Giuseppe Faravelli - "Democratura"

Cari compagni, tralascio ogni preambolo e vengo subito in argomento. Il punto di partenza, il dato iniziale dal quale prende le mosse la nostra discussione, e che quindi ci è comune, è un fatto emerso dalìe ultime elezioni amministrative e più o meno preveduto: il cosiddetto margine di sicurezza della democrazia - e cioè la prevalenza nume• rica delle forze riunite dei partiti, ai quali si suol dare con approssima• zione l'appellativo di democratici, sulle forze riunite degli altri partiti - è diminuito in modo allarmante, quantunque esista ancora. Su questa esistenza pare ormai, dai numerosi calcoli eseguiti, compresi quelli del Ministero dell'Interno, che non esistano dubbi. Del resto, se cosi non fosse, la Democrazia cristiana e magari qualche socialdemocratico non accetterebbero, come sembrano invece accettare, che il premio di mag• gioranza, nella legge elettorale che dovrebbe sostituire quella vigente, spetti alla maggioranza assoluta anzichè a quella relativa. Alcuni di quelli che capiscono qualche cosa di numeri hanno calcolato che quel margine di sicurezza, parlamentarmente parlando, consisterebbe in trenta o quaranta deputali. Comunque sia, il margine si è molto contratto e, quel che è peggio, tende a contrarsi sempre più se il corso deUe cose non cambia. IL PROBLEMA DEL MARGINE DI SICUREZZA. Da questo dato iniziale sorge immediatamente un problema: il pro• blema di allargare il margine di sicurezza della democrazia. Per un partito socialista degno di questo nome, il quale, cioè, sappia scrutare la realtà politica nel profondo e non alla sola superficie, la soluzione del problema non può essere fittizia, ma deve essere effettiva, sostan• ziale. In alt.re parole, un partito socialista che si rispetti deve cercare di allargare il margine di sicurezza della democrazia NEL PAESE, affinchè questo allargamento si rifletta poi durevolmente nelle assem• blee parlamentari. E anche per la gravità del pericolo incombente, B.::i-ioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==