Quaderni di cultura repubblicana

la Sinistra al potere, lo concepisce e si pone a r isolverlo. Ma nel libro razionale della Storia, dove Bovio leggeva con una certa taumaturgica fede scientifica, sta scritto che l'esperimento deve fallire e, nondimeno, per poter fallire, deve esperirsi in un lungo arco di tempo, di modo che il popolo, che se non tocca non cr ede, si convinca del fallimento e crei la Repubblica, che darà la Libertà agli Italiani. La Repubblica verrà quando la Monarchia avrà definitivamente negato il suffragio universale o quando, avendolo dato, suo malgrado, ne sarà stata travolta. Era una diagnosi che allora si poteva considerare esagerata o deterministica, ma che, ad ogni modo, restituiva alla Monarchia e alla Repubblica la loro rispettiva dignità storica e il loro diritto ad essere sostenute e pensate. Lui, Bovio, preferiva il posto riservato al futuro, preferiva l'utopia di oggi e la necessità del domani. Senza minimamente odiare alcun monarchico, puntava il dito verso l'orizzonte con la sicurezza di un profondo matematico che ha già visto la soluzione esat ta del problema e attende con indulgenza che gli altri vi si cimentino, perseverando ancora negìi sbagli, che egli riprova avendoli già valutati come sbagli, ma che perdona per la loro apparenza di verità e perché il problema è difficile e perché non può esser risolto in una volta sola. La sua filosofia si chiamava Natura/ismo matematico; si può non condividerla, ma è certo che i conti sono tornati matematicamente. << La scienza sa dire a priori ciò che una forma di governo può dare e ciò che non può, così come può dire quanto spazio può essere corso da un astro, quanto moto procedere da una forza, ma il popolo, bisognoso di toccare, giudica a posteriori •. Pur animati dallo stesso ideale repubblicano, non avremmo forse condiviso allora l'azzardato determinismo politico di Bovio; ma le cose sono andate come egli ha detto: il Popolo ha giudicato il 2 giugno 1946, 43 anni dopo la morte di Bovio, il profeta che vaticinò la Repubblica, non con l'ardore volontaristico di Mazzini, ma con quel pur discutibile rigore di calcolo. 9

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