Filippo Turati - Il delitto e la questione sociale

- -43 - benevoli, fra questi al sig. Lelorrain, che, nella lettera cortese più sopra accennata, a proposito d'una mia frase un po' acre: Quels sont - chiedeva egli - nos devoirs vis-à-vis des dernières couches sociales: est-ce d' envénimer la haine contre • la bourgeoisie pusillanime et féroce » et de precher la guerre à mort? Noi non predichiamo· la guerra a morte nè pretendiamo adesione cieca della borghesia alle nostre teorie - ma chiediamo soltanto che essa smetta l'affettato dispregioper un indirizzo scientifico che ebbe le simpatie di Stuart Mi/l e di tanti altri filosofi insigni, e che acquista ogni giorno proseliti e caldeggiatori nellem:zssepopolari: e che cessi il governo di trattare come malfa_tloritutti quelli che non giurano nel verbo borghese e nella santitd de' suoi istituii, e combatta le idee colla critica seria e non colle manette. Se la borghesia si metterà su questa strada, allora è lecito sperare che le rijorme sociali si compiano per tranquilla evoluzione e col minimo possibile spostamrnto di interessi costituiti. Ma se, renitente ad ogni voce di giustizia e di pietà, almeno verso se stessa, spiegherà tu(ta la sua saggezza nel comprimere stolidamente la piena che trabocca; allora sarà chiaro da quale parte stanno i veri ribelli . Il tuo flLIPPO TURATI. B blioteca Gmo Bianco

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