Quaderni di cultura repubblicana

E. chiaro quindi che il socialismo era meno temuto dalla monarchia e rappresentava, nel senso migl iore, l 'opposizione di Sua Maestà, che, anche se legalmente os teggiata, andava tuttavia lasciata vivere e operare, e con la quale, in alcuni momenti, non era neppure impossibile collaborare. Il pencolo da stroncare era quello repubblicano. E. p~r questo, dunque, che, tra la fine del secolo XIX e gli inizi del XX, i socialisti ebbero modo di affermarsi in Italia, mentre governo, magistratura e cul tura ufficiale cercarono con ogni mezzo di annullare il pensiero repubblicano, di compr imerlo. di costringerlo, sollevandogli attorno cortine di sospetto, circondandolo di leggende apostatiche ed ereticali, che non giovarono certamente a concigliargli le simpatie, e lo isolarono sempre più. Tanto che ancora oggi, in repubblica, è difficile ai repubblicani scrollarsi di dosso l'etichetta degli indesiderabili e degli esuli in patria. E. chiaro quindi che ques ti critici non esitarono molto a stroncare inesorabilmente Ferrari. Il quale invece, a ben guardare, pur nella mutevolezza e nella contraddittorietà, è figura degna di rispetto e di considerazione; egli è certamente uno degli esponenti che hanno contributo a porre la scuola repubblicana nello schieramento della estrema sinistra democratica, e ad a pprofondire l'aspetto sociale della scuola stessa. Molte affermazioni del Ferrari possono essere ritenute eccessive, molte altre non reggono ad una critica attenta e spregiudicata; ma certo non possono essere dimenticati i suoi nobili richiami alla r epubblica, alla sua funzione, alla essenza del repubblicanesimo, così come non possono essere dimenticati i suoi attacchi al centralismo, la sua passione pe r la libertà e le autonomie , che lo pongono nella schiera d:i iibertari, di coloro che, per dirla col Bovio, ritengono che anarchico è il pensiero e verso l'anarchia va la storia. 5

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