Alla gioventù italiana

À~NOfAZlO~.I 127 D. lYo, signore. P. Non ;t;uoi dire la, VfYrità, ebbene, andrai in galera : pavera, gioventù! Ma che vi siete messi in .capo? di sovvertÙ"e forse il governo Pontificio? pazzie, pazzie. M a su, via, non tacere la verità, se vuoi che il Governo ti usi dei riguardi ed abbia misericordia d.i te. Mi (a·i veramente compassione ; così giovane vederti andare alla morte, o costretto a languire nelle catene perpetuamentt~, per sostenere delle menzogne, per non ismacherare quelli che ti hanno trascinato di ruina in ruina, e ti hanno in,qannato. Ma l'esempio di tanti che sono andati . condannati alla galera, e degli ultimi sette fucilati per voler dire il falso, non ti spaventa? e non ti dà pensiero alcuno la, miseria della tua famiglia, i pianti di ttta moglie, i singhiozzi ili tua madre e dei tuoi figli? Ravvediti una volta, e manifesta la verità, chè il Governo colmerà di benefizj te e tutta la tua famiglia. D. In somrna, io non so niente, io non ho conosci_uto alcuno, ed ho sempre pensato ai miei negozi. P. Vuoi dunque essere ostino,to, ebbene, {lndrai alla morte. - Poscia faceva scrivere al sostituto le seguenti parole: r Ammonito ( il detenuto) reiteratamente a dire la verità. ha costante1nente negato ed affermato un ammasso di menzogne ·e· di ridicole invenzioni. Alla 'lettura di queste espress ioni un detenuto rispose: <( co1ne, come?)) a cui il Fontana «eh via! se non sono, io stesso le giudico tali, e tali le giudiche~"anno i giudici. Ouesti erano gli esami di Attilio Fontana, e mu- , . . tava e rimutava a seconda delle circostanze o.ccorrentt. Stt di ciò basti.

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