Angelo Maria Ricci - Elegie ed epicedi

\ 26 Per Lei favoleggiando ai boschi intorno Spargeva il suon delle silvestri avene, Che or fa per eco infausta a me ritorno. E d' a1nor mi fingea soavi pene, Mentre una erami Fille, una L icori In Colei ch'era l'unico mio bene. .... Ella frattanto m' educava i fiori, Che del suo nome torneran dipinti A ricordare ogni anno i nostri an1ori. Ah sì! voi tornerete, e sempre tinti Delle lagrime mie, fior, che doveste Esser per sempre col mio sole estinti. t., i ori infelici! e a che restate in queste Misere glebe ad aspettar l' aprile, Care, dolci menloi·ie, or sì funeste. Non era meglio, che la man gentile Di Lei che vi nutrì v'avesse sparsi Del cantor vostro sulla tomba umile? Non era meglio, che foste scomparsi Con Lei che vi nudrì, vaghi fioretti, Cl\' or n1i sembrate sì di luce scarsi? Oh, con1e la seguiano i figlioletti Ministrando per voi frese' onda e pura , O cacciando i voraci, e i tristi insetti!

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