Felice Turotti - Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II

-( 6i )- neficio più gra11de avrebbero aYuto i popoli della lf~ga ital iana pPr \'irtù della libertà di commercio che fu rinunziata lìnn al t84.i dalla sola Toscana estendendosi a tutti gli Stati della lega. L'Italia ad occupare il posto che gli si :;petta fra le nation i europe e~ deve fra. le altre cose possedere forte e numerosa marineria. Ora il commercio estero, e per l' Italia è quanto dire marittirno crescerà per esso in virtù della lega come l' interno, e tanto più crescerà se abbandonati dazj, dilfereziali ort altre supposte protezior1i si stabilera.nno su larghe basi le relazioni internazionali seeondo che il principio di libertà richiede. Questo ci prepara più che qualunque trattato di favore , buona · accoglienza dagli stranieri, e faciliterà i cambi con loro dei nostri prodotti aumentnt i e migliorati per la cresciuta industria, il senso di sicurezza che nasce dall'apparttmere ad una nazi one fort-e e rispettata e la protezione che i goYerni collegati do\Tanno garantire duvun<]ue ai loro sudditi , renderanno più frequenti e più ardite le navi gazioni , e allora infine la bandiera della lega italiana sarà. prima nel mediteraneo non ultima in alcun mare. Ma tutti questi benifizi che gli Italiani debbono aspettarsi dalla lega, c che appena di volo accennammo, nasceranno e~si come per incanto tosto che sieno tolte le dogane, o pioveranno e:-;s i come grazie conces~e dai principi con un tratto di penna? GraYe sr cutura sarebbe il pensarlo. I principi pussono far opera gra nde c gettare un seme che può produrne, ma conviene che i popoli si mostrino industri c solerti, e non starsi colle mani alla cintola , ed aspettare come il fiore che gli cada la guazza nella corolla. L'ozio dei popoli e l'acddia distruggerebbero l' opera benetìca dei principi, e ricadrebbero nella primiera miseria. Conviene quindi che s'accingano a somma attività nell'industria e nell' agricoltura due cose che difficilmente si possono trovare· nel medesimo Stato , l' Italia solamente può riunire in meraviglioso accordo. L' industria sciolta dai ceppi non per questo si mo\· ~ se noi non la spingiamo, il commercio libero non dispensa l'uomo della legge eterna che gli impone di Yivere col frutto del suo lavoro , anzi togliendo l'ultimo ostacolo all'esercizio della propria :tftività., toglie l'ultima scusa alla propria inerzia. Assai ci vantammo delle nostre glorie dell'Evo Medio, c Yera · mente i nostri avi furono allora grandi, come in molte altre cose così nel commercio e nell'industria, anzi ri:;pelto agli altri popoli furono grandissimi e l'Europa tutta li guardava con riverenza se uon con amore. Codesta grandezza andò scemando c sparì, noi lamentammo, la scoperta del capo di Buona Speranza che ce l'avea tolta, come se il capo di buona speranza fosse più lontano di Livorno e da Ge-

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