Una città - anno V - n. 39 - marzo 1995

di un ,nanuale AGI AL ITO lo rende diverso ad esempio dal bassori I ievo- ad estenderne I' uti1izzabi I ità in ambiti nei quali non ha alcun senso puntare su un residuo rapporto diretto con il volume degli oggetti: mi riferisco ad esempio al mondo degli schemi, dei grafici, e così via. Non c'è limite alle possibilità che il disegno in rilievo offre alla conoscenza e c'è da chiedersi come sia stato possibile che fino ad ora l'educazione dei ciechi abbia potuto fondarsi quasi esclusivamente sull'uso del la parola, trascurando uno strumento di comunicazione così straordinariamente utile. La stessa parola, se privata di precisi riferimenti alle forme della realtà cui essa in vario modo allude, rischia di trasformarsi in un vuoto esercizio I inguistico, in puro verbalismo. D'altronde è questo da sempre uno dei problemi essenzia1i nell'educazione dei ciechi, per affrontare il quale si è sottolineata più e più volte la necessità di arricchire la dimensione dell 'esperienza, del rapporto diretto, concreto, con il mondo. B Nel disegno in rilievo la possibilità, per i ciechi, di avvicinarsi finalmente alle immagini. Il necessario sforzo di astrazione per la perdita di rapporto col volume dell'oggetto compensato da potenzialità che sono pressoché illimitate. Intervista a Fabio Levi. Fabio Levi insegna all'Università di Torino. ILlibro cui si fa riferimento nell'intervista è Disegnare con le mani, Manuale di disegno in rilievo, di Fabio Levi e Franco Rolli, Silvio Zamorani Editore. Ci puoi spiegare in cosa consiste il disegno in rilievo e quali possibilità offre ai ciechi? Fino a poco tempo fa, magari senza che nessuno lo dicesse esplicitamente, si pensava che i ciechi non potessero percepire alcun tipo di immagine. Si trattava, e si tratta tuttora, di un pregiudizio molto radicato e destinato a produrre gravi conseguenze nell'educazione e nella vita di chi non vede: infatti a partire da quell'idea sbagliata è stata sinora negata ai ciechi una fonte essenziale di conoscenza. Viceversa si è dimostrato chiaramente che attraverso il tatto è possibile percepire e ricostruire nella mente strutture dotate di una specifica dimensione spaziale, assimilabili alle immagini di cui dispongono i vedenti. Va subito chiarito che simili strutture, rispetto a quelle di cui dispone chi vede, sono senza dubbio molto più povere, perché il tatto ha una capacità di discriminazione assai inferiore a quella della vista. Ciò non esclude, però, che ci si possa valere proprio del tatto e della sua capacità di cogliere e interpretare le immagini per cercare di compensare l'enorme carenza di informazioni di cui soffre necessariamente chi non dispone della vista. Basta pensare a tutto ciò di cui il cieco non può cogliere direttamente la forma: per esempio un grattacielo, un campanile, un lampione, un leone, una farfalla, una nuvola, tutte le cose insomma che sono o troppo piccole o troppo grandi o troppo delicate o troppo pericolose per poter essere analizzate diretta- • mente con le mani. L'importanza del disegno in rilievo sta proprio nel rendere accessibili le forme degli oggetti attraverso rappresentazioni appositamente concepite per poter essere facilmente percepite e interpretate attraverso il tocco delle dita: ad esempio la facciata di una chiesa, la topografia di un sito urbano, la forma di un animale, di una cellula, la struttura di uno schema, la pianta di un edificio e così via. In generale si può dire che il disegno in rilievo, per le straordinarie possibilità che offre ai ciechi di conoscere la realtà, rappresenta un vero e proprio salto di qualità, paragonabile soltanto a quello costituito dalla diffu_- sione, nel secolo scorso, del Braille, che consentì ciò che era stato da sempre impossibile: leggere e scrivere senza l'aiuto della vista. Solo il disegno in rilievo offre ai ciechi rappresentazioni degli oggetti utili a sviluppare le loro conoscenze? No, non solo. Al di là dell'esperienza diretta, ma, come si è visto, assai limitata della realtà circostante, per gli oggetti più grandi, o comunque inaccessibili a chi non vede, da molti anni vengono ut-ilizzati modellini in scala. La loro disponibilitàè però molto scarsa. tanto più nelle scuole normali -per lo più poco dotate di strumenti specifici per l'educazione dei disabilidove i bambini e i ragazzi con gravi problemi visivi vengono quasi sempre inseriti: si tratta infatti di stru- .ménti costosi e per nulla facili da realizzare. Ecco allora che da qualche anno si è cominciato a produrre -per la geografia, ma non solo- rappresentazioni in alto rilievo: si costruiscono cioè delle matrici, sulle quali vengono fatti aderire dei fogli di plastica deformabili al calore; in tal modo si riesce a realizzare immagini "schiacciate" di questo o quell'oggetto, ma dotate di un volume residuo, sufficiente a rendere percepibili le forme essenziali di ciò cui esse si riferiscono. Si tratta anche in questo caso di una tecnica efficace, ma con alcuni limiti evidenti: essa non consente, fra l'altro, di realizzare con tempestività sufficiente e a basso costo rappresentazioni destinate ad uno solo o a pochi individui e capaci di illustrare volta per volta questo o quel1'aspetto della realtà circostante, questo o quel passaggio dei vari programmi scolastici. Il disegno in rilievo ha incontrato un favore immediato fra i diretti interessati? Non sempre. Anche se una tale forma di rappresentazione della realtà sembra essere uno strumento naturale, direi quasi ovvio nel rapporto con chi non vede, essa invece costituisce una novità importante, un salto non da poco rispetto al modo in cui tradizionalmente si è comunicato con i ciechi. D'altra parte lo stesso alfabeto Braille, prima di essere unanimamente accettato, dovette vincere fortissime resistenze. L'opposizione maggiore venne in quel caso dai vedenti, assai poco disposti ad accettare un sistema di scrittura che sfuggiva al loro diretto e immediato controllo: lettere e segni avevano infatti una forma inedita e incomprensibile ai più. Ci furono poi gli ostacoli frapposti da un sistema educativo frammentato in una miriade di istituti diversi, convinti ognuno della superiorità del proprio particolare sistema di scrittura. Trascorsero così decine e decine di anni prima che il Braille venisse riconosciuto come il metodo più efficace e, soprattutto, prima che si riuscisse a concordare un codice generalmente accettato a livello internazionale. Non accade quasi mai che le soluzioni nuove si affermino rapidamente e solo perché sono più razionali ed efficaci delle precedenti. La sicurezza diunapensionientegrativa1 • • Permaggiori illfonnazlonl molglUalle Agenzie Unlpol UNPOL ASSICURAZIONI f vostri valori sono i nostri valori ® Così, anche il disegno in rilievo suscita a volte resistenze di una certa importanza anche fra i ciechi: soprattutto fra quelli che non sono stati abituati sin dall'infanzia a una tale forma di rappresentazione della realtà. Si tratta per loro di entrare in un universo da cui sono rimasti per troppo esclusi. Succede non di rado che, di primo acchito, essi dichiarino di preferire di gran lunga le immagini in altorilievo; esse infatti vengono considerate capaci di garantire un rapporto più immediato con la realtà grazie al fatto che il volume a più livelli del rilievo riproduce almeno in parte il volume degli oggetti cui le rappresentazioni si vogliono riferire. Nel disegno in rilievo invece -e questo costituisce il suo tratto essenziale e distintivo- il rilievo appunto, per lopiù a un solo livello, serve unicamente a rendere percepibili al tatto i punti, le linee e le superfici che servono a comporre l'immagine. Non esiste più alcun rapporto diretto con il volume degli oggetti; il che non significa naturalmente che non sia possibile in tal modo dare conto della terza dimensione, della profondità degli oggetti; per far questo si può per esempio utilizzare con buoni risultati uno dei metodi più diffusi nel disegno in generale: quello delle proiezioni ortogonali. Il disegno in rilievo richiede uno sforzo di astrazione maggiore, che di solito non risulta particolarmente gravoso, tanto più se esso avviene dopo un breve apprendistato, ma che può apparire talvolta difficile da accettare per chi: in mancanza della vista, subisce per forza di cose una condizione di grave distacco dalla realtà e vive non di rado quella che potremmo definire una sorta di permanente e quotidiana ansia di concretezza. E allora, ha ancora senso parlare di disegno in rilievo? Essere consapevoli delle difficoltà che il disegno in rilievo può incontrare non deve in alcun modo portarci a trascurare le sue potenzialità e tantomeno a sopravvalutare gli ostacoli che si frappongono a una sua diffusione, soprattutto nella vita della scuola. Va notato in primo luogo che, quando il disegno viene offerto ai ciechi sin dall'infanzia, esso diventa per loro uno strumento assolutamente indispensabile, che non potrà mai più essere messo in discussione. D'altra parte non si può in alcun modo dimenticare l'immensa varietà degli ambiti nei quali il disegno consente di acquisire nozioni altrimenti irraggiungibili; per citarne solo alcuni si possono ricordare la geometria, la biologia, la botanica, l'architettura e via descrivendo. Anzi, si può dire che è proprio la dimensione astratta del disegno -o, quanto meno, quel tanto in più di astrazione che Proprio in una tale prospettiva il disegno in rilievo può svolgere a mio parere una funzione importante, direi anzi insostituibile. Come si fa a disegnare in rilievo? Va subito detto che non si può disegnare per le mani esattamente come si disegna per gli occhi. D'altra parte anche per chi vede esistono molti modi diversi di disegnare: un conto è tracciare un disegno tecnico, un altro è produrre dei grafici, un altro ancora è realizzare carte geografiche o ritrarre oggetti di usoquotidiano. Disegnare il progetto di una macchina impone di rispettare dei codici assai diversi da quelli adottati da chi voglia misurarsi con una natura morta. Il problema è di scegliere ogni volta la tecnica adatta ali' oggetto da rappresentare e allo scopo che ci si prefigge. Per esempio, nel disegno in rilievo rivolto a chi ha gravi problemi visivi- l'interlocutore può non essere necessariamente e sempre il cieco assoluto- la tecnica più 'llo110 ~CRLZRrud Tultll la scelkl chevuoi Vialedell'Appennino1, 63 - Forlì consigliabile per dare conto della profondità è data -come ho già accennato- dalle proiezioni ortogonali e non dalla prospettiva, perché è molto difficile rendersi conto, attraverso il tatto, del significato delle lineeoblique,degli angoli e in genere delle deformazioni subite dagli oggetti rappresentati in prospettiva, quando magari un cerchio diventa un ovale o un quadrato si trasforma in una strana figura quadrangolare più o meno irregolare. Attraverso le proiezioni ortogonali-che prevedono una rappresentazione frontale, una laterale e un' altra in pianta- è invece possibile mantenere un rapporto diretto con le dimensioni e con le proporzioni relative fra le diverse parti degli oggetti. Ancora: nel disegno in rilievo vanno rispettati alcuni criteri imprescindibili. Intanto bisogna tenere conto che, come già ho accennato, il tallo ha una capacità di discriminazione incomparabilmente minoredi quella della vista: linee o punti al di sotto di una certa dimensione non risultano percepibili. Vi sono cioè soglie di spessore, di larghezza, di distanza fra segni grafici che bisogna conoscere e non superare: per esempio due linee situate l'una accanto all'altra a meno di due millimetri vengono percepite normalmente dai polpastrelli delle dita come una linea sola. Quindi bisogna semplificare il disegno, mantenendo fra le linee, i punti e le superfici distanze che rispettino quel criterio o altri analoghi. Un'altra indicazione importante è che non bisogna mai offrire troppe informazioni alla volta; di ogni oggetto vanno individuati gli elementi essenziali -e non è sempre così facile- in ragione sia delle sue caratteristiche peculiari, sia degli obiettivi che ci si propone di raggiungere con quel particolare disegno. Oppure, visto che si possono dare poche informazioni alla volta, è consigliabile in molti casi offrire, di un oggetto complesso, una sequenza di immagini; tale sequenza deve però essere strutturata inmodo da consentire al lettore di non perdersi lungo il percorso fra un'immagine e le successive. Infine -e si tratta qui di un aspetto molto importante- i disegni in rilievo devono essere accompagnati il più delle volte da un testo scritto, capace di garantire a chi non vede il massimo possibile di autonomia nel momento in cui si appresta a leggere l'immagine. Il disegno in rilievo nasce sì dalla critica a una cultura fondala quasi esclusivamente sulla parola; esso non implica però alcuna rinuncia ali' uso della parola, se essa si propone di integrare, di qualificare meglio, quanto solo il disegno può dare. Anche qui può essere utile un esempio: se sottoponiamo ad un ipotetico lettore cieco una forma rettangolare in rilievo è necessario dirgli subito se essa rappresenta un quaderno, un mattone o la pianta di un edificio. Questo perché per iI tatto è tutto più difficile. Alla vista può risultare evidente di che cosa si tratti al primo colpo d'occhio, dato che il rettangolo in questione risulta immediatamente qualificato da molte altre piccole informazioni e da più o meno espliciti riferimenti al contesto; nel disegno in rilievo invece un'operazione del genere non è possibile senza l'aiuto di una spiegazione che eviti al lettore un inutile e fastidioso momento iniziale di disorientamento. Al di là del modo migliore per disegnare, come è possibile realizzare concretamente il rilievo? Le tecniche a disposizione sono varie. Oltre al Termoform -cui già ho accennato- che prevede la deformazione a caldo di un foglio di plastica posto su una matrice costituita di materiale rigido e che consente di realizzare sia altorilievi sia disegni in senso stretto, è disponibile un'altra soluzione nella quale è un cartoncino a venire pressato sulla matrice e ad acquistare la forma desiderata. Piuttosto diffuso è poi l'utilizzo di un tipo speciale di carta, prodotta SOFTWARE - SYSTEM HOUSE CENTRO ELABORAZIONE DATI CONSULENZE INFORMATICHE CONSULENZE DI ORGANIZZAZIONE CORSI DI FORMAZIONE Soc. Coop. a r.l. Via A. Meucci, 17 - 47100 FORLI' Tel. (0543) 727011 Fax (0543) 727401 Partita IVA 00353560402

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