rato sotto i tre aspet ti di Soggetto, Oggetto e Moralità, ciascuno dei quali si divideva, secondo un ulteriore schema triadico, in minori zone ontologiche e filosofiche. Lo schema derivava chiaramente da Hegel, tanto che il Croce considerò Bovio, per l'aspetto filosofico, come un hegelianeggiante. Tuttavia ci pare che nel complicatissimo o rganismo del Verbo Novello vi siano rilevanti apporti e differenziazioni da Hegel, che Croce forse sottovalutò perché, essendo più hegeliano di lui, vide in essi forse una eterodossia da perdonare, più che una novità da prendere in considerazione. Ci sembra invece - sia detto di passaggio - che Bovio abbia scavato i primi colpi sul terreno del concetto crociano dei dis t inti, quando nel Verbo Novello ha lanciato, contro i criteri di opposizione e di separazione, quello suo tipico di connessione tra i reali, che è poi alla base, come vedremo, della sua tollerante mentalità storicopolitica. La pubblicazione del Verbo Novello suscitò le acerbe ire del vescovo della città, che furono uno degli stimoli all'evasione dall'ambiente provinciale per cercarne uno più vasto e comprensivo. Così a 32 anni lasciò la sua terra e venne a Napoli. Il giovane patriota, perseguitato dalle furie vescovili, era l'elemento adatto per partecipare all'Anticoncilio, indetto da G. Ricciardi come protesta contro il Concilio di Pio IX. Partecipò, infatti, al!'Anticoncilio, ma si accorse ch e in Italia non v'era possibilità di interessare l'opinione pubblica ad un duello dottrinale con il Papato. Napoli fornì a Bovio altre occasioni per farsi conoscere: frequentando il « Caffè d'Italia », incontrò, tra i tanti, un a persona che prese a stimarlo e lo presentò a Giovanni Brombeis, redattore capo del Roma. Divenne così collaboratore del giornale, accanto a uomini come Francesco De Sanctis e Petruccelli Della Gattina. Ebbe un incarico di insegnamento giuridico nell 'Università e pubblicò il Saggio di dirit to penale, di cui diremo più avanti. Scrisse anche un nuovo libro di filosofia, Il 6
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