenti, e nella disperazione non ci precipiti. Chè un principio il quale profonde radici ha messo e germoglia in un popolo' non fallisce; passano secoli, mille ostacoli al suo incremell1o frappongonsj, è nella mente di pochi, pare spento ; tna ad un tratto ripullula, vivifica, si solleva, trionfa ed abbatte tutto che gli appare davanti . · Dal1843 , epoca in cui nello stato pontificio si mani· festarono turbolenze politiche, e dalle quali furono quella province agitate sino alla morte di Gregorio XVI, una infinita moltitudine di scritti sulla futura sorte dell' Italia, vedesi giornalmente comparire. Dotti e -indotti seri- · v ono, n è questa inclinazione biasimevole sarebbe, ove r ivolta fosse e conducesse al desiderato fine. Ma il buon volere 'da una giusta capacità disgiunto, non basta; è mesteri che quegli il quale si propone di scrivere, vada bene scco medesimo pensando, ·se giovamento o· danno può alla ' causa italiana arrecare, e quanto a prò di lei conferire. Chi al contrario opera , i propri doveri disconosce. Se tutti i patriotti le sue forze con diritto consiglio esa-

-21n1inassero, gioverebbero di molto la patria loro, conr.iossiachè o scrivendo o tacendo, e' saprebbero di non <.1 i scostarsi dai propri doveri fese il primo partito seguitassero, ciò farebbono con sodezza di ragioni, con retti giudizi i , con ammaestramenti i quali con sincero amore nazionale spirassero. La sentenza opposta è fonte di mali anzichè di salute per la nostra causa. · Molti scrivono, e non s'intendono fra di loro ; l'invidia. l'amore di disputa s'impacciano in ciò, la cui disquisizione merita e vuole alto, franco e schietto parla reo Le frivole dispute ai gretti grammatici do.bbiamo lasciare, è questa messe di loro spettanza. La proprietà delle nazionali discussioni è d' instillare e d'infondere generosi sensi, di generare odio contro gli oppressori, d'insinuare venerazione a quelli che benemeriti furono della patria, e abborrimento a cui soggetti e dipendenti ci vuole. Sono vi alcuni i quali scrivono in modo tale che danno a sospettare siano venduti. all'Austria: vorrebbero coi loro scritti delle sommosse parziali e dei tumulti. Si studiano di aspreggiare que' due governi italiani che vanno introducendo nei loro stati dei miglioramenti, e l'uno dei quali cominciò da un atto, un perdono generale, il qual e, prescindendo dalla politica cagione che ad ogni m·odò lo suggeriva, sparse nondimeno non poco cotllento sopra innumerevoli famiglie. Che se questo perdono ne ebbe alcun poco addormentali, a noi medesimi, non ad altri, dobbiamo ciò attribuire. Mettono codesti scrittori in dileggio e recano ingiuria a Gioberti, a Balbo, a Massimo d'Azeglio, personaggi meritevoli di ogni encomio o come italiani o come cittadini o come scienziati si vogliano considerar~. Che se il primo pensa che la redenzione d'Italia, da Roma ,_ dal Pontefice rappresentante il partito Guelfo, debba muovere'; se il secondo sovcrèhio pronostica e sli ma i sovrani •

-22t1Pll' f~ nropa non qnali sono, n1a quali essere dovrcl,lJonu ; se il terzo infìne pecca di troppa moderazione , :llla volontà si guardi, al fine ch' eglino si proposero, all' c~cre stati i primi che hanno posto il nome loro nelle opere politiche senza fuggirsene; al diritto _che hanno cornc i1 <t - 1iani, e come bene consci delle proprie forze di dire e di scrivere sulle patrie faccende. Una sana logica e valide ragioni, è quanto ùcvesi mettere in opera per confutare gli errori dei letterati so- ~ vra menzionati, e non già le calunnie o le ingiurie, indegne sempre non che fra uomini di ,)ettere, fra persone civili e ben nate. Ho voluto simili cose avvertire onde tenere Iungi alcuni incauti giovani ·dalla lettura di certi libretti caldi, entusiasti, pazzi. Moltt altri libri si s;crivono eziandio, i quali servono a tenere vivo l' odio contro lo straniero, e a sospingere gl' Italiani all' unione e ad un contegno fermo e dignitoso. Il vantaggio di questi è grande, ma molto maggiore e' sarebbe se le cose che vanno ricordando, mostrassero verità e imparzialità. Ove i fatti che si espongono veraci non siano, 'ove pecchino di esagerazione più male che bene cagionano essi. I nostri nemici non stanno certo colle mani alla cintola, e facendo apparire la falsità evidente di alcune narrazioni che dai patriotti si spacciano per vere, gridano, e fa effetto nelle classi incolte, che codesti nova tori o liberali, vogliono trarre in inganno i popoli : che per mancanza di fatti ne inventano e ne coniano alcuni a capriccio~ che per con~eguenz~ degni non sono di fede , e di sprezzare si devono. E non dubitate che i gesuiti si adoprano molto efficacemente in q·nest' affare. Uno dei libri per esempio cri i semb'rami dìa ·spesso nelle esagerazioni, è la C1"ona'ca del signor De Boni, la quale, e ne lodo sommamente l'intenzione , sopperisce in qualche modo alla totale mancanza di giornali politici

.. )') - -ùit:-~liani ~ ed è a desiderarsi che possa ella circolare c pe·- netrare con maggiore agevolezza. · Conoscendo adunque l'utilità che da simile Crr·onaca può derivare alla giovcnttì italiana , pregherei l'illustre autore, di raccomandaré a' suoi corrispondenti più esat - tezza e precisione nelle rispettive relazioni. Lo ripeto, le esagerazioni e le falsità non fanno che screditare la causa .. c togliere la fiducia a colorò che bene e vantaggiosamente potrebbero indirizzare le opinioni. Dal niuno accordo dei nostri scrittori (1), varie c (]iverse opinioni s' ingenerano e s'impadroniscono di lcgg ieri dei nostri popoli, e queste dietro sè traggono le dissidenze, l' osci tanza, il disaccordo, la debolezza : ca- l gioni perpetue del nostro servaggio. Una speciale cura dobbiamo noi avere per la educazione del popolo; sul quale proposito piacen1i appunto ùi spendere alcune parole. Corre l'obbligo alla classe -civile ed illuminata della società, di educare quelle classi della nazione, ' il cÌ1i uffie io sono le arti meccaniche e mestieri, e che costituiscono ciò che voJgarmenle intendèsi per popolo. Questo essere che forma il nervo delle nazioni credo n1eri ti bene il nostro amore c la nostra soll ecitudine. Egli (~ un essere che più coi sensi che con la. ragione si governa, dalle materiali .e forti emozioni si scuote ed è ~viato ~ che a genio si trascina da chi sa profittarne , e gl'inspira fiducia: essere incostante, volubile, instromento come di libertà così di tirannide, di liberare la patria come di farla in brani e gettarla nei ceppi. Se questo è, a lui debbonsi rivolgere i nostri più accurati pensieri, e specialmente dove lo si vede più ignorante e i ncol to. Dalla separazione e noncuranza del popoJo deriva in parte la nos tra nullità e serv itù. Se dianio una scorsa alle storie italiane, prendendolc ad esame soltanto dal secolo ·x-vi s·ino al dì d' oggi, vedremo questa veri t n

-24sempre più risplendere. ~i. si offre la classe popolar~ , ignorante da un lato , la ciVIle da un altro: quella por - tare odio a questa, e questa a quella, l' una e l'altra discordi e spesso venire alle vie di . fatto: nodrire quella, principii superstiziosi e vedere in tutte le riforme che dalla necessità dei tempi si richiedevano attentati contro la religione, e contro la sovranità: impressionata essere di religiosi sentimenti, e di una certa energìa tuttocù~ rozza, fornita ; proclive l'altra e volta alle novità, e cor- ~ riva a quanto avevano di più infetto le dottrine francesi per ciò che concerne la religione. Ma la roz~ezza dei primi e quel suo religioso istinto, qualora fossero stati bene diretti e seconda ti, accennavano a libertà e indipendenza, m~ ntre che la corruttela, la leggerezza e la irreligione dei secondi ci sprofondarono di vantaggio nella schiavitù. " · La separazione tra popolani e cittadini era compa... tibile negli ultimi tre secoli; epoca -in cui l'Italia ogni politica importanza a.veva sn1arri ta. Era a que' tempi in qualche modo escusa bile, daccbè, spente le memQrie dell~ magnanime gesta dei nostri antichi, delle gloriose repubbliche che a civiltà novella richiamarono l'Europa caduta nella bar barie, più non sussistettero che ordini feudali , ehe prepotenza di baroni e di principi , che gli scandali dei grandi e di vili cortigiani, che superstizione e igno - ranza. 1VIa che questa barriera oggi pure si stia in piedi . oggi, che a.lla -redenzione nostra ci approssimiamo e pretendiamo sostenere, che .v' ~a bisogno grande di strettamente congiungere e intrecciare le nostre destre a quell a dell'ultimo fra i popolani, è questo per Dio un incom-- portahile vituperio. Riforrniamo i costumi del popolo, ma accostiamolo; in cambio di essere guardato con brutto ceffo, sia bene· volrnen~e accolto e si tolga nna volta all'idiotismo, alla oppressione e stra ppisi dnllc rnani dei nostri nemici.

-25Dal contegno verso il popolo fino ad or:l Ja noi it.nliani, serbato, devesi ripetere l'occulta cagione che r~sc nulle le sommosse tentate dal 1821 a questa parte. Non ebbe egli fidanza in noi, e non conobbe la causa italiana; e noi in lui non la riponemtno. Reputo be-ne il_ dire alcuna cosa sulla condotta usata dai Bolognesi verso il popolo dopo l' istituzione delle guardie civiche o urbane. Le continue aggressioni notturne ci1e qui avevano luogo, la nissunissima cura che il Legato Cardinale Vannic.clli (2) ·Si dava dì questì inconvenienti, i l non essere per conseguente guarentita la pubblica sicurezza, fecero sì che si pensasse ad iqstituire delle pattuglie urbane affinchè vegliassero al buon ordine e alla pubblica tran-~ quill ità. Venne da Roma, fatto conoscere al g,overno la necess ità e il vantaggio da sirnile provvedimento risul.. tanti, la debita sanzione. S'ebbero i-- cittadini le arn1i, ben presto scornparve lo scandalo- di vedere non più si-- cure le proprie persone, in una delle pr"imarie e nobih città dell' I tal i a. Per cessare però le aggressioni notturne non face 78l' mestieri gitta~si con immoderati·modi, e senza distinzione alcuna sopra g\' individ ui che la parle popolana COlF; t~ .. tuiscono. Invece di svellere il male daHe sue rad ici, si fortificherà viemaggiormente aizzando il popolo ·contra 1 cittadini, contra i liberali ;pronto a vendicarsi, a non r i.. spettare più diritto alcunò, a darsi alle voglie dei nostr:, nemici e a non seguirei mai. Sono queste le tristi con se ~ guenze ch'io p·reveggo. E già non è molto ternpo cht; poco mancò~non si trascorresse al sangue fra le pattugli e urbane da un lato, e il popolo unito ai carabinieri pon-- tificii dall'altro; congiura che venne ordi~ta e condotU di comune accordo·co1l! Austria, dai partigiani del go· verno Gregoriano. Ho avuto agio di osservare che i Bo1o~nesi hanno 2

• ~ 26nn gr·an vantaggio a paragone del rimanente ùclla RomatTna per quanto risguarda lo spirito nazionale e l' amorl~ ~i cittadini, della classe popolana. Il popolo di Bologna non si, è mai tnostrato avverso alla cittadinanza, cd anzichè rinnovare gli assassinj e le atrocità ehe dai più infimi popolani sotto il nome .di Centurioni nelle Romagne si cornmettevano, fu egli sempre propenso alle opinioni dei liberali. e a sostener li quando della sua opera fosse stato richiesto. Puossi affetmare senza tema di errore, che in Bologna uno solo è il pensare, una sola l'opinione di tutte "' le classi degli abitanti, mentre che nell'interno della Romagna vi è forte il partito liberale sì, ma sta a lato di un altro influenzato da alcuni , ribaldi preti e proprietari. Se questo vantaggio hanno adunque i Bolognesi, perchè vuolsi egli distruggere? Perchè secondare le mire dei nemici nostri, che ci vogliono divisi e discordi? Ad alcuni di coloro che le nostre cose reggevano prima del 1843, e che, per difetto di mente, inetti erano a sì delicati negozi, vanno ora sottentrando_altri di maggiore intelletto 1na di quegli spiriti senza vigore, che tutto aspettano dalla legalità, che alla vigili~ di un mo~o, o il disconsigliano, o negli ultimi penetrali dei loro palazzi si ascondono: che cessato il pericolo ~sco no e recansi in mano la somrna delle cose. Sono eglino i così detti Dottrinari, funesta setta che minaccia d'impadronirsi della direzione degli atfari Italiani ora ;appunto che lo spirito nazionale fa grandi progressi. Appartengono essi alla medesima specie di quelli che sostennero e diressero le rivoluzioni del 1.821 e del 1831, nomini tutti più atti a servire che a comandare. Io che rifuggo dal soverchio della moderazione e della esaltazione, li condanno altamente e prego Iddio che voglia tenere longi queste fredde ed esaltate genti, onde o non si snervino e spiantino i generosi sensi dei romagnoli e di tutti i patriotti, o a sventate e pazze mosse trascinati non siano.

",...,. - ~J. - Non l'oppressione, non le vessazioni ingenliliscono i popolani e ne rattemprano le immoderate voglie, ma i mezzi di lavoro, ma bnon esempio, ma una provvida arrtministrazion~ e il saperli con frutto avvicinare. l colti Bolognesi vorrei acl unque si ravvedessero, e rammentassero che il ·popolo nel 1843 sparse il suo sangue; che sette popolani furono n1andati alla fucilazione per la causa Italiana, che, diciamolo ad alta voce, le rivoluzioni le fa il popolo, le sostiene e le difende il popolo. Questo pazzo popolo quando fosse giudiziosamente diretto e dominato; quando venisse condotto con saggi, miti, e patrii sentin1enti·; quando dai cittadini dimentico non fosse e disprezzato, non si proclamerebbe già più per bestiale, indomito e senza freno alcuno. La popolare aura in balia non sarebbe del primo demagogo che proclamando libertà e rigenerazione, gli si afferisse e a rabbia il stimolasse. Non si troverebbe chi ~scoltasse le menzogne-! e le calunnie degli oppressori quando dicono necessario essere mettere un freno alle popolari licenze, ad altro non conducenti che al sovvertimento di ogni ordine e civile e politico e religioso. Abbiamo osservato in genere qual è la natura del popolo. Ma quando si parla di questi, si dà a conoscere di averne troppa temenza, ed io credo., sia in gt"an parte soverchia. Di fatto , allora pure che il popolo geme nella oppressione aspetta se m p re il colm o prima di sollevarsi. Muove querele pazientando, prorompe alfine, ma in allora se fassi a commettere dei ' disordini e delle esorbitanze , devesi darne la colpa a una eccessiva oppressione, e a coloro i quali non avendolo educato, poca o nissuna influenza hanno sopra di lui. · Io mi so bene che un siffatto parlare, tirera m mi addosso la taccia di piaggiatore dci popoli, d i essere del novcro di que' che alle parole loro pretendono i nomi lu-

·- 28singhcvoli di libertà) ~ i ttguaglianza, ec. A:bbenc.hè io ami soprammodo la li berta, non sono certo d t cotalt ; apprezzo la libertà, non turbolenta, non isfrenata, non li eenziosa però; qnclla soltanto è oggetto dei miei pensieri, che di un ordinato , civile e tranquillo vivere è mantenilrice, quella che va sncvra da fazio n i, e da ogni sorta di abbiette passioni e atnbizioni rifugge. l.,ntti coloro che ~ lif!1iti di unn vera li bertà trascorrono sono per me oggetto di odio c di abborr in1ento, qualunque e' si,a il partito cui inten- .. dono e voglio·no seguitare, conciossiachè essi altro non facciano c~e renderla odiosa, contaminandola, a quegli stessi che più la venerano e la rispettano. i Che se parliamo poi di partiti, uno solo a parer mio è il vero, uno solo il santo, uno solo pel quale si passa giustamente umano sangue v.ersare. Di re io voglio quel partito che pel quieto, felice, prospero e indipendente vivere di una nazione è necessario, e quindi di tutti i mezzi che a tale scopo conducono e conseguenti sono. La libertà, la indipendenza, lo sviluppo quindi intellettuale e materiale di un popolo, ne formano la vita propria. Senza di questo una nazione è priva di nervo, di vita, e si avvicina a uno stato di apalìa e di brutalità. Se la patria nostra in una simile condizione si trova, cbe certamente lo è, queste sono le cagioni che muovere ei debbono, è questo il santo,. il solo partito che tutti ci dee animare e contro l'autore della soggezione nostra sospingere.Qualunque altro partito, sotto qualsivoglia manto si cuopra, ingiusto è, e dà origine a civili guerre. N è amo quegli eroi che seguono e sostengono un uomo~ conducono essi a ruina la patria loro·sopra di lei portando gli orrori della guerra civile; e qual nome meritino, altri di savia mente, sel dica. · Potrà facilmente parere ad alcuno che io sia andato un -po' troppo per le lunghe nel favellare del popolo. Prego però il lettore, se Italiano è, di maturamen tc pensare

-29qnaJi siano gli elementi della nostra penisola opportuni a redimerla; da quali individui, n1ettendo da lato la verità generale che il popolo fa e sostiene le rivoluzioni, verità dimostrata dalle storie di tutte le nazioni, può ella essere liberata, e quali sieno per conseguenza gli espedienti più abili a tenersi affetto il popolo, e a volgerne i moti a santo e diritto fine. Sarà allora fatto capace se a ragione o a torto mi trattenni tanto su di tale proposito. Da quanto sono venuto sin qui discorrendo, manifestandosi ognora più la necessità dell'unione negli scrittori d i cose patrie, e fra quelli che guidano la pubblica opinione. La più piccola discordanza tra questi fa sì che ciascuno segui~a chi più gli va a' versi, e ne nascono Je fazioni, la frivolezza, e l'adito aperto alla invasione tedesca. Le fazioni sono cosa assai agevole nell' Italia e poichè siamo d'indole fervida e appassionata, e perchè l~ antiche nostre abitudini mantengono sempre uno spirito di divisione e di municipalismo, ~ perchè finalmente dalla politica austriaca niun mezzo si lascia intentato, onde fra di noi si semini la sc1ssnra e si venga ai fatti. Fomenta questo la sua scellerata politica special.. mente nelle Romagne (3), i cui abitanti per la caldezza loro naturale, per l'attività e sprezzo dei pericoli contratti in parlicolar modo solto il governo di Gregorio, sono i più pronti alle novità e a fare sommosse. Se da un estremo aH' altro della penisola tutti ci troviamo uniti daremo a pensare all'oste tedesca; ma se discordi ci stiamo, al primo tumulto, al più lieve pretesto, vedremo le nostre contrade inondate da una illuvie di baionette alemanne. Per quanto stia il governo_austriaco intento a qualunque oceasione che gli si offra per oltrepassare la linea del Pò, coglierà sempre il momento della nostra maggiore debolezza, certo che questo verrà, se i frutti de, suoi infami maneggi saranno consentanei ai mezzi, e se gli 2*

-30Italiani qualunque odio fra di loro non tolgano e non disrnettano. Non crede già Metternich di avere a battere le armale del 1821 e 1881 , tutte disordine e confusione; sa quale spir ito domina <)ggi l' llalia ~ sa che 1' odio, oggi al coln1o. sta per prorompere, e ad una scintilla, per andare in manifesto incendio; sa che invadendo i tedeschi l' Arno, quieti non staranno nè gl' italiani del Piemonte, n è quelli di Napoli, n è quelli della Romagna; che se tocca il 1~evere o il Volturno o il Reno accorreranno d'ogni ~ dove gl'Italiani contro gl' instromenti della tirannide: che se minaccia 'forino, ove l'italiano valore, non mai spento, va congiunto all a di sciplina e all'ordine, incontrerà una barriera di baionette; sa finalmente che tutti pronti sono alla prima loro comparsa, a congiungere le destre per la libertà e indipendenza, e che giammai non soffriranno che impunemente il più umile villaggio ita.. li ano,- sia desolato dalla ral)bia, e dalla sete di sangue di codesti mostri. È questa la cagione per cui l'Austria tenta ogni via acciocchè prendano piede le fazioni e s'in· sinui la zizzania. Ma sento dirmi, si _permetterà egli dai Potentati europe! che gli Austriaci al più leggiero appiglio varchino il Po.? Oh! sì, che la nostra credulità tocca gli estrerni e sa veramente di semplicità e di stupidezza! E chi non conosce' la immoralità dei gabinetti europei? a chi non è nota l' empia politica che da mezzo secolo in qua regge l'Europa? i gabinetti e i sovrani europei hanno a norma delle proprie azioni l'egoismo: giocano eglino i destini dei popoli dipendenti, a seconda degl'interessi loro particolari, e noi non siamo che dadi che a loro talento gettano qua e là. Nulla possiamo noi sperare da costoro: la nostra fiducia e speranza debbono essere riposte nelle nostre braccia, nelle nostre forze, nella nostra unione : in quella unione che risulterà dallo scuotimcnto di altre ...

-31- . generose popolazioni o che schiacciate come noi si stanno, o che t radi ti veggono i loro diritti e interessi, od oltr.aggiato l'onore e la dignità nazionale. Qual conto si .facc.ia oggi dei popoli , sono pochi mesi che già il vedemmo; e questi nuovi esempi i dovrebbero una volta ammaestrarci, e cavarci da un inganno e da una illusione, che ne fanno vergogna. Per i massacri della Gallizia hanno pianto i popoli, inorriditi si sono a tali inauditi assassinii; i sovrani che a tal fatto non parteciparono fecero sembiante di dolersene; gridarono le tribune ; ma ciance. L'Austria, la Russia, la Prussia spengono l'indipendenza di Cracovid. Rompono il trattato di Vienna; la fede dei trattati è nulla; nessuna garanzia evvi più per la indipendenza degli Stati piccoli: la forza decide delle sorti dei popoli nella civilizzata Europa del 1847. Ecco la conseguenza del fatto di Cracovia. Ma Inghilterra e Francia che fanno elle? Si stanno paghe a far ciarlare le gazzette, e di vise giacçiono nella discordia e nella viltà; alle Camere si dibatte, si declama, ma indarno. Decretano alla per fine di far conoscere alle Potenze che infransero il trattato, ch'esse pure dal lato loro farebbero altrettanto ove ne fosse pronta l'occasione. E a una ingiustizia, con altra ingiustizia si ripara; e in luogo di procedere unite e di costringere al dovere, alla santità dei giuramenti le tre fedifraghe Potenze, Francia e Inghilterra protestano che d'ora in avanti non più giustizia, non più giuramenti, non più fede ne' trattati si osserveranno da loro. È questa la politica d' oggi, veramente mostruosa politica. Ma su di ciò basti~ converrà che in progresso io mi rifaccia a toccare questo argomento, e di buon grado il farò, non mai troppo essendo il mettere alla luce dei popoli siflatte enormità e scelleraggini. Quietava r Italia, nè da qualche tempo era essa afflitta, comechè avvilita e senza vjgore si fosse, dalle armi t

... -32c strane e civili che tante volte la travagliarono, di fraterno sano-ue la bruttarono, il seno di lei venerando e henemeri to ~isera bilmente lacerando. Il salutevole influsso delle lettere s'era ~egli animi così dei popoli come dei principi Italiani insinuato, rendendo i costumi, contpatibilmente all'epoca che precedette la rivolu~ione francese, pjù n1ansueti, e rattemprando le ambizioni e le smodate voglie di quelli e di questi; benchè di questi più in sembianza che in realtà fosse. Signoreggiava nel secolo scorso non che gli Stati ~ dell' l talia qnelli pure di quasi tu Lta Europa un medesimo spirito d'investigazione, al miglioramento delle sociali instituzioni in particolar modo rivolto; una straordinaria attività degli animi, un desiderio forte di discutere gli interessi propri, e di avere conoscenza esatta della dignità dell' uomo e dei diritti che da natura sortimmo. Limitate, chiarite e meglio sviluppate si volevano quelle dottrine che all'autorità .del principato, ai diritti dci sudditi, alle relazioni che fra i privati uomini esistono, e alle pretese della Romana Curia accennavano. L'età, i crescenti lutni portavano riforme, ed emancipazione dal potere assoluto temporale e spirituale. Anèlava la misera un1anità il momento di potere respirare dagli orrori che l' flvevano spaventata' e atroci e ingiuste guerre' e inquisizioni, e torture e feudalismo · e· religiose persecuzioni voleva tolte e in eterno obblìo mandate. Gli Stati Uniti di A merica colla loro rivoluzione, colla generosità e virtù nella santa guerra dell' Indipendenza, mostrate, avevano maggiormente deste le menti, a più larghezza, in materia di libertà politica, sollevandone le speranze. Porsero eglino novello esempio ai popoli op· pressi, che la Provvidenza protegge e soccorre mai sempre quelle nazioni, che schiave, coll'uri ione, coll'ardire e colla giustizia , la redenzione propria sostengono. Questa straordinaria attività e fermento degli spiriti

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