Una città - anno IV - n. 35 - ottobre 1994

• storie B Quando in un paese ai confini fra Slovacchia e Ucraina qualcosa cominciò a cambiare. Le false identità che f• di lavoro. L'umiliazione di andare per scuole a chiedere di essere ascoltata, a tentare di convincere che la pro1 il non voler vedere i pericoli, un benessere che ha stordito tutti, una televisione che anestetizza il dolore di i sopravvivere a cui furono costrette le vittime. L'idea sbagliata e controproducente che Auschw Edith Bruck è nata in Ungheria, da una famiglia di ebrei. Sopravvissuta alla deportazione, si è stabilita a Roma dal I 954. Sull'esperienza nei campi ha scritto,fra gli altri, Chi ti ama così e Lettere alla madre. Di recente è uscito Nuda proprietà Come vedo le cose oggi? Oggi è il figlio di ieri, il figlio bastardo di ieri, non si può partire dal)' oggi senza considerare ciò che c'è stato e ciò che ci sarà, il domani sarà il figlio dell'oggi, il tempo umano è un unicum. Da bambina vivevo in un piccolo villaggio al confine fra l'Ucraina e la Slovacchia, e quel clima, all'inizio solo fascista, quasi bonariamente di destra, dove tutti sembravano buoni, lo vidi mutare. La gente cominciava a essere diversa e non se ne accorgeva, il clima attorno stava carribian• do e le circostanze trasformavano I' esteP no e l'interno delle persone, e all'inizio, anche senza bisogno di leggi particolari, cominciava a passare, a diventar normale, il potere sul più debole, sulla minoranza, sul diverso, su quello che non corrispondeva al modello politico del momento ... Non e' è niente di peggio di una situazione in cui persone non coscienti del clima politico del momento ricevono questa specie di ordine occulto che le autorizza a fare quello che vogliono. Credo che questi cambiamenti repentini accadano quando una nazione, una collettività, perde la propria identità, quando, in qualche maniera, entra in crisi. Il potere, poi, ha sempre interesse a mantenere nella totale ignoranza le persone, perché altrimenti non potrebbe giocaré sulla loro pelle ... Nel piccolissimo paese dove abitavo il potere era in mano al maestro di scuola, al farmacista, al prete, erano loro i padroni assoluti delle anime insieme ai grandi proprietari terrieri, perché la gente viveva nella povertà più assoluta. E quando durante il fascismo hanno visto che qualsiasi ebreo, indipendentemente dalla classe sociale cui apparteneva, poteva essere trattato nel peggiore dei modi, ugualmente odiato, ugualmente disprezzato, non è parso loro vero, attraverso questa cosa, di affermare una forza che non avevano, assumendo come una specie di falsa identità. E quando a una persona priva di convinzioni, gli si appiccica un'identità dall'esterno, di lì a poco le si inventerà un nemico e il gioco è fatto. Io ero sbalordita dal fatto che la mia amica migliore, la mia compagna di scuola, era diventata improvvisamente una nemica senza che sapesse perché. Aveva ricevuto dall'alto il suggerimento che lei, all'improvviso, era entrata in possesso di un potere illimitato nei miei confronti e nei confronti di altre persone. Ecco, credo che questo ieri mi abbia accompagnato tutta la vita e purtroppo penso che questo gioco esista ancora. Se vivessimo in una società cosciente dei propri diritti e dei propri doveri e sapessimo veramente cos'è la democrazia, queste cose non succederebbero, ma purtroppo ci saranno sempre coloro che speculano sulla gente innocente. E bada bene che non c'è il tipico fascista, non c'è il tipico nazista, tutte le persone sono perfettamente normali fino al giorno prima, non hanno alcun segno di riconoscimento. Quando sono tornata in Germania, dopo aver scritto Lettera alla madre, nel campo di Dachau, che oggi è un museo, mi è rimasto impresso un ometto col suo berrettino da custode, la sua bicicletta, che andava e veniva per aprire e chiudere il museo, e sono inorridita all'idea che poi quell'ometto tornasse a casa, mangiasse tranquillamente, dopo aver custodito quel museo come un qualsiasi museo ... Il vero problema è che le persone perfettamente normali partecipano, se le circostanze lo permettono, alle cose più mostruose. E questo può succedere al tuo vicino di casa, ieri, oggi e domani. Non possiamo dire che il male si riconosce, che uno ha una faccia da mafioso, mafioso può essere quello che ti saluta o quello che abita sopra. Questa è una tragedia che è successa ieri, che esiste ancora oggi, che succederà anche domani. Come tutte le persone minimamente coscienti di quanto era accaduto credevo che dopo il fascismo e il nazismo ci sarebbe stata una svolta storica, un insegnamento ali' Occidente una volta per sempre, invece non è servito a niente o a molto poco. Oggi siamo arrivati non solo alla rimozione del passato, alla mistificazione del passato, siamo alla negazione del passato. Ma se l'umanità non impara dai propri errori è una tragedia perché L'accaduto accadrà, come diceva Primo Levi.L'accaduto accade ogni giorno, non possiamo pensare che Auschwitz sia finito, e anche se Auschwitz è stato un unicum nella storia dell'Occidente, da Auschwitz in poi, però, ci sono state tantissime piccole Auschwitz, cominciando da Nagasaki e Hiroshima, fino all'exYugoslavia. Credo proprio che l'uomo sia un animale incorreggibile, che non vuole imparare neanche sulla propria pelle, e se non e' è un certo tipo di educazione scolastica, un'educazione fin dalla culla, dove noi diremo a nostro figlio che non è meglio di nessun altro, nero o giallo che sia, se non educhiamo i nostri figli all'eguaglianza e al rispetto dei diritti per tutti, quelle tragedie, in Oriente come in Occidente, si ripeteranno sempre. le persone più normali e le cose più mostruose Oggi come oggi, però, non so cosa si possa fare. Naturalmente abbiamo tutti la tendenza a non pensare al peggio, si tende sempre a minimizzare, a pensare che i naziskin sono dei ragazzi ... e invece bisognerebbe dare importanza alle piccole cose che accadono ogni giorno. Non parliamo poi di questa svolta a destra che almeno a me fa molta paura. Può darsi che ad altri non faccia paura perché lui sorride, ha un bel sorriso, è pieno di promesse, ma tutte le ditlature sono sempre piene di promesse, anche le dittature dolci, lente, che prima si presentano con un'altra faccia, prima fanno le strade, poi promettono il lavoro ... --------------------stazioni AUTODAFE' Abbiamo pochissimo a disposizione per non peccare attraverso gli esseri umani, per impedire che il rancore si muova fra i corpi e compia un tragitto fino a creare un orizzonte. Possiamo solo costringere l'odio a ricadere in noi, esattamente, semplicemente, come l'acqua del giardino che la terra rende buia e dimentica. Un solo fiotto. E' il mistero della paura, sorella del peccato, il tremendo sporgere di entrambi, l'una ponte dell'altro, l'una spinta dall'altro. Eppure, esiste la grazia di un punto scuro e perfetto, la possibilità che il male resti in noi fino a scomporsi, fino a morire prima di raggiungere gli altri. Non la fuga, ma l'attesa che protegge. Resistere perché il peccato non vada oltre noi stessi, resistere per non tradire, per non percorrere mai lo spazio che separa Cristo dai denari. Non siamo alla tavola del Signore, siamo di lato, ancora lontani da qualsiasi croce, fosse pure rovesciata come quella di Pietro. Non possiamo redimere ma difendere. Siamo il cane leggero che Veronese dipinge nell'Ultima cena: accucciato e in bilico, il piccolo collo battuto e benedetto dalla tovaglia di lino. Antonella Anedda o Arriva sempre prima la carota. lo invece penso che il pericolo non sia mai stato presente come oggi. Sarebbe un grave errore minimizzare quello che sta accadendo, però non si può neanche incolpare nessuno, la colpa è di tutti, se la gente ha votato a destra è perché qualcosa è successo. Evidentemente a sinistra non siamo riusciti ad esprimere qualcosa d'altro, abbiamo sbagliato, ci siamo seduti, il benessere ci ha storditi, abbiamo pensato di aver ragione e che quindi, automaticamente, la gente dovesse capirlo. E ora l'unica ideologia che si esprime, o finta ideologia perché le ideologie sono finite, è quella di destra, loro almeno sono politicizzati. E non parlo di Forza Italia che ancora non si capisce cosa sia esattamente. Cosa sono? Uno show, un'ideologia del benessere? Sono in carne ed ossa o sono tutti pupazzi? E' difficile dirlo ... Ma la destra di Fini, quella è individuabile, quella è un pericolo. Loro negano ma non rinnegano, dicono che non sono più quelli di ieri, ma ciascuno è figlio di ieri. Addirittura gli si chiede di condannare quando non sono le parole a contare, ma i fatti, ma lui non condanna ... no, lui è proprio il figlio di ieri, nei fatti lo sta già dimostrando, anche se vuole sembrare un altro ... sono peggiorata, continuo a mangiare tranquillamente Forse per la prima volta mi sento a disagio. Non ho bisogno di una ideologia a cui aggrapparmi, però una volta tu sapevi di essere un laico democratico e dicevi "io sto qui", invece oggi non c'è più questo stare lì o qui, si sta fuori a vedere cosa sta succedendo. Ma anche questo non va bene perché a furia di stare alla finestra ti colpiscono, non è con l'immobilità che risolvi qualcosa. Credo che la situazione sia molto grave e che di questo siamo tutti colpevoli. E non possiamo neanche dire, come si è sempre detto, e come anche i tedeschi dicevano, •'io non sapevo". Non è vero, noi sappiamo tutto. Più che mai oggi sappiamo tutto, proprio grazie a quella televisione che, per altri versi, io continuo a ritenere, come Popper, una mostruosità. lo credo che sarà la guida, la suggestione, sarà la dittatura televisiva, meccanicizzata, dissanguata, qualcosa di mostruoso che orienterà la gente in una certa maniera. E ora poi con queste nomine televisive ... Non si sa nemmeno più da dove vengono questi messaggi ma arrivano, non puoi più neanche dire che vengono da quella faccia, con una faccia puoi comunicare, su uno schermo invece passa tutto e una cosa vale l'altra. Il danno immenso della televisione è che un disastro cancella l'altro, ci rende totalmente insensibili, anestetizza il dolore, anestetizza l'indignazione. Parlo per me stessa, mi accorgo che sto peggiorando. Ricordo le prime immagini del Biafra, la grande fame, io che ero stata in Auschwitz stetti malissimo, non sapevo cosa fare, ero ancora talmente scoperta nella mia sensibilità che scappavo da tavola, non potevo mangiare, vomitavo ... Oggi mi accorgo che qualsiasi cosa vedo continuo a mangiare tranqui llamcnte. Constato su me stessa come sono peggiorata e come viene neutralizzata la mia sensibilità, ma a un certo punto non ne puoi più, i disastri entrano uno dopo l'altro. non ce la fai più a partecipare, ti rendono incapace di partecipare. Lo ripeto. non sono affatto ottimista. Sono stata molte volte nelle scuole. L'ultima volta ho giurato che non andrò più. Certamente ci son sempre quei cinque o sci per cui vale la pena di andare, e sono anche quelli che porteranno avanti il mondo domani, così come c·cra un tedesco. l'unico su mille. che ti dava un guanto bucato o la gavetta per leccare la marmellata. Noi la chiamavamo la mano di Dio. anche se- io non sono molto credente, cd era per quei pochi che andavo. L"ultima volta. però. 500 ragazzi. raggruppati in una palestra di Montcverde. ascoltavano molto poco. C'erano con me un altro exdeportato, un expartigiano, eravamo in cinque ed è stata una cosa penosa. Prima di tutto l'exdeportato ha chiesto scusa ai ragazzi perché eravamo sotto il carnevale e avremmo parlato di cose tristi. "Perdonateci" ha detto. lo ero molto arrabbiata per questo, "perdonateci" ... loro avrebbero dovuto ringraziare il cielo che noi andavamo lì, a strappare le nostre ferite, a raccontare per loro, non per noi, perché io, per me, non ho più paura del futuro, quello che faccio lo faccio non per me, ma per il mondo di domani, dove io non sarò più, ma che vorrei fosse un po' migliore di quello in cui ho vissuto io. Nelle prime file ho visto molti ragazzi, di 17-18 anni, mezzi rasati, mezzi ciuffetti, che ridacchiavano, allora ho detto ali' insegnante che non avrei mai raccontato a persone sghignazzanti di mia madre bruciata, non sono così masochista, o facevano silenzio o me ne andavo io. Ci invitano nelle scuole, ci tirano fuori come avanzi dei lager, "venite perché il vostro dovere è parlare, raccontare", ma io avevo chiesto se i ragazzi fossero stati minimamente preparati e mi avevano detto "sì, sì, abbiamo proiettato anche dei film". Una volta lì mi sono accorta che le stesse insegnanti non ne sapevano nulla e nemmeno avevano preparato i ragazzi. La colpa era innanzitutto degli insegnanti. Insomma, è stata una cosa penosa, sono poi rimasta, ho raccontato alcune cose, sono anche riuscita a bloccare quell'onda di risate, di gomitate, di chewing-gum che tiravano in bocca, perché non era possibile una cosa simile... E' stato un pochino meglio quando sono andata nelle scuole di quartieri meno abbienti, a Cinecittà, al Tiburtino, dove forse le famiglie erano un po' più politicizzate, avevano provato le privazioni e anche i ragazzi, genericamente di sinistra, magari sapevano di certe lotte. Allora si sono dimostrati un po' più interessati, ma anche lì, su 700 ragazzi, uno solo sapeva della guerra partigiana e della deportazione perché suo nonno era stato partigiano. · Ma è mai possibile che a scuola non si insegni la guerra partigiana o la si insegni a giugno, quando tutti si sentono già in vacanza e ranno scolastico è finito? I ragazzi non sanno niente e allora o ci sarà una educazione diversa, libri di storia diversi e qualcuno preparerà gli insegnanti a insegnare, altrimenti non cambierà mai nulla. Se gli stessi insegnanti sanno poco o niente o non sono interessati, com'è possibile che possano insegnare agli altri? Noi si tenta di fare, di registrare nastri, di imporre, di andare a scuola a pregare e credo che andare a pregare di essere ascoltati sia un'ennesima umiliazione ... E poi mi ha colpito che tutti credono che la guerra partigiana riguardi i partigiani, che la deportazione degli ebrei riguardi gli ebrei ... No, le cose non stanno così. Non si va lì a discutere una cosa che riguarda gli ebrei, ma riguarda i persecutori, riguarda la collettività, riguarda la società, perché soltanto nel terreno fertile dell'occidente cristiano poteva crescere un simile fiore del male e allora credo che ci si debba confrontare fra tutti, nel mondo della cultura, nel la chiesa, in tutta la società, e senza retorica, che è addirittura controproducente, perché ruccisione di sci milioni di ebrei, cli tanti antifascisti, di preti. degli zingari riguarda tutti, a cominciare da coloro che l'hanno permessa. E' già sbagliato r approccio, con noi che dobbiamo andare e dire "credete, hanno ucciso mia madre, credete. i tedeschi mi hanno fatto ...". Ancora oggi io vengo considerata quasi una che racconta fandonie e devo convincere che dico la verità. Sembra l'ultimo stadio della degradazione umana. alla quale, come diceva Primo Levi, non c'è rimedio. Essere esposti a un ·umiliazione del genere è come vedere uccidere cli nuovo coloro che sono già morti. In questo senso non e· è quasi differenza fra il nazista che uccide e quello che dice ·'non è vero quello che dici··. Come andò allora? Intanto l'antisemitismo c'è sempre stato. L'antisemitismo moderno. dall"ottoccnto in poi, nasce dall' antigiudaismo dcli" insegnamento della Chiesa. Non a caso la Polonia, molto cattolica, è stato forse il paese più antisemita del mondo, subito seguita dall'Ungheria, che antisemita lo è rimasta anche oggi. Si cresceva da piccoli con l'accusa di deicidio e quindi a tutti era permesso rinfacciartelo, come se Gesù l'avessi ucciso io. E questo è continuato fino al fascismo vero e proprio, quando il potere del paese finì in mano a ragazzi di 18-19 anni, che spaccavano la testa agli ebrei, che a scuola ci spulavano addosso, che prendevano i vecchi ebrei al ritorno dalla sinagoga, li mettevano nell'acqua fredda e li lasciavano lì ... E anche le deportazioni sono state eseguite da gendarmi ungheresi e non dai tedeschi, anche se nel dopoguerra ha fatto comodo ai comunisti attribuire tutta la colpa ai tedeschi. Ma non è vero, anzi, quel lo è stato uno dei capitoli più dolorosi della nostra storia. I nostri vicini, i nostri concittadini furono responsabili, sono successe cose truci prima dell'inizio della deportazione che non è stata che l'epilogo dell'odio. E' avvenuta alla fine, dopo che ci avevano tolto ormai anche l'aria da respirare, quando ormai non c'era nient'altro da aspettarsi. Cosa poteva succedere ormai? Ma, malgrado ciò, nessuno poteva immaginare dove saremmo finiti. Nessuno sapeva, e forse nessuno, sapendolo, ci avrebbe creduto. Come racconta Elie Wiesel, l'ebreo che riesce a scappare dal campo di concentramento e torna in un piccolo paese della Transilvania e racconta che i tedeschi bruciano la gente, non viene creduto, viene considerato lo scemo del paese. Malgrado tutto era umanamente difficilissimo immaginare quello che ci stava aspettando. allora i nostri vicini ci salutarono col segno della croce E quandoci hanno portato via, il saluto che i nostri vicini ci hanno fatto è stato il segno del la croce, era quasi considerato legittimo portare via questo popolo deicida, che aveva in mano chissà quale potere ... Chissà che potere! Il paese era poverissimo, compresa la grande maggioranza degli ebrei. A parte gli ebrei delle città, molto assimilati, in quasi tutto l'est europeo la maggior parte degli ebrei vivevano in villaggi molto poveri. In ogni famiglia c'erano 10-12 figli, come nel sud d'Italia, la donna lavorava dall'alba fino ad accecarsi, l'uomo studiava e i bambini vivevano quasi come zingari, per strada. Si studiava di più, perché ci tenevano di più agli studi, però vivevano come la maggior parte degli altri abitanti del paese, non c'erano ghetti e però non erano neanche assimilati, perché diverso era il cimitero, diverse lepreghiere ... Per il resto era tutto uguale, la divisione principale era fra ricchi e poveri, non c'erano matrimoni misti, la ragazza povera cercava disperatamente un marito povero, ma i più non si sposavano per amore, la maggior parte dei matrimoni venivano combinati ... Con l'inizio della deportazione è saltato tutto, la deportazione è stata una bomba che ha distrutto tutto. le fedi, gli ideali, quello in cui uno credeva, l'idea di uguaglianza, l"idea del proprio paese. Ma è successo così a tutti. In Italia gli stessi ebrei che fino ad allora non avevano badato affatto al proprio ebraismo, come Primo Levi che dichiarava di essere prima di tutto italiano e poi ebreo, dal fascismo furono bollati come ebrei e la loro nazionalità negata. Così in Ungheria, non ti permettevano più di sentirti ungherese. Poi per ironia della sorte, quando è nata Israele, lì l'ungherese è ritornato ad essere ungherese, il polacco polacco, il russo russo, e l"ungherese aiutava l'ungherese. il polacco il polacco. eccetera eccetera. lì runica cosa che veniva riconosciuta era la tua nazionalitì1 ct·origine ... Fa ridere. no? Ma ho ratto un salto ... Vuoi sapere del campo? Proprio in questi giorni ho preparato una relazione per un convegno cli deportati sul problema della "zona grigia ... lo mi occupo ovviamente

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