Filippo Turati - Il delitto e la questione sociale

Noi ci -siamo dunque data la pena di fare: lo spoglio di: questo libro, pagina· per· pagina; per ricercare quel criteriostabile a cui, nei varii · casi studiati, l'Autore non poteva a meno di fare appello, pur avendo trascurato di preporlo alla d!ssertazione come il metodo scientifièò · esigeva. Confessiamo di esserci smarriti in un labirinto di idee confuse ed irrèduttibili. Ora è la capacitàa deliberare (pag. 19), la nettezza dell'intelligenza, la rettitudinedel senso morale, la delicatezzadellasensibilità, la volontà ferma, la coscienzaperfetta (pag. 26), eh' egli invoca per giudicare della responsabilità del-· l'agente. È certo che, se si· avessero a richiedere tutte quelle condizioni per condannare un delinquente, i giudici potrebbero andarsene fin d'ora in vacanza, e il famoso èerchiodell'irresponsabilità, che il nostro Autore vuol delimitare, non troverebbe mai, più, nel campo penale, la sua periferia. Più spesso (pagg. 56, 60, 77, 84) e; aggiungiamo pure, più rettamente, il criterio invocato è /' immanenzadellapersonalità. Punire . un uomo di ciò che aveva fatto mentre il suo io era profondamente alterato, equivarrebbe a punirlo pel fatto commesso da un altro. Ciò è logico, se non è completo, e potrebbe avviarci a stabilire il fondamento desiderato della colpevolezza, semprechè però si tenga conto non solo del fatto accidentale dell' alterazione, che sta a carico del prevenuto, ma altresì.,, del fatto dell'alterabilità che, quando fosse permanente, potrebbe ricondurlo nel cerchio della responsabilità penale. Ma il signor Biblioteca Gino Bianco

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