Angelo Maria Ricci - Elegie ed epicedi

19 Né t' inctesca stancar la n1ano intanto Sull' immago di Lei, che a nostro danno Sol fu rapita, e noi la5ciò nel pianto; Nè t' arrestar se discorrendo vanno Calde stille a stemprar da' mesti rai Quei color che più vita in Lei non hanno. Figlia, dal lagrimar de h cessa ormai; Figlia infelice, ove l'amor ti chiami, O ve il ciel ti destini, ancor non sai! Pace alla madre tua prega, se m' ami, Ma non la torre a te, per quell' affetto . Cl1e in vita ancor mi tien pe' tuoi legami. Vien qua, Gaetano, che racchiudi in petto Cor di figlio (e ciò basti), alma soave, In ch.e sta il prin1o hen dell'intelletto, Vien meco alternamente a dicer l'A ve, Che quando il dì rinasce, e quando n1uore .A.lla magion di Dio volge la chiave; Poi prendi la matita, e qui, s' hai core, · Alla madre disegna onesto avello, Chè sempre è in pregiociòcheinventa amore. Vieni, mesto Achilluccio•.• oh! come è bello Dol or di Figlio, e 1nercè n'abbi tln giol'·no , Poichè il dolore è dell' amor suggello.

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