Filippo Turati - Il delitto e la questione sociale

- 98 - stessa della pena, che i:; violenza legale, provoca, con la speranza dell'impunità, la violenza individuale. Così al piede dei patiboli sorgono gli accoltellatori, e compressione partorisce esplosione. L'altro riflesso criminoso, dicemmo, è ancora più vasto. La tirannide economica, la sperequazione delle prestazioni e dei compensi fra le varie classi, sovvertono il concetto stesso della giustizia e, a lungo andare, corrompono il sentimento del diritto, che ha pure antiche e profonde radici nella specie. Finchè la parificazione delle condizioni sociali della moralità sia un desiderio, il motto « la legge è ugualeper tuffi » sarà ironia metafisica inscritta sui muri, non realtà impressa nelle coscienze. Che! Uguale la legge perchè punisce egualmente me che, nato borghese, ignoro anche che cosa sia una tentazione criminosa, e il mendico in lizza con tutte? - Che burla è questa, o filosofi parolai l Gli istituti sociali sono il metro a cui si m-odellano inconsciamente le condotte individue. Ingiustizia è esempio, prepotenza è contagio. La coscienza del cittadino, anche del mariolo, rispecchia in qualche lato l'assetto della società. Povera morale e povera legge, quella scritta sulle carte e che si impone da una classe ad un'altra come strumento d' impero: Morale e legge non devono essere un precetto ma un fatto, sgorgante dalle intime necessità della reciprocanza sociale, devon essere la forma stessa della convivenza: allora soltanto si fanno B•blioteca Gino Bianco

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