Felice Turotti - Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II

-( 92 )- perchè non conosceva la differenza che avvi tra l' occupare ed il mantenere un paese. Al Mincio soltanto egli incontrò l'armata imperiale e qui ebbe anche fine la sna corsa trionfale . Battuto ripassò la Lombardia fuggendo più velocemente di quando l'attraversava senza aver davanti a sè alcun nemico. Ancura una volta tentò egli dinanzi a Milano di resistere all.:l. vittoriosa mi a armata ; stretto uella città, era in mio potere di costringerlo a render le armi . La mia armata era padrona delle su-e comunicazioni , e due giorni avrebbero bastato a rendergli impossib i!P. la fuga da IJ.Uella città. Gli avanzi dell'armata nemica erano in di sorganizzazione, io poteva star sicuro di non incontrare ~::ulla mia marcia alcun im- • 1onente o~tacolo e tuttavia accordai al mio avversario un armistizio. Lasciai che tutti coloro i quali si erano compromessi, che volevano togliersi al nostro dominio s'allontanassero, e Milano non faceva certamente conto di essere da me trattata qual fu con tanta indulgenza. Ma mando tal moderazione) credetti operare nello spirito del g~verno del mio-imperatore e sovrano. Io sapeva , che l'Austri a vol eva sostenere il suo buon diritto respingere un attacco sleale senr.a esempio) ma non volea far conquiste nè dar motivo ad una guerra generale' in Europa. E per ciò ordinai che le mie truppe si arrestassero alle sponde del Ticino. ~on sì tosto Carlo Alberto si riebbe dal primo spavento delle sue sconfitte, ed in certo modo ebbe nuovamente raccolte ed ordinate le sne truppe si tornò da capo all ' antico giuoeo degli in· t righi . .Sotto i più futili ed indegni pretesti non fu eseguita l' e,·acuazione di Venezia e non si diò compimento all'articolo IV d~ Il ' armisti zio. Mi vidi obbligato e costretto ad usare di rappresaglia, a trattenere cioè il parco d' artiglieria di assedio che trovavasi a Peschiera, fin o a che Venezia fosse sgombrata dalle truppe piemontesi e la flotta avesse abbandonato il mar adriatico. Alla per fine la flotta lasciò bensì le acque di Venezia, non però per ritornare giusta l'articolo IV dell' armistizio negli stati sardi ma per recarsi ad Ancona d'onde proseguì ad appoggiare la sollevata Venezia. Cario Alberto consideravasi ancor sempre siccome legittimo padrùne della Lombardia, di fuggiaschi lombardi formò egli una consulta gnvern:1tiva che emanò decreti quasi foss'ella il governo legittimo del paese. I più ~ozzi e bugilirdi bollettini erano stampati al qua rtier generale del re, e c0n ogni mezzo diiTusi nella Lombardia a fin e di mantenere nel popolo l' acciecamento ·e 1' agita zione.

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