Filippo Turati - Il delitto e la questione sociale

.- 24 - malato, ma un fatto spontaneo e volontario insieme (poichè la spontaneità disforme dalla natura non è chefollia), un vero organismo la cui salute, come appunto quella del corpo umano, non può concepirsi, eccettuate le ore di crfsi eccezionali, disgiunta dal benessere di ciascuno de' suoi membri. Sneonchè parve"!i che una tal~ tesi, dopo le recenti evoluzioni della scienza positiva, trovasse, da un lato, nuovi argomenti e, dall'altro, urtasse in nuove obbiezioni, de' quali convenisse giovarsi e le quali criticare, non con gratuite generalità, ma coi metodi biologico-statistici, che oggi informano la sociologia. E, dal!' altro canto, mi parve che il ridurre la questione economica, ne' suoi rapporti colla criminale, al solo fatto della miseria, come si usavafin qui, fosse troppo meschino ed insufficiente. Il sig. Lelorrain, rispondendo con molta cortesia alle critiche eh' io gli feci nel principio di questi Appullti, osservava al proposito: «Combiend'exemples pourrais-je vous citer de crimes épouvantables commis par des bourgeois ou des nobles ! » l_ lo cred1J di aver risposto a questa obbiezione al paragraf0 XVIII. Scrive il Garofalo nel suo eccellente studio Di un criterio positivo della penalità, pag. 27, che « il Romagnosi, investigando quali siano le cause più comuni e costanti dei delitti, ne forma quattr, categorie ampie.e generali, cioè il difetto di susBiblioteca Gino Bianco

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