e organizzato) erano tutti degli strumenti antiquati: basta soltanto osservare la condotta sarda durante la campagna della prima guerra dell'indipendenza per rcndersene esattissimo conto. Lo Stato Maggiore dell'esercito di Carlo Alberto si rivelò impreparato all'azione, non solo perché i suoi capi erano degli incapaci, ma perché seguivano, e in grazia della loro incapacità, una strategia oramai superata dai tempi : era ancora la vecchia strategia prenapoleonica il modello caro ai militari piemontesi. i quali entrarono in Lombardia con la stessa mentalità degli strateghi delle guerre di successione ed esposero il Piemonte davanti al disastro. Pisacane pertan to fece - e durante quella campagna al Nord e durante la procellosa campagna militare di Roma - la sua dura esperienza della guerra moderna e della guerra rivoluzionaria, ed ebbe modo di meditare su di essa. Della efficacia delle sue vedute, dei suoi suggerimenti e dei suoi consigli restano nella campagna del 1849 risultati illustri e notevoli, come quelli che abbiamo notato, e su quei risultati nel lungo esilio che sorti alla caduta della Repubblica Romana ebbe a meditare il Pisacane come critico e storico dell'arte militare. Dalle riflessioni e dalle dure esperienze di quegli anni di guerra usci lo studio su La guerra combattuta in Italia nel 1848-49, che Alfredo Oriani definiva come la migliore scrittura di guerra pubblicata in quei tempi. Altri scritt i di carattere storico e militare ebbe il Pisacane a pubblicare in quel decennio di preparazione. e di essi parleremo appresso, quando dovremo particolarmente esporre criticamente il pensiero politico dell'agitatore e martire meridionale. Uomo di azione nel senso mazziniano della parola il suo pensiero non era vuota elucubrazione, ma prologo alla lotta e alla battaglia rivoluzionaria. Epperò, nella calma apparente dell'esilio, egli intese prepararsi intensamente per scendere in campo armato, per suscitare la rivoluzione nel Sud. Gli anni che vanno dal fatale 1849 all'ancor più 12
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