Filippo Turati - Il delitto e la questione sociale

- 124 - '.la sua atrocità intriseca contro cui la coscienza umana protesta, specialmente dopo caduta la illusione del -libero arbitrio, manca eziandio in Jatto di quei requisiti che l'idealismo dei dotti crede di trovare in essa, e che sono ammessi come condizioni essenziali della sua legittimità. Infatti, come dimostreremmo ampiamente se lo · spazio non ci mancasse, le pene in generale non sono nè morali, nè veramente proporzionabili alla colpevolezza, nè reparabili o remissibili, nè ~esemplari nella più parte de' casi, nè rassicuranti, nè (quel ch'è peggio) personali, violando sempre_ interessi di estranei e di innocenti. La madre di Oberdank muore pazza in seguito ali' assas- . sinio legale del suo figliolo. « L'eguaglianza . apparente delle pene, dice Pellegrino Rossi, nasconde sempre una ineguaglianza reale; » 4) La questione penale non si risolve che •con un radicale rinnovamento degli istituti sociali, il quale solo avrà per effetto di ridurre · immediatamente di forse due terzi la somma della delinquenza, limitandola a' soli reati derivanti . da indoleperversa e da passioneimprovvisa, che l'opera mitigatrice della civiltà e lo sviluppo •degli agi e della riflessione andranno sempre più restringendo; e di aprire la via per lenta evoluzione alla estinzione totale del crimine . .Nella società attuale la pena ritarda e sovverte t' evoluzione progressiva, reprimendo istinti di ribellione che in una società riformata sarebbero forze utili e convergenti al bene di tutti; 5) Le obbiezioni degli antropologi e de_i . criminaiisti positivi ROn bastano a distruggere ·,Ja nostra tesi, ci porgono anzi nuovi argomenti B blioteca Gino Bianco

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