Quaderni di cultura repubblicana

da allora si poneva in evidenza, egli ne parlava non come di un limite, ma come di un merito della classe che per prima si era sacrificata per la patria. In questo genere di discorsi, riaffioravano certo nella sua memoria i ricordi dei cafoni dell'Abruzzo, che si erano gettati selvaggiamente contro i garibaldini. Ogni presa di posizione classista delle plebi si associava, nella sua mente illwninistica, all'orrore del sanfedismo, delle insorgenze o magari al fastidioso ricordo medioevale dei Ciompi. Soleva ripetere che la repubblica sarebbe stata il vero governo dei borghesi e non si sapeva capacitare che ci fossero borghesi contrari ad essa. Ma spesso questi atteggiamenti di Mario si spiegano come scantonamenti polemici nell'impeto del contrasto con gli internazionalisti. In fin dei conti, egli è stato uno di quei repubblicani che, senza prendere impegni verso il proletariato, hanno lavorato in suo favore e all'atto pratico sono stati sempre dalla sua parte. La logica stessa della democrazia politica, da lui propugnata e seguita fino in fondo, lo portò ad aderire a tutte le richieste di una politica sociale più giusta e avanzata, se non altro per oltrepassare, con una tematica di opposizione, i provvedimenti della sinistra costituzionale. Condusse, in particolare, una campagna per l'utilizzazione sociale dei latifondi e dei beni delle Corporazioni soppresse, che intendeva si distribuissero tra i contadini poveri, con appoderamenti e prestiti in denaro a lunga scadenza. In materia di beni ecclesiastici, spinto dal forte anticlericalismo, era il più feroce espropriatore. PER LA SCUOLA LAICA ED OBBLIGATORIA Tornava sempre sull'argomento dell'invadenza ecclesiastica, soprattutto nell'istruzione, che egli voleva completa24

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==