Alla gioventù italiana

103- . .. . un vergognoso ozio, e volgersi in teatrali evoluzioni . Con i sdegno li vedremmo noi, dalle loro tempia strappare le corone dei Silla, dei Ti ber i, della razza di Ferdinando IV ' ' · e del 'I'edesco, per ·cingersi di quelle dei Fabi, dei Scipioni, dei Ferruccio, dei W ashington : più non soffri.. rebbero che i nomi loro dai propri fratelli e dalla posterità esecrati fossero: superbi andrebbero di sentirsi in vece da un estremo all'altro della penisola benedetti e ribenedetti, come que'prodi che la patria redensero. Non starebbero no, esitanti : distruggerebbero pei printi i tiranni c~e ci opprimono e chi a loro è seguace : sulle costoro rocche. pianterebbero il vessillo della INDIPENDENZA ITAJ..IANA, e il Mondo intero vedrebbe essere gl' lrALIANI soLDATI' degni del nome italiano , nei loro petti potere piÙ i DOVERI DI PATRIA, e di CITTADINO, che un vil soldo, che una odiosa divisa! Fino da quando s'incominciò a richiamare i nostri pensieri sulla indipendenza nazionale, fu molto gridato contro lo spirito di divisione e di municipio, esistent~ fra le diverse province italiane. In seguito del non avere mai cessato dal porne in chiaro i mali che ne resultavano , si sono gl'Italiani alla fine persuasi; e, dimenticando le antiche gare fra città e città, fra repubbliche e repubbliche, si considerano tutti di rina stessa famiglia. In alcune parti però della penisola esiste ancora qualche gelosia. I Siciliani, per esempio , non possono vedere i Napoletani, e i Genovesi portano odio ai Pie- ·· montesi. Queste reliquie di spirito municipale, debbono assolutamente togliersi, altrimenti la nostra debolezza e schiavitù saranno eterne. . Nessun paese d'Italia può essere felice, e prosperare appieno con tutti que'mezzi che procurano un quieto e bene ordinato vivere' se tutta la nazione è dipendente : il sacrifizio di un falso amor di patria, qual' è quello a p~ punto dci Siciliani c dei Genovesi l ridonda a vantagt; io

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