Angelo Maria Ricci - Elegie ed epicedi

/ 52 E prorompendo in un lungo sospiro, Grido: IsabelJa mia, dimmi ove stai ? E la riveggo in un gentil deliro Tutta amorosa, cl1e da' suoi ]le' rai Fuga d'intorno a se la notte avara, E poi mi dice: O Angiol :rnio, che hai ? Per pietà di quel Dio, elle ne ripara Da' neri ahissi, e pel pregar di Lei; Per lo cui norne la vita t'è cara, Io venni in parte, ov' è che ognun si h.ei Di Dio nel seno, e a voi son pur vicina Quando n1esconsi i vostri ai voti miei. lo per te prego Lei madre e regina, Che qui nel ciel fa gli Angioli beati, E a voi mortali è stella mattutina. Serbati, se ancor m' ami, ai dolci nati, Ch.e la tua Diva in terra av-ran per madre, Cui gli ho pel divin Figlio accomandati. Serbati almen per me: nome di padre ' E pur qualcosa a quei, che han core in petto Da me formato ad opere leggiadre.. •·f Di', norr rammenti quante volte stretto- '"fu da languor crudele, a me dicevi: (E per ventura in te 111entia l ' affetto! )

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==