Felice Turotti - Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II

-( 81: )- La sera del dì 20 di febbrajo ultimo del carnovalc, molti caldi d'ira pa1~ tigiana e di gioveutù andarono a far plauso al Gioberti, il quale mentre porgeva loro ringraziamenti per l'onore che gli facevano esortavali a porre in non cale i suoi avversari, ma l' effetto fu contrario al consiglio, imperocchè la turba spiccatasi di là corse alle case del Brofrerio, ed imprecandogli morte sfondarono le porte e con terribile impeto invase le stanze in una delle quali stava insieme a pochi amici armati apparecchiati alla difesa. Poco mancò che non ne seguisse gravissimo sconcio, ma la forza pubblica fece cessare il tumulto. L'indomani la camera protestò contro l'ingiuria recata alla maestà nazionale nella persona d'un rappresentante del popolo e da indi a poco entrò nella sala Gioberti il quale prese posto nei ' seggi dei deputat,i dell'opposizione non senza meraviglia di quelli che vi erano. All ora la carnera volle sapere perchè il ministero fosse privo del suo presidente e se la cagione fosse l' ordine dato ad una parte dell 'esercito di riporre in trono il gran duca di Toscana. Così chiese · il deputato De-Preti:;. 1l genera! Chiodo ministro della guerra ri spòse re che .sia stato dato un tal ordine io non lo· so, quello che so si è che il consiglio de' mini stri non ha mai deliberato d' intervenire militarmente nella Toscana, e che il ministero attuale non ha l' intenzione· di prendere una tale deliberazione. » Queste parole avvegnachè applaudite non appagarono l' assemblea, quindi nuove insistenze, e schcrmendosi il ministro Sineo di rispondere il Gioberti disse « signori la posizione che testè occupava m'impedisce di dare alla camera quelle dichiarazioni ùalle quali risulterebbe la mia intera discolpa, ma se la mia delicatezza, se l' obbligo dell'uomo di stato, mi vietano per ora questa manifestazione verrà il giorno in cui io potrò farla , e Ja farò in tal n~odo che non ridurrà non solo a silenzio, ma a rossore i miei opponenti. Per ora signori mi contento di attestare sull' onor mio che il · di ssensù sorto fra gli antichi miei colleghi e me verte intorno una di q~:~elle quistioni che si possono dibattere onorevolmente dalle due parti e non si riferiscono ai punti della politira nazionale espressi nel nostro programma e che ottennero l' assenso di tutta la camera. Ecco la sola professione di fede che in questo punto io posso fare . Ma ciò che non posso fare oggi lo farò come primo le convenienze, i riguardi, il giuramento di stato che ho prestato me lo permettano, imperocchè io non sono di quei ministri che si credono leciti di pubblicare nei giornali e di travi sare le èose che si dicono e si trattano nei penetrali 'del consiglio. Permettetemi

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