Angelo Maria Ricci - Elegie ed epicedi

66 Ed era già degli azin1i in sen1biante Tramutata la diva Ostia di pace A cui pendeva il sacerdote i nnante : Ardea sul vacuo tumulo una face, , Sin1boleggiando quell'eterna spera Che non si spegne ancor quando il sol tace.. ~ Tutta al suol si prostrò la grama schiera, E quel che l'uno fca l'altro pur fece Atteggiato alla tenera preghiera: Giunte le rna11 sullabJJro ord!r la prece Volgendo in me lo sguardo ad ora ad ora (Che tutto.. ad innocenza, e ad amor Ieee): Di che, cred' io, che in ciel godesse ancora La bella D onna mia, fatt a itnmortale , Chè cor di n1adre non avvien che mora: · Quando intorno alla facola ferale J3ianca farfalla dal desio portata V id'io lieve aggirarsi e batter l' al e; E fra rr1e d issi con lena affa nnata: " « O ani1nal grazi oso e benigno, In1n1agin vera della Donna n1nata, N è tu sei quella clje a ll' aer n1aligno Quaggiù scendesti; nè son io cb e piume \, -· Vorrei lasso vestir ù' arguto cigno;

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