Una città - anno IV - n. 35 - ottobre 1994

·orniscono nuovi nemici. Le dittature iniziano sempre con promesse 1pria madre morì davvero. La normalità del male e della cattiveria, fronte a tante piccole Auschwitz. La terribile e disumana lotta per ritz sia un problema degli ebrei. Intervista a Edith Bruck. delle donne, non tutti sanno che le donne stavano con le donne e gli uomini con gli uomini, alcuni mi chiedono ancora "eri con i genitori?'", '"eravate insieme?". La cosa impressionante erano i kapò ebrei, questi deportati, sopravvissuti a 3-4 anni di deportazione, che erano ormai coinvolti nel male e trasformati, disumanizzati, diventati ormai una ruota di quel meccanismo, e che non solo eseguivano gli ordini dei superiori, ma poi, e questo era sorprendente, continuavano a esercitare su di noi un potere assoluto anche quando non era necessario ... Per farvi capire vi racconto l'episodio che capitò a me. Avevo 12 anni e dopo 3 settimane di Auschwitz passate a piangere notte e giorno per la mia mamma della quale non sapevo più niente. chiesi ad Alice, il capo della nostra baracca di oltre mille donne, una slovacca, se sapesse dirmi qualcosa. "Vieni, ti faccio vedere dov'è tua madre" mi disse. lo credevo che m"i avrebbe portato da lei. invece mi portò fuori dalla baracca n. l I e mi disse "senti la puzza?", '•sì. la sento'·, .. è carne bruciata, tua madre era grassa?", "un pochino·•. ·'allora prima hanno fatto del sapone, poi I"hannobruciata, come hanno bruciato mia madre, mio padre, mia sorella e tutti, mentre voi, ungheresi schifosi mangiavate il pane azzimo a casa vostra. Noi qui crepavamo così come ora creperete tutti voi."'E con questo mi ha riportato nella baracca. Era una cosa gratuita, punitiva, ma erano talmente fuori di loro. talmente spogliate della propria umanità, del proprio essere, che non erano più persone. E si potevano anche capire, magari erano gli unici sopravvissuti di famiglie di dieci, dodici persone e avevano visto e vissuto quello che stava succedendo, mentre noi eravamo freschi arrivati ancora illusi di poter rivedere nostra madre. Ma poi, nellestesse circostanze, non tutti si comportavano allo stesso modo. E all'arrivo già si vedeva, con alcune ragazze che avevano fatto il trasporto con noi. I tedeschi erano ben contenti di coinvolgere le vittime nelle loro malefatte, per renderle complici, e siccome dovevano suddividere sempre, davano posizioni, nominavano dei capi, e queste, una volta che capivano che con un minimo di funzione, di potere. potevano godere di qualche privilegio e forse sopravvivere, subito si adattavano a questa situazione e già nella prima settimana ti rubavano magari quelle due patate che galleggiavano nel pentolone della brodaglia. il tuo sguardo li faceva infuriare, ti punivano Ma come è possibile questo? In una settimana? Dopo che hai viaggiato insieme? Io credo che ci sia nell'uomo una predisposizione al male, le circostanze possono sviluppare il bene o il male, ma se il male prende il sopravvento perché le circostanze lo permettono non possiamo tuttavia giustificare tutto con le circostanze. I tedeschi cercavano di coinvolgerti, in cambio di un pezzo di specchio, un minimo contatto con l'esterno, una patata in più, ti usavano per la rasatura, per qualsiasi lavoro sporco, ma se volevi, forse, a volte potevi rifiutarti, potevi far finta di non capire. Io avevo 12anni e parlavo tedesco abbastanza bene, volevano farmi diventare una piccola funzionaria che portava le notizie da una baracca ali· altra e non ho 1anco accettato, ho fatto finta di non capire quello che mi chiedevano e poi ci siamo promesse, io e mia sorella, che non avremmo accettato nessuno di quei piccolissimi privilegi. Non lo so... C'era una famiglia che viveva nel mio villaggio con 13 figli e dopo la guerra ho saputo che il padre lavorava in uncrematorio e fu obbligato a mettere nel forno i figli. Poi c·è stato messo anche lui, perché i testimoni venivano sistematicamente eliminati. Diquelli che lavoravano alle camere a gas, dei sonderkommando, ce n·è uno in Israele, miracolosamente sopravvissuto, e nessun altro che io sappia. E' anche vero che se gli ebrei non eseguivano degli ordini erano puniti, era molto difficile sottrarsi, era difficile sfuggire ai bordelli, alle sperimentazioniscientifìche,al lavoronelle camere a gas... Però io credo che se fossi stato al posto di quel padre mi sarei ri lì utata, tanto mi avrebbero ucciso comunque, e comunque che senso avrebbe avuto, a quel punto, sopravvivere? E nessuno è tornato, di questa famiglia, dopo la guerra ho visto la casa che era rimasta vuota... C'è un episodio che racconta Bettelheim nel suo libro sui campi, un episodio splendido. Mentre le donne, nude, andavano verso le camere a gas, a una di loro. una grande ballerina dell"Opera, una SS che l'aveva riconosciuta le disse di ballare. Lei, nuda. ha fatto un balletto stupendo, con molta grazia si è avvicinata al tedesco, gli ha sfilato la pistola e l'ha ucciso. Ho sempre pensato di farne un pezzo per un balletto, penso che sia stata una delle rare partigiane dei campi di concentramento, un episodio bellissimo di ribellione, nell'anticamera della morte riuscire a fare una cosa del genere, con lui tutto incantato e imbecillito... Perché questi ragazzi erano dei mezzi ebeti, non è che erano degli astuti, dei cattivi, spesso erano ragazzi qualsiasi, non i mostri che ci si potrebbe immaginare. E infatti lacosa più incredibile per me, e per loro, era che io li guardavo e vedevo persone uguali a me, e mi sembrava impossibile che arrivassero a comportamenti così aberranti. Ma guai a far capire loro che erano uguali a te, che anche tu eri in carne e ossa, con due braccia, due gambe, un volto. per loro era la cosa più mostruosa, diventavano furiosi. Un'ebrea prigioniera che osasse guardarli negli occhi, o guardarli storto, faceva balenare in loro per un attimo la coscienza, si sentivano giudicati. Poteva bastare uno sguardo e ti aggredivano, ti menavano, anche se non avevi fatto niente di proibito, non eri uscita dalla fila, non ti eri chinata a raccogliere una buccia di patata, niente di vietato, eri punita solo per lo sguardo. Il loro obiettivo era disumanizzarci, farci aizzare gli uni contro gli altri, ridurci all'animalità, all'ottuso istinto di sopravvivenza. La persona non doveva esserci più, dovevi diventare unessere mostruoso, pelle cd ossa, congelato, che con due occhi spalancati guardava l'altro solo per riuscire a strappargli qualcosa di bocca. Una persona annientata nello spirito, nell'intelligenza, nella ragione. E più ti riducevano in quell'abbruttimento, più ridevano, era un trionfo per loro. E' una delle cose vere, una delle poche, del film di Spielberg, quelle loro risate, un po' come un riso isterico e colpevole, imbarazzato. Quando buttavano una crosta di pane fra noi e il cane, per vedere chi arrivava prima, se riuscivamo a rubare al lupo il boccone, si divertivano come pazzi. Era difficile per noi avere la dignità di dire "non mi muovo", stavi crepando di fame, ti avevano ridotto esattamente come quel lupo, solo che quel lupo mangiava e tu no. Si può condannare chi andava? oggi per il denaro, per il potere, si fanno le stesse cose Era possibile rimanere una persona inquel nulla? Forse, anche se era molto difficile. Se noi non ci fossimo lasciati ridurre in quella maniera. credo che ci sarebbe stata una specie di resistenza. Oppure ricordo i tedeschi, i civili, durante la marcia di cinque settimane a piedi, notte e giorno, per andare da Christianstadt, vicino a Berlino. fino a Bergen-Belsen perché stavano per arrivare i liberatori. Ogni 3-4 giorni, quando proprio non ce la facevamo più, chiedevamo ai contadini tedeschi di farci riposare nella stalla o insieme ai maiali e gli abitanti di questi villaggi ci guardavano con un tale schifo, come fossimo mostri o marziani. I loro bambini venivano a sputarci addosso e molti ci hanno negato il posto dove poterci stendere, perché dicevano che eravamo malati, pieni di pidocchi e avremmo sporcato la paglia nella stalla. E si passavano la voce, da un villaggio all'altro, che questi ebrei rubavano ilgrano o il pastone dei maiali. C'erano però anche delle mani che, da dietro una finestra, ci buttavano un pezzo di pane, che finiva a terra e ce lo litigavamo. Certo, anche per i tedeschi nonera facile, anche loro avevano paura. L'essere umano è fatto di debolezza, sia in prigionia che nella libertà. Lo vediamo anche oggi, la gente che è cambiata, voltagabbana, basta vedere i nostri politici, i nostri amici di ieri, la gente impazzisce per il potere, perde la dignità per molto meno di un pezzo di pane nella morte del campo. Anche in condizioni favorevoli, da miliardari, lovediamo cosa stanno facendo. Dobbiamo meravigliarci di quanto è successo nei campi? Oggi per il successo, per il denaro, per il benessere, si fa la stessa cosa che si faceva per sopravvivere. Una certa generazione antifascista, iIluminata, veramente democratica, oramai è esclusa da questa società, oggi non sei nessuno se non urli, se non fai scandalo, siamo diventati la brutta copia dell' America degli anni '60. Mi ricordo che quando ho pubblicato il mio primo libro, un mio parente, emigrato inAmerica mi ha chiesto "quanti soldi hai in banca?", "niente" ho detto, "allora non vali niente. Sei stata in televisione?", •·no", ''allora non sei nessuno". Ecco, adesso in Italia siamo a questo punto. Ma anche se abbiamo poco spazio, e sempre più ridotto, credo che non si debba tacere, ognuno nel proprio piccolo. Anche fra le mura di casa si può fare qualcosa ... Mia madre era una donna molto semplice, conosceva forse solo l'Antico Testamento e diceva che l'umanità non sa fare altro che segare il ramo su cui sta. Non è cambiato niente, io non sono ottimista, ma nonostante tutto, anche nel buio più totale, lo sentivo anche nel campo, c'è sempre qualcosa a cui puoi aggrapparti. Non è tutto così nero come appare, altrimenti l'umanità come avrebbe fatto? Così finché ci sarà un lettore io scriverò ... ,,- UNA ClffA' 9

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