Alla gioventù italiana

[\acconliar no ora un fatto .al .quale. i~ sono. ~.;t,~lo Jrcseute, e di cui hanno parlato 1 g1ornalt francesi e tn- ~les i ; ma tutti inesattamente, e spargendo qt_1akhe dabbjo sulla verit~ dello stesso. . . . Nel Forte di Civita Castellana stavano rtnchtus'l da circa centoventi detenuti politici. Una gran parte di questi erano giovani romagnoli. Essi, per la loro .caldezza , unione e accordo davano molto a pensare al stgnor Co- ~ mandante Anodo Latini, la stessa viltà in persona, il quale tuttodì ~gnava delle fughe. Scrisse però a Roma onde ottenere r ordine di mandare i romagnoli in altro locale. Gli fu comandato in fatti che a suo piacirnento togliesse <Jllelli che egli voleva, inviando] i alla galera di Civita ' ecchia ove n'erano da più di cinquanta incatenati ~ll rnuro. Non essendo egli ardito di farli chiamare fuori dalla prigione avvisandoli del destino loro, ebbe ricorso ad un inganno. Nei mesi di agosto e settembre dorninano in Civita Castellana le febbri inlermittenli, per lo eh è un buon nutncru di detenuti n'andavano in quella stagione a fie l ti. ~.,ece dire perciò dai custodi, che il J.nedico loc(lle stava fuori dei cancelli, correva il giorno 18 ~ctt. 1845, e che, per cons ·guenza, chi voleva farsi visitare avesse seguito i c.ustod i. Sei dei nostri co~pagni uscirono: non appena furono -tolti alla nostra vista, vennero sorpresi da un venti Cat·abinieri incirca~ legati ben bene, tradotti ~ne carceri del paese e poscia a Civita Veechia. A questo tatto _futnnlo tutti giustamente c.ompresi di sdegno: si ottenne .tultavolta dai più caldi dci nostri compagni che no~ SI tun~u\.tuassc. Nonostante ciò, due, certo di poco av1o cons1glto , quando i custodi Yenncro la sera alla visi la, s~ gli ~\cero addosso con delle basto nate. Non appena Sl sent1 rono alcuni urli, che ·i soldati cotninciarono da \l~ , fcr.itoie a trarre archibugiatc sovra tutti i recl!Asi • ..\. ptn npn Se f{~Cero fuoco , Senza che Ùa noi Sl fo ~ se t~tll(.l

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