Filippo Turati - Il delitto e la questione sociale

-56 - infetta di metafisicismo) è il· pons asinorum di tutti i penalisti; che noa la si trova uguale In duè codici -di diversi paesi, n'è in nessun codice la si trava rii,pondente alle esigenze .della sclenza moderna. ·Ma non sapremmo vedere come ciò scusi la negfigenza di un teorico, qual' è il signor Lelorrain. È vero altresl che egli protesta, in un certo lùogo,. di non avere la presunzione di esaurire unproblemala cui soluzionesegnerà il terminepiù avanzato del progresso. Ma non sarà pretender troppo il domandare che egli ponga la questione ne' suoi giusti termini; che egli non la preiiudichi con un errore grossolano di metodo; eh' egli tragga almanco il partito che può dal corredo di fatti presentati al lettof)e; .e che, mentre professa di voler opporsi a una corrente di idee che gli pare funesta e di voler segnare dei limiti, egli ci dia qualcosa più delle note preparatorie di uno studio immaturo. li signor Lelorrain cita; a un certo punto, le formule discordi di varii codici europei ed americani: ma si guarda bene dal criticarle o dal pronunziarsi fra esse. Che più? Egli trova che la questione del libero arbitrio, se sia esso un fatto o una chimera, è oziosa in questo dibattito. Eppure fu dimostrato a luce meridiana, anche , da teorici recenti, che l'ipotesi del libero arbitrio è la negazione di ogni seria e positiva dinamica penale. Sono verità acquisite, che non dovrebb' essere più concesso di rivocare in dubbio. Biblioteca Gino Bianco

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